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Autore: LorasWeasley    23/10/2022    3 recensioni
future|fic [shoumika]
"Avevano deciso di chiamarlo Natsu prima ancora di concepirlo. Era stato quando Suguru aveva espresso il desiderio di avere un bambino, quando avevano deciso che ci avrebbero provato.
Natsu era un nome che a Mika era sempre piaciuto. Un nome che poteva essere utilizzato sia per le ragazze che per i ragazzi. Un nome che significava “estate”.
Yamaka e Suguru avevano deciso fin dal primo momento che quello sarebbe stato il nome del loro bambino o della loro bambina, anche se fosse nato in pieno inverno. Il fatto che nacque il 31 luglio fu solo pura coincidenza."
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Mika Yamaka, Suguru Daishou
Note: Kidfic | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Future Fic with Babies'
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Buongiorno e buona domenica! Sono tornata con le storie dei bambini <3
Questa è una storia su Natsu (il fidanzato di Kea Kuro, spero abbiate letto "Adatto a te" anche se non è obbligatorio per capire la storia), sono tante piccoli sprazzi di vita da quando è appena nato fino a quando diventa adolescente. Ho deciso di pubblicare oggi questa storia perché nella kinktober di GReina e muffin12 oggi toccava a Mika e Suguru e ci sono alcune citazioni provenienti dalla storia che ha scritto muffin (sono scritte in corsivo)!
Mentre ci sono vi consiglio nuovamente di leggervi quel kinktober perché è spettacolare!
Deh



 
Natsu

Avevano deciso di chiamarlo Natsu prima ancora di concepirlo. Era stato quando Suguru aveva espresso il desiderio di avere un bambino, quando avevano deciso che ci avrebbero provato.
Natsu era un nome che a Mika era sempre piaciuto. Un nome che poteva essere utilizzato sia per le ragazze che per i ragazzi. Un nome che significava “estate”.
Yamaka e Suguru avevano deciso fin dal primo momento che quello sarebbe stato il nome del loro bambino o della loro bambina, anche se fosse nato in pieno inverno. Il fatto che nacque il 31 luglio fu solo pura coincidenza.
 
Suguru era uno di quei classici genitori che aveva atteso l’arrivo di suo figlio impazientemente, ma che non appena aveva dovuto tenerlo in braccio per la prima volta si era sentito male perché non era sicuro di riuscire a fare il padre.
-E se lo faccio cadere?- aveva chiesto isterico a sua moglie sul letto d’ospedale in procinto di addormentarsi dopo il parto durato ore.
Lei aveva riso –Amore mio, riesci a non far cadere la palla in campo, sono certa che riuscirai a tenere Natsu senza farlo cadere il tempo che io mi riposo due minuti.
 
Quella notte Suguru si svegliò quando sentì suo figlio piangere.
Mika dormiva profondamente, le occhiaie evidenti sotto i suoi occhi, e l’uomo decise di alzarsi e occuparsi del bambino prima che svegliasse anche lei.
Lo prese dalla culla e se lo sistemò tra le braccia mentre lasciava la loro camera da letto, in modo che il sonno della moglie non venisse disturbato.
-Ehy, ehy, non piangere- sussurrò al bambino mentre lo cullava –ci sono io.
-Ma… mama… mama- Natsu continuò a piangere cercando la sua mamma e Suguru lo cullò ancora di più.
-C’è papà adesso, lasciamo riposare la mamma, mh? Vuoi andare a vedere i pesci?
Avevano un grande acquario in casa e Natsu poteva restare anche ore intere a guardare i pesci colorati che nuotavano da una parte all’altra.
Ebbe un effetto calmante su di lui anche quella notte, l’effetto collaterale fu che lo fece svegliare un po’ di più. Natsu scalciava felice tra le braccia del padre, poi indicava un pesce e guardava l’adulto con trepidazione, in attesa che questo gli dicesse il nome.
La mattina dopo, Mika li trovò addormentati sul divano insieme.
 
-Com’è che avevi detto?- gli chiese Yamaka quando il marito li raggiunse sul tappeto dove stavano giocando e si sedette al suo fianco.
-Quando?
Mika gli fece il verso –Avrà i tuoi bellissimi occhi e i tuoi capelli chiari e sarà così simile a te da farmi stringere il cuore ogni volta!
Suguru arrossì profondamente, Mika continuò –Hai indovinato il colore dei capelli però.
A parte quello, il bambino era la fotocopia di suo padre, più cresceva e più la cosa diventava evidente.
Suguru mormorò –Almeno siamo sicuri che sia mio.
-Che scemo- rispose all’istante la donna dandogli una gomitata.
Suguru rise, poi le prese il volto e la baciò.
Si staccarono quando sentirono Natsu ridere, il bambino li stava guardando con gioia e Mika non poté fare a meno di ridere a sua volta e prenderlo in braccio per farlo sedere sul suo grembo –Sei felice quando mamma e papà sono felici? Ci vuoi dare i bacini anche tu?
 
-Ciao mamma!- Natsu corse a salutarla quando Yamaka tornò a casa dal suo lungo turno di dodici ore.
Lei sorrise al figlio lasciandogli una carezza in testa e si andò a sedere sul divano. Aveva bisogno di prendere un attimo di respiro prima di occuparsi della casa e della famiglia.
-Sei stanca?- le chiese Natsu dopo averla seguita.
-Un pochino tesoro- mormorò in risposta.
Aveva gli occhi chiusi, quindi sentì solamente il bambino di quattro anni correre via, per poi tornare dopo qualche secondo. Lo sentì anche salire sul divano e mettersi al suo fianco.
-Posso pettinarti i capelli?
La donna aprì gli occhi guardandolo stupita, Natsu aveva uno sguardo risoluto e una spazzola per capelli in mano.
-Perché?- chiese non capendo.
-Papà dice che ti rilassi quando ti toccano la testa… mi sta insegnando a fare le trecce ma ancora non sono molto bravo. Va bene se te li pettino lo stesso?
Gli occhi di Mika si riempirono di lacrime e si spinse in avanti per afferrarlo e stringerselo al petto, sussurrò tra i suoi capelli –Amore mio, lo sai sempre che la mamma ti ama tantissimo, vero?
 
-Papà!
Suguru aveva portato il figlio al parco. Era una soleggiata domenica di primavera e Mika lavorava, lui non aveva partite per quel giorno e aveva deciso di fare qualcosa di diverso con il figlio.
Era seduto su una panchina e controllava costantemente che il bambino fosse nel suo campo visivo, quando questo si staccò da un gruppo di bambini della sua età con i quali aveva giocato fino a quel momento e lo chiamò correndo da lui.
-Ehy, che succede?- rispose subito.
-Giochiamo a pallavolo?- i suoi occhi erano luminosi mentre gli porgeva la palla che si erano portati da casa.
-Non vuoi giocare con quei bambini?
Natsu scosse la testa –Loro vogliono giocare a calcio ma a me non piace. Voglio giocare a pallavolo ed essere come te da grande! Mi insegni?
Suguru si rese conto che, con una semplice frase, suo figlio l’avrebbe fatto piangere in mezzo a quel parco pieno di persone.
 
Le lacrime di Natsu non si erano ancora bloccate mentre se ne stava zitto e fermo in attesa che sua madre finisse di medicare tutti i suoi graffi e i suoi lividi.
-Ti fa tanto male?- chiese Mika mentre gli passava il disinfettante su un taglio più profondo.
Natsu scosse la testa. C’era quindi solo un motivo sul perché il suo bambino non aveva ancora smesso di piangere.
-Sai Nat, quelli non erano veri amici. Gli amici non si comportano così. Non dovresti piangere per loro.
Natsu, di otto anni, si limitò a stringersi in se stesso e tirare su con il naso.
Yamaka finì di mettergli i cerotti, poi lo abbracciò stretto e gli baciò la testa –Fidati della tua mamma tesoro, hai ancora tutta la vita per trovare il tuo gruppo di amici e vedrai che sarà fantastico.
-Davvero?- pigolò piano.
-Davvero.
 
Quando Natsu fece dodici anni, Suguru si rese conto di dover spiegare al figlio tutta la questione dei “rapporti sessuali”. Suo padre l’aveva già fatto con lui ed era stato estremamente imbarazzante, quindi ci mise tantissimo prima di decidersi effettivamente a farlo.
Passò notti insonni pensando e giornate intere su internet alla ricerca di consigli su quale fosse il miglior modo per dirglielo, fino a quando Yamaka non lesse per caso il suo schermo ed esclamò –se stai facendo queste ricerche per parlare con nostro figlio non ce n’è bisogno, gli ho già fatto il discorsetto io.
Quello sconvolse Suguru –Cosa? Perché?
Lei alzò le spalle perfettamente tranquilla -Sono un’infermiera. Gli ho spiegato la situazione nel migliore dei modi! Inoltre sei pallido, non mi sembravi così felice di doverglielo dire.
Suguru ci pensò sopra, sua moglie aveva ragione come sempre, però si sentiva anche leggermente deluso dal non averlo fatto lui.
-Ma quindi gli hai parlato delle ragazze?
-Sì, e dei ragazzi.
Suguru spalancò gli occhi –Come dei ragazzi?
Mika continuava ad essere tranquillissima –E delle ragazze con altre ragazze!
Suguru non era più sicuro di stare seguendo la conversazione giusta –Scusa… perché?
-Beh, non si sa mai! Metti caso…
-Ma metti caso cosa? Che c’entrano le ragazze e ragazze??
-Il mio bambino deve sapere tutto e tu non fare il coglione.
Andò via stizzita e leggermente furiosa e Suguru si chiese cosa diavolo fosse appena successo.
 
Natsu era in camera con Kea, il suo ragazzo, e avevano lasciato la porta leggermente aperta. Così, quando Mika passò in corridoio, non poté fare a meno di dare una sbirciata e sentire parte della conversazione.
Natsu era seduto sul suo letto con le gambe stese in avanti, Kea invece era proprio coricato, con la testa appoggiata sulle gambe dell’altro e gli occhi chiusi.
-Sono così stanco…- si stava lamentando questo.
Natsu sorrise mentre gli accarezzava leggermente il volto –Vuoi che ti pettino i capelli?
Mika ebbe un senso di deja-vu a quella domanda e non poté fare a meno di sorridere a sua volta.
Lo fece anche Kea, poi voltò la testa per nasconderla contro il suo petto in modo da lasciare liberi i suoi capelli. Mentre la donna si allontanava, le sembrò di sentire “sì per favore, ti amo così tanto”.
 
-Papà- chiamò Natsu quel giorno che erano a casa da soli –vuoi fare due tiri in giardino?
Era inverno e faceva freddo, ma Suguru non aveva mai detto di no a una richiesta del genere dal figlio. Quel giorno non fu diverso.
-Sei migliorato tantissimo!- esclamò sorpreso dopo qualche minuto che iniziarono.
Natsu sorrise euforico –Grazie! Lo sai… in squadra mi hanno preso finalmente come titolare!
-Ma è fantastico!
Natsu annuì –Ma mi devo allenare ancora di più, voglio diventare un professionista proprio come te!
Suguru era così fiero di lui da non riuscire a quantificarlo.
 
Suguru e Mika avevano provato per qualche anno a fare un fratellino o una sorellina a Natsu, quando questo era ancora piccolo, ma non c’erano riusciti. E se all’inizio erano stati abbattuti dalla situazione, con il passare del tempo avevano capito che andava bene anche così. Che erano già una famiglia, che avere Natsu era la cosa migliore che avrebbero potuto chiedere e che, a pensarci bene, erano stati molto più fortunati di molti altri. Non avevano nulla di cui lamentarsi.

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