PARALLELES-1 (1993)
Nascere con il peso di un cognome appartenente alle sacre
ventotto del mondo magico era una responsabilità enorme. Essere un purosangue
voleva dire dedicare tutta la propria vita a mantenere uno status quo che durava da secoli come: appartenere alla Casata dei Serpeverde, diventare un Mangiamorte e disprezzare qualsiasi persona
che non fosse purosangue. In poche parole, una prigione dalle sbarre dorate.
Era
così che si sentiva Celine Lestrange quando pensava alla sua vita. Una che era sempre stata maledetta fin dal
giorno della sua nascita. Figlia di Rabastan Lestrange e Drusilla Rosier era nata da una scappatella dei due quando lei era già
sposata con il grande e potente Marcus Greengrass.
Abbandonata
da entrambi i genitori, dovette stare in orfanotrofio
per molto poco tempo, prima che una coppia l’adottasse. Parenti molto alla
lontana dei Lestrange, anch’essi purosangue, avevano
cambiato il nome in Strange e andavano contro ogni opinione comune. Credevano
nell’uguaglianza e nel merito, erano stati entrambi Serpeverde, ma pensavano che proprio il
fatto di essere appartenuti fieramente a tale casa, oltre che essere dei maghi
puri, li rendesse responsabili più di altri nel combattere in prima linea
contro tutte le discriminazioni. Ci tenevano a
trasmettere che non si doveva fare di tutta un’erba un fascio e a incentivare chi era ancora
con la mente chiusa ad aprirla e cambiare.
Dieci
anni dopo la sua adozione, la coppia ebbe una bambina: Soleil. Celine aveva
immediatamente creduto che questo l’avrebbe fatta
sentire abbandonata e dimenticata, ma così non fu e lei fu più che felice di
accogliere quella piccola vita promettendo che l’avrebbe sempre protetta.
Come
ci si aspettava da lei venne smistata tra i Serpeverde, ma la
sua non fu una convivenza facile con i propri compagni di casata, soprattutto
per via di Astoria. La sorellastra, che sapeva la verità, la odiava. Non le
importava che Celine fosse più grande di lei quattro anni, imputava a lei ogni colpa e la più grande era quella del divorzio dei suoi genitori.
Celine
aveva vissuto così gli anni scolastici molto in disparte, ben felice di avere
pochi amici e soprattutto di accontentarsi dell’unico che contasse davvero per
lei qualcosa: Dedalus Kowalski.
Dedalus era suo coetaneo, oltre che
mezzosangue e Tassorosso. Suo nonno, Jacob, era il
miglior amico del più famoso zoologo magico mai conosciuto: Newt Scamander.
“Allora?
Che scusa hai inventato per venire nella mia carrozza?”
La
voce di Celine era sprezzante, quando con le gambe
accavallate e la gonna più corta di quanto avrebbe dovuto essere osservò
l’amico entrare nel suo scompartimento.
“Ho
solo detto la verità. Dopo sette anni, ancora non hai capito che non mi interessa quello che
pensano gli altri? Sei la mia migliore amica e a
prescindere da quello che pensano tutti, ne sono orgoglioso!”
La
ragazza sorrise e allungando una mano aspettò che lui la prendesse e si sedesse
al suo fianco prima di stringerlo forte.
Nessuno
vedeva di buon occhio il loro legame. Perché lei era
una Serpeverde e lui un Tassorosso. Perché lei era una purosangue e
lui un mezzosangue. Tutti dicevano che erano come un leone e una gazzella.
Predatore e preda non potevano convivere senza che la loro natura avesse il
sopravvento, ma loro avevano dimostrato che così non
era.
Dedalus era un ragazzo grassottello, non una grande bellezza,
nonostante i capelli neri e gli occhi blu profondi. Aveva però sempre un gran
sorriso sul viso e la carica positiva di chi credeva che tutto fosse possibile
e che non esistessero barriere insormontabili. Non
aveva mai giudicato Celine per il suo aspetto, forse anche perché il suo dono
di Legilimens gli aveva permesso di scoprire
quanto dentro fosse una brava e bellissima persona. Era facile cadere
altrimenti in inganno, Celine era brava ad alimentare
le voci che su di lei c’erano con un atteggiamento e un abbigliamento
provocatorio.
Portava
la divisa in modo indisponente, senza curarsi dell’apparire impudica e
smaliziata. Il suo corpo poi alto e slanciato non aiutava a non renderla attraente. I fianchi sinuosi, il seno ben
proporzionato e le labbra a cuore le donavano un’aria seducente resa ancora più
accentuata dal taglio degli occhi, del tutto simile a quello del felino che era
solita accompagnarla. Grigi e chiarissimi erano
sempre risaltati da una buona dose di kajal e un trucco smokey ben curato. A completare il quadro c’erano capelli
biondissimi e lunghi fino a metà schiena che amava acconciare, mettere in piega
o legare sempre in modo diverso.
Quel
dì, ad esempio, aveva un alto ponytail che la rendeva più algida e snob
del solito.
Rannicchiata
contro la spalla di Dedalus gli sorrise sempre felice di
averlo al suo fianco.
“Quest’anno
tutto sarà finito, ti rendi conto?” chiese Celine, impaziente che il treno
partisse e li riportasse a quella che nonostante
l’incubo che potesse sembrare per lei, sentiva ormai essere la sua casa.
“Lo
dici perché non vedi l’ora che arrivi quest’estate, vero?”
Chiese
lui con un sorriso sul volto quando voltandosi verso di lei, la vide alzare il suo visetto e sorridergli. C’era confidenza tra loro
e un’intimità che tutti scambiavano per altro. Prendevano in giro Dedalus dicendo che le era amico solo
perché lei ogni tanto gliela dava e lei come sempre figurava come quella che
non se ne lasciava scappare nemmeno uno… perfino i
mezzosangue.
“Ovvio.
Andremo a New York dai tuoi nonni e… spero davvero sarà l’occasione per poter
iniziare una nuova vita lontano da qui… Insomma, vuoi forse dirmi che non sei
emozionato quanto me dello stage che faremo a Ilvermorny?” Domandò Celine, mordendosi il
labbro inferiore, mentre lui si trovava ad assentire prima di scoppiare a
ridere insieme a lei e mostrarsi eccitato in egual modo.
“Il
nostro sogno diventerà realtà! Wow, mi sembra incredibile che Silente abbia davvero presentato il nostro progetto al Preside Ilvermorny e che lui ci voglia lì per
presentarglielo! Ho già pensato ad alcune idee che ti piaceranno! Vuoi
sentirle?”
“Ok
ok, se da qui fino ad Hogwarts dovremo parlare d’affari,
collega, meglio fare rifornimenti!” lo beffeggiò lei
con un simpatico buffetto, prima di recuperare dalla sua borsa qualche galeone
e così congedarsi il tempo necessario per raggiungere la signora del carrello
dei dolci.
Celine
era appena uscita dallo scompartimento, con ancora il
capo basso per contare i galeoni quando senza rendersene conto si scontrò con
qualcuno verso il quale porse le sue scuse sbrigative. Era inutile mostrarsi
gentile e apprensiva quando ormai chiunque su quel treno aveva dei pregiudizi
che non avrebbe mai cambiato. Tuttavia, quando alzò
il volto la giovane non poté non essere sorpresa. Da quanto sapeva l’Espresso
per Hogwarts di solito era riservato agli
studenti e non aveva mai visto un adulto a bordo, a parte la strega da cui era
diretta.
Lo
sconosciuto indossava un completo da mago molto
consunto, rammendato in più punti. Aveva l’aria stanca e malata. Benché fosse
piuttosto giovane, i suoi capelli castano chiaro erano striati di grigio.
“Ehm,
scusi ancora…” ripeté dunque più convinta Celine pensando che quanto meno con uno sconosciuto poteva sforzarsi di essere
un poco meno scontrosa del solito.
“Oh
no scusami tu, ero distratto… stavo cercando uno scompartimento vuoto per
schiacciare un pisolino” gli rivelò quello con una semplicità disarmante che
fece quasi scoppiare a ridere la giovane, la quale
non riuscì a non placare la sua curiosità.
“Professore
R.J. Lupin… interessante…” sussurrò, quando abbassando lo sguardo era incappata
nella valigetta lisa che teneva in mano. Era tenuta insieme da una grande quantità di spago legato con cura e il nome era stampato su un
angolo a lettere un po’ sbucciate.
“Osservatrice
attenta Miss…”
“Celine”
si affrettò a dire lei. Le era venuto spontaneo. Era così abituata a evitare di
pronunciare il suo cognome che… due secondi più tardi
lo trovò estremamente stupido. Tanto, in ogni caso, se quell’uomo fosse
divenuto il suo professore lo avrebbe scoperto.
Dal
canto suo, Remus si trovò ad aprirsi in un
sorriso un po’ sghembo dettato anche da un imbarazzo che andò a crearsi senza un vero perché. Probabilmente il tutto era dovuto a quella
studentessa dal carattere deciso e strafottente che, alta quanto lui, lo
guardava senza alcuna traccia di disagio. Nonostante la giovane età, possedeva
una sicurezza che a lui era sempre mancata.
Mentre il silenzio tra i due diveniva palpabile, l’Espresso
di Hogwarts puntava dritto a nord e il
paesaggio fuori dal finestrino diventava sempre più cupo e selvaggio, intanto
che le nuvole nel cielo si infittivano.
“Spero
solamente che sarà all’altezza del ruolo Professore,
se i miei conti non sbagliano sarà l’ennesimo insegnate di Difesa Contro Le
Arti Oscure… o dico male?”
Celine
aveva piegato il viso da un lato in un’espressione altezzosa e indagatrice,
come se godesse della sua innata capacità di mettere
a disagio gli altri.
“Lo
dico solo perché pare avere l’aspetto di uno che basta una bella fattura a
sistemarlo…” infierì ancora, portando il professore a fare un passo nella sua
direzione, lo sguardo alto e severo.
“Non
credo che sarebbe un buon modo per Serpeverde di iniziare l’anno, se già fossi
costretto a togliere dei punti che ancora non avete…”
Touché.
Celine si considerò soddisfatta di vederlo reagire in quel modo inaspettato,
lei che già si era fatta un’idea su di lui come un professore che sarebbe stato facile manipolare. Era lieta di essere stata
smentita, era stato sempre fin troppo facile per lei riuscirci.
Lo
sguardo glaciale della studentessa fu catturato da tre figure lontane alle
spalle dell’uomo, le stesse che la costrinsero a mettere fine a quel divertente tête-à-tête.
“Giusto,
ma la avverto, dovrà abituarsi, non sono solita rispettare le regole… non amo
particolarmente le convenzioni…” lo informò lei, posandogli una mano sul
braccio per superarlo. “Ah… buona pennichella allora… ci si vede a scuola…” concluse con un sorriso furbo, prima di
voltarsi e continuare la sua camminata per il corridoio con un gran sorriso sul
volto. Che avesse trovato la distrazione perfetta per far passare velocemente
quel suo ultimo anno?