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Autore: Stillathogwarts    19/10/2022    1 recensioni
One Shot | Narcissa Malfoy/Regulus Black/Draco Malfoy | Pov: Narcissa Malfoy
Cosa accade nella mente di Narcissa Malfoy durante i momenti salienti della Seconda Guerra Magica che vedono suo figlio Draco coinvolto in prima persona?
Una One Shot introspettiva che vi porterà direttamente nei pensieri della Serpeverde più misteriosa della saga.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Draco Malfoy, Lucius Malfoy, Narcissa Malfoy, Regulus Black, Severus Piton
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, II guerra magica/Libri 5-7
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Disclaimer: i personaggi e il mondo di Harry Potter in generale non mi appartengono. La fanfiction è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.


I Can't Do This Again







Era un’altra notte senza riposo di cui non sapeva esattamente cosa farsene.
Ne aveva molte, da quando Lucius era stato rinchiuso ad Azkaban.
Sapeva che quello non fosse altro che il risultato delle sue scelte discutibili ed era consapevole di non avere nessun altro da incolpare, se non lui stesso, ma le mancava ugualmente.
Era suo marito, lo amava.
Pregi e difetti inclusi nel pacchetto.
E sì, anche lei condivideva strenuamente l’ideologia purosanguista, ma non aveva mai approvato la sua decisione di unirsi ai Mangiamorte, né tantomeno la approvava ora che avevano la loro famiglia da salvaguardare prima di ogni cosa.
Avrebbe preferito sostenere la causa da lontano, rifugiarsi dietro la sicurezza della neutralità.
Se non per il loro bene, per quello del figlio.
La famiglia prima di tutto.
La causa non era mai stata abbastanza importante per lei da surclassare quello.
Un temporale estivo imperversava fuori da Malfoy Manor quella notte e il rumore penetrante dei tuoni l’aveva svegliata da quel sonno debole in cui era riuscita a cadere con fatica solo un paio d’ore prima.
Non era sicura se si fosse destata per quello o per quello che stava accadendo nella sua mente mentre giaceva addormentata, in realtà.
Perché quella notte, aveva sognato lui.
Aveva sognato Regulus.
Non le succedeva da tanto tempo ormai, anche se il suo fantasma l’aveva tormentata per anni; l’aveva seguita giorno e notte, finché non era nato Draco ed era stata troppo impegnata e troppo stanca per soccombere alla sua presenza.
Il dolore per la sua perdita, lo sfacelo seguito dalle sue scelte sbagliate che tante volte gli aveva implorato di rivalutare…
«Sei solo un ragazzo. Non farlo.»
Quante volte glielo aveva ripetuto, prima che seguisse l’esempio di Lucius e Bellatrix? Dei suoi amichetti Barty ed Evan, di Piton, persino?
Quante volte aveva provato a farlo ragionare?
Perché lei lo sapeva, sapeva che quello dei Mangiamorte non era l’ambiente adatto a un ragazzo come Regulus, lei che in quell’ambiente ci era finita per forza maggiore, a causa della sorella e del marito, e che odiava con tutta sé stessa.
«Non hai idea di cosa significhi veramente, Reg. Aspetta almeno di finire gli studi, poi deciderai con più consapevolezza.»
Si era chiesta spesso cosa avrebbe potuto fare di più, di diverso, per impedire che si verificasse quello che poi era accaduto.
Per salvare l’ennesimo membro della sua famiglia prima che firmasse la sua condanna a morte.
Quante volte aveva rivissuto le loro conversazioni concitate nella sua mente?
Quante volte aveva provato a rielaborare i loro discorsi per capire cos’avrebbe potuto dire di diverso per convincerlo a desistere dal perseguire quella strada, almeno per quel momento?
Quante volte aveva revisionato quei ricordi con l’ausilio del Pensatoio, struggendosi per il suo fallimento?
Non aveva mai scoperto come fosse morto.
Regulus non era sufficientemente importante da scomodare l’Oscuro in persona, ma neanche un signor nessuno da considerare abbastanza innocuo da poter essere lasciato in vita.
Un Black.
Un tradimento troppo profondo per i Mangiamorte per permettergli di respirare un giorno in più.
Lo aveva visto spesso, nei suoi incubi, per i primi anni successivi alla sua morte.
E quando aveva scoperto di essere incinta, Narcissa si era scoperta sollevata dalla dipartita del Signore Oscuro.
Come avrebbe potuto pensare di poter mettere al mondo un figlio che gli sarebbe stato così vicino, altrimenti? Troppo vicino per essere al sicuro?
Ora era tornato, però.
Il Signore Oscuro, le sue richieste, Bellatrix… e insieme a loro, era tornato anche il fantasma di Regulus.
Andava a farle visita durante la notte, insinuandosi nei suoi sogni, tramutandoli in incubi senza via d’uscita, sussurrandole avvertimenti.
Scappa.
Vai.
Corri.
Glielo diceva sempre in modo diverso, ma il concetto era sempre lo stesso: prendi tuo figlio e fuggi lontano da qui.
Narcissa aveva un brutto presentimento e neanche le sue abilità impeccabili in Occlumanzia riuscivano a soffocarlo.
Aprì la porta della camera di Draco, - oh, quanto si sarebbe arrabbiato se lo avesse scoperto! -, e lo osservò dormire per qualche istante.
Almeno uno di loro poteva ancora permettersi sonni tranquilli.
Draco sembrava rilassato, in pace; il suo petto si alzava e si abbassava pigramente, i capelli gli ricadevano ribelli sugli occhi. Erano settimane che gli ripeteva che era arrivato il momento di tagliarli, ma lui liquidava la faccenda con un gesto della mano e tornava a concentrarsi sulle sue letture estive.
«Se la Granger prende un voto più alto di me in Trasfigurazione anche quest’anno, tanto vale che mi butti giù dalla Torre di Astronomia.»
Narcissa di quella competizione alimentata da Lucius ne avrebbe fatto volentieri a meno; aveva avuto un impatto deleterio sul ragazzo, lo aveva reso ossessionato dal desiderio di eccellere e non in maniera positiva, né costruttiva, secondo lei, perché quella fissazione lo stava lentamente consumando dall’interno.
A lei bastava che non frequentasse certa gente, non vedeva il bisogno di fargli tutte quelle pressioni affinché battesse Potter e i suoi amici in ogni minima cosa relativa alla loro vita scolastica.
I voti degli esami, il Quidditch, il ruolo di Prefetto…
Lucius non lo aveva mai visto tremare dall’ansia prima di entrare nel suo ufficio e discutere dei risultati che aveva ottenuto, consapevole che alla fine, gli avrebbe chiesto quelli della Granger per vedere se si fosse impegnato abbastanza.
Narcissa sapeva che Draco era dedito allo studio, indipendentemente dai voti con cui tornava a casa; non le importava che superasse la media di una ragazzina Sanguemarcio, né che Serpeverde vincesse la maledetta Coppa delle Case o la Coppa di Quidditch. Voleva che suo figlio lavorasse per costruirsi un futuro, per diventare il mago che era destinato ad essere, nonostante Lucius avesse un’idea totalmente diversa dalla sua in merito.
Draco voleva lavorare al Ministero, anche se non ne parlava mai.
Era da tanto tempo che un Malfoy non ricopriva una posizione di spicco, che non lavorava, ma lui aveva tanti progetti.
«Voglio essere riconosciuto per qualcosa che ho fatto, per le mie capacità», le aveva detto una volta da bambino, quando aveva provato a spiegargli cosa ci si aspettava dalla sua versione adulta. «Non solo perché sono un Malfoy. Questa è una cosa stupida, madre.»
Ci aveva impiegato molto tempo e una dose spropositata di energie per convincerlo a non parlare mai in quel modo davanti al padre, per fargli comprendere che il nome della loro famiglia aveva un peso nella società magica e che Draco doveva vivere secondo le aspettative che ne conseguivano… Ma in cuor suo, Narcissa sperava che suo figlio potesse realizzare i suoi desideri, in barba a tutto il resto.
Il potenziale lo aveva, sebbene Lucius si impegnasse particolarmente a distruggere le sue speranze e la sua fiducia in sé stesso. Lei cercava di sanare le insicurezze che lui instillava in Draco come meglio poteva.
Un boato proveniente dall’esterno fece quasi tremare i vetri delle finestre nella stanza, illuminandola di un colore violaceo quando il fulmine accese il cielo e disturbando il sonno di Draco, che corrugò la fronte e si agitò tra le lenzuola, ma non si destò.
Narcissa posò la mano sullo stipite della porta per sorreggersi, l’altra poggiata sul suo petto, all’altezza del cuore, mentre cercava di calmare il suo respiro, perché lei, per un attimo, in quel letto ci aveva visto Regulus.
Scappa.
Vai.
Corri.
Deglutì forte.
A cosa serviva l’Occlumanzia ad una donna sola che doveva risparmiare le energie per mentire in faccia alla propria sorella durante il giorno? Per reprimere le sue paure e qualsiasi altra emozione non consona a qualcuno del suo rango e nella sua posizione?
Una donna che doveva fare di tutto per restare lucida, perché tutto ciò che aveva e a cui teneva era in bilico su un filo sottile e doveva assicurarsi che quel filo non si spezzasse?
Una donna che da un momento all’altro avrebbe potuto ricevere la visita del Signore Oscuro in persona, perché suo marito, il suo braccio destro, aveva fallito miseramente in un compito che gli aveva assegnato, con la premessa di considerarlo di vitale importanza?
Come poteva bastare l’abilità di sopprimere le proprie emozioni, quando suo figlio era in quella casa, alla mercé di eventi che non aveva chiesto e su cui nessuno di loro esercitava veramente alcun controllo? Esposto a quello stesso ambiente che da giovane aveva quasi soffocato lei e che l’aveva privata di gran parte della sua famiglia già una volta?
Chiuse gli occhi e respirò a fondo, si sforzò di compartimentalizzare e di spingere via i suoi timori… Ma quella brutta sensazione non l’abbandonò neanche per i giorni a venire.
*
Sognare Regulus era ormai diventata una faccenda quotidiana.
Scivolava nei suoi sogni bui, nei suoi incubi peggiori, facendole rivivere i momenti più dolorosi della sua vita e prefigurandole quelli a venire, alimentando le sue paure.
C’erano volte che gli pareva persino di vederlo davanti a sé, al risveglio, intento a fissarla, in piedi, poggiato alla parete.
Lo faceva spesso, Regulus, starsene con le spalle contro il muro a giudicare la gente, convinto che avrebbe potuto fare meglio di loro, dire qualcosa di più interessante, ottenere dei risultati migliori, perché il mondo non era in grado di stare dietro alla sua mente.
Draco glielo ricordava molto, in quel senso.
E nei giorni in cui il fantasma del cugino non spariva con il sorgere del sole, Narcissa riusciva persino a sentire la sua voce.
Scappa.
Vai.
Corri.
Una mattina, all’alba, costrinse i suoi piedi a trascinarsi fuori dal Manor per andare a fare visita alla sua tomba, nella cripta della famiglia Black.
Una tomba vuota, perché il corpo di Regulus non era mai stato ritrovato.
«Che cosa stai cercando di dirmi, cugino?»
Sperava di aver capito male.
Sperava di vederlo levarsi dalla lapide e dichiarare che lui non stesse cercando di dirle proprio niente, che era lei e solo lei la causa dei suoi timori, che il brutto presentimento che aveva non significava assolutamente niente.
Ma tutto restò silente, attorno a lei.
E il macigno sulla bocca del suo stomaco divenne più pesante.
*
Capì il significato dei suoi incubi giorni dopo.
Lo aveva detto mille volte a Lucius, l’anno prima.
«Non posso farlo di nuovo.»
Ma Lucius era convinto che quello fosse finalmente il loro momento, che quella volta avrebbero avuto successo, perché Potter era solo un ragazzino arrogante e il Signore Oscuro era più in forze che mai.
«Fa’ quello che vuoi, Lucius, ma non ti azzardare a trascinare nostro figlio in questa storia.»
Lo avrebbe torturato con le sue stesse mani, se il nome di Draco si fosse aggiunto alla lista dei membri della sua famiglia schierati in prima linea sul fronte di battaglia.
Lei non aveva mai voluto portarlo ad ammirare la posizione del padre tra le fila dei Mangiamorte; lei lo avrebbe volentieri tenuto all’oscuro di tutto, perché Narcissa non voleva che anche suo figlio seguisse le orme maledette del resto della sua famiglia, che si facesse abbindolare dai giochi di parole di Lucius e aspirasse a seguirne l’esempio.
E quando il Signore Oscuro si presentò di persona a Malfoy Manor, richiedendo la presenza di Draco, il sangue nelle sue vene si congelò e per un momento temette che la sua maestria nell’arte dell’Occlumanzia sarebbe venuta meno, sancendo la loro dipartita.  
«Ho un compito per te, giovane Malfoy.»
Non era un compito che gli stava affidando, era una missione suicida, una condanna a morte.
Il Marchio che voleva imprimere sulla sua pelle non era altro che una punizione.
Draco non lo capiva, si sentiva speciale.
«Questo è il mio momento, madre», diceva fiero. «È finalmente arrivato il mio turno di dimostrare quanto valgo. Renderò mio padre orgoglioso di me, vedrai.»
E Narcissa non poteva far altro se non maledire suo marito in silenzio e scuotere il capo quando udiva quelle affermazioni lasciare la bocca del figlio, perché lei sapeva, sapeva fin troppo bene cosa sarebbe accaduto da quel momento in poi.
Sapeva che Draco si stava incamminando sul sentiero dell’autodistruzione.
Ci era già passata.
Aveva visto Regulus trasformarsi in un Mangiamorte alla sua stessa età e addentrarsi lungo un percorso che non era pronto a percorrere e che lo aveva portato a deteriorarsi e logorarsi internamente, a tormentarsi man mano che lo stile di vita che aveva giurato di abbracciare si palesava davanti ai suoi occhi per le sue reali fattezze, obbligandolo a due lunghi anni di agonia, fino a condurlo tra le braccia infime della morte.
Non poteva tollerare che lo stesso destino crudele spettasse anche a suo figlio.
Draco, che aveva scoperto che avrebbe dovuto prendere il Marchio Nero solo una settimana prima e che già non sorrideva più.
Draco, che suo padre aveva convinto di volere tutto quello, ma che a breve avrebbe capito di desiderare l’esatto opposto.
Draco, che quando aveva saputo che avrebbe dovuto uccidere Silente aveva sussultato impercettibilmente e che quando l’Oscuro si era Smaterializzato, si era avvicinato a lei e le aveva sussurrato nell’orecchio un flebile “grazie” per avergli insegnato l’Occlumanzia.
Draco, che solo qualche settimana prima dormiva tranquillamente e ormai non riusciva più a farlo se non per qualche ora.
Draco, che nella loro biblioteca non approfondiva più le materie scolastiche, ma analizzava testi di Arti Oscure.
Draco, che aveva sempre avuto le mani forti e stabili, e che ora nascondeva con cura le sue dita tremanti.
Draco, che ancora non era in grado di vederlo, ma presto avrebbe capito di stare pagando per gli errori di suo padre.
Draco, che non era stato premiato o ricoperto di onore, ma condannato a morte per punire Lucius.
Draco, che era solo un ragazzo.
Il suo ragazzo.
*
Guardava Piton con aria supplichevole.
Non le importava di risultare debole, non le importava che stesse correndo un rischio troppo alto, perché in gioco c’era la vita del suo unico figlio e lei doveva fare anche l’impossibile per metterlo al sicuro, per proteggerlo.
Perché il possibile con Regulus non era bastato.
Scappare non era più un’opzione, ormai.
Avrebbe dovuto farlo fin da subito, fare quello che Regulus l’aveva implorata di fare nei suoi incubi:
Scappare.
Andare via.
Correre.
Non poteva fuggire da nessuna parte ormai.
A Draco la possibilità di scegliere non era stata data; non era stato lui a chiedere il Marchio, il Signore Oscuro glielo aveva “offerto”.
Ma il Signore Oscuro non dava veramente una scelta.
“Accettalo o guarda te e la tua intera famiglia morire.”
E Draco era solo un ragazzo, non voleva morire.
Narcissa sapeva che Piton fosse perfettamente consapevole di quello che stava attraversando la sua mente in quel momento.
Bellatrix si aggirava attorno a loro come un avvoltoio, ma gli occhi di Piton restavano fissi nei suoi.
Sbatteva a malapena le palpebre.
Due Occlumanti che lottavano per l’accesso alla mente dell’altro, per restare impassibili davanti alle difficoltà che venivano assieme a quei tempi bui.
«Dovresti essere onorata, Cissy» sibilò Bellatrix alle sue spalle. «E così anche Draco!»
L’espressione sul suo volto in reazione a quelle parole era stata sufficiente, Narcissa lo sapeva.
Piton era troppo bravo per non capirlo, per non cogliere quel breve momento in cui le sue barriere mentali avevano vacillato, esponendo la sua preoccupazione.
«È solo un ragazzo.»
Narcissa sapeva che quelle quattro semplici parole avrebbero spiegato tutto agli occhi di Severus e per un momento, un fugace istante, lui le permise di vedere che aveva capito, che aveva colto il riferimento a Regulus e quello che esso significava per lei, alla luce dell’attuale stato delle cose.
«Non posso cambiare la mente del Signore Oscuro» le disse in tono greve. «Ma potrebbe essere possibile, per me, aiutare Draco.»
Un sospiro di sollievo.
Il suo ragazzo non sarebbe stato solo.
Piton lo avrebbe protetto.
Sperava solo che Draco glielo lasciasse fare.
*
Se ne stava dietro una porta, rigida, con l’orecchio premuto contro il legno pregiato, cercando di capire cosa stesse accadendo all’interno della stanza.
«Draco, dai a Rowle un altro assaggio del nostro scontento… fallo, o sarai tu a subire la mia collera!»
Le urla di Rowle riecheggiarono nuovamente tra le pareti e Narcissa serrò gli occhi.
Poteva solo immaginare cosa tutto quello stesse facendo a suo figlio, il terrore sul suo volto, i suoi respiri corti e spezzati mentre cercava di tenere su le barriere mentali ed eseguiva ordini che non desiderava portare a compimento. Ad ogni grido di Rowle causato dalla sua bacchetta, Narcissa avvertiva un pezzo dell’anima di Draco lacerarsi.
Strinse l’impugnatura della sua bacchetta in una morsa ferrea.
«Che cosa pensi di fare, maledetta stupida?»
La voce gelida di Lucius le graffiò le orecchie, mentre la sua mano si chiudeva con forza sul suo braccio e la strattonava con urgenza. «Vieni via di lì.»
Narcissa quasi ringhiò, cercando di liberarsi dalla sua presa, ma alla fine si lasciò trascinare in una stanza vuota.
«Come fai», sibilò con rancore, «come fai a startene tranquillo mentre nostro figlio è lì dentro, solo con quel mostro
Lucius grugnì e le si avvicinò con uno scatto. «Attenta a come parli.»
«Siamo in casa mia! Parlo come voglio, Lucius.»
«Non quando questo potrebbe ucciderci, Narcissa.»
La donna gli rivolse un’occhiata truce.
«Questa è tutta colpa tua» asserì freddamente. «Ti avevo pregato di non unirti a lui, in primo luogo, di farti bastare il rispetto della linea purosanguista, di lasciar perdere questa tua ossessione…»
L’uomo dilatò le narici, ridusse gli occhi a due fessure, mentre lei gli sbatteva in faccia la lista delle sue colpe.
«Ti avevo supplicato di non crescere Draco portandolo a provare ammirazione per la causa dei Mangiamorte, facendogli credere che fosse una causa giusta e nobile… Te lo avevo detto, quando quel maledetto Marchio ha ricominciato a prendere vita, che non potevo fare tutto questo una seconda volta!»
Lucius strinse forte i pugni, ma continuava a non proferire parola.
«Mi avevi assicurato che il nostro bambino sarebbe stato al sicuro!» lo accusò con rabbia.
«Draco non è più un bambino, Narcissa.»
«Ma è soltanto un ragazzo!» ribatté lei. «Non è uomo e Salazar sia lodato, perché nonostante ci abbia provato con tutto sé stesso a diventare come te, ha fallito almeno in questo!»
Il marito ringhiò furente e le afferrò un braccio, ma la sfida e la nota di avvertimento nel suo sguardo gli impedì di fare altro, soprattutto visto che era ormai sprovvisto di bacchetta.
«Lui non vuole fare quelle cose», disse ancora Narcissa. «Cosa pensi che accadrebbe se il suo istinto di sopravvivenza dovesse vacillare e la sua capacità di eseguire la Maledizione Cruciatus dovesse venire meno?»
Con uno strattone, si liberò della presa di Lucius sul suo arto.
«Cosa pensi che accadrebbe se lui la reputasse inefficiente, perché Draco non vuole veramente usarla e sappiamo entrambi che la sua Cruciatus è pressoché debole?»
L’uomo diveniva sempre più pallido, man mano che la donna gli sputava contro il suo veleno, le sue accuse.
«Cosa pensi che accadrebbe, se gli chiedesse di uccidere nuovamente e lui non ne fosse capace? Perché lo sai benissimo anche tu che lui non vuole uccidere nessuno!»
«Draco se la caverà…»
«Draco non è te, Lucius!» ringhiò la donna. «E se succede qualcosa a mio figlio, Lucius Abraxas Malfoy, ti riterrò personalmente responsabile. Ti ucciderò con le mie stesse mani, te lo posso garantire.»
«Basta con questo piagnisteo, Narcissa. Non ti si addice!»
La gelida constatazione del marito la indispose; ridusse gli occhi a due fessure e gli sibilò contro: «Tutta la mia famiglia è andata, Lucius! Morti! Sono tutti morti. Il nome dei Black non è altro che un ricordo in dissolvenza, non ho intenzione di stare a guardare mentre mio figlio va incontro allo stesso destino dei suoi predecessori!»
Lucius fece scoccare la lingua. «Oggi piagnucoli, cosa farai dopo, Narcissa? Piangerai per Sirius Black, quel traditore del proprio sangue di tuo cugino? Porterai il lutto quando finalmente metteranno fine alla vita di quel lurido Sanguemarcio che ti ritrovi per cognato? Correrai a consolare quella vergogna vivente di tua sorella?»
Narcissa si irrigidì, le labbra unite a formare una lunga linea sottile.
Fece appello a tutta la sua abilità da Occlumante per relegare quelle parole austere e astiose nell’angolo più remoto della sua mente.
«Cosa significa questa famiglia per te, Lucius, se non hai la volontà di combattere per essa?» disse solamente, per poi alzare la testa e lasciare la stanza a grosse falcate.
Aveva suo figlio a cui pensare, uno di loro due doveva farlo, doveva metterlo al primo posto.
*
I Ghermidori invasero la loro casa all’improvviso, in una notte buia e oscura; sostenevano di aver catturato Potter.
Lo sguardo di Narcissa era fisso su Draco, speranzosa, iniziando a intravedere la fine di quel periodo di terrore che aleggiava sulla loro famiglia da quasi due anni.
Se avessero consegnato Potter al Signore Oscuro, forse lui avrebbe allentato la presa sui Malfoy…
Era chiaro che Draco non avesse alcuna intenzione di dare la conferma che Lucius gli stava chiedendo, lo leggeva nel suo sguardo. Non aveva mai voluto causare la morte di qualcuno, tantomeno di ragazzini che fino all’anno prima frequentavano le lezioni a scuola assieme a lui, nonostante si disprezzassero a vicenda.
Ma lei doveva pensare a salvare la sua famiglia, a mettere in sicurezza suo figlio.
Lucius cercava ancora di costringerlo a parlare, ma Draco continuava a dare delle risposte vaghe ed evasive.
Non potevano permettersi errori.
L’arrivo di Bellatrix non fece che peggiorare la situazione.
La spada, la Sanguemarcio che si contorceva sul pavimento, urlando; il volto pallido di Draco, mentre si sforzava di fare appello all’Occlumanzia per restare impassibile… Draco che andava a prendere il folletto dalle segrete, Potter e Weasley che si liberavano, fasci di luce che lasciavano le bacchette alla rinfusa, Bellatrix che puntava la sua alla gola della Granger, Draco che raccoglieva le bacchette dei prigionieri, il lampadario… Potter che disarmava Draco e si portava via le bacchette…
Era la fine.
Potter gli era sfuggito di nuovo.
Narcissa poteva solo pregare che la collera del Signore Oscuro avrebbe risparmiato la loro vita anche quella volta.
*
Non era più così convinta che Potter non fosse in grado di sconfiggere l’Oscuro Signore.
Gli era sfuggito per troppo tempo, aveva compiuto gesta troppo eccezionali perché non gli desse un po’ di credito.
Narcissa, in fondo, ci aveva sempre sperato, perché non voleva trascorrere il resto della sua esistenza alla mercé del mago oscuro, con un’ascia pendente sulla sua famiglia per l’eternità.
Sperava che Potter avesse la meglio.
E quando si avvicinò al suo corpo accartocciato sul terreno umido della Foresta Proibita, trovandolo vivo e vegeto dopo un Anatema che Uccide per la seconda volta nella sua breve vita, prese una decisione drastica.
Perché assecondare gli eventi dal fronte su cui si trovava non aveva portato a niente se non ad ulteriore terrore e se quello che aveva fatto fino a quel momento non aveva prodotto alcun risultato in suo favore, allora avrebbe provato a fare qualcosa di diverso, sperando che fosse definitivo, che mettesse un punto a tutta quella situazione.
Un ultimo, disperato, tentativo di salvare suo figlio una volta per tutte.
Non sapeva neanche se fosse vivo, se fosse stato coinvolto nella Battaglia al castello, se fosse stato fatto prigioniero…
«Draco è vivo? È nel castello?»
Il suo respiro era affannoso mentre poneva a Potter quelle domande, suonando quasi disperata in attesa delle sue risposte.
«Sì», bisbigliò lui.
Narcissa strinse le mani sul suo petto, conficcandogli le dita nella pelle; poi si ritrasse e si rimise a sedere.
Sapeva che se il Signore Oscuro avesse creduto di aver ucciso Potter, non avrebbe resistito alla tentazione di vantarsene, di esibire il suo corpo privo di vita davanti a chi aveva osato sfidarlo e sostenere il suo nemico; sapeva che sarebbe tornato al castello e se lo avesse fatto, lei avrebbe potuto trovare suo figlio… Se Potter fosse stato ritenuto morto, avrebbe avuto modo di affrontare il mago oscuro, dopo… di liberarla per sempre dalla sua minaccia…
«È morto», affermò in tono fermo.
*
Stringeva Draco a sé e cercava di resistere all’impulso di spingere via Lucius lontano da loro.
Credeva ancora che fosse tutta colpa sua, tutto ciò che avevano vissuto in quegli anni, tutto ciò che suo figlio aveva dovuto sopportare sulla sua pelle…
Il corpo di Lord Voldemort era ancora al centro della Sala Grande, immobile, rigido, esanime.
Un cadavere.
Il Signore Oscuro era morto.
E suo figlio stava bene.
Draco era vivo.
Gli Auror correvano a destra e manca per catturare i Mangiamorte rimasti o che cercavano ancora di dare battaglia, incapaci di accettare la sconfitta, interrogavano la gente…
Incrociò lo sguardo di Potter per un breve istante e, incerta se fosse accaduto veramente o se lo avesse immaginato, lo vide annuire impercettibilmente.
Narcissa si strinse un po’ di più a Draco.
Era finita veramente.
Il Signore Oscuro era stato sconfitto, il fronte a cui suo marito li aveva fatti unire aveva perso, sua sorella era morta…
Ma lei aveva vinto.
Narcissa aveva salvato suo figlio e qualcosa nello sguardo di Potter le aveva suggerito che tutto sarebbe andato bene per lui, che alla luce del suo contributo, non lo avrebbe lasciato perire ad Azkaban.
Tirò un sospiro di sollievo, recuperando tutta la sua compostezza, godendo in silenzio della sua vittoria personale.
L’unica vittoria che contava veramente per Narcissa Malfoy.
.
.
.
⸻ 
[COMPLETA]


N.d.a.
Salve a tutti!
Questa One Shot nasce inizialmente come un piccolo scorcio nella mente di Narcissa che riflette sul suo passato, su Regulus e Draco, ma una recente conversazione qui su EFP (grazie vielvisev) mi ha invogliata a dare una mia interpretazione più ampia del personaggio e l'ho estesa all'analisi dei momenti principali che coinvolgono Narcissa e Draco nella Seconda Guerra Magica.
Spero che vi sia piaciuta. 
Fatemi sapere le vostre opinioni, se vi va di dedicare qualche minuto del vostro tempo a una recensione, a me fa tanto piacere leggere i vostri pareri.
A presto :)

 
   
 
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