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Autore: NPC_Stories    23/10/2022    1 recensioni
Writober 2022, non è stato dato un tema ma siccome siamo a ottobre e sento già profumo di Halloween, lo farò a tema non morti.
31 storie, una al giorno, stay tuned.
Genere: Dark, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Genere: Introspettivo, fantasy
Personaggi: Erika, Vinnifred, Sinistra, Oscar (citato)

23. 3AM


1372 DR, in un piccolo semipiano privato da qualche parte nel Piano Etereo

Una cosa interessante da sapere è che non esiste il concetto di fuso orario nel mondo di Toril. Formalmente.
È chiaro che, essendo un pianeta sferico che gira intorno a un sole e gira su se stesso, esistono differenze di orario fra le diverse parti del mondo nello stesso momento, ma questo non è mai stato codificato dalla gente in un sistema di fusi orari. Ad eccezione dei maghi, che devono consultare carte celesti e stabilire l'orario giusto per alcuni rituali, di solito la gente non ha bisogno di sapere con estrema precisione che ora sia. I punti di riferimento sono l'alba, il mezzogiorno, il tramonto e la mezzanotte (quest'ultima, solo per chi sa leggere le stelle).
Ad ogni modo, per chi ha la necessità o la fortuna di possedere un orologio, è importante ricordare che va tarato in base a criteri oggettivi, e quei criteri possono mutare a seconda del luogo del mondo in cui ci si trova.
La sede ufficiale del nucleo operativo più fringe dei Compagni della Mano Pallida si trovava in un luogo dove il tempo non aveva gran rilevanza: il Piano Etereo. Per la precisione, in un piccolo semipiano artificiale che galleggiava nel Piano Etereo. Eppure c'erano orologi, e molti. C'era un intero corridoio occupato da orologi ad acqua, ciascuno con una diversa targhetta di metallo affissa sopra: nomi come "Costa della Spada", "Cormyr", "Zakhara orientale", "Wa", "Semphar", "Thay" e altri. Ciascuno di quei nomi indicava un luogo del mondo di Toril, dove l'organizzazione era attiva. Era molto importante per loro conoscere l'orario dei luoghi in cui volevano recarsi, soprattutto per quelli di loro che avevano una spiccata sensibilità alla luce solare.

Una di quelle creature si trovava proprio lì in quel momento, nella galleria degli orologi. Era un ometto minuto, magro, pallido come la morte, con occhi infossati e biondissimi capelli corti. Teneva le mani dietro la schiena e stava guardando un quadro appeso in quel corridoio. Era il dipinto di un albero scheletrico che si stagliava contro una gigantesca luna pallida, molto più grande di come fosse in realtà. Lo sfondo era un cielo rosso cupo, quasi con un'ombra di viola. Non era il classico rosso allegro che trasmette energia, era più simile al colore del sangue.
L'uomo rimase a lungo lì, come mesmerizzato, finché un'altra figura pallida non gli si affiancò.
"Cosa ci trovi in questo quadro, Vinnifred? È così cupo."
Il vampiro spiò con la coda dell'occhio la nuova arrivata. Era così…
Erika era sempre un'esplosione di colori caldi. Con i suoi capelli fra il biondo e il castano sempre sciolti sulle spalle, morbidi e liberi come… come un fottuto campo di grano, anche se non aveva senso… e gli occhi castani ancora espressivi come quelli di un vivente, per non parlare del suo coraggioso gusto in fatto di vestiti. Quel giorno indossava un abitino estivo color ocra. Come sempre, se non era giallo era una sua variante, o al massimo virava verso il rosso-arancio. Erika non credeva nell'indossare il nero, o il rosso sangue, come un vampiro serio.
Era esasperante.
Eppure era anche così… magnetica. Quando Erika gli rivolgeva la parola, lui non sapeva mai cosa rispondere.
"Hm? Hai perso la lingua, Vin?"
Lei aveva deciso unilateralmente che aveva il diritto di dargli un soprannome, e quando Erika decideva una cosa, era così e basta.
"No… è vero, è cupo. Eppure mi piace. È come se mi parlasse. Il fatto che l'albero sia scheletrico ma abbia ancora delle foglie lo fa sembrare vivo e morto insieme, come siamo noi."
Non aveva bisogno di guardarla per sapere che stava facendo quella faccia lì. Quella smorfietta di quando si sforzava di capire qualcosa, che però per lei non aveva senso.
Odiosa. Adorabile.
"Oggi sei malinconico."
"Sono sempre malinconico." Ribatté lui. "È una cosa da vampiri. Non capiresti."
Erika non commentò. Era anche lei una creatura vampirica, solo… non era esattamente considerata tale dai suoi pari. Forse perché tecnicamente era solo una Progenie. Forse perché poteva muoversi sotto il sole.
Decise di cambiare argomento.
"Nel luogo da cui vengo sono le tre del mattino" annunciò, indicando l'orologio che segnava quell'orario per la Costa della Spada. Silverymoon non era esattamente sulla costa, ma era abbastanza vicina da avere circa lo stesso fuso orario. "Vieni a bere con me, non stare qui a deprimerti. Conosco una fattoria dove hanno mucche così grandi che ci puoi bere anche tre sorsi di sangue senza che nessuno si accorga di niente."
"Stanotte no" rifiutò lui senza battere ciglio. "C'è luna piena."
"Hm? E quindi?"
"E quindi la luna mi dà problemi quasi quanto il sole" spiegò, irritato.
Erika sbatté le palpebre un paio di volte, confusa.
"Cioè… sei sensibile alla luce della luna anziché a quella del sole?"
Lui sbuffò una risata amara. "Sono sensibile a entrambe. La luce del sole mi polverizza, quella della luna piena ha un effetto paralizzante. Alla fine è sempre luce solare, è solo riflessa dalla luna quindi ha un effetto più mitigato."
Erika fece un breve paragone mentale. Lei era praticamente immune a entrambe.
"Bella merda."
"Già!"
"È per questo che te ne stai sempre chiuso qui?"
Lui le scagliò un'occhiata in tralice. "Me ne sto sempre chiuso qui perché lavoro nell'archivio. I libri non si catalogano da soli."
"Non sarebbe un lavoro più adatto ad un costrutto? Oscar dovrebbe averne alcuni…"
"Ah! Pensi che il mio lavoro sia quello di un semplice esecutore? Catalogare libri richiede elasticità, capacità di risolvere i problemi in modo creativo, comprensione del testo… ma secondo te tutto questo è fattibile da una macchina?"
"Va bene, va bene, non ti arrabbiare così. Sei nervosetto perché negli ultimi giorni non hai potuto bere?"
"Ho un donatore che gode di ottima salute, ho bevuto ieri sera. Io non mi nutro di schifosi animali, come te."
"Ah, quindi sei stronzo di tuo? Interessante…" buttò lì Erika, in un tono che esprimeva tutto tranne che interesse. "Com'è che sei diventato Secondo Bibliotecario? I Compagni della Mano Pallida di solito non tollerano i non morti senzienti, fatta eccezione per quelli che si dimostrano utili al culto di Jergal."
Vinnifred fece una smorfia infastidita, mentre i ricordi dei suoi primi momenti da vampiro si riversavano nella sua mente, non invitati né benvenuti. Le domande personali avevano sempre il potere di scatenare un fiume di ricordi anche contro la sua volontà. Brevi flash della sua cattura quando era ancora solo un ragazzo umano, la prigionia nel covo dei vampiri, il suo futuro Sire che beveva da lui solo un sorso al giorno, lasciandolo sempre più debole senza mai ucciderlo. Poi le grida, le esplosioni, gli incantesimi, gli intrusi. La breve speranza che per lui fosse arrivata la liberazione. Poi il suo catturatore, quel vampiro di merda, che lo afferrava e correva con lui attraverso uno specchio, portandoselo dietro come un fottuto snack.
"Non ho voglia di parlarne" tagliò corto.
Erika non insistette. Tutti i non morti erano tali perché erano prima morti, tutti avevano un trauma. O un carro pieno di traumi.
"Non ti annoi a stare sempre qui da solo?" Tentò di cambiare argomento ancora una volta.
"Non sono veramente da solo. Il signor Oscar torna qui ogni giorno dopo il lavoro, lui è il Primo Bibliotecario. Non mi è davvero d'aiuto, ma sono lusingato che mi deleghi così tanti dei suoi compiti."
"Cioè sei contento di farti sfruttare?"
"Come hai detto tu, dobbiamo tutti renderci utili se vogliamo sopravvivere."
Per un po' rimasero in silenzio a fissare il quadro inquietante. Era una cosa molto facile per dei vampiri.
Dopo qualche minuto, una ragazza che reggeva uno straccio per la polvere si avvicinò a passi lenti.
"Perdonate il disturbo. Devo pulire gli orologi" annunciò, iniziando a spolverare uno di quegli oggetti.
"Ah, già, e poi ci sono quelli come lei. Ma non è davvero una persona, no?"
Erika si irrigidì. "Non saprei. Ma non è gentile dirlo così."
"Ma cosa vuoi che capisca! Lo sai anche tu che non è una persona, non ha un'anima. È questa la ragione per cui lord Jergal tollera gli esperimenti del signor Oscar, perché non impediscono a nessuna anima di gente viva di andare nell'Aldilà. Alla fine tutto quello che fa è giocare con cadaveri vuoti. Per noi è diverso. Non ci è consentito creare Progenie perché vorrebbe dire bloccare un'anima qui in questo mondo."
"Io non posso creare Progenie comunque, sono una Progenie" gli fece notare lei.
"Oh, e questo?" La ragazza con lo straccio della polvere si fermò alle loro spalle.
Erika le dedicò brevemente la sua attenzione. "Questo cosa, Sinistra?"
La ragazza zombie indicò il quadro. "Questo. Non lo avevo mai notato."
"È qui da anni" spiegò il vampiro, sprecando solo poche parole per lei.
"Ah… non ci avevo mai fatto caso. Mi scuso per il disturbo" la non morta accennò un inchino con il busto - le avevano insegnato come doveva rivolgersi a non morti superiori - ma poi il suo sguardo fu di nuovo calamitato dal dipinto. "Però è così strano."
"Dici? Come mai?" Erika era curiosa. Non verso quella questionabile opera d'arte, ma verso l'opinione che ne aveva la zombie. Se c'era una cosa strana, era che Sinistra esprimesse un giudizio su qualcosa.
"Perché… di solito la luna non è così grande."
"Certo che non lo è" convenne Vinnifred. "Secondo me si tratta di un banale espediente per mettere in risalto i rami neri e intricati dell'albero. L'albero stesso sembra una figura tormentata, contorto e secco con questi rami che formano un groviglio come a rappresentare il turbamento emotivo dell'autore."
Sinistra lo ammirò impressionata. "Hai detto una cosa così intelligente. Capisco perché sei il Secondo di mio padre."
Lui non fece una piega, perché l'ammirazione di una zombie era una cosa del tutto irrilevante.
"I rami più bassi" Erika indicò la parte inferiore del quadro "sono così dritti, come se l'albero fosse fatto apposta per impiccarsi."
Vinnifred studiò il dipinto un po' meglio. "È vero, c'è perfino un albero più piccolo sullo sfondo che se ne sta lì, come un tratto verticale che unisce uno dei rami al terreno e a prima vista sembra un corpo impiccato. Secondo te il fatto che i rami bassi non siano illuminati dalla luna può significare qualcosa?"
"Uh… che la luna è troppo piccola per illuminare tutto l'albero?" Erika si strinse nelle spalle.
"Non ha senso, questa luna è già molto più grande del normale, tanto valeva farla abbastanza grossa da far da sfondo a tutto l'albero. Secondo me i rami bassi hanno un significato."
"Magari simboleggiano davvero un desiderio di morte" lei tornò sulla sua ipotesi "ma celato, perché non illuminato dalla luna…"
"Siete così intelligenti" tornò a ripetere la zombie, con gli occhi sgranati. "In effetti penso che abbiate ragione. Il quadro è firmato qui" notò, indicando un punto fra l'albero e il bordo destro del quadro "anziché essere firmato dietro, o in un angolino. È perché l'autore si identificava nell'albero. Voleva far capire che era lui il protagonista del quadro, e che l'albero rappresentava lui."
I due vampiri si girarono a guardarla, senza parole. Un commento banale come "la luna è troppo grande" era una cosa, era praticamente solo attestare un fatto, ma questo…
"È una tua opinione? È interessante" riconobbe Erika.
"Oh, no" si schernì Sinistra. "Io non capisco l'arte e i simboli. Sto solo ripetendo quello che mi ha detto l'autore. Non avevo mai notato che questo quadro fosse qui, ma ricordo quando Sinister lo ha dipinto."
I due non morti più evoluti si scambiarono uno sguardo incredulo. Anche un po' turbato.
"Sinister…?"
"Sinister Tertio" specificò lei. "Il suo vero nome era Atticus DiPalma, il cognome è scritto qui sul quadro. Penso venisse dal sud, con un nome così strano" considerò, con l'aria di chi non ci aveva mai pensato prima. "Comunque ha dipinto questo quadro pochi mesi prima di morire. Quindi forse avete ragione sul desiderio di morte, il suo è stato praticamente suicidio. Siete davvero così bravi a capire le cose" mormorò con aria sognante e con una punta di invidia.
Erika e Vin si scambiarono l'ennesimo sguardo basito, ora con sempre maggiore inquietudine.
"Uno degli zombie di Oscar? Ha dipinto un quadro?" Domandò Erika, perché Vinnifred era senza parole.
Sinistra si strinse nelle spalle. "Già, nemmeno io lo capisco. È roba che fa la gente quando ha un'anima. Forse un giorno capirò. Mio padre dice che è molto probabile che un giorno anche io sviluppi una mia anima. Dice che faccio progressi." Senza scomporsi minimamente, scrollò lo straccio della polvere e si rimise al lavoro sull'orologio successivo.
"Porco mondo" sussurrò il vampiro. "Questo mi ha raggelato più della luce della luna."
Erika gli diede una pacca amichevole sulla spalla, mandandolo quasi a sbattere contro il muro. "Su, su, animo. Che Oscar fosse un fottuto scienziato pazzo lo sapevamo già."
"Pensavo fosse solo un visionario…"
"Non è molto che lavori qui, vero? Dai, sono quasi le quattro, andiamo a berci qualcosa. Se siamo fortunati, dovremmo beccare quel momento in cui la luna è già calata e il sole non è ancora sorto."
Vinnifred si riscosse un po'. Raddrizzò le spalle. "No, io non la bevo una fottuta mucca."
"Eh ma quanto ti credi importante" Erika alzò gli occhi al cielo. "Fa' come vuoi, ciccio, io vado."
Il ragazzo scosse la testa. Non aveva sete in ogni caso.
Trascorse il resto della notte a fissare il quadro, chiedendosi cosa volesse esprimere davvero il suo autore e, se era vero che aveva sviluppato un'anima prima di morire, che fine avesse fatto quell'anima dopo la distruzione del suo corpo.
Forse avrebbe dovuto chiederlo a Oscar. Lui doveva saperlo, giusto? Forse? Doveva importargli almeno un po', giusto?

Alla fine, dopo lunghe elucubrazioni, decise che non avrebbe chiesto. A volte è meglio restare con il dubbio piuttosto che essere delusi, e soprattutto una creatura morta due volte forse meritava finalmente il riposo dell'oblio.



**********
Note dell'autrice:
- In merito ai fusi orari nel Faerûn, rimando a questa discussione e questa illustrazione.
- In merito a Vinnifred, è un vampiro "anatema lunare" (moonbane vampire), variante presentata sul Libris Mortis. Alcuni erroneamente interpretano il vampiro anatema lunare come vulnerabile alla luce della luna anziché a quella del sole, ma non ha senso, perché il suo GS non cambia rispetto al vampiro base; se fosse libero da una simile limitazione (avendo in cambio solo una possibile paralisi sotto la luce lunare) dovrebbe avere un GS più alto, inoltre non è scritto da nessuna parte che sia invulnerabile al sole.
   
 
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