Dire “ti amo” senza dire “ti amo”

Kenma odiava asciugarsi i capelli, quindi perché continuava a tenerli lunghi?
Si sedette sullo sgabello del bagno sbuffando e scrisse un messaggio al suo migliore amico “vieni ad asciugarmi i capelli?”. Chiunque l’avrebbe mandato a quel paese dopo una richiesta del genere, ma non Kuro.
Kuro scavalcò il recinto che divideva le loro case ed entrò dentro con la chiave che possedeva, lo raggiunse in bagno e si mise alle sue spalle per fare come richiesto dopo aver preso il phon dalle sue mani.
Kenma sorrise felice e si rilassò nel sentire l’aria calda tra i capelli e una delle mani di Kuro che li spazzolava con delicatezza.
 
-Chi vuole fare un giro?- domandò Yamamoto tutto soddisfatto della nuova moto che aveva acquistato e che adesso stava mostrando all’intera squadra di pallavolo.
In molti risposero, ma Kuro vinse su tutti –Il capitano ha sempre la precedenza.
Kenma si affrettò a dirgli –Metti il casco, per favore.
 
Essendo che Kenma era un anno più piccolo, Kuro gli passava tutti i suoi libri scolastici.
Non che i genitori di Kenma non potessero permettersi di comprargliene di nuovi, anzi, ma in questo modo il pigro palleggiatore aveva metà degli esercizi svolti e tutto quello che doveva studiare sottolineato, cosa poteva chiedere di più?
Quel giorno stava studiando chimica quando, girando una pagina, trovò un post-it tutto scritto:
“Lo so gattino, non si capisce nulla, te lo spiego in modo semplice…”
E continuava con tutta la spiegazione del capitolo in frasi semplici.
 
Kuro amava le crocchette di patate, Kenma lo sapeva bene. Non che a lui non piacessero, ma Kuro ne era davvero ossessionato.
Così, ogni volta che andavano a mangiare fuori da soli o con la squadra e ordinavano gli hamburger all’americana, Kenma prendeva sempre quelle di contorno, in modo da poterle lasciare perché “troppo pieno” e permettere a Tetsuro di mangiarne una porzione in più.
 
Kenma si era addormentato su Kuro durante il viaggio di ritorno in autobus dalla loro partita d’allenamento. Tetsuro non si era fatto problemi e, anzi, l’aveva fatto sistemare meglio su di lui, evitandogli che sussultasse troppo durante le scaffe e premendogli piano le mani sulle orecchie quando i loro compagni diventavano troppo rumorosi.
 
Kuro era nel bel mezzo dei suoi compiti quando gli arrivò un nuovo messaggio da Kenma.
Era una nota vocale di pochi secondi, così la fece partire subito:
“Sto vedendo questa live su twitch di uno che seguo e sta giocando con un suo amico al nuovo gioco di Kirby. Io da solo non ci giocherei mai perché sembra un po’ stupido e molto semplice, loro però stanno giocando in cooperativa e ho questo desiderio infinito di giocarlo con te, so che ci divertiremo.”
Il corvino sentì il suo sorriso nascere spontaneo mentre si affrettava a rispondere “Corro a comprarlo.”
 
Durante il festival culturale di quell’anno, la classe di Yamamoto aveva deciso di realizzare e vendere portachiavi con il fimo. Una loro compagna di classe era molto brava nella realizzazione e aveva insegnato a metà classe, mentre l’altra metà di loro si era occupata dell’allestimento.
Ed essendo la loro scuola il Nekoma, il soggetto principale di questi portachiavi altri non potevano essere se non i gatti. Fu qui che sia Kenma che Tetsuro ne acquistarono uno che gli ricordava l’altra persona.
Se li scambiarono quello stesso pomeriggio, sorridendo quando scoprirono che anche l’altro aveva avuto la stessa idea e custodendoli gelosamente.
 
Quando, infine, capirono di amarsi… beh, non fu una grande sorpresa per nessuno.