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Autore: Fiore di Giada    24/10/2022    2 recensioni
Ad un tratto, da una strada laterale , apparve un motociclista, in sella ad una Ducati rossa.
Genzo sbarrò gli occhi, sorpreso. Impallidì.
Poi, strinse le mani sul volante e premette il piede sul freno. No, doveva impedire una tragedia!
L’auto, tuttavia, non si fermò e investì la Ducati.
La moto cadde e il corpo del motociclista venne sbalzato a diversi metri di distanza.
L’energia dell’impatto piegò il metallo del paraurti e il parabrezza, con un forte scricchiolio, si infranse.
Il braccio destro del giovane si piegò in un angolo innaturale e l’osso squarciò la pelle.
Poco dopo, l’atleta nipponico si accasciò sul volante, quasi privo di conoscenza. Era dunque finita?
Sarebbero morti insieme?
La BMW, con un lungo, fastidioso stridio, si fermò, lasciando lunghi solchi sull'asfalto, simili a nere ferite.
Genere: Hurt/Comfort, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Genzo Wakabayashi/Benji
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Con un gesto deciso, Genzo chiuse le valigie, che erano posate sul suo letto.
Poi, le prese e le appoggiò contro il muro. Finalmente, aveva terminato di preparare le sue valigie.
Mancavano circa quattro ore alla partenza del suo pullman e poteva concedersi un breve riposo.
Si distese sul letto e incrociò le mani dietro la schiena, lo sguardo fisso sul soffitto. Presto, tutto sarebbe concluso,
Nessuno avrebbe dovuto temere per la propria incolumità, a causa della sua presenza.
Con lentezza, chiuse le palpebre e l'ira divampò nel suo cuore. Perché si accanivano con gli innocenti?
Era colpevole, ne era cosciente, ma non era giusto colpire le persone a lui più care.
Scosse la testa e aprì gli occhi. Perché la sua mente era occupata da simili pensieri?
La sua sofferenza si inaspriva e, inesorabile, si aggiungeva al peso che opprimeva il suo cuore.
Spero possiate capirmi., pensò. Non sapeva perché, ma, in quel momento, il suo pensiero si volgeva ai suoi compagni di nazionale.
Con loro, aveva condiviso una gran parte del suo cammino di calciatore e gli erano assi cari, malgrado le pur forti divergenze.
No, non posso cedere ai ricordi. Devo essere forte., si disse, deciso. I ricordi, per quanto dolci, indebolivano la sua decisione.
Ma non poteva permettersi tali, dolci debolezze.

Con un debole fruscio, la porta della stanza si aprì ed entrò Karl.
Il giovane lanciò brevi occhiate all'ambiente, poi un mezzo sorriso sollevò le sue labbra.
Hai lasciato qui parte dei tuoi libri e dei tuoi CD. – affermò. Forse, non era tutto perduto.
Genzo voleva ritornare nella sua terra d'adozione, ma riteneva questo suo legittimo desiderio un'utopia e cercava di soffocarlo.
Quegli oggetti, a lui così cari, lasciati sugli scaffali, indicavano una volontà di non abbandonare la sua vecchia vita.
La sua indole energica, per quanto provata dagli eventi, non era svanita.
Genzo si alzò dal letto e, per alcuni istanti, fissò lo sguardo sui libri.
Puoi prenderli. Abbiamo gusti letterari e musicali simili. – affermò, la voce pacata, seppur percorsa da una nota di malinconia.
Hai detto bene. Per questo declino la tua offerta. Non mi piacciono i doppioni. – replicò il tedesco, apparentemente tranquillo. In realtà, aveva compreso le intenzioni del compagno.
Nelle intenzioni di Genzo, quello era un regalo d'addio, ma lui, nei limiti delle sue possibilità, doveva lasciare la porta aperta alla speranza.
No, non avrebbe contribuito al rafforzamento di una simile idea nel suo compagno.
L'asiatico, per alcuni istanti, tacque, poi gli appoggiò le mani sulle spalle.
Va bene. Però, ho un'ultima richiesta. Puoi esaudirla? – domandò.
Di che si tratta? – chiese il tedesco.
A te piacciono i Queen, mentre a Hermann i Pink Floyd. Ho diversi vinili di queste band. Prendeteli, sono vostri. – affermò.
A stento, il giocatore tedesco trattenne un gemito. No, doveva mantenere il controllo.
Puoi sempre darglieli di persona. E vorrei riceverli anche io dalle tue mani. – obiettò l'altro.
Il giocatore orientale, per alcuni istanti, rifletté sulla frase del compagno, poi annuì. Sì, la mente di Karl, ancora una volta, si era mostrata lucida e penetrante, come una lama affilata.
Entrambi meritavano un addio personale.

Un po' di tempo dopo, l'auto di Karl arrivò alla Stazione Centrale di Amburgo.
Decine di persone percorrevano in entrambi i sensi il parcheggio.
Genzo, per alcuni istanti, rimase immobile, come una sbarra di metallo, il petto sollevato da lievi ansiti.
Che ti succede? chiese Karl, la fronte corrucciata.
Non sareste dovuti venire. Potrebbero riconoscervi. E non so cosa potrebbe succedere. dichiarò. Nella sua mente, si dispiegavano i ricordi della dolorosa partita contro lo Stoccarda.
Temeva la natura imprevedibile di simili soggetti e nella sua mente si affollavano scenari inquietanti.
Non angosciarti. Non ci guarderanno. affermò, il tono tranquillo.
L'orientale lo squadrò, perplesso. L'affermazione di Karl gli pareva alquanto strana.
Lui aveva subito le peggiori conseguenze di quell'ondata di odio, eppure non sembrava turbato.
Questi soggetti sono violenti, è vero, ma sono anche stupidi. Loro si aspettano che tu parta in aereo, magari con un jet privato. Non concepiscono che una star del calcio, nonostante i soldi guadagnati, possa essere di costumi sobri. Per questo, non hai nulla da temere. affermò, calmo.
Si massaggiò le tempie e sbatté le palpebre. Credeva nelle sue affermazioni, ma non poteva negare la sua inquietudine, a causa della remota possibilità di una loro presenza.
Tuttavia, doveva mantenere la calma, per dare al suo compagno una partenza serena.
Entriamo. Andrei ed Hermann ci stanno aspettando.

I due giovani uscirono dall'auto e si avviarono verso la stazione.
Di tanto in tanto, qualcuno posava sguardi sui due, poi ritornava alle proprie attività.
Bene. Per ora, sta andando tutto bene., si disse il Kaiser. Certo, si era accorto delle occhiate perplesse dei presenti, ma erano state passeggere.
Nessuno si era accorto di loro.

Giunsero nella piazzola di sosta degli pullman e si guardarono intorno, in cerca di Andrei ed Hermann.
Poco dopo, Karl li scorse a diversi metri di distanza, impegnati in una animata conversazione.
Di tanto in tanto, l'ex rugbista rumeno, ad un'affermazione del tedesco, accennava ad un sorriso.
Ma guarda. Parlano come vecchi amici. esclamò il centravanti, compiaciuto.
Genzo gli lanciò un'occhiata stupita.
Andrei è gentile, ma non ama mostrare le sue emozioni, se non con persone di sua fiducia. Quel pestaggio ha accentuato questo lato del suo carattere. E' strano vederlo sorridere con una persona che conosce da poco. – spiegò.
Non è stupido. Ha capito la natura di Hermann. affermò Genzo, deciso.
Il Kaiser, a quelle parole, annuì, poi, assieme all'amico, si avviò verso gli altri due.

Pochi minuti dopo, li raggiunsero.
Manca ancora molto, Andrei? chiese l'attaccante tedesco in rumeno.
L'ex rugbista abbassò lo sguardo sull'orologio e controllò l'ora.
Circa quarantacinque minuti. Perché? domandò, perplesso.
Genzo, comprendendo la ragione della domanda di Karl, si tolse lo zaino, che aveva sulle spalle, lo aprì e ne trasse dei dischi in vinile, chiusi in custodie di cartone nere.
Su alcuni di essi, era presente il logo dei Pink Floyd, su altri erano rappresentati i membri dei Queen.
Con espressione seria, consegnò i vinili dei Pink Floyd a Hermann e diede i dischi dei Queen a Karl.
Il mediano, sorpreso, si rigirò tra le mani i CD, poi fissò sul compagno un'espressione interrogativa.
Questi accennò ad un sorriso e guardò prima uno, poi l'altro. Certo, aveva rispettato i loro gusti, ma il suo dono d'addio gli sembrava quasi un'offesa.
I suoi due compagni gli erano stati vicini, nonostante la sua ritrosia ed erano disposti a sostenerlo, se avesse cambiato idea.
Tale generosità meritava un premio migliore di alcune scatole di vinili, per quanto rare.
Non sorprendetevi. Io vi devo molto. Spero che i miei regali vi piacciano. si limitò a dire. Anche le parole, per quanto sentite, gli apparivano deboli o troppo roboanti e non esprimevano il suo sentimento di riconoscenza.
Karl, a quelle parole, reclinò la testa verso destra, mentre Hermann indurì la mascella e strinse il pugno. Quello era un addio, ma lui non accettava un tale distacco.
Il suo compagno non aveva nessuna colpa, ma quei bastardi avevano deciso di distruggerlo colpendo loro.
Non stai partendo per la guerra. Tornerai. Tutto questo finirà. E custodirò questi vinili come un tesoro. affermò Hermann, deciso, come se stesse pronunciando un'arringa in un tribunale.
Genzo scosse la testa. Voleva credere alla speranza dei suoi compagni, ma la sua mente gli rammentava la crudele realtà.
Ormai, il calcio non faceva più parte della sua vita.


Poco dopo, il pullman da loro aspettato giunse nella stazione.
Dobbiamo andare, Genzo. dichiarò Andrei, serio.
Con un cenno del capo, l'asiatico annuì e strinse la mano prima a Karl, poi a Hermann.
Grazie ancora di tutto. mormorò, il tono forzatamente deciso. Era giunto il momento dell'addio e il suo cuore era dilaniato.
Ma non poteva mostrare la sua pena o avrebbe aumentato il distacco.
Sistemò i suoi bagagli nella stiva, che era stata aperta, poi salì sul pullman, seguito da Andrei.
L'ex rugbista provò a sollevare la valigia, ma una fitta di dolore deformò il suo viso e piegò il ginocchio.
Aspetta, ti aiuto io. Siediti.– si offrì Genzo.
Andrei sedette e, senza alcuna fatica, il giovane prese la valigia dell'altro e la sistemò sulla cappelliera.
Poi, occupò il posto accanto a quello del compagno e appoggiò la fronte contro il vetro del finestrone.
I suoi occhi si posarono sulle figure dei tedeschi, che erano rimasti ad attenderlo, e luccicarono di commozione. Erano ancora lì e attendevano la sua partenza.
Sollevò la mano in un breve cenno di saluto, poi girò la testa verso Andrei. Non poteva prolungare con loro un contatto doloroso, per quanto labile.
Avrebbe inasprito la pena per la sua partenza.
Poco dopo, con un breve scoppiettio, il pullman si mise in moto e si allontanò.


P.S.: sono tornata, dopo un periodo un po' infernale.
Spero che ora si sia concluso.
Sono riuscita a scrivere il capitolo della partenza di Genzo. Spero vi piaccia, anche se a me pare confusionario. Se avete obiezioni logistiche, fatemele sapere.
Che dite, vi piacciono i gusti musicali dei nostri? O avreste preferito altro? (no, non sono gruppi che seguo)
   
 
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