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Autore: Maggiechan_75    23/10/2022    0 recensioni
Ispirata da un mio precedente racconto "Per una notte", ho voluto raccontare quella storia da un' altro punto di vista quello di Lei.
Un matrimonio apparentemente infelice. Una coppia silenziosa... forse troppo ...
Un errore ...
Questo racconto ha partecipato al Concorso nazionale "Città di Grosseto - Amori sui generis" anno 2021.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sola! Non mi sono mai sentita così sola come questa sera quando per la prima volta ho capito cosa si nasconde dentro di te. Dopo cinque anni ho alzato nuovamente lo sguardo guardando dentro le pupille dei tuoi occhi e tu hai fatto lo stesso. 

Non avrei mai immaginato che anche tu, come me, ti sentissi così solo! 

Dimmi Robert, quando è stata l’ultima volta che lo abbiamo fatto?? Quando abbiamo smesso di parlarci e di raccontarci le nostre più intime confidenze? Lo abbiamo mai fatto per davvero?

 

Credevo di conoscerti, ne ero così convinta. 

Anche oggi, come ogni volta che torni da un viaggio, mi sono messa ai fornelli per preparare quelli che credevo fossero i tuoi piatti preferiti: risotto ai gamberetti e l’arrosto di vitello con patate. Solo ora mi domando se davvero ti piacessero. Quelli di questa sera sicuramente no. Il riso è scotto e troppo salato, mentre il vitello è ancora sul tagliere con una crosta di bruciato all’esterno, il suo interno invece è ancora talmente crudo che lo stesso sangue fuoriesce al solo tocco del coltello.

Al di fuori della cucina però è sempre tutto così apparentemente perfetto, persino il vaso di rose al centro della nostra tavola apparecchiata per tre; io, te e  Paolo.

Il tuo testimone di nozze non mancherebbe mai al tuo ritorno, non lo ha mai fatto. Il tuo migliore amico, il nostro interprete. Solo da lui avresti potuto imparare l’italiano, allergico come sei ai banchi di scuola. 

Ami così tanto l’aria aperta che spesso, invece di studiare, marinavi la scuola e, con la tua macchina fotografica, scorazzavi per le campagne inglesi in cerca dello scatto perfetto, quello che stai cercando da un’intera vita. 

 

Quando ne parli ti si illuminano gli occhi, ma solo Paolo se ne accorge perchè io ho spesso gli occhi bassi per evitare di farti vedere i miei lucidi e pieni di gelosia nei confronti dei tuoi soggetti, come quella leonessa che è appena diventata mamma e che ti ha allontanato da me in questi ultimi mesi.

 

Dieci anni fa, quando ci siamo sposati, ero ben consapevole che stavo per sposare un famoso fotografo naturalistico.  Sapevo che la tua carriera ti avrebbe spesso allontanato da me, ma speravo che il tuo amore nei miei confronti ti avrebbe sempre riportato a casa. 

Casa, chissà se l’hai mai ritenuta tale questo appartamento qui a Roma. 

Dieci anni fa hai lasciato il tuo bel cottage in Cornovaglia per me e di questo te ne sarò eternamente grata, ma solo ora mi domando se fosse davvero il tuo volere.

Con te è sempre stato difficile parlare, hai sempre preferito la tua camera oscura alla mia compagnia.

 

Robert, l’amore non si può comprare. Probabilmente preso dai tuoi sensi di colpa mi hai sempre viziato con bellissimi regali, souvenir dei luoghi che visitavi. Non mi hai mai negato nulla, in questi anni ho potuto soddisfare ogni mio capriccio,ma non era quello di cui avevo e ho bisogno ora. 

 

Mi manchi così tanto.

 

Dov’è finito l’uomo di cui mi sono innamorata e che ho deciso di sposare?

Quel giovane ragazzo inglese che mi ha immortalata davanti alla fontana di Trevi mentre la stavo ammirando affascinata dalle luci della sera. Nei miei occhi hai colto proprio il mio pensiero. 

Lo scatto rubato, non ti bastava però e ti sei avvicinato a me, chiedendomi in inglese la liberatoria per pubblicare la foto.  Se non ci fosse stato Paolo in quel momento chissà se noi due saremmo qui ora, a guardarci negli occhi come in quel momento, quando ci sono bastati solo pochi secondi per innamorarci. 

Da quel giorno hai sempre fatto di tutto per potermi parlare anche solo per un saluto.  Hai sempre cercato voli che potessero fare scalo a Fiumicino solo per potermi vedere negli occhi per pochi minuti. Si all’epoca ci bastava solamente quello, tu da una parte dei metal detector ed io dall’altra. 

 

 Cosa ci è successo? 

 

Un test negativo, un altro ancora, mesi, anni e infine l’arresa. E’ questo il motivo che ci ha allontanato? La mancanza di un figlio? E’ solamente questo?

Ho creduto davvero in quell’abbraccio cinque anni fa, quando abbiamo deciso insieme di arrenderci.

Siamo una coppia perfetta, ci siamo detti. I nostri amici alle feste quasi ci invidiano per la nostra intimità. Abbiamo finto di crederci per molti anni, troppi.

 

Coppia perfetta, lo eravamo solo in quelle occasioni. 

 

Quando siamo soli, invece ti rifugi nel tuo studio e stai intere giornate a ritoccare le tue foto che, per quanto mi riguarda, sono perfette così come sono. Mentre io, per non sentire il peso del tuo silenzio, invece di avvicinarmi a te, esco per incontrare qualche amica al bar per un caffè.

 

Credevo di conoscerti Robert, ne ero così convinta. Non immaginavo quanto fosse profondo il tuo desiderio di diventare padre e forse non lo sai nemmeno tu. Solamente ora, alzando lo sguardo, riesco a percepire quanto dolore ci sia dentro di te. 

 

In tutti questi anni ho dato solamente a te la colpa del nostro allontanamento, ma è davvero così? Dove sono quegli occhi che tanto ho temuto per tutto questo tempo? 

Non c’è traccia di rabbia o rancore. Nel tuo viso, inondato di lacrime, vedo solo tanto amore e compassione nei miei confronti. Non lo riesco a sostenere, il senso di colpa mi sta uccidendo. Abbasso velocemente lo sguardo, vorrei fuggire via da te. 

 

Un passo indietro, solo uno è quello che mi hai permesso di fare prima di fermarmi. Mi afferri le braccia con fermezza e delicatezza. Sono di nuovo di fronte a te a sostenere il tuo sguardo. Allontani le braccia lasciandole a mezz’aria.  

Non avrei immaginato che fossi capace di questo. 

Ora sono di nuovo libera di fuggire da te o di abbandonarmi nuovamente nel tuo caldo abbraccio.

 

Per anni ho voluto credere che tu ti volessi allontanare da me, che non mi amassi più. Ma è davvero così? 

Non è possibile che tu, in tutti questi anni, abbia voluto rispettare il mio dolore e la mia rabbia proprio così come stai facendo ora. Il tuo amore nei miei confronti è così profondo? 

 

Mi sarebbe bastato solamente bussare alla porta del tuo studio per rompere il silenzio che ci siamo costruiti attorno in tutti questi anni. 

La mia paura mi ha bloccato, i tuoi occhi parlano chiaro, supplichevoli mi stanno chiedendo scusa.

Dov’è finita tutta la rabbia e il rancore che credevo di avere nei tuoi confronti? Quei sentimenti che mi hanno spinto tra le sue braccia?

 

Paolo è così diverso da te, lui mi avrebbe afferrato e abbracciato e stretto a sé finché le mie ultime lacrime non fossero uscite. 

Per anni credevo fosse quello di cui avessi bisogno. Qualcuno che mi amasse, ma solo ora mi rendo conto che non desideravo chiunque, volevo te.

 

Era il mio quarantesimo compleanno Robert! 

Quella sera la nostra casa non era silenziosa, non era vuota, tra quelle quattro mura c’erano tutti, ma proprio tutti i nostri amici. Una sola persona mancava quella notte, eri tu. 

Perché!? Dimmi perché mi hai lasciato credere che ti fossi dimenticato di me? Perché lo hai lasciato credere a lui? Eravamo così delusi e arrabbiati con te, soprattutto lui, Paolo. 

 

Lui è così diverso da te così allegro, solare e sempre pronto ad ascoltarmi. Lo ha fatto anche quella sera dopo che mi ero allontanata lasciando il salone pieno di ospiti.

Non mi ha lasciato sola nemmeno dieci minuti e si è presentato davanti alla mia camera da letto con due bicchieri di vino rosso con uno sguardo serio, che in lui non avevo mai visto.

 

Era arrabbiato con te, sapeva che le lacrime che stavano bagnando il mio viso erano dovute a te. Abbiamo parlato molto seduti ai piedi del nostro letto.

Paolo ha sempre cercato di nascondere i suoi sentimenti verso di me in questi anni, ma una donna certe cose le intuisce. 

 

Sapevo da anni che provava qualcosa per me, ma mai una volta ha cercato di andare oltre la soglia dell’amicizia. 

 

Sento scorrere l’adrenalina in tutto il mio corpo mentre penso a quel momento, c’è bastato un solo bicchiere di vino per “ubriacarci”, o almeno è la scusante che entrambi ci siamo dati per accettare in parte il torto che ti abbiamo fatto.

Tradirti, non era lontanamente nei miei pensieri, e nemmeno in quelli di Paolo fino a quel momento.

Non lo avrei mai ritenuto possibile fino a quel momento eppure Paolo è tutto quello che io avrei voluto trovare in te in tutti questi anni.

Oh Robert, se solo avessi un quarto delle attenzioni che mi rivolge ogni ora il tuo amico tutto sarebbe così diverso, così bello che nemmeno la lontananza riuscirebbe a farmi sentire la tua mancanza.

La disperazione di quella notte non è riuscita a fermare le sue emozioni. Si è avvicinato a me per abbracciarmi con un calore e una passione tale che mi ha fatto tremare facendomi scivolare il bicchiere tra le mani che cadendo, ha lasciato un'enorme macchia all’angolo della coperta bianca che mi ha regalato tua madre lo scorso Natale.

 

Gliel’ho permesso. Quella notte ho lasciato che Paolo varcasse la linea di confine ed entrasse nel mio cuore, e lui lo ha fatto con l’eleganza e discrezione che lo contraddistingue.

Un bacio delicato sulla mia guancia bagnata, un “buon compleanno" sussurrato tra le orecchie. 

Quella sera la mia rabbia ha preso il sopravvento. Ho risposto alle sue attenzioni donandogli quello che più desiderava da anni. Un bacio disperato, appassionato e bisognoso di affetto.

E’ stato il vino è sicuramente il vino, è colpa sua se ti ho tradito.

O almeno è quello che credevo di aver fatto quella sera, quando ho chiuso gli occhi lasciando che lui mi sbottonasse la camicia mentre mi baciava sul collo. 

Paolo mi ha asciugato le lacrime con i suoi baci, ha abbracciato il mio corpo tremante e ha assecondato anche quel mio egoistico capriccio, per quella sera mi ha lasciato credere che fossi al posto suo.

Mi ha stretto a sé cercando di ritardare il più possibile il momento in cui le sue braccia si sarebbero aperte perchè lui, prima di me, sapeva cosa sarebbe accaduto in seguito. 

 

Quella notte è stata la più dura e solitaria di tutta la mia vita. L’immagine di Paolo che varcava la porta mentre le candeline si stavano spegnendo al mio soffio mi ha spezzato il cuore. 

 

Resto immobile di fronte a te vorrei rifugiarmi nuovamente nel tuo caldo abbraccio e perdermi con te in questo vortice di emozioni che mi stanno facendo battere il cuore, ma non posso. Non ti merito!

 

Fai un passo verso di me, mentre il campanello suona.

Il mio corpo si irrigidisce mentre alzo lo sguardo verso di te, guardando dritto nelle tue pupille. Le tue sono rivolte a quella soglia chiusa, tremano visibilmente come tutto il tuo corpo.

Non riesco a fare un solo passo, riesco solo a guardarti mentre apri la porta per far accomodare Paolo.

 
   
 
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