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Autore: Eneri_Mess    19/10/2022    2 recensioni
Otto anni non sono una vita. Anche se il tempo separa le strade, non è detto che queste non si incrocino di nuovo. Quando però la persona che hai lasciato indietro non è più la stessa, i sensi di colpa sono l’unica radice reale a cui aggrapparsi.
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«Perché sei tornato?»
Fissò quel ritaglio di realtà, come la fotografia di un ricordo sovrapposta a quello che sarebbe dovuto essere un tetto vuoto. Non lo era. Kacchan era seduto lì, con l’aria di qualcuno in attesa da un tempo indecifrabile, spoglio di emozioni se non di uno sguardo che aveva già deciso come la storia sarebbe andata avanti.
Genere: Angst, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'In the middle of our life'
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On the wrong side of Heaven



 

Capitolo 5




 

You're long gone but I'm still right here
You're ten thousand miles away
But I can't forget
So I hope you don't mind me letting you know
A piece of my heart is still on hold
I'm a little bit scarred, a little bit broke
But I'll be in

[Try Again - Walking on cars]






 

«Non ci credo…»

Bakugou non ci provò neanche a mitigare il ghigno tronfio con cui rispose all’espressione spaesata di Deku. 

Non erano ancora le sei del mattino.Il sole si stava ritagliando indolente il proprio spazio nel cielo, mentre molti ancora dormivano. L’aria era sopportabile, nonostante l’umidità già alta. 

«Sei diventato mattiniero. Hai due borse sotto gli occhi che sembri morto.» 

La delicatezza del buongiorno di Katsuki smosse l’incredulità che ancora languiva sul viso di Izuku. 

«Tu sei fin troppo vivo e rumoroso…» grugnì in risposta Deku, passandosi una mano sugli occhi e sprimacciandoli con vigore, come a cercare di cancellare quello che stava succedendo. 

Quando guardò di nuovo in faccia l’eroe, questi era rimasto fermo dov’era. Con una tuta nera a inserti arancioni, se ne stava ben piantato a gambe divaricate e braccia conserte, con una presenza forte e chiara a suggerire Non ti libererai di me. Non che Deku fosse realmente sorpreso. Non si era fatto illusioni. Un giorno di tregua era stato quasi un lusso. 

Quello che non riusciva a quadrargli era come Bakugou lo avesse trovato. Solo un paio di persone sapevano dove rintracciarlo a quell’ora, alle cinque piene del mattino, in cima a uno dei palazzi di Wasuno. 

Era un suo spazio personale e privato, utile a schiarirgli la mente e prepararlo ad affrontare il nuovo giorno. E Katsuki era riuscito a stanarlo con una facilità disarmante. 

Il Come? Deku se lo lasciò morire sulle labbra, insieme all’afflosciarsi delle spalle. Non avrebbe reso diverso il sapore della realtà. Ormai Kacchan era lì. 

«Ho visto come ti muovi. Sei allenato» lo distrasse l’Hero, senza più alcuna vena ironica. Si meritò un’occhiata infastidita, ma non così astiosa.

Izuku alla fine produsse un sorrisetto minimo, arreso. 

«È una vita difficile, il fisico aiuta.»

Bakugou non lo mise in dubbio. Rispetto al ragazzino gracilino che ricordava, anche sotto gli ennesimi vestiti sformati e ai copribraccia, poteva intuire la capacità dei suoi muscoli. 

Il completo di due giorni prima era stato più veritiero, con la stoffa della camicia a fasciargli il corpo e tirare in alcuni punti, delineandone il fisico, mentre avevano avuto quel breve interludio contro il muro. Izuku era diventato forte, agile e veloce. C’era solo una cosa che vanificava tutto, portando l’eroe a ringhiare interiormente. 

«Perché ti rovini con la droga?»

Deku roteò gli occhi. 

«Mai sentito parlare di svagarsi o di fuga dalla realtà?» si lamentò, riprendendo con il proprio stretching per avere qualcosa a tenerlo impegnato. «O di farsi i cazzi propri?»

«No, mai.»

Bakugou fu anche troppo serio nel rispondere, spazzando via il cinismo odioso dell’atteggiamento di Izuku. Quest’ultimo rise senza divertimento. 

«Magari una canna potrei offrirtela.» Non lo guardò, scuotendo la testa mentre si passava i palmi sotto le suole delle scarpe da ginnastica, in una routine consolidata. «Potrebbe rendere la tua compagnia più digeribile e meno moralista.»

«Si fotta la morale, Deku. Perché la droga?»

Izuku lo fissò, abbandonando di nuovo il proprio allenamento. 

«Te l’ho appena detto. Se ti fa sentire più a tuo agio e mi fa sembrare più un criminale, posso aggiungere che ci si guadagna bene, che dici?»

Bakugou fece un passo in avanti, intimidatorio. 

«Piantala di scherzare.»

Nulla in Deku si mosse. Né un guizzo, né un irrigidimento, niente.

«Non ti sembro serio?» 

Al contrario, Katsuki dovette sforzarsi nel non lasciare trapelare quanto quelle risposte gli stessero scavando le interiora, depositando i semi marci di una verità scomoda. 

Il sospiro di Izuku fu accondiscendente. 

«Non intraprendere discorsi di cui non ti piaceranno le risposte, Kacchan. Vuoi sapere come mi alleno?»

Il cambio di rotta del discorso fu inaspettato quanto lo scatto improvviso di Deku. 

In brevi quanto rapidissime falcate, attraversò il tetto su cui si trovavano. Sfrecciò di fianco all’eroe e si lanciò dal cornicione. 



 

Come to the end of all that you've seen
Have all the answers, but what do they mean?
Oh, when the end is near
What do they mean, yeah?
Who you gonna be when it crashes?
Find yourself covered in ashes
Is this the way it begins?
Is this the apocalypse?

[Apocalypse - Sleeperstar]



 

Bakugou gli fu dietro con qualcosa che iniziava dall’istinto, dato da anni di esperienza nell’agire nella frazione ultima di un secondo fondamentale, al basilare bisogno di non essere lasciato indietro. Che il suo cuore fosse schizzato in gola, ostruendogli il respiro, diventò subito un dettaglio irrilevante. 

Superato il bordo del palazzo realizzò cosa Izuku stesse facendo. Con l’elasticità di un felino, Deku atterrò sul bordo del tetto limitrofo; veicolò la forza dell’impatto in una capriola, raccogliendo la spinta per essere di nuovo in piedi e in corsa senza che il movimento venisse interrotto. 

Non si distrasse mai, anche quando alzò il mento sopra la spalla e sfidò Bakugou, piegando un angolo delle labbra. 

Pensi di raggiungermi? 

Katsuki risucchiò l’aria attraverso i denti serrati e si diede un’ulteriore spinta in avanti.

Attraversarono altri due tetti, prima che Bakugou riuscisse a tagliargli la strada con un piccolo aiuto del quirk e a ostruire il successivo slancio. Deku si controllò anche nell’arresto improvviso e non mostrò alcun fiatone, solo un respiro più prolungato, concentrato. L’aria di sfida non abbandonò il suo sguardo, soprattutto davanti alla fronte contratta dell’eroe. 

«Fai parkour» riconobbe Katsuki senza un tono o una motivazione precise. 

Izuku ghignò. Qualcosa in lui sembrava aver perso le redini, lasciando fuoriuscire un’euforia fuori luogo, la voglia di fuggire ed essere rincorso. 

«Prova a starmi dietro, Kacchan.»

Svicolò così rapidamente che le dita di Bakugou strinsero l’aria invece del suo braccio. L’Hero strozzò in bocca un Aspettami patetico e si mise a inseguirlo. 

«Non usare il quirk! Disturbi la quiete e la gente ancora dorme!» lo canzonò Izuku, atterrando sull’ennesimo palazzo senza fermarsi, come una raffica di vento. Katsuki ruggì frustrato. 

«Non darmi ordini!» 



 

Un’ora più tardi, il sole aveva reso l’atmosfera tiepida a sufficienza da lasciare intuire un’altra giornata bollente. 

Madido di sudore, Deku si fermò dopo l’ultimo salto. Impattò sulla superficie smorzando il colpo rotolando, ma, invece di sfruttare di nuovo l’energia residua per rialzarsi, restò accovacciato a terra a riprendere fiato. Stanco e soddisfatto. 

A distanza di pochi attimi, un secondo impatto, più irruento del suo, confermò l’arrivo di Bakugou. Izuku non lo guardò, ma poté figurarselo molto bene. Aveva avuto modo di osservarlo con la coda dell’occhio e valutarne i movimenti. Ammetterlo però avrebbe avuto delle implicazioni che andavano al di là della semplice critica fisica. 

Deku era stato incauto. Si era fatto attrarre dall’opportunità di staccare per un attimo la spina, di dominare il momento e gettarcisi a capofitto. Allenarsi come al solito, ma con l’adrenalina di essere inseguito dall’ultima persona al mondo che avrebbe rivoluto nella propria vita. Era riuscito a tenergli testa. Era riuscito a stargli avanti come mai era successo. 

Tuttavia, anche solo averlo intorno, a meno di tre metri da sé, come se non fosse accaduto nulla tra loro, gli diede idea che tutti i suoi sforzi fossero stati vani. 

Si alzò. Mantenne lo sguardo distante, fisso sull’orizzonte, continuando a riempirsi i polmoni finché non si sentì padrone del proprio fiato. 

«Sono esausto.»

Se nell’ultima ora aveva provato una sensazione di libertà da ogni pensiero, incombenza o preoccupazione, le sue sillabe suonarono si spossate, ma dalla gravità del mondo che riprese vigore sulle sue spalle. 

«… puttanate» ansò Bakugou. 

Ostinato a non guardarlo - come se questo avesse potuto renderlo meno reale - Deku poté immaginarsi la sua posa curva, probabilmente con i palmi piantati sulle ginocchia, il sudore di cui tanto andava fiero a rendere la sua pelle lucida e scivolosa. 

«Hai i movimenti rigidi. Sei quasi caduto più di una volta o hai calcolato male gli slanci.» 

Soppesò le proprie parole, vagliando l’ipotesi più vicina a spiegare quei frammenti tanto veloci che aveva colto dei suoi salti. 

«Non sei abituato a muoverti senza il tuo quirk» concluse, corrugando la fronte tra sé nel chiedersi perché stesse continuando a dargli corda. Eppure, frame dopo frame, quei momenti si infarcirono di spiegazioni e soluzioni che avrebbero potuto discutere. 

Chiuse gli occhi e impose alla mente il vuoto. Aveva fame, pensò. E aveva bisogno di una doccia fresca. 

«Ti sono stato dietro.»

Katsuki non demorse. Suonò più coerente dopo aver ripreso il controllo del proprio respiro. Ciò che stupì però Izuku, portandolo a voltarsi per dargli finalmente attenzione, fu proprio il contenuto della risposta. 

Aveva ammesso di averlo seguito. Di non essere riuscito a superarlo. 

Consapevole dei bordi seghettati di quel pensiero, Deku lo trattò con cautela, allontanandosene. Fu un’iniziativa solo della mente, perché il suo corpo non si mosse e la sua bocca parlò prima che fosse lui a decidere. 

«La prossima volta tieni gli occhi fissi sul passo successivo - il punto di atterraggio - non su cosa vuoi raggiungere.»  

Si odiò, ma non abbastanza da distogliere lo sguardo. 

«Vuoi darmi lezioni?»

Non c’era ironia nell’espressione di Bakugou. Fu Deku a usarla - a cercare una distanza per non inciampare

«In cambio mi lascerai in pace?»

La replica dell’eroe fu interrotta sul nascere dallo squillo di un cellulare. 

«Ehi, Gin, buongiorno. Dimmi.» 

Izuku gli diede le spalle. Dopo uno sbuffo impaziente, l’eroe si dedicò a detergersi il sudore alla bell’e meglio con il bordo della maglia, vagando col pensiero. 

Ripensò a quella cassa di granate che giorni addietro aveva pensato di riempire. L’idea gli diede coscienza del tempo che era passato. 

Erano al venti di Luglio. La rapina era successa il dieci. Aveva ritrovato Deku da una decina di giorni e stava forzando la propria presenza nella sua nuova vita in tutti i modi, cercando di stringere un risultato dai bordi fumosi. 

Gli sembrò passato molto più tempo, ma la verità giaceva tutta ammucchiata nel suo palmo, tra quella che sarebbe diventata una nuova cicatrice, la cenere dei loro ricordi e un filo rosso ancora troppo sottile per sopravvivere alle burrasche dei loro tentativi di dialogo. 

«… puoi occupartene tu? Io arriverò tra un’ora, ho tardato un po’ sul programma mattutino. Tempo di farmi una doccia.»

Chiudere la chiamata, alzare lo sguardo e trovarsi faccia a faccia con Bakugou non migliorò l’umore di Deku. Le notizie non dovevano essere state liete.  

«A differenza tua, io non sono in ferie» puntualizzò, abbandonando del tutto le sensazioni ricavate dall’allenamento. 

La presenza dell’eroe, insieme alla sua muta testardaggine, furono irremovibili. Avergli mostrato i dettagli della propria agilità fece riflettere Izuku sulla probabilità che prendere e svignarsela non sarebbe stato facile come le volte precedenti. 

Quando non sai come si comporterà l’avversario, fai la prima mossa. 

Non ricordò chi glielo avesse suggerito, forse Daisuke, ma fu il compromesso ideale su cui muoversi. In fondo, ragionandoci su, Bakugou voleva qualcosa da lui - “cosa” continuava a rimanere un mistero - e lui era diventato abbastanza bravo a gestire gli affari

Con pochi passi si portò davanti all’Hero, a una distanza risicata, solo in parte voluta, per essere certo di non dargli motivi di distrazione. 

«Vieni anche domani. Stessa ora, stesso tetto di stamattina.»

Nei secondi che Deku impiegò a finire di mettere insieme l’idea, l’attenzione di Bakugou si perse d’improvviso, nonostante la possibilità che si stava delineando. 

Fu più forte di lui quando si accorse di come la maglietta bianca, trasparente a causa del sudore, stesse rivelando di Deku una pelle troppo scura. La consapevolezza di un tatuaggio - di un tatuaggio molto esteso e complesso, su almeno metà del petto - gli fece scivolare una sensazione indefinita lungo la schiena. 

«Facciamo così per tre giorni, fino a Sabato.»

Katsuki dovette per forza tornare ad ascoltarlo e inventarsi una façade credibile. Ragionare sull’inaspettata proposta di Deku reindirizzò il suo stupore su qualcosa di importante. Ma anche quel tatuaggio lo sarebbe dovuto essere

«Tre giorni» ripeté Bakugou, per ridarsi un tono e per valutare l’offerta per niente convinto. Era un tempo irrisorio, per cosa poi? Saltare in giro? 

«Mi potrai fare una domanda ogni mattina e io sarò sincero nel risponderti.»

Il cipiglio dell’Hero si accuì nel sentire risposti i propri dubbi in maniera così diretta, ma questo allentò il suo scetticismo. Incrociò le braccia, in attesa del contenuto sull’altro piatto della bilancia. 

«In cambio, per il resto della giornata te ne starai lontano da Wasuno.»

Avrebbe potuto immaginarlo - ma il tatuaggio tornò a prendere possesso del suo campo visivo. Era l’ennesimo dettaglio che sconfinava dal perimetro in cui la mente di Bakugou aveva circoscritto Izuku. E - ammetterlo velocizzò il ritorno alla concentrazione - lo affascinò.   

«Ci stai?» concluse Deku, fissandolo e basta. Non allungò la mano per suggellare quel patto. Per quanto fossero vicini, a Bakugou non sfuggì come stesse evitando contatti diretti. 

Tirare quel piccolo filo e sfidarlo, avvicinandosi, sarebbe stato troppo facile. 

Troppo fragile

«Andata.»

Izuku assentì e nient’altro. Si voltò per andarsene e Katsuki non trovò davvero nessun altro pretesto per fermarlo. Ehi, idiota, il patto inizia da domani, oggi sto qui tutto il giorno. Sarebbe suonato così penoso

«Ohi.»

Deku era sul ciglio del palazzo e si voltò in risposta al richiamo, in attesa. Il suo viso si era asciugato di emozioni, salvo una curiosità distratta. 

«Se scopro che mi racconti fesserie ti gonfio di botte.»

La minaccia sembrò scuoterlo dal torpore mentale, perché Izuku sospirò scrollando la testa.

«Sono più dell’idea che non ti piacerà la verità.»

Lo disse con leggerezza, eppure fu l’ennesimo avvertimento che si conficcò come una freccia nella coscienza di Bakugou. Erano entrambi in piedi sul bordo di un pozzo nero che non regalava la visione del fondo. Le parole di Deku furono una spallata atta a fargli perdere l’equilibrio, ma, prima di cadere e segnare il definitivo punto di non ritorno, l’eroe avrebbe dovuto conoscere cosa si celasse nel buio. 

Nonostante la pesantezza che si prospettava all’orizzonte, il focus di Bakugou fu strattonato e portato a concentrarsi su tutt’altro ancora una volta. 

Fissò Izuku e la linguaccia con cui lo salutò.  

Più precisamente, fissò la piccola sfera metallica che brillò catturando i raggi del sole. Un piercing alla lingua

Deku colse il momento di distrazione e il mutismo dell’Hero per saltare via e piantarlo lì. 



 

* * *



 

You're like the opposite of all of my mistakes
Tear down the biggest walls and put me in my place
I know, that kind of comfortable you cannot replicate
You feel like home, hmm

[Bones - Galatins ft. OneRepubblic]



 

Oggi | 14:38
Ghiacciolo Caldo (ICE Todoroki)
È passata tua madre perché non ti ha trovato a casa. Ha lasciato delle melanzane e del curry piccante. Sembrava in pensiero per te. Non le ho detto del tuo ricovero.  


Oggi | 16:11
Ghiacciolo Caldo (ICE Todoroki)
Ti ho messo le melanzane in frigo. Fa troppo caldo per lasciarle fuori dalla porta. Perdona l’intrusione. Fuyumi ti vorrebbe a pranzo da noi domenica, ti va?


Oggi | 16:52
Ghiacciolo Caldo (ICE Todoroki)
Kirishima mi ha chiesto se va tutto bene. Vorrei saperlo anche io. Dove sei?


Bakugou espirò dal naso la propria frustrazione e si lasciò sfuggire un’imprecazione, facendo voltare il signore seduto in metro di fianco a lui. Digitò una risposta al volo. 


Oggi | 18:42
God Dynamight
Occupato. Ti levo le chiavi di casa mia. Ferie. 🖕🖕🖕


Con un altro respiro, per schiarirsi le idee, si dedicò a un secondo messaggio. 


Oggi | 18:43
God Dynamight
Vecchia, sto bene. Piantala di portare la roba da Todoroki, passo io. 


Aveva vagato per tutto il giorno senza meta. In un certo senso, continuava a farlo anche in quel momento in cui aveva preso una linea a caso della metro che, paradossalmente, lo aveva costretto a fermarsi, seduto in un vagone mezzo vuoto, per riprendere i contatti con il presente. 

Avrebbe volentieri messo via il cellulare, ma i numeri sulle icone delle app contavano ancora un discreto quantitativo di messaggi non letti. Scorse quelli dell’Agenzia cercando info utili, ma nulla gli saltò all’occhio. La sua casella di posta sul network degli Heroes era così piena di spam che cancellò tutto in blocco. C’era un unico sms e non fu stupito di riconoscere il mittente - la sola persona che ancora li usava. 


Da: All Might
18/07/20XX - 16:02
Giovane Bakugou, perdona il disturbo. Prossimamente vorrei poter parlare con te, quando saresti disponibile? Ho saputo che ti sei preso dei giorni di riposo. Mi sembra un’ottima iniziativa, sono contento. Riguardati. A presto. 


«C’è rimasto qualcuno che non sa che sono in ferie!?» ringhiò senza accorgersene, chiudendo il messaggio e passando a un’altra di quelle odiose applicazioni. Prima avesse fatto pulizia, prima le avrebbe disinstallate tutte. 


Da: aizawa.shouta@yuuei.co.jp
A: gdue.dynamight@gmail.com
Oggetto: Ti vedo 

Oggi - 7:34
 

Bakugou,

sarò breve: smetti di ignorare All Might. 

È dall’altro ieri che mi tartassa per capire come riuscire a parlarti. Siamo alle solite e io non ho tempo di stare dietro ai vostri capricci. 

La questione non è cambiata. Bisogna fare qualcosa. Scegli un giorno e fissa un appuntamento. 

Se non gli rispondi, passerò tramite Todoroki.
Sì, questa è una minaccia. Sono stanco. 

Spero tu stia bene,

A. 

 

PS: cos’è questa storia che sei in vacanza? È successo qualcosa?


Bakugou chiuse il programma di posta elettronica prima di trovarsi a far esplodere il cellulare in pieno vagone metro. Non era dell’umore per dare corda né a All Might né per sentire le ramanzine di Aizawa. Non era dell’umore proprio di niente. Si passò una mano sulla faccia e ripensò a quella mattinata passata a rincorrere Deku. 

Aveva realizzato dopo che non ci avesse neanche provato a superarlo, quirk o meno. Come se non avesse posseduto le capacità per farlo. Poteva ammettere che Izuku fosse molto, molto diverso dal ragazzino imbranato e sognatore che ricordava, ma questo non cambiava che lui, in un modo o nell’altro, gli fosse superiore. Fisicamente parlando, Deku poteva dargli filo da torcere, ma alla fine lo avrebbe acchiappato sempre. 

Quella mattina aveva inconsciamente scelto di non perderlo d’occhio. Di stargli dietro

C’erano troppe cose che avevano bisogno di sistemarsi, prima di reinvertire quelle posizioni. Il suo scopo ultimo non cambiava. Deku o non Deku, sarebbe diventato il numero uno. 

Tuttavia, dopo gli ultimi dieci giorni, nel quadro generale di quell’obiettivo, dopo che l’ombra di Izuku era tornata nel posto che gli spettava, lì dove per anni aveva omesso la sua esistenza, Bakugou aveva la sensazione che il mondo si fosse fatto più vivido. 

Anche se la presenza di Deku non era per niente nitida come figura, stava dando risalto a tutto il resto. Alla sua volontà. Come se oltre a Izuku, Katsuki avesse ritrovato qualcos’altro di più, a cui non sapeva dare nome, ma che era certo non avrebbe più potuto pensare di mettere da parte. 

Con uno sbuffo, riattivò il display del cellulare e affrontò l’ultima delle chat: Numbers A Heroes. Quella silenziata per una settimana, di settimana in settimana, che contava più di trecento messaggi. 

«Maledette comparse…» brontolò, iniziando a scorrere frasi, gif, troppe gif, meme, video, selfie dei suoi ex compagni. 


18/07 - 11:22 | Cececellofan
Se anche io avessi delle settimane di vacanze come Bakugou me ne andrei in Egitto e poi una scappata in Europa! 

 

18/07 - 11:23 | Pikaminari
Las Vegas! Dobbiamo andare tuttiiiii a Las Vegas!!!! Faremmo una fortuna e ci divertiremmo alla grande!!! 

 

18/07 - 11:25 | BeatYouLouder
@Pikaminari saresti capace di farti lasciare in mutande al primo tavolo da Black Jack e metterci tutti nei guai 

 

18/07 - 11:25 | Pikaminari
@BeatYouLouder cattiva!!! =((
Eddai! @Yaomomo sostienimi! Convinci Kyouka-chaaan che potremmo sposarci lì come nei film invece di aspettare ( ˘ ³˘)♥ 


Bakugou fece scorrere il dito per saltare quelle cavolate, arrivando agli ultimi messaggi. 


Oggi - 17:56 | AlienQueen
Ma quindi Bakugou è partito???? Non ci ha detto niente!!!
@Dynamight!!! Rispondi!!!! 

 

Oggi - 18:07 | Pikaminari
Esatto @Dynamight rispondi!!!! Manda qualche foto!!!

 

Oggi - 18:24 | SugarS
Magari vorrà un po’ di privacy. Lui che si prende delle vacanze è molto raro. 

 

Oggi - 18:32 | AlienQueen
Sono certa che @Todoroki sappia qualcosa!! Mica come @RedRiot che fa la tomba, uffa!!
Voglio sapere solo dov’è andatoooo! Anche io voglio partireeeee! 

 

Oggi - 18:35 | Yaomomo
@AlienQueen pensavo che potremmo organizzare qualcosa questo inverno nella tenuta in Hokkaidou della mia famiglia. Che ne dite? Turni permettendo. Il dovere viene prima. 

 

Oggi - 18:36 | AlienQueen
Sììììììì!!! ❤️❤️❤️🎉🎉🎉🎉

 

Oggi - 18:37 | Ingenium
Scusate ragazzi, recupero ora. Mi fate un riassunto dei punti principali?
@Yaomomo mi sembra una splendida idea. Una rimpatriata di classe.

 

Oggi - 18:37 | YourFavJuice
Perché in inverno e non ora ad agosto??
Come faccio a vedere le ragazze in bikini se andiamo al freddo!? 

 

AlienQueen ha eliminato YourFavJuice dal gruppo. 

 

Oggi - 18:38 | Ingenium
Mina ne abbiamo già parlato. 

 

Oggi - 18:38 | AlienQueen
Mi è scivolato il dito, giuro!!
Ma quindi, notizie di @Dynamight?????? 

 

Ingenium ha aggiunto YourFavJuice al gruppo. 

 

Oggi - 18:44 | Uravity
Bakugou non è partito, questo è certo. 

 

Oggi - 18:44 | AlienQueen
????

 

Oggi - 18:46 | Uravity
A meno che non abbia un gemello seduto davanti a me in metropolitana 😁😁



 

Bakugou ci impiegò qualche secondo a ricollegare l’affermazione alla realtà e alzare di scatto la testa. Ochako gli sorrise quasi ridendo, salutandolo con la mano. Era in piedi davanti a lui, il palo del vagone agganciato col gomito e lo smartphone in mano.

«Ho provato ad attirare la tua attenzione, ma eri decisamente molto immerso nei tuoi pensieri.»

«Da quanto diavolo sei qui!?» 

Anche se lentamente, e si odiò perché doveva aver espresso una gamma di espressioni ridicole, Katsuki tornò presente al cento per cento. Spense il display del cellulare, ormai inutile. 

«Quattro fermate?» rispose lei dubbiosa, allungando il collo per contarle sulla cartina sopra le loro teste. «Cinque con questa.»

L’eroe grugnì, incrociando le braccia e buttandosi completamente contro il sedile. Il signore di fianco a lui sbuffò, scostandosi più a lato. 

«Non hai la faccia di uno che si sta preparando a partire» osservò Uraraka, mentre ondeggiava insieme al treno. Aveva una borsa da palestra a tracolla e Bakugou preferì concentrarsi su quella che guardarla in viso. 

«Vi siete fatti voi un viaggio mentale.»

Uraraka assentì, senza perdere il proprio sorrisetto. 

«Hai un aspetto proprio di merda, per usare parole tue.»

Bakugou a volte si dimenticava quanta influenza avesse avuto su Uraraka. Dimenticava di come, raramente, in quegli spazi discreti e sporadici dove si trovavano soli, venisse fuori quel lato.

Non le risparmiò un’occhiata torva - e forse un’espressione in generale corrucciata a vederla ridacchiare - ma non la tirò per le lunghe. Sapeva che ascendente Ochako potesse avere su di lui e non aveva alcuna voglia di prolungare il silenzio e darle un appiglio per mettere a nudo i segreti del suo umore.

«Stai andando in palestra?»

Lei annuì, dando di riflesso una pacca al borsone. 

«Ti va di venire? Penso che il posto potrebbe piacerti. È un po’ nostalgico.»

«Aha?» 



 

C’erano rare volte in cui Bakugou si era fermato a pensare se le cose tra lui e Uraraka sarebbero potute evolvere come per le persone normali

Erano pensieri che iniziavano e finivano in un perimetro di spazio e tempo dettato spesso da un sorso di birra, mentre la osservava chiacchierare alle serate con gli altri. La risposta era sempre no e andava bene così. 

Di base loro non si potevano permettere la vita di persone normali e nessuno dei due aspirava davvero a rientrare in certi schemi. Oltre ad avere ognuno il proprio obiettivo. Ma, in definitiva, senza andare a cercare giustificazioni del perché quella storia non fosse sbocciata, nessuno dei due aveva dimostrato sentimenti profondi. Quel che avevano condiviso al liceo era stata una parentesi. Era chiusa e i segni li aveva lasciati. Per una volta, segni soltanto positivi. 

Per questo aveva accettato l’invito a seguirla in palestra. Per questo si era lasciato andare, sfogando il malumore degli ultimi dieci giorni senza preoccuparsi che Ochako potesse intuire o frugare nei suoi pensieri e riproporglieli. 

Entrambi conoscevano i confini l’uno dell’altra. Entrambi erano capaci di riconoscere quando o meno fosse il momento di attraversarli. Quella sera, Uraraka non lo fece. Rispettò il suo silenzio e si impegnò a tenere testa a quegli impulsi distruttivi che Bakugou stava lasciando fluire. 

Dopo quaranta minuti di sparring serrato, Katsuki si sentì padrone di se stesso e delle proprie emozioni più di quanto lo fosse stato negli ultimi giorni. Anche se era a terra, bloccato da una delle mosse da combattimento ravvicinato affinate da Ochako, non se ne lamentò, abbandonando invece la testa contro il suo addome per riprendere fiato. 

«Spero che tu…» iniziò lei, stravolta quanto lui. «Spero che tu non sia stanco.» Di nuovo, le servì un’altra boccata d’aria. «Perché il divertimento inizia adesso.»

L’Hero grugnì, ma accennò anche un ghigno a quella frase sibillina. 

Se c’era una cosa che gli mancava della vita alla Yuuei con Uraraka erano gli allenamenti costanti. 

Ci avevano messo qualche tempo a ingranare - Bakugou avrebbe sempre sorvolato sul fatto che tre quarti di colpa fosse sua e del suo muro tra le persone - ma poi era diventata una routine così stabile che, finito il liceo, per qualche tempo Katsuki ne aveva sentito seriamente la mancanza. 

Avevano iniziato dopo il Festival Scolastico e il loro scontro tanto criticato. Critiche che a lui erano rimbalzate, come a Ochako, che una settimana dopo si era presentata da lui chiedendogli con fermezza Allenati con me

Non c’era stata partita per tanto tempo. Bakugou le era superiore in tutto. 

Alcune volte lei era anche svenuta, attirando nuove accuse sul suo essere brutale e qualche ramanzina. Eppure, lei era sempre tornata come se nulla fosse. Aveva continuato a rialzarsi e chiedergli Rifacciamolo! 

E poi c’era riuscita. Lo aveva messo a terra una prima volta, lasciandoli entrambi stupiti. Era poi successo una seconda, una terza, una quarta volta… finché semplicemente Katsuki lo aveva interpretato per quello che era: la dimostrazione del suo impegno e della sua tenacia a migliorarsi.

Dal secondo anno, Bakugou aveva dovuto concentrarsi il doppio perché l’esito non era più scontato. 

Forse per il pensiero martellante di indagare ogni mossa della ragazza e anticiparla, un po’ l’ossessione di capire come ci riuscisse, il costante corpo a corpo e quella che era diventata una presenza fissa, dovevano essere stati gli elementi che, una sera, li aveva spinti a varcare un confine che non era nei piani. 

Per la prima volta, Katsuki si era ritrovato a non avere controllo su un’esplosione, per quanto metaforica. Erano stati entrambi irruenti, ma affiatati, coordinati come nelle loro sessioni di riscaldamento e lotta libera. Niente chiacchiere, se non imprecazioni da parte sua e qualche consumato gemito dalle labbra di Ochako. 

Era stata la prima volta per entrambi. Non era durata molto, ma era stato un inizio. A volte bastavano loro solo gli allenamenti, a volte il sesso si era rivelato un modo efficace per smussare quegli angoli spigolosi di vita che richiedevano un contatto più intimo, dove le parole non arrivavano. Semplicemente, il più delle volte, era stata la ricerca di piacere e sintonia. 

Era uno schema che Bakugou rifiutava di sentirsi addosso, ma che era ricapitato in maniera troppo simile con Todoroki per ignorare il pattern. Non capiva cosa gli facesse prudere le mani con un senso di nervosismo, quando in entrambe quelle - non - relazioni l’unico esito che ne aveva tratto erano stati risvolti positivi. 

Non aveva cercato altro. Non gli era interessato intraprendere storie affettive, né con Uraraka né, meno che mai, con Todoroki. Per loro era stato lo stesso. Nessuna promessa, nessuna ricerca di un di più, nessuna delusione. Riempire angoli vuoti dentro di sé senza pretese. 

O imbavagliare quelle voci rauche che gli chiedevano dove fosse Deku. 

Una sensazione bagnata sulla guancia lo riscosse, facendogli mettere a fuoco Uraraka china sopra di sé. Gli stava premendo una bottiglietta d’acqua gocciolante di condensa sulla guancia. Lui era ancora schiena a terra. Non si era neanche accorto che lei avesse sciolto la presa e si fosse alzata. 

«È fredda» spiegò e c’era qualcosa di trattenuto nel suo tono, e nel suo sguardo, che aiutò Katsuki a focalizzarsi ancora di più. Ci mise un attimo a capire che stesse parlando dell’acqua. «Hanno solo questa, non farti venire una cong-»

Ochako si interruppe con una risatina e una scrollata di spalle nell’osservare Bakugou svitare il tappo e rovesciarsi l’acqua direttamente in faccia. 

«Ne avevi proprio bisogno» concluse lei, allungandogli la mano per aiutarlo ad alzarsi. 

Lui esitò un attimo e, alla fine, si tirò in piedi da solo. 

«Avevi parlato di una parte divertente» brontolò, accartocciando la bottiglietta e lanciandola nel cestino della plastica. 

Qualsiasi apprensione nello sguardo dell’eroina si dissipò. 

«Vieni con me.»



 

C’era un piacere primordiale nel poter distruggere qualcosa a mani nude e avere la libertà di farlo senza limitazioni. 

Bakugou lasciò andare quell’istinto ferino senza freni, se non per i confini del campo d’addestramento dove erano. Uraraka fu sua complice nei primi minuti, per poi cambiare tattica e rendergli l’allenamento più movimentato, facendo galleggiare metà dei tank di esercitazione presenti. 

Quando, dopo circa venti minuti, il pavimento fu disseminato di rottami con al centro Katsuki, ansante e soddisfatto, Ochako scivolò al suo fianco, dandogli una leggera gomitata. 

«Che ne dici? Ti avevo detto che era un posto nostalgico. Ho scoperto che qui collaborano con gli stessi ingegneri della Yuuei e offrono zone come il Ground Beta.»

Bakugou si limitò a grugnire, continuando a riprendere fiato, mentre si massaggiava il palmo dove la ferita inflittagli da Deku bruciava per l’eccessivo sforzo e il bisogno di essere rimedicata. 

Uraraka se ne era accorta già dal loro corpo a corpo, ma lo aveva lasciato fare. Non essendo però rimasto più nulla da demolire, lo afferrò per un polso e lo trascinò verso la zona delle panche lungo il muro e prese il kit medico a disposizione. 

«Questo posto mi fa venire in mente l’esame di ammissione» riprese la ragazza, armandosi di disinfettante e di una salvietta per pulire la ferita. «Quel giorno neanche lo ricordo bene perché sono svenuta verso la fine, quando uno dei tank da zero punti mi ha attaccata. Che imbarazzo a ripensarci ora. Iida ancora mi chiede scusa per non essere venuto in mio aiuto. A volte fatico a credere che siano passati già otto anni.» 

Il lieve bruciore della medicazione servì a Bakugou per dissimulare meglio i sentimenti contrastanti e freschi che l’argomento gli provocava.

«Tu però ti ostini davvero a non cambiare, guarda che disastro» borbottò Ochako, osservando il taglio. «Le ferite alle mani sono un tallone d’Achille per te, ma non fatico a immaginare che te la sei procurata mentre eri distratto.»

Bakugou ringhiò, detestando che avesse dedotto la situazione soltanto conoscendolo. 

«Posso fare da me» sbottò, ritirando la mano, ma Uraraka la riacchiappò subito. 

«Finisco io, me lo devi.»

Al suo verso confuso e aggressivo, lei replicò occhieggiandolo a tratti, mentre decideva le parole da usare. 

«Potrei farti il terzo grado per sapere che stai combinando o per cercare di capire perché sia Kirishima che Todoroki mi abbiano chiesto notizie di te, come se io dovessi sapere cosa ti passa per la mente.»

Bakugou serrò la mascella per un moto di allarme e rabbia improvvisi. 

«Dovete farvi-»

«… i cazzi nostri. Sì, immaginavo, ed è quello che ho detto a loro, con parole più carine e un discorso che non starò a ripeterti perché tu sei il Grande Dio dell’Uccisione Esplosiva Dynamight e lo so che sai badare a te stesso. Distrazioni a parte.» 

Quando strinse il primo strato di garza lo fece con decisione, sottolineando quello che non stava dicendo apertamente. 

«… ciò non toglie» riprese dopo un po’, più gentilmente e ammorbidendo lo sguardo. «Che non puoi impedirci di preoccuparci. Lo faremo in modo discreto, aspettando che sia tu a cercarci, ok? Finché non sarà necessario l’intervento di un eroe, sia chiaro.»

Sull’ultima battuta lo fissò dritto in faccia, sfidandolo a sostenere il suo sguardo. Bakugou frenò l’impulso di guardare altrove alzando il mento, ma non gli venne nulla da risponderle che non fosse di seconda scelta o svilente. 

Era un cavallo di battaglia di Ochako ribadire che anche gli eroi, prima o poi, avrebbero potuto avere bisogno di un eroe per superare certe situazioni. Quando sarà un Hero a essere in difficoltà chi potrà aiutarlo? Un credo che Bakugou aveva deriso la prima volta, ma a cui l’esperienza aveva dato presto un sonoro schiaffo. 

Tuttavia, lui non era per nulla in quella fase. Aveva solo ritrovato Deku e ribaltato quasi per intero la propria vita, ma era ancora in piedi e così intendeva rimanere finché quella storia non si fosse conclusa. 

«Quando Mina e Kaminari si sono convinti che tu fossi partito per un viaggio, una parte di me ci ha quasi sperato» mugugnò stanca Uraraka, richiudendo il kit medico e spostandolo per sedersi di fianco a Bakugou. Fece scivolare la testa sulla sua spalla, mentre intrecciava da dietro le dita con la mano ferita dell’ex compagno, osservando la fasciatura. Katsuki la lasciò fare, sentendosi improvvisamente esausto e accettando quel piccolo momento di conforto. 

L’eroina fece trascorrere ancora qualche secondo di silenzio, beandosene a propria volta, prima di riprendere. 

«La parte invece che ti ha conosciuto un po’ di più sa che tu non hai idea di cosa significhi prendersi una pausa, anche quando ne avresti davvero bisogno. Quindi immagino che qualsiasi sia il motivo alla base di queste ferie… sia molto importante.»

Bakugou si sottrasse dalla sua presa, abbassando la mano sul ginocchio, ma non si ritrasse. Tuttavia, non rispose neanche, avvalorando col silenzio quelle parole. Uraraka ci sperò, solo per un istante, di sentirlo parlare, ma non successe. 

«Ok, Signor Muso Lungo, io per oggi ho dato.» 

Ochako si tirò su, stiracchiandosi tutta in punta di piedi, scacciando ogni brutto presentimento. 

«Doccia e poi ho un appuntamento al buio insieme alle altre della classe… speriamo sia divertente.» Si voltò a guardarlo, squadrandolo dall’alto in basso per poi stirare un breve ghignetto, ereditato proprio da lui. «Vedremo se i miei standard si sono elevati un po’ dal liceo.» 

«Ohi» latrò Bakugou, guardandola malissimo, per poi raccogliere quella ghignata e farla propria. «Dovresti ringraziare che questo Dio si sia concesso a una comparsa come te.» 

Uraraka scoppiò a ridere. 

«A questo Dio voglio ricordare quanto gli piacessero le mie curve!» 

Un vago rossore le colorò le guance dopo che, di istinto, si fu sporta in avanti, mettendo in evidenza il proprio seno. 

«E se non fosse sufficiente, potrei elencare tutti i punti dove basta solleticare un po’ per trasformare i tuoi ringhi in fusa» celiò con un dito sulle labbra, ottenendo uno Tzé, sei una strega imbronciato. 

«Seriamente. Un’esistenza rumorosa e caotica come la tua farebbe perdere la pazienza anche a un santo. E Todoroki lo è» sospirò lei, recuperando le proprie cose per avviarsi all’uscita. Bakugou la seguì mani in tasca, roteando gli occhi e replicando con un Li fotto i santi che lei ignorò. Invece, aumentò il passo, superandolo.

Katsuki la richiamò, ma Ochako non si voltò; si fermò all’improvviso, continuando a dargli fermamente la schiena. 

«Per quanto sia importante, stai attento, ok?» 

Bakugou sbuffò e le passò avanti con una leggera spallata.

«Certo.» 



 

To be continued



 

È super tardi!

Se per qualcuno di voi sarà la favola della buonanotte, grazie di aver letto e grazie di continuare a seguire la storia!

Da questo capitolo iniziamo il declino verso la fine. L’andazzo si è capito! Tre giorni, tre domande… e poi? Gh. 

Per la parte del parkour ero incappata in alcuni video su youtube che mi hanno affascinata un sacco, di un gruppo che gira il mondo e fa anche del parkour a volte illegale… tipo un video era tutto girato a Tokyo e non nascondo l’emozione e la voglia di scrivere di queste esperienze! 

So che non è niente di nuovo, però come molti ho immaginato che un Deku Quirkless, in una situazione in cui “è una vita difficile, il fisico aiuta”, abbia allenato un sacco il proprio corpo con varie discipline. Per buona pace di All Might e dei suoi “puliamo la spiaggia”. 

Che altro aggiungere. Bakugou ha avuto i suoi intrallazzi, bravo lui, come dargli torto. Questo spaccato con Ochako, come quello con Kirishima, non era previsto, si è scritto da solo. È stato un modo per esplorare le potenzialità della Kacchako e posso dire che li amo tanto e penso li metterò anche in altre storie future. Adoro quando una serie mi regala tante belle ship. 

 

Alla prossima! ;) 

Nene

 
   
 
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