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Autore: Giorgiaaisha    21/10/2022    4 recensioni
Poggio le mani sulla porta a vetri e mi avvicino con la testa per guardare meglio dentro.
Strano, le luci sono accese e vedo delle persone che girano per il negozio.
Qualcuno si accorge di me e chiedo:
" È chiuso?"
Non ricevo risposta ma uno sguardo interrogativo.
Mia sorella intanto si è appoggiata di schiena al riparo dalla pioggia e sta tentando di strizzare i suoi capelli.
Riprovo.
"È chiuso?"
Ora mi guardano tutti perplessi.
Mi giro verso mia sorella e le dico:
"Ma sono scemi?"
Lei alza le spalle e continua a sistemarsi i capelli.
Busso e ripeto alzando un po' di più il tono della voce.
Finalmente vedo una ragazza nascosta dietro a un abito che timidamente mi fa cenno con il dito verso destra.
Giro lo sguardo e i miei occhi si incrociano con quelli di un bel ragazzo orientale.
Voleva indicarmi lui?
Lo guardo con aria perplessa e lui mi sorride.
"Credo che la ragazza ti stesse indicando l'entrata. Quella porta è chiusa, ma qui è aperta, vedi?"
Mi giro e vedo che il tipo ha perfettamente ragione. La porta è del tutto spalancata.
Che gran figura di merda!
Non lo voglio più il cappellino.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Tsubasa Ozora/Holly
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Arriviamo all'ospedale e Jo si dirige di tutta furia verso un'infermiera posta all'accoglienza.

Il suo volto è rigato dal pianto. I suoi occhi sono gonfi e la pelle è a chiazze. È nella disperazione più totale. Il mio dolore passa in secondo piano, devo prendermi cura di lei, e di lui.
I suoi genitori sono in viaggio, ma prima di domani sera non saranno qui e io non ho nessuna intenzione di lasciarlo solo.

“ Siamo qui per Genzo Wakabayashi. Dov'è?”

“Signorina, qual'è il suo grado di parentela con il signor Wakabayashi?”

“Sono una sua cara amica”

“Mi dispiace ma non posso fare nulla per aiutarla”

“Come sarebbe? Mi può dire come sta?”

“Non posso fornirle alcuna informazione. Posso comunicare solo con i parenti stretti”

“Non dica sciocchezze, non ha nessuno qui! Lei deve dirmi come sta!”


Jo si sta alterando e decido di intervenire.


“Mi scusi Signorina, sono Tsubasa Ozora, amico di Genzo, potrebbe permetterci di avere sue notizie e di andare da lui se la facessi parlare con i suoi genitori telefonicamente?”

“Oh! Lei è il numero 10 del Barca! È un vero piacere incontrarla! Beh, si, suppongo sia possibile in tal caso.”

Prendo il telefono e chiamo il padre di Genzo. Gli dico che noi siamo arrivati all'ospedale e che purtroppo non riusciamo a vederlo, né ad avere sue notizie. Accetta di buon grado di parlare con l'infermiera e mi informa che sono in partenza da Tokyo, mi affidano il loro bambino finché loro non saranno qui.


“In questo momento il signor Wakabayashi è in sala operatoria. Il chirurgo è uno dei migliori di tutta la nazione, il vostro amico è in buone mani. Quando avranno terminato verrà spostato in terapia intensiva per qualche giorno. Uno alla volta potrete andare a fargli visita”

“Dopo quanto si sveglierà?”


Vedo la mia fidanzata stringere i pugni mentre si rivolge all'infermiera. Il suo volto è paonazzo e la voce è bassa e singhiozzante.


“Questo, signorina, dipende da lui. Posso solo dirvi di parlargli il più possibile da subito. Avvengono dei veri e propri miracoli quando le persone amate stanno vicino ai propri cari”

“Lo faremo! Dove possiamo attendere?”

“Potete accomodarvi su quelle sedie blu. Quando verrà spostato vi chiameremo e potrete anche parlare con il medico”
“Grazie.” Diciamo in coro io e Jo.


Con passo incerto si incammina verso le piccole sedie della sala di attesa.

Il suo sguardo è perso nel vuoto e le mani continuano a stringere i lembi della maglia.

Le prendo una mano e gliela stringo, per farle capire che io sono qui accanto a lei e che non deve sopportare questo dolore da sola.

Si gira. Gli occhi sono fissi nei miei, ma è come se non mi vedesse realmente. Sorride e si poggia delicatamente sulla mia spalla, scoppiando di nuovo a piangere.


“Vedrai ce la farà. Non sarà uno stupido incidente ad abbattere l'sggk”, sussurro questa frase al suo orecchio. E se una parte di me crede veramente in ciò che dice, l'altra parte è terrorizzata da ciò che potrebbe succedere.


Genzo, ti prego non fare scherzi.


Le ore scorrono lente e pesanti. Ogni minuto che passa un enorme masso si poggia sul mio petto costringendomi a prendere boccate piene d'aria. La paura aumenta e Jo passa dal camminare nervosamente avanti e indietro per la sala, allo stare seduta completamente immobile.

Ho provato a farle mangiare qualcosa ma non riesce nemmeno a bere l'acqua senza vomitare e decido di non insistere.


“I parenti di Wakabayashi ci sono?”


Una voce squillante mi tira fuori dal mio torpore.


“Si. Siamo noi. Abbiamo la delega dai suoi genitori che sono in viaggio da Tokyo”, rispondo con un moto di agitazione.


Jo scatta in piedi e mi stringe la mano.


“Prego, seguitemi. Il dottore vuole parlare con voi”

“Mi scusi potremmo sapere solo se l'operazione è andata bene?” Chiede la mia fidanzata con voce tremante.

“Vi dirà tutto il dottore, state tranquilli!”


L'infermiera ci conduce in un ufficio al secondo piano.


“Dottor Garcia, ci sono gli amici del signor Wakabayashi, hanno la delega dai genitori che al momento sono in viaggio da Tokyo.”

“Grazie. Prego accomodatevi.”


Ci sediamo e il panico si fa strada. Se prima sono riuscito a mantenere un briciolo di autocontrollo, solo e unicamente per Jo, ora sono completamente in balia delle mie emozioni. Non ho più salivazione e il cuore batte in gola come fosse un tamburo.


“Il vostro amico non era messo bene. La gamba e la clavicola erano il danno minore, ma la testa...” fa una breve pausa che mi provoca un brivido per tutta la schiena.

“La testa non era messa bene. Il forte trauma ha provocato un grande ematoma che abbiamo dovuto aspirare chirurgicamente, ma alcune zone del cervello sono state lesionate. Possiamo rassicurarvi e dirvi che non avrà danni totalmente invalidanti, ma potrebbe perdere parte della memoria, o nel peggiore dei casi tutta! L'operazione è comunque riuscita. Il vostro amico è forte e credo che non ci metterà poi molto a svegliarsi, ma non posso garantire al 100%. Purtroppo in questi casi non si può mai essere certi di nulla. Posso solo consigliarvi di fargli visita il più frequentemente possibile, sia nel caso che non si svegli, sia in quello che si svegli”

“Dottore, grazie per il lavoro che ha svolto egregiamente sul nostro amico...”

“Mi dica la verità: nel caso si svegli e perda la memoria, ci sono possibilità che la recuperi?”

“Nel caso sia parziale, ci sono sicuramente più possibilità, ma come le ho già detto nulla è certo quando c'è la testa di mezzo. Molto dipenderà da lui. Ogni persona ha il suo percorso e il suo modo di reagire. Voi e la sua famiglia, giocherete sicuramente un ruolo chiave, la vostra presenza e il vostro amore lo aiuteranno sicuramente. Non dovrà mai sentirsi solo, altrimenti lo sconforto potrebbe prendere il sopravvento, e la depressione sortirebbe un effetto negativo”

“Non lo lasceremo solo! Grazie dottore. Possiamo vederlo?” Dico con tono fermo e deciso.

“Si. Vi faccio accompagnare. In questo momento è in terapia intensiva, vi chiedo la cortesia di entrare uno alla volta e di non stare più di 15 minuti. Tra tre giorni verrà spostato in camera e allora potrete fare come volete!”


Annuiamo e poco dopo un infermiere ci scorta fino all'entrata della grande sala.


“Vi daremo degli abiti da indossare, lasciate qui ogni oggetto. Grazie.”


Il volto della mia piccola Amazonas è più rilassato e nei suoi occhi è tornata a brillare quella scintilla che mi ha fatto innamorare.


“Vuoi andare prima tu?” Le chiedo sfiorandole il viso.

“Magari. Te ne sarei grata!”


Mi avvicino e la bacio a fior di labbra. Chiude gli occhi e mi abbraccia di impeto. Contraccambio e la stringo a me più che posso.


“Amazonas, io sono qui accanto a te. Non devi soffrire da sola, puoi dividere il tuo dolore con me. Ho avuto anche io molta paura di perderlo, ma è forte e noi lo aiuteremo a guarire e tornare il nostro portierone. Ok?”

“Si. Grazie Capitàn. Insieme.” Mi bacia ed entra nella saletta per vestirsi.


Dal vetro posso vederla accanto al suo corpo steso, immobile su quel maledetto lettino.

Posso avvertire il suo dolore.

La vedo piangere e poi, con la forza di un uragano, tirarsi su e con il viso indurito dirgli qualcosa che sa di ramanzina.

Gli prende una mano e gliela stringe. Gli sfiora il viso e si avvicina al suo orecchio per sussurrargli qualcosa.

Nel frattempo l'infermiere la esorta a uscire. Sono già passati 15 minuti.

È il mio turno!

Mi vesto e respiro profondamente. Sono impaurito.

Per la prima volta nella mia vita ho paura di non farcela. Non potrei sopportare di perdere Genzo.

Mi avvicino a lui e lascio che a parlare sia il mio cuore.


“Brutto cretino che non sei altro, ma ti sembra questo il modo di dirmi che ti trasferirai qui? Mi stai facendo morire di paura.
Non fare scherzi Genzo!
Non ci provare!
Jo ha pianto per 10 ore consecutive e io... beh, io non ho potuto ancora farlo. Ho dovuto essere forte per lei! E ora lo sono per te! Amico mio, tu sei una parte fondamentale della mia vita e anche di quella di tante altre persone. Non puoi assolutamente farci una cosa simile. Hai tante cose da fare: devi diventare il più forte portiere al mondo, dobbiamo vincere i mondiali insieme e dobbiamo fare tanti altri viaggi. Non ti libererai di me così facilmente, io verrò ogni giorno amico mio, finché tu non riaprirai gli occhi e tornerai alla tua vita normale. Ti voglio bene sggk e sono qui per te.”


Gli prendo la mano. Fredda. Immobile.
Un tremore improvviso e una stretta al petto mi fanno mancare l'aria.
Esplodo e piango.
Mi accascio accanto a lui e verso tutte le lacrime che ho trattenuto finora.


“Svegliati presto Genzo. Te ne prego! Ricordi quando ti ho lanciato quella palla di sfida? Ricordi quanta vita avevi dentro? Quel fuoco che ardeva in te ogni qualvolta ti si proponeva una sfida nuova? Beh, ritrovalo. Ora che dormi, cerca dentro di te quella forza dirompente che ti ha permesso di affermarti in Europa. Usa questi tre giorni per alimentare quella fiamma ora troppo fioca e falla divampare. Ogni giorno ti ricorderò quanto sei forte. Perché tu lo sei più di ogni altra persona e puoi farcela. Sono qui amico mio. Sono qui.”


Gli occhi mi bruciano per le troppe lacrime versate. Non riesco a fermarle.Avvicino il viso alla sua mano che è stretta nella mia e disperatamente soffoco un urlo. Vorrei poterlo svegliare, vorrei poterlo raggiungere nel posto dove è ora e dirgli di tornare da noi.


“Mi scusi signor Ozora dovrebbe uscire. Sono passati 15 minuti.”

“Certo, arrivo. Lo saluto ed esco. Grazie.”


Mi asciugo le lacrime e lo guardo. E' ancora steso e immobile. Nessun cenno. Nessun cambiamento. Ma che mi aspettavo? È appena uscito dalla sala operatoria, non potrebbe essere altrimenti.


“Ciao Genzo. Devo lasciarti ora. Mi fido di te e so che ce la farai. Domani torneremo qui. Ti voglio bene amico mio!”


Esco e mi tolgo il camice e tutto ciò che mi hanno dato da indossare. Nel momento in cui torno alla sala grande dove Jo mi aspetta non la vedo. La cerco ovunque ma non c'è. Chiedo così all'infermiere che ci ha scortato fin qui se sa dove sia e mi risponde che si è allontanata verso l'ingresso di corsa.
Mi dirigo a passo spedito e quando finalmente arrivo alla fine delle scale, la vedo vicino a un distributore che parla. Non riesco a vedere con chi, una colonna mi blocca la visuale. Che sia il medico?
Corro da lei.


“Jo. Finalmente ti ho trovata. Mi hai fatto prendere un colpo!”


Mi avvicino al suo fianco e vedo tutti i miei amici qui.
Non riesco a crederci.
Matsuyama, Faby, Taro, Kojiro, Ryo, Jun, Maki,Yayoi e Yukari.
Sono tutti qui.


“Tsubasa che cos'è quella faccia pensavi forse che non saremmo venuti ? Ammetto di non aver provato simpatia inizialmente per quel pallone gonfiato di Genzo, ma ormai è acqua passata. Siamo tutti amici.”


È Hyuga a togliermi dal mio shock.


“Certo. Lo so. Ma non mi aspettavo di vedervi. Non sapevo neanche che lo sapeste. Avevo pensato di scrivervi più tardi.”

“Sono stata io a dirglielo. Spero non sia un problema. Mi è sembrato giusto avvisarli. Loro sono vicini e con un po' di organizzazione e poche ore di volo hanno potuto raggiungerci facilmente.”


Il suo sguardo puro e limpido mi intenerisce. Ha voluto fargli avere accanto tutte le persone che gli vogliono bene.

 

“Hai fatto benissimo. Ora bisogna convincere il medico a farvi entrare. Ci penso io. Torno subito. Aspettatemi qui.”

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Tsubasa è riuscito non so come a convincere il medico e uno alla volta sono entrati tutti da Genzo.
Non ho mai perso di vista il suo viso, come se potesse svegliarsi sin da subito, anche se so benissimo che prima di questi tre giorni non è possibile.
Tsubasa non ha mai lasciato la mia mano e gliene sono profondamente grata.
Dentro c'è Jun, l'ultimo e poi tutti dovremo lasciarlo qui. Solo.
Gli altri sono andati a prendere qualcosa di caldo, io ho chiesto una camomilla, l'unica cosa di cui ho bisogno in questo momento.
Siamo rimasti solo io e il mio capitano fuori da questa fredda vetrata.
Qualcosa lo turba, la sua gamba non ha mai smesso di tamburellare, vorrei chiedergli se è per Genzo o se c'è qualche altro motivo, ma lui mi precede.
Si avvicina e mi sussurra:


“Posso chiederti cosa gli hai detto quando ti sei accostata al suo orecchio?”

“Intendi cosa ho detto a Genzo?”

“Si”

“I-io gli ho detto che è importante per me e che non voglio perderlo. Ora che lui è stato trasferito possiamo passare molto più tempo insieme e deve svegliarsi. E l'ho pregato di farlo per me.”

“Jo. Tu lo ami?”


Il suo volto si incupisce e lo capisco, potrebbe essere fraintendibile, ma io voglio davvero tanto bene a Genzo e abbiamo passato tantissimo tempo insieme. Nel periodo in cui io e Tsubasa non ci siamo frequentati, lui è stato una presenza fissa nella mia vita e il nostro rapporto si è consolidato sempre di più. Deve solo capire che ciò che provo per Genzo è amore, ma amore fraterno.


“Si Tsubasa. Lo amo. Lo amo tantissimo. Tanto quanto si ama un fratello. È un amore diverso da quello che provo per te. Spero tu riesca a capirlo.”


I muscoli del suo viso si rilassano e i suoi occhi si addolciscono.
Mi abbraccia e mi da un bacio sulle labbra.


“Lo capisco e ne sono felice.”


Ciao a tutti! Dopo tantissimo tempo sono tornata! Purtroppoo sono stata davvero tanto impegnata con lo studio e la famiglia, non che ora io non lo sia ma quanto meno ho un Pc. Eh si, mi si era rotto il mio vecchissimo amico. 
Questo capitolo è un pò straziante, non nego di aver fatto fatica anche io a scriverlo. Jo è completamente immersa nel suo dolore, e Tsubasa anche se tenta di essere forte è nello stesso stato della sua fidanzata!
Vi è piaciuto? Fatemi sapere se vi aspettavate altro o se è di vostro gradimento!
Un abbraccio a tutti e buona giornata! 

 

   
 
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