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Autore: Aurora Barone    09/09/2009    2 recensioni
Naoki:Un'assassina su commissione, uccide solo per delle "buone ragioni", come gli strupratori, di donne che non sanno come altro fare, per non venire più perseguitate, dato che le denunce si rivelano spesso inutili.
Ma un giorno riceve una particolare commissione, uccidere un commercialista, che non ha l'aria di essere affatto un uomo tanto cattivo, anzi ha l'aria di un uomo tonto e indifeso, sembra quasi una femminuccia.
Lo ucciderà? Oppure lo terrà sottosequestro o sfocerà in lui una profonda sindrome di stoccolma?
Si innamoreranno? Oppure no? E perchè le è stato commissionato di ucciderlo, cosa ha fatto quest'uomo di tanto crudele? E come mai Naoki ha deciso di fare l'assassina? Non è un lavoro comune e semplice no?
Se volete scoprirlo leggete!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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25 marzo 2009 (2 parte)

Arrivati presso la casa al mare, scendemmo dalla macchina.

Io tirai fuori la telecamera, tenendo nascosta quella piccola sulla tasca dei pantaloni.

Hitsubashi prese Naoki, tenendola come un sacco di patate, tanto da farle sbattere la testa contro un muro.

Io osservavo impotente, mentre avrei voluto gridargli contro, che stava tenendo una persona e che avrebbe dovuto starci attento.

Continuò a strattonare il corpo di Naoki, da una parte all'altra per tutto il tragitto.

Non potendone più, proposi a Hitsubashi di fare uno scambio:lui avrebbe portato la telecamera ed io Naoki.

Lui rimase stranito dalla mia proposta, tuttavia accettò senza fare troppo storie, pensando che fossi interessato alla ragazza e che cercassi una scusa per metterle le mani addosso, così disse “Se vuoi dopo il video ti ci puoi divertire tu...”

A stento trattenni il disgusto e la rabbia, cercai di rispondere con un pacato “No, grazie”, ma non riuscì a nascondere il fastidio,così Hitsubashi stupito rispose “Perchè te la prendi, volevo soltanto essere gentile!”.

Giustificai la mia reazione dicendo che ero fidanzato e che non potevo fare cose di questo genere, mentre tenevo Naoki fra le mie braccia con la delicatezza che meritava, sperando che saremo usciti presto da quell' incubo.

Dentro casa ci accolse Miamoto Osae con un sorriso fastidioso, avrei tanto voluto mollargli un pugno, per spaccargli la faccia, non ero mai stato così furioso in vita mia.

Mi fece posare Naoki su un divano di pelle, mentre incominciavo a dare un' occhiata alla casa: era una villa degna di un politico, piena di tante cose costose e inutili.

M presentai, mentre lui si limitò ad affermare, con arroganza e presunzione “Immagino che tu sappia chi sia io, lo sanno tutti chi sono” poi aggiunse con tono minaccioso “quindi mi raccomando, quello che avverrà in questa casa, non deve uscire da qui!”

Annui cercando di apparire convincente, mentre Hitsubashi chiedeva dove poter posare la telecamera, Miamoto gli disse di posarla nella camera da letto, che lì avremmo girato il video.

Hitsubashi dopo aver posato la telecamera se ne andò, lasciando detto che andava a farsi un giro e che presto sarebbe tornato.

Miamoto incominciava a porgermi delle domande riguardo al prezzo del video compreso con il montaggio, io rispondevo sparando una cifra a caso, di certo non mi importava dei soldi, l' unica cosa che volevo era che non le mettesse le mani addosso.

Miamoto guardò torbidamente Naoki sdraiata sul divano di casa sua, si avvicinò a lei, incominciando a scuoterla con violenza per svegliarla.

Osservavo, frenando la mia irritazione e il mio dispiacere, non riuscivo a sopportare che la mia Naoki venisse picchiata brutalmente.

“Dove sono?” chiese con voce tremante, ancora bendata e legata.

Miamoto non rispose alla sua domanda, ma cominciò a ridere sadicamente, poi mi disse di andare nella sua stanza per iniziare.

Lui portò Naoki dentro la stanza, la buttò con violenza sul letto matrimoniale, mentre io incominciavo ad agitarmi, non riuscivo più a contenermi, da lì a poco Naoki sarebbe stata molestata ed io non potevo stare a guardare.

Incominciai a mettere in funzione la telecamera, mentre Miamoto le metteva le mani addosso, era un essere così viscido.

Mi voltai da un'altra parte perché quella visione mi era insopportabile, c'erano un sacco di oggetti costosissimi, un televisore ultrapiatto al plasma e tante altre belle cose, poi delle bustine con una serie di coltellini, pinze, forbicine, fruste e tante altri oggetti.

Mi voltai di nuovo dalla loro direzione, lui mi disse “Puoi cominciare”con un espressione divertita, mentre io con uno sguardo vuoto accendevo la telecamera.

Miamoto era di spalle, ormai sopra Naoki che le strappava i vestiti di dosso, sentivo il rumore degli strappi e vedevo il corpo di Naoki diventare sempre più scoperto.

La rabbia e il dolore si impadronivano sempre più di me, ma che cosa potevo fare?

L'unica cosa che potei fare,era mettere quella telecamera nascosta, per non rendere vano il suo sacrificio, pensai questo trattenendo a stento le lacrime di rabbia.

Poi Miamoto si fermò,prese una sigaretta se la mise alle labbra e l' accese, incominciando ad aspirarla con foga.

Era arrabbiato perché Naoki non lo divertiva come avrebbe voluto:

Subiva pacatamente, senza una reazione, non tentava neppure di liberarsi e questo non lo divertiva affatto.

Lui voleva sentire la sua voce affranta dal dolore e il suo corpo che tentava inutilmente di liberarsi da lui, ma che alla fine non ci riusciva, perché solo in quel modo brutale e terribile lui si sentiva forte e appagato.

Per dare “più enfasi” al suo stupro, decise di slegarle le mani, ma Naoki rimase inerme, non cercava di liberarsi, così si infuriò.

Si tolse la sigaretta ancora accesa, dalla bocca, e la premette contro il suo braccio, Naoki urlò per il dolore, tentando di liberarsi,ma Miamoto l' era addosso e la teneva ferma con il suo corpo.

Miamoto rise forte, mentre Naoki continuava ad urlare avvilita per l'ustione.

Io sentivo l' urlo di Naoki riecheggiare nella mia testa, era come un tormento che parlava alla mia coscienza.

Non potevo stare lì a guardare, dovevo fare qualcosa, ma non sapevo cosa fare, così continuai rassegnato a recitare la mia parte.

La mia attenzione si soffermò su quel rossore impresso sulla candida pelle di Naoki, volevo reagire, volevo fermare Miamoto Osae.

Ma cosa poteva mai fare un essere inutile come me?

Non ero un eroe, ero semplicemente un ragazzo comune.

Miamoto voleva premere la sigaretta accesa per tutto il corpo di Naoki, inoltre le urlò contro delle porcherie, mentre stava per premerle la sigaretta su un altro punto del corpo.

Sentivo il suo ghigno sadico e le sue parole così vili e inumane dentro la mia testa, non potevo sopportare oltre,così il mio sguardo si soffermò per una seconda volta su quelle bustine: c'erano dentro dei coltelli.

Raggiunsi quello scaffale e presi una bustina dalla quale estrassi un coltello, lo impugnai ormai pieno di rabbia senza ragionare.

Mi accostai al letto, stringendo forte, nel palmo della mia mano destra il coltello, nel frattempo Miamoto continuava a compiacersi delle urla disperate di Naoki.

Lui era di spalle non poteva vedermi, mentre con impeto trafiggevo la sua schiena con quel coltello.

Udì con soddisfazione un gemito di dolore, volevo che provasse lo stesso dolore di Naoki.

In pochi istanti, il suo corpo si accasciò sopra quello di Naoki, senza produrre alcun movimento e suono.

Non ero consapevole di cosa fosse successo e neppure ci pensavo, l' unica mia preoccupazione era di liberare Naoki da quell' orrido peso.

Le tolsi di dosso Miamoto, scaraventandolo per terra con una brutalità che non mi apparteneva.

Si udì un tonfo, era il corpo sanguinante di Miamoto, con un coltello sulla schiena, finito sul pavimento bianco e freddo.

Ma Naoki essendo bendata, non sapeva cosa fosse, così non sentendo più Miamoto sopra di lei, chiese preoccupata “Che succede?”

Soffermai il mio sguardo verso i suoi vestiti strappati, erano stati ridotti in brandelli, la coprì delicatamente con il lenzuolo del letto.

“Naoki ora ti liberò” affermai.

Le tolsi la benda dagli occhi, lei mi guardò con un espressione confusa, in quell' istante io abbozzai un sorriso nel vederla sana e salva, con solo un ' ustione al braccio.

Naoki non ricambiò il sorriso, era ancora spaesata, non capiva cosa fosse successo, del resto neanch'io ne ero consapevole, sapevo di aver colpito Miamoto, ma non pensavo di averlo ucciso.

I suoi occhi color nocciola fissarono sconvolti le mie mani, non capendo perché fosse sconvolta, le guardai anch'io erano sporche di sangue.

“Che cosa hai fatto?” chiese Naoki allarmata.

“Non lo so...” risposi tremando.

Abbassai lo sguardo, verso il corpo che giaceva sul pavimento,in preda al panico scesi dal letto, incominciando a scuotere il cadavere, sperando che si risvegliasse.

Naoki non riusciva a vedere il corpo di Miamoto perché era ancora sdraiata con le mani legate, così incominciò a chiedermi cosa stessi facendo, io tornai verso di lei agitato, sciolsi le corde che le stringevano le mani.

“Hai ucciso Miamoto?” chiese scossa.

“Io non volevo...” affermai stravolto.

Naoki si alzò dal letto, ignara che il corpo di Miamoto fosse lì, lo pestò con i piedi, chinò la testa verso il cadavere e accorgendosi di averci camminato sopra, spostò i piedi sul pavimento con disinvoltura.

“Tra un po' dovrebbe tornare Hitsubashi, cosa facciamo?” le chiesi allarmato.

“Ci penso io” disse prendendo un' altro coltello.

Naoki uscì dalla stanza, quando tornò aveva il coltello sporco di sangue,ma nel suo volto non vi era alcuna preoccupazione per quello che avesse fatto, l' unica cosa a preoccuparla, era cosa farne dei cadaveri.

Prese il telefonino e compose un numero, chiamò Iketsu, lui era il solo che poteva aiutarla a sbarazzarsi di quei cadaveri, gli spiegò tutta la situazione e in poco tempo accorse in nostro aiuto.

Venne con due uomini più corpulenti di lui erano della yakuza,

Iketsu gli disse di portarsi via i cadaveri in un posto dove nessuno avrebbe cercato e di renderli irriconoscibili .

I due dissero che il giorno seguente sarebbero venuti a ritirare le armi che gli aveva promesso in cambio, Iketsu scosse il capo in segno di assenso.

Diede a Naoki dei vestiti da mettersi, così si rivestì, mentre Iketsu puliva le macchie di sangue che vi erano per terra, io nel frattempo, rimanevo immobile osservando il vuoto.

Avevo ucciso una persona, questa volta non era stato come gli Shimotsu non avevo spinto qualcuno al suicidio, io lo avevo ucciso con le mie mani.

Guardai le mani sporche di sangue tremando di paura, era un timore diverso, da tutti quelli che avevo provato sino ad ora, ero spaventato da me stesso, da quello che avevo fatto per proteggere Naoki.

Ricordavo ancora quel ghigno sadico e il suo compiacimento, mentre era intento a far del male a Naoki, non riuscivo a provare alcun rimorso, tuttavia sapevo di aver fatto qualcosa di sbagliato e l'idea che non provassi rimorso, mi faceva rabbrividire più di ogni altra cosa.

“Io devo costituirmi” affermai con agitazione.

Iketsu e Naoki si voltarono verso di me,non condividevano affatto la mia decisione, ma io ero sicuro che quella fosse l' unica soluzione: pagare per quello che avevo fatto.

“Non dire cazzate!” affermò Iketsu grattandosi la testa con una certa tranquillità impressa sul viso, spostai il mio sguardo verso Naoki anche lei era calma, sembrava soltanto un po' preoccupata dalla mia affermazione, ma non lo era per tutto quello che era successo. Dopotutto era un' assassina, quella situazione corrispondeva ad una sua tipica giornata di lavoro.

Capì solo allora, quanto il mio punto di vista fosse diverso dal suo, e che due punti di vista così differenti non potessero in alcun modo combaciare.

“Andiamoci a lavare le mani” propose Naoki, con un' inquietante calma, come se ci dovessimo lavare le mani prima di un pasto e non perché avevamo ucciso delle persone.

Ci recammo al bagno, lei aprì il rubinetto, accostò le mani al getto d'acqua prendendo del sapone poggiato al lavello e incominciò a strofinarle per bene.

Non appena finì, mi accostai io al getto d'acqua per lavarmi le mani, lei rimase ferma ad osservarmi.

“Mi dispiace per quello che è successo” affermò addolorata.

Presi il sapone e lo sparsi nelle mie mani, il sapone si mischiava con quel liquido rossastro, incominciai a strofinarle con disperata violenza, volendo cancellare dalla mia mente l' accaduto.

Ma per quanto mi sforzassi, ricordavo ogni cosa: io che mi avvicinavo a quello scaffale estraendo un coltello da una bustina poi mi avvicinavo a Miamoto pronto ad ucciderlo, senza alcuna esitazione.

Era come la scena di un film sanguinolento, quell' uomo che si avvicinava al corpo di Miamoto colpendolo alle spalle, non ero io, non poteva essere vero, non potevo essere stato così crudele, lo avevo ucciso così a sangue freddo.

Tornati a casa, rimasi in silenzio, non parlai neppure con Naimi.

Mi chiusi nella mia stanza senza volerne più uscire, non avevo voglia di vedere nessuno, ero troppo depresso e scioccato, non mangiai neppure e non riuscì a chiudere occhio per tutta la notte.

Rivedevo il cadavere di Miamoto dappertutto sia quando chiudevo gli occhi e sia quando li riaprivo, la sua immagine era ancora così viva nella mia memoria.

Mi sembrò persino di vederlo nella stanza, sentivo il suo ghigno e vedevo il suo sguardo maligno e vendicativo, rivolto verso di me che mi gridava contro “Tu mi hai ucciso, mi hai accoltellato alle spalle, vigliacco!”

   
 
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