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Autore: babastrell    19/10/2022    0 recensioni
[Frankenstein]
Ricordati, uomo, che polvere sei e in polvere tornerai. A meno che tu non abbia sfidato il tuo Dio.
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Questa storia partecipa al Writober 2022 di Fanwriter.it
Prompt: Polvere
Genere: Dark, Horror, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!
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Questa storia partecipa al Writober2022 di Fanwriter.it

Prompt: Polvere (pumpINK)

No. parole: 582

 

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IN PULVEREM REVERTERIS

 

Era in piedi, davanti ai rivoltanti resti della sua stessa rovina. Il gelo polare non faceva altro che ricordargli gli orrori che li avevano portati a quel momento, la notte scura che avrebbe dovuto offrirgli riparo era invece una silenziosa lastra di oscurità fredda come metallo.

Osservò le forme spigolose e fragili del corpo disteso sul tavolo da lavoro. La pelle grigiastra era tesa sulle ossa, stremata dal lungo viaggio in mare tra la malattia e l’inedia, la pallida ombra della morte non aveva fatto nulla per smorzare quel cipiglio infantile, a dispetto delle rughe di espressione che avevano iniziato a inasprirlo.

Victor Frankenstein, l’odiato Creatore.

Un uomo infimo, appena degno di questo nome. Un genio che teneva la vita umana stretta tra le dita di una mano. Un mostro che lo aveva portato in un mondo spietato e lo aveva abbandonato ad esso senza alcun rimorso. Crudele, perverso, snaturato.

Eppure più uomo di quanto lui non sarebbe mai stato.

«Ricordati, uomo» disse la Creatura, sfiorando il volto cereo del cadavere con la punta delle dita. «Che polvere sei e in polvere tornerai».

Aveva detto al marinaio che avrebbe bruciato il corpo di Frankenstein, che lo avrebbe posto su una pira su cui si sarebbe disteso anche lui stesso e avrebbe lasciato che il fuoco mettesse fine alla loro storia nefasta e cancellasse il ricordo della loro esistenza. Una menzogna, certo, ma in ogni caso Dio non poteva punire le creature al di fuori del suo dominio. Accese un fiammifero e lo gettò sul mucchio di carta al centro della caverna, sarebbe stata la cosa più simile alla pira promessa che avrebbe visto per molti anni.

Passarono secondi eterni, in cui la Creatura osservò gli appunti di Frankenstein avvizzire e scomparire tra le fiamme. Il calore del fuoco gli diede conforto per appena un attimo, prima che una folata di vento gelido lo spegnesse e riportasse la caverna nel buio, trascinando via le ceneri dell’ultima prova del lavoro immondo del Creatore.

Erano state lunghe giornate, quelle trascorse per tornare al dormitorio di Ingolstadt dove anni prima era venuto alla luce. Trovare quegli appunti era stata la sola speranza che gli aveva dato la forza per andare avanti. Li aveva trovati abbandonati e ingialliti, il segno di matita della scrittura sottile che era sbiadito ma ancora leggibile.

Li aveva riportati al rifugio tra i ghiacci, dove il corpo dell’uomo lo attendeva, e li aveva finalmente distrutti. Nessun altro avrebbe mai più tentato un esperimento tanto osceno.

Dopo di lui.

Quando anche l’ultimo frammento scomparve nel vento, la Creatura si girò verso il tavolo approntato alla meglio tra le pietre fredde e affilate. Il gelo del Polo aveva impedito al cadavere di decomporsi, e pareva quasi che Frankenstein dormisse profondamente di un sonno tranquillo. Il sonno che a lui era stato negato.

Memorizzare il procedimento scritto negli appunti da quella calligrafia infantile e resa disordinata dalla foga era stato facile in maniera sorprendente. Come se sapesse già, fin dall’inizio, quali collegamenti elettrici usare e cosa fare per impedire agli organi interni di collassare. Come se fosse venuto alla luce per quello.

Certo, il Creatore lo avrebbe odiato. Avrebbe odiato nuovamente e persino di più se stesso e l’orrore che aveva portato nel mondo. Era di conforto immagnarlo. Questo pensava la Creatura, mentre portava a termine il raccapricciante esperimento per l’ultima volta.

E quando Frankenstein riaprì gli occhi —giallastri e velati, così simili ai suoi— e dischiuse le labbra annerite in un urlo lacerante, sorrise.

  
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