Erano cresciuti insieme da bambini, in un villaggio americano.
Poco prima della sua adolescenza, i genitori di Arthur avevano voluto tornare in Inghilterra.
Adesso, a ventidue anni, era tornato nel Nuovo Mondo per servire la Corona e combattere contro i ribelli americani.
Quello che non si aspettava era di ritrovare Alfred in quella circostanza.
Con addosso una divisa dalla giacca blu e i risvolti rossi.
I colori giusti, nell’ordine sbagliato.
Non fosse stata una situazione tragica, ci sarebbe stato da ridere.
Alfred era sotto tiro. Sotto il suo tiro. La baionetta pronta a sparare, sapendo di fare il proprio dovere verso la Patria e il Re.
Il dito tremante pronto a scattare.
Esitò un attimo, solo un secondo. Il ricordo di lui e Alfred da bambini che correvano giocando nei prati vicino al loro villaggio si fece strada, non voluto, nella testa.
Quel secondo bastò. Non vide mai chi lo colpì, nella confusione si ritrovò a terra con una ferita profonda sul fianco.
Boccheggiò,inerme. Il dolore lo accecò, uno spasmo gli percorse il corpo.
Forse era un bene. Forse così avrebbe avuto una scusa per non aver potuto sparare.
Il dito era pronto a fare fuoco, ma sapeva che non ci sarebbe riuscito.
Non contro quel ragazzo.
Andava bene così, pensò nonostante il dolore e la consapevolezza che non sarebbe uscito vivo dalla battaglia.
Urla e spari continuavano a esplodere intorno a lui.
Chiuse gli occhi, in attesa dell’oblio.
L’ultima cosa che ricordò fu il sorriso di Alfred mentre giocavano insieme.
Angolino di May.
James deve smetterla di farmi seccare Arthur, mannaggia a lui.
In realtà doveva essere un confronto fra loro due che si ritrovavano da nemici prima della battaglia. Ma a volte i personaggi si muovono per contro loro e quindi, Arthur non sarebbe mai riuscito a fare fuoco (episodio 20 insegna e spezza il cuore), e in una battaglia caotica se ti distrai un attimo sei perso.
Quindi… Vabbè. Vado a fare penitenza.
Al solito, critiche e pomodori marci sono ben accetti!
Mata ne!