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Autore: May Jeevas    19/10/2022    1 recensioni
Scorci delle vite di Arthur Kirkland e Alfred F Jones in 31 universi differenti. (HumanAU)
UsUk con accenni ad altre coppie.
Raccolta di ona shot, drabble e flash fic.
Avvertimenti e rating potrebbro cambiare durante la pubblicazione.
[Questa storia partecipa al Writober di Fanwriter.it, lista PumpAU]
Genere: Angst, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: AU, Otherverse, Soulmate!AU | Avvertimenti: nessuno
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Alfred appoggiò il té sulla scrivania del suo capo prima di continuare a preparare gli appuntamenti e le riunioni della giornata.
Il signor Kirkland entrò e lo salutò con un sorriso; quando vide la bevanda calda sul tavolo lo ringraziò.
Il ragazzo sorrise, continuando il suo lavoro. Aveva cominciato a lavorare in quell’azienda da pochi mesi come stagista, ricoprendo il ruolo di assistente di Arthur Kirkland, fratello del proprietario. Arthur si occupava delle ricerche di mercato sulla clientela, ma all’interno dell’ufficio aveva una pessima reputazione. Molti lo accusavano di nepotismo e non riconoscevano i suoi meriti, anche a causa della giovane età e della poca esperienza che aveva in quel campo. Questo aveva portato il ragazzo a isolarsi e fare diligentemente il suo lavoro senza instaurare relazioni con gli altri in ufficio. Quando era arrivato Alfred le voci su Kirkland erano arrivate anche al giovane, che però, dovendo lavorarci a stretto contatto, si era subito reso conto di come stavano le cose. Non era strano vedere Arthur fermarsi oltre l’orario di lavoro, e quando lo stagista se ne accorgeva si offriva di aiutarlo per finire prima. Inizialmente il capo aveva sempre rifiutato, poi una volta Alfred si era presentato con del cibo, impuntandosi nel rimanere fino a che non avessero finito il lavoro insieme. Quella situazione si era ripetuta altre volte, così avevano cominciato a conoscersi e ad abbattere la barriera di indifferenza che Arthur si era costruito attorno.
Il telefono squillò. Alfred si scosse, e rispose scattando sull’attenti come un soldatino.
“Ufficio del signor Kirkland, come posso aiutarla?”
“Sì, buongiorno, potrebbe ricordare ad Arthur la cena per stasera?”
Afred gettò un’occhiata all’agenda, trovandola libera per la serata.
“Una cena di lavoro, signore?” provò, sentendosi in colpa nel caso si fosse dimenticato di segnare qualcosa.
La voce all’altro capo del telefono rise. “No, una cena di piacere. L’abbiamo deciso ieri ma so che è molto impegnato. Glielo puoi ricordare?”
Il ragazzo non apprezzò il passaggio al tu. C’era qualcosa in quella voce che lo mandava sui nervi.
“Certo, glielo ricordo io, signore. Puoi lasciarmi detto il suo nome?”
Di nuovo una risata. “Oh, lui sa chi sono.” e riattaccò.
Alfred sbattè con veemenza la cornetta al posto e si diresse verso l’ufficio di Arthur.
“Ha chiamato una persona che non voluto lasciare il nome. Ha detto di ricordarti la cena di stasera.”
Le labbra di Arthur si assottigliarono in un taglio secco.
“Uhm. Grazie. Ricordami di trovare una scusa per disdire.” rispose senza entusiasmo. “ma perché proprio oggi…” borbottò poi, mentre Alfred usciva.
La mattinata passò tranquilla e anche la pausa pranzo. Alfred era anche riuscito a portarsi avanti.
Il telefono suonò di nuovo intorno alle 16.00.
“Ciao, sei il nuovo stagista, vero? Io sono Antonio, un amico di Arthur. Puoi passarmelo, per favore?”
Alfred decise che quella voce gli stava simpatica, e non si formalizzò per la confidenza che gli aveva dato subito.
“Mi spiace, adesso è in riunione, posso farti richiamare o puoi lasciarmi un messaggio.”
“Oh, no, che non si disturbi a richiamare, era solo per un saluto e per augurargli buon compleanno, ma lo richiamo fuori orario di lavoro a casa! Grazie mille, sei stato gentilissimo! A presto!”
Alfred ci mise un attimo a incanalare l’informazione.
Augurargli buon compleanno.
Di solito in ufficio il festeggiato portava dei pasticcini o altro per festeggiare con i colleghi, ma non biasimava Arthur,visto la situazione con gli altri del personale.
Un altro ricordo gli passò per il cervello, come un campanello d’allarme.
Ricordami di trovare una scusa per disdire...ma perché proprio oggi…
Alfred si mise al computer e cominciò a smanettare.
Aveva una missione da compiere.

Alfred si stava mettendo la giacca quando entrò un signore e chiese di Arthur. Il ragazzo riconobbe subito la voce della telefonata di quella mattina. Indicò l’ufficio, controvoglia. Adesso scattava il piano. Controllò solo attraverso la parete di vetro il comportamento di Arthur. Era svogliato e si vedeva chiaramente che non aveva voglia di uscire. In più il tipo allungava un po’ troppo le mani; era palese che il ragazzo era a disagio.
Alfred li salutò quando uscirono e si diressero verso l’ascensore. Fece una rapida telefonata per dare il via libera e si precipitò giù per le scale, ringraziando le ore spese in palestra. Arrivò trafelato appena in tempo al piano terra.
“Signor Kirkland! Una tragedia!” strillò, forse un po’ troppo melodrammatico, ma non era un attore. Sperò comunque che la bevessero. “Il computer è in avaria e abbiamo perso il lavoro fatto per la settimana!”
Arthur sbiancò. Alfred si sentì leggermente in colpa. Per poco, però.
“Chiama tutto lo staff e dì loro di tornare qui a fare straordinari. Controlla tutti gli hard disk, ogni cosa possibile che possa essere salvata!”
Alfred annuì, e ghignò mentre il ragazzo si congedava da quell’individuo.
Presero l’ascensore insieme, l’espressione di Arthur tesa e Alfred che doveva trattenersi dal ridere.
Arrivarono al loro piano e a pochi passi dall’ufficio trovarono Antonio ad aspettarli.
“Buon compleanno, Arthur!” urlarono insieme l’assistente e l’amico, mentre il ragazzo realizzava quello che era successo.
“Vuoi dei Churros? Fatti da me, ovvio!” disse Tonio, sorridendogli.
“Ma… ma…”
Antonio prese ancora la parola, appoggiando la mano sulla spalla di Alfred.
“Il tuo assistente è una perla. Ha saputo da me che era il tuo compleanno e che i tuoi programmi per la serata erano alquanto miseri, quindi mi ha richiamato e abbiamo organizzato questo!”
Arthur guardò Alfred con uno sguardo profondo che però il ragazzo non riuscì a decifrare. Si sentì arrossire e guardò il pavimento, un po’ a disagio.
Sentì una mano appoggiarsi sulla spalla libera. Alzò gli occhi e incontrò quelli di Arthur che sorridevano.
“Grazie. Davvero.” mormorò il più grande, stringendo la spalla in una stretta affettuosa e con gli occhi colmi di gratitudine.
“E grazie anche a te.” si rivolse verso Antonio, che sorrise comprensivo.
“Poi ci racconterai come hai conosciuto quel tipo.” azzardò l’amico, e l’inglese rispose con una scrollata di mano e un’espressione che voleva dire: “Non ne vale la pena.”
Alfred fu contento del piano riuscito, ancora di più di aver salvato il compleanno di una persona così solitaria come Arthur. Lo osservò per tutta la sera, ammirando quel sorriso che riservava a poche persone.
Quel sorriso gli piaceva. Era dolce, sincero. Decise che avrebbe fatto qualunque cosa in suo potere per vedere Arthur sorridere più spesso.
 


Angolino di May
Eh, boh. Non so che dire. Non mi convince particolarmente, anche se mi sono divertita a muovere Alfred in questa storia.
No, il ragazzo un po’ viscido non è nessuno dei personaggi, non volevo utilizzare nessuno per un ruolo così! XD
Al solito, critiche costruttive e pomodori marci sono ben accetti.
Mata ne!

   
 
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