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Autore: Dreamer47    26/10/2022    1 recensioni
È il 2005.
Sam e Dean sono ancora all'oscuro dei piani di Azazel.
Le loro giornate sono intrise di mostri e di streghe, vogliono ancora trovare John ed uccidere l'assassino di Mary, quando una ragazza incontrata per caso entrerà a far parte della loro vita.
Hunters' legacies non è solamente la storia dei fratelli Winchester, ma anche quella di Abby Harrison, una giovane ragazza dal cuore spezzato e dal destino turbolento il cui unico scopo è la vendetta.
Insieme, riusciranno ad ottenere ciò che vogliono più di ogni altra cosa.
Genere: Erotico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: AU, Soulmate!AU, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Più stagioni
Capitoli:
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HUNTER LEGACIES
Capitolo 17.

 
Abby afferrò il mucchio di vestiti sparsi per il salotto e sollevò gli occhi la cielo pensando a quanto condividesse con i suoi due fratelli il disordine più totale, mentre caricava i vestiti in lavatrice ed iniziava a pulire la cucina, rimettendo in ordine i piatti lasciati sporchi dalla colazione che ancora giacessero sull'isola di marmo, prima che Dan e Silver scappassero rispettivamente per il lavoro e per la scuola.
Abby sbuffò sonoramente e non volle neanche immaginare come riducessero la casa quando lei era impegnata in qualche caccia.
Sistemò il resto delle stanze, impegnandosi nel far splendere ogni singolo angolo della sua casa per far scivolare via quella giornata priva di impegni; sbuffò quando si ritrovò seduta sul divano senza più altro da fare solamente alle undici e trenta del mattino: non aveva richiesto indietro il suo lavoro al pub, non dopo che qualche anno prima lo avesse lasciato con una semplice telefonata e senza neanche un preavviso, per riprendere la sua vita da cacciatrice. 
Così sospirò ed iniziò a guardarsi attorno alla ricerca di qualcosa altro che potesse tenerla impegnata, battendo il piede sul pavimento con un grande nervosismo, perché odiava stare ferma a non far nulla. 
Quando improvvisamente il suo telefono squillò, quasi si lanciò per rispondere, sperando che fosse qualche cacciatore alla disperata ricerca di un aiuto; per qualche istante trattenne il respiro e si morse il labbro inferirore, mentre leggeva il nome di chi la stesse chiamando.
Riprese a respirare con regolarità e accennò un sorriso, facendosi coraggio e portandosi il telefono all'orecchio, accorgendosi di come la voce le fosse tremata per la sorpresa. "Ciao Dean". 
Per dei lunghi istanti, Abby ascoltò in silenzio il fiume di parole che uscì dalla bocca del suo interlocutore e aggrottò le sopracciglia mettendo su un'aria piuttosto seria, mentre il suo sorriso scemò . "Si. Arrivo subito". 
 
 
Dean si mosse in maniera impaziente mentre si guardava attorno nella piccola radura anticedente al bosco, osservando il fratello e le due donne alle sue spalle, che non avevano la minima idea di cosa stessero aspettando per addentrarsi fra la vegetazione. Ma il maggiore gli fece segno di aspettare e continuò a guardare l'orizzonte con aria speranzosa, battendo i palmi uno contro l'altro in modo nervoso, fin quando il suo sorriso si allargò. 
Aveva sempre amato le entrate teatrali, specialmente con la sua auto azzurro metallizzata sempre tirata a lucido ed immacolata, ed Abby iniziò lentamente a rallentare lasciando muovere la sua auto fino ai quattro ragazzi che si voltarono a guardarla, spegnendo il motore proprio accanto all'Impala: scese dall'auto e chiuse lo sportello alle spalle, ed il maggiore non fece in tempo a bloccare lo sguardo che istintivamente partì ad esaminare il suo corpo fasciato da dei leggins neri e molto fini che mettevano in risalto le sue gambe magre e toniche, una canottiera abbastanza larga e scollata le ricopriva il busto mentre il suo tipico giubbotto di pelle completava l'opera.
Abby tirò su i suoi Ray-Ban specchati, sollevandoli fin sopra la fronte per scoprirsi il viso, e sorrise ai due ragazzi in maniera dolce. "Ciao ragazzi". 
Sam non si fece scrupoli e si avvicinò ad abbracciarla forte, ripensando al modo in cui la volta precendete l'avesse vista sanguinante, e sorrise fra i suoi capelli. "Sono così felice di vederti in forma!". 
Abby ricambiò la stretta e sorrise, ridendo leggermente per il modo energico in cui il ragazzo l'avesse stretta e poi lo lasciò andare, volgendo lo sguardo su Dean, che storse appena il naso quando li vide stringersi in quel modo: eppure ricordava benissimo quante volte Abby e Sam si fossero abbracciati prima che lui finisse all'inferno e Dean non ne fosse mai stato infastidito. 
Si avvicinò al maggiore e lo abbracciò forte senza dire niente e Dean non riuscì a fare a meno di stringerla a sè nonostante la rabbia non gli fosse ancora passata. Sospirò rumorosamente quando sentí la ragazza stringersi di più a lui in maniera diversa rispetto a come avesse fatto con Sam, e sciolse l'abbraccio. Si schiarí la gola e divenne più serio, indicando la donna dai capelli rossi a fianco a Ruby con un dito ed Abby capì che fosse proprio la ragazza di cui gli avesse parlato per telefono. 
"Abby lei è Anna, la ragazza angelo, e Anna questa è Abby.. un'amica". 
Abby cercò di non prestare molta attenzione al modo in cui Dean l'avesse definita ed al modo divertito in cui Ruby se la stesse ridendo mentre la guardava ma la ignorò avanzando verso la ragazza dai capelli rossi, che aveva uno sguardo di chi ne avesse passate tante. "Ciao Anna..". 
La ragazza angelo, così come la definiva Dean, si avvicinò nella sua direzione mentre la guardava negli occhi con aria incerta e le afferrò una mano, facendo sollevare un sopracciglio ad Abby, che divenne confusa. "Il tuo viso, i tuoi occhi: mi sei così familiare. Io ti conosco?". 
"Mi dispiace, non credo di averti mai visto.." sussurrò Abby aggrottando le sopracciglia e divincolandosi dalla presa della ragazza come se ne fosse stata infastidita, scuotendo la testa e voltandosi verso i due ragazzi, ignorando Ruby. "Allora: mi avete chiamata perché vi serve una guida in questi boschi, giusto?". 
"Li conosci bene quanto dici?" chiese Ruby intromettendosi ed avanzando verso di lei a braccia conserte, scocciata dalla sua presenza. 
Abby riuscì ad ignorarla completamente controllando il respiro e non facendosi prendere dalla collera che l'assalisse ogni volta che vedesse quel demone, e alternò lo sguardo fra i due ragazzi e la ragazza, soffermandosi su di lei e sorridendole. "Puoi stare tranquilla, non c'è nessuno che conosca questi boschi come me! Vivo in Kentucky da tutta la vita, mio padre mi portava qui molto spesso, sai: l'addestramento, sparare alle lattine, roba da cacciatori. Adesso andiamo a cercare la tua grazia". 
 
 
La forte esplosione costrinse i ragazzi a coprirsi gli occhi e a voltare il viso dalla parte opposta rispetto a quella grande luce bianca che avesse investito il loro rifugio, nel momento in cui Anna riuscì a rubare la sua grazia ad Uriel, che a sua volta l'avesse rubata dalla quercia formatasi nel 1985 quando Anna si fosse incarnata sotto forma umana. 
Abby dovette riconoscerlo, Dean e Ruby avevano fatto un ottimo lavoro di squadra: dato che inferno e paradiso si contendessero la vita di Anna, Dean aveva stretto un patto con gli angeli per guidarli fino al loro rifugio e Ruby fece lo stesso con i demoni, in maniera tale da dare il tempo ad Anna di riprendersi la sua grazie e nel frattempo fare scontrare fra di loro le due sponde opposte che tanto la rivolessero indietro. 
Anna si dileguò subito dopo aver riavuto la sua grazia ed i demoni andarono via immediatamente nel tentativo di seguirla per accaparrarsela, e lo stesso fecero gli angeli, ma non Castiel e Uriel. 
L'angelo in trench avanzò verso i tre ragazzi con uno strano sorriso compiaciuto sul volto, ma mantenendosi molto serio mentre li osservava con il suo sguardo penetrante. 
Abby lo guardò e sollevò un sopracciglio, provando una forte simpatia nei suoi confronti, mentre gli occhi dell'angelo si posarono sui suoi azzurri facendola sentire appena a disagio. "Tu devi essere l'angelo che ha salvato Dean dall'inferno, giusto?". 
Castiel annuì brevemente e la guardò con aria seria, scrutando nella sua anima e  sollevando una mano fino a sfiorare la sua fronte con i polpastrelli del medio e indice destri.
Abby rimase paralizzata, trattenendo una risata e volgendo lo sguardo verso i due ragazzi che lo guardassero in maniera confusa quanto lei. "Amico, dobbiamo lavorare sulle strette di mano. Qui da noi non è così che si fa". 
"Tu non ti ricordi di me". 
Non c'era alcuna intenzione interrogativa nella voce solenne di Castiel, nè il minimo accenno di dubbio. Piuttosto, la ragazza ebbe l'impressione che l'angelo davanti a lei che ancora la scrutasse, si stesse limitando a descrivere qualsiasi cosa avesse visto dentro di lei attraverso quel contatto.
Castiel ritrasse la mano lentamente e continuò a guardarla con i suoi occhi blu, osservando il suo buffo modo di reagire, ma il disaggio crebbe in Abby, la quale aggrottò le sopracciglia e fece un passo indietro, guardandolo con aria confusa mentre si schiariva la gola. 
"Castiel!".
Uriel lo richiamò con aria intimidatoria, ma l'angelo continuò a guardare la ragazza con serietà, scrutando nei suoi occhi confusi ed ignorando i due ragazzi che chiedessero spiegazioni al posto di Abby, rimasta intrappolata dai suoi occhi angelici. "Ma come potresti ricordare? Eri solamente una bambina". 
Abby trovò il coraggio di mandare giù il nodo in gola che le bloccasse la parola e deglutí a fatica, guardandolo con aria accigliata. "Ma di che stai parlando?". 
"Castiel!". Uriel continuò a richiamarlo spazientito, ma l'altro angelo gli intimò di fare silenzio con un cenno della mano. 
Si avvicinò alla ragazza e si sforzò di sciogliere la sua espressione solenne ed intimidatoria, sorridendo appena ed annuendo. "Tuo padre era un grande guerriero. Io e Anael abbiamo insistito parecchio affinché ti lasciasse e ci siamo assicurati personalmente che la sua anima potesse riposare per sempre nel Paradiso Celeste. Tuo padre è in pace Abby, puoi rasserenarti adesso". 
La prima cosa che Abby avvertì cambire dentro di sè, fu proprio il suo stomaco: percepì una stretta stritolarle gli organi mentre gli occhi iniziarono a pizzicarle, tanto che dovette distogliere lo sguardo per qualche istante dopo aver udito quelle parole. Presto strinse i denti e mandò giù il groppo alla gola che le impedisse di parlare, mentre sentiva Dean muoversi alle sue spalle per avvicinarsi, percependo il suo sguardo curioso sulla schiena.
Aggrottò le sopracciglia e avrebbe tanto voluto che quel momento non finisse mai, cercando di prolungarlo il più possibile mentre domande su domande iniziarono ad attanagliarle la mente. "Chi è Anael? E perché avreste dovuto preoccuparvi così per mio padre?". 
Castiel respirò profondamente e pensò che se avesse davvero rivelato alla ragazza tutto ciò che riguardasse l'interazione di suo padre con gli angeli, Abby l'avrebbe creduto pazzo. Continuò a guardarla con aria solenne ed annuì brevemente. "Perché tuo padre, proprio come sarà Dean, è stato uno strumento terrestre delle nostre armate spirituali. Sono contento di sapere che anche tu, come lui, hai una fede molto ferrea". 
Ad Abby scappò un sorriso divertito e scosse la testa stringendo i denti per la rabbia, senza mai però interrompere quel collegamento che si fosse appena instaurato distogliendo lo sguardo. "Ti stai sbagliando, angelo: io non credo nel tuo Dio". 
"È forse corretto smettere di credere in un'Entità Superiore solamente perché non ti ha concesso un miracolo?" chiese Castiel aggrottando le sopracciglia e sforzandosi molto per riuscire a capire quali pensieri echeggiassero per la mente dell'umana davanti a sé. "Eppure sai che Dio ti ha concesso un grosso lusso riservato solamente ai veri credenti, quando ti ha permesso di rivedere tuo padre in sogno". 
Abby deglutí a fatica e capí immediatamente a cosa si riferisse l'angelo davanti a sé, ma scosse ugualmente la testa perché non voleva credere che quello che avesse visto quando Azazel l'avesse rapita fosse veramente suo padre. Non poteva essere vero, doveva essere frutto della sua immaginazione. 
Castiel sospirò rumorosamente e la guardò negli occhi pieni di titubanza e di tristezza, chiedendosi perché gli umani dovessero essere così difficili e duri di comprendonio. "L'hai detto anche tu, era solo un sogno!". 
"Era la manifestazione di tuo padre, che ha terminato le sue incarnazioni ed è stato accolto in Paradiso per poter riposare per sempre nei campi sempre verdi del Signore" rispose Castiel aggrottando le sopracciglia, non capendo perché si ostinasse così tanto ad essere diffidente. "Non posso sapere come deve essere difficile per te: da quando hai iniziato a camminare hai passato ogni tuo istante insieme a tuo padre, e adesso passerai il resto della tua vita senza di lui, non lo rivedrai mai più. Dev'essere molto doloroso. Ma non dimenticare mai che tutto quello che ti ha insegnato è vero e tutto ciò che ha fatto sotto nostro consiglio, è stata la scelta più giusta che potesse fare per te: ti ha istruita, ti ha insegnato a combattere e ti ha dato la possibilità di poter scegliere con il tuo libero arbitrio il bene, affinché tu potessi respingere il male delle tue incarnazioni precedenti".
Abby trattenne il pianto e si morse l'interno della guancia: ascoltare quelle parole era davvero dura e Castiel non faceva altro che aumentare la dose, continuando a leggere il dolore che albergasse dentro di lei da ormai qualche anno; ma nelle parole dell'angelo riconobbe le stesse che suo padre le avesse ripetuto sin da quando era solamente una bambina. Prove, cicli esistenziali, reincarnazione.
Lo guardò con aria rassegnata, scuotendo però la testa ed abbassando lo sguardo, segno che non avrebbe più replicato lasciando la conversazione morire in quel modo. 
Un fruscio giunse alle sue orecchie e quando sollevò lo sguardo non trovò più i due angeli ad osservarla, ma solamente Sam e Dean che con aria confusa rivolsero lo sguardo come se lei avesse capito di cosa diavolo stesse parlando Castiel, e ad Abby scappò un sorrisetto ironico perché non aveva la più pallida idea di come iniziare a spiegare ciò che Castiel le avesse davvero comunicato in quella breve conversazione. 
 
 
Si mosse nervosamente all'interno della sua cucina, bevendo una copiosa quantità di Scotch e respirando velocemente mentre il petto le bruciava per l'alta gradazione alcolica della sua bevanda: se ne versò un secondo ed un terzo bicchiere, quando percepí dei passi veloci verso di lei che le strapparono via la bottiglia ed il bicchiere. 
"Ma la vuoi piantare?!" chiese Dean guardandola in cagnesco, chiudendo di scatto la bottiglia e ponendola sullo scaffale alto della cucina, al quale sapeva che Abby non sarebbe potuta arrivare senza l'utilizzo di uno sgabello. 
La ragazza lo guardò in cagnesco e strinse gli occhi, maledicendo se stessa per aver fatto sì che i due Winchester la seguissero a casa sua dopo lo scontro fra angeli e demoni, e sospirò rumorosamente; si mosse nervosamente verso lo studio sempre sotto chiave di suo padre, notando il grande disordine che avesse lasciato dopo il suo passaggio di meno di un quarto d'ora prima, quando aveva messo tutto a soqquadro per trovare almeno una citazione della parola angelo fra i suoi appunti. 
"È inutile, è tutto inutile! Non troverò una risposta qui!" esclamò Abby alzando il tono della voce e colpendo malamente con una manata un fascicolo delle carte di suo padre, facendolo cadere rovinosamente a terra. 
"Ma cosa sei? Una bambina? Datti una calmata!" esclamò Dean continuando a seguirla per la casa per evitare che facesse altri danni in giro per le stanza alle tre del mattino. "E vuoi abbassare la voce prima che Dan venga qui con una mazza da baseball? I tuoi fratelli stanno ancora dormendo!". 
Abby assottigliò nuovamente gli occhi e lo guardò in cagnesco peggio di prima, stringendo i pugni vicino alla scrivania massiccia di legno di suo padre e sbuffando sonoramente; distolse lo sguardo fino a Sam, che rimase seduto su una delle due poltrone nello studio a sfogliare i fascicoli e le informazioni che suo padre avesse accumulato negli anni, per poter trovare almeno una risposta da dare alla ragazza. 
"Perché non ti togli dai piedi e mi lasci in pace una buona volta, mmh?!". 
Dean sollevò un sopracciglio ed ascoltò le sue parole ricambiando la sua occhiataccia, mettendo una mano sul fianco e puntandole un dito contro. "Ascoltami bene, sesto senso: ho capito benissimo che qualcosa del discorso di Castiel ti ha sconvolta e che non vuoi dirmelo, ma non farti incasinare la testa da quei figli di puttana alati che vogliono solamente renderti vulnerabile per utilizzarti a loro piacimento, sono stato chiaro?!". 
Abby avrebbe voluto colpirlo in viso perché in quel momento il suo principale bersaglio era proprio Dean e aveva incalanato tutte le sue emozioni negative nei suoi confronti, ma doveva ammettere che Dean avesse ragione: era sconvolta perché aveva capito qualcosa che a loro fosse sfuggito. Sospirò e si sedette sulla poltrona girevole posta dietro la scrivania, osservando brevemente il computer molto antico di suo padre che si fosse sempre ostinato a tenere, impedendo che i suoi figli gliene comprassero uno nuovo per via del suo rifiuto della tecnologia, ed Abby sorride amaramente ripensando al suo papà. 
"Sentite ragazzi, mio padre ha sempre creduto che ci fosse un ritorno dopo la morte, per permettere alle anime di riscattare le azioni sbagliate che avessero commesso nelle vite precedenti e io..". 
"E tu gli hai creduto e basta?" chiese Dean sollevando un sopracciglio con aria divertita, meritandosi un'ulteriore occhiataccia da parte della ragazza. 
Abby fece una smorfia ignorandolo e concentrandosi su Sam, che invece aveva tutta l'aria di essere interessato, tanto che guardò male Dean per qualche istante e gli diede una pacca sulla spalla. "E allora? Centinaia di culture pensano che questo tipo di vita sia possibile, Dean". 
Il maggiore fece spallucce, non avendo la minima intenzione di credere a delle cose simili e prese posto accanto al fratello, osservando entrambi con espressione divertita. "Va bene, ma a parte queste stronzate angeliche cos'è che ti ha sconvolto?". 
Abby sospirò e si appoggiò con i gomiti al tavolo di suo padre, mordendosi il labbro con nervosismo ed alternando lo sguardo fra i due. "Castiel ha detto che mio padre parlava con gli angeli, con uno in particolare: Anael. E che l'ha guidato per istruirmi a non cedere al male delle mie incarnazioni passate". 
"E tu gli credi?" chiese Sam guardandola con aria curiosa e chiudendo i fascicoli del padre della ragazza con cura, posandoli delicatamente sulla scrivania. 
"È questo il punto: non lo so" sussurrò Abby facendo spallucce e sospirando. "Ma con questa storia dell'Apocalisse e dei sigilli che Lilith sta spezzando non vorrei perdere del tempo prezioso". 
Dean scambiò un'occhiata con il fratello e scosse la testa, perché gli dispiaceva davvero che Abby fosse così confusa e piene di domande a cui solamente un pennuto angelico avrebbe potuto rispondere. Come aveva detto lei, c'era Lilith e l'Apocalisse da evitare, quindi non le si presentavano davanti molte possibilità. 
"Mentre camminavamo nel bosco, Anna mi ha raccontato ciò a cui si è sottoposta per ricordare chi fosse, e io ho pensato che..". 
"Vuoi farti ipnotizzare anche tu? Ma sei impazzita?". 
Abby rivolse un'altra occhiata di fuoco verso Dean, che quel giorno aveva deciso di farle perdere le staffe ancor di più del solito, e strizzò gli occhi mentre si massaggiava le tempie perché non voleva davvero rispondergli male.
"Si, è proprio quello che voglio fare. Il punto è che io non conosco la donna che ha ipnotizzato Anna, ma voi si". 
"Pamela non avrà nessuna voglia di aiutarci di nuovo dopo quello che le hanno fatto gli angeli" rispose Sam scuotendo la testa e sospirando con delusione. 
Abby alternò lo sguardo fra i due e sorrise audacemente, sollevando un sopracciglio in maniera sicura di sé. "Fatemi parlare con lei. Un tentativo. Se dirà di no dopo che le avrò spiegato ciò di cui ho bisogno, farò finta che la conversazione con Castiel non sia mai accaduta. Promesso". 
 
 
Dean sputò fuori l'aria dai suoi polmoni con forza, sbuffando sonoramente, e scosse la testa osservando Abby seduta su una sedia di legno al centro della panic room costruita da Bobby, mentre Pamela le sedeva accanto con aria sorridente: Dean sapeva che Abby sarebbe riuscita a convincerla telefonicamente e che sarebbe stato costretto ad assistere mentre veniva torturata dai ricordi che non le appartenessero più, solamente per un suo capriccio. 
Si disse che, ammesso che la reincarnazione esistesse, ci doveva essere un motivo per il quale le persone non ricordassero nulla del loro passato. Sfidare la sorte e aprire quella porta, non avrebbe fatto trovare le risposte ad Abby, ma l'avrebbe solamente portata alla pazzia, o peggio. 
"Allora tesoro, sei pronta?" chiese Pamela sorridendo e volgendo il capo nella sua direzione, nonostante non potesse vederla. Ma Abby era tesa come un manico di una scopa perché, nonostante morisse dalla voglia di farlo, aveva paura di ciò che avrebbe potuto scoprire. "Non essere nervosa, vedrai che andrà tutto bene". 
Abby annuì e sospirò, guardandosi attorno e notando Dean scuotere la testa e, con un rumoroso sospiro, uscire dalla stanza per chiamare Sam e Bobby al piano di sopra, e deglutí a fatica. 
"Sai che quel testone non mi ha neanche guardata, la prima volta che mi ha vista? Avrei voluto portarmelo a letto quando è tornato in vita, ma i suoi pensieri erano tutti rivolti a te quando è venuto a casa mia per farsi aiutare a scoprire chi lo avesse fatto uscire dall'inferno.. " sussurrò la donna aggiustando i suoi occhiali spessi e neri sul naso, ridendo di gusto. "E anche qualche giorno fa quando ho ipnotizzato la ragazza angelo, ho capito subito che Anna fosse interessata a Dean, ma sai cos'ha fatto lui? Ha respinto le sue avance perché pensava sempre e solo alla piccola Abby che non lascia mai i suoi pensieri". 
Abby aggrottò le sopracciglia e la guardò con aria curiosa, rimanendo basita per ciò che Pamela avesse riversato su di lei non appena Dean fosse uscito dalla stanza. "Ma tu come fai a sapere..". 
"Sono una sensitiva, leggo nella mente. E posso dirti che Dean è ancora molto arrabbiato per ciò che è successo fra te e Sam, piccola.." sussurrò Pamela accennando un sorriso sincero e carezzandole delicatamente il braccio sinistro, e per un attimo Abby provò la sensazione che le stesse parlando come avrebbe fatto una sorella maggiore e sorrise. "Ma lui ti ama ancora profondamente: quando è venuto a prendermi qualche ora fa per portarmi di nuovo qui, non ha fatto altro che pensare a quanto non avrebbe permesso a nessun angelo o demone di avvicinarsi a te durante tutto il viaggio, perché sei troppo preziosa per lui. E poco fa prima di uscire ha ricordato tutti i momenti belli in cui lo hai fatto stare bene e si è sentito amato da te, solamente per trovare la forza di lasciarti soffrire su questa sedia mentre ti ipnotizzo, perché è una tua scelta e non vuole controllare la tua vita in sua funzione. Vuole lasciarti libera di scegliere: cosa fare, dove andare, chi amare". 
Abby ascoltò le sue parole a bocca aperta e aggrottò le sopracciglia sgranando gli occhi, sbalordita dal fatto che Pamela avesse scoperto tutte quelle informazioni mentre si limitava a stare seduta vicino a Dean mentre la portava da Bobby, e proprio quando aprì la bocca per dire qualcosa, scorse Dean con aria scocciata entrare all'interno della panic room seguito dal fratello e Bobby, con lo sguardo tipico di chi avesse udito l'intera conversazione; Abby osservò Bobby sedersi vicino alla soglia della porta, mentre Sam e Dean si disposero rispettivamente alla sua destra ed alla sua sinistra, serrando entrambe le braccia al petto e guardandola con aria seria. 
Disse a Pamela di essere pronta solamente dopo aver scambiato una veloce occhiata con Dean, che si sforzò di sorridere ed annuì lentamente, e sentí le mani di Pamela nuovamente sul suo braccio per instaurare una sorta di contatto che le permettesse di guidarla durante la sua recessione. "1,2,3, stai dormendo". 
Gli occhi di Abby si chiusero a comando, facendola cadere in un sonno profondo mentre tutto attorno a sé sparì e divenne buio e profondo: sentì il terreno mancarle sotto i piedi ed ebbe la sensazione di scivolare in uno spazio vuoto e scuro, di flluttuare. 
"Torna indietro a quando eri una bambina. Cosa vedi?". 
Tutto attorno a lei si modificò molto lentamente, mentre lo spazio si impregnava di un bianco lucente che le impedì di mettere a fuoco ciò che le si stesse prospettando davanti. Ma presto la scena cambiò ed un sorriso nacque slle sue labbra.
"Vedo i miei genitori e mio fratello Dan: papà è appena tornato dal lavoro. Stanno giocando con me, mentre mia madre è incita di Silver". 
Pamela respirò lentamente ed annuí, muovendo lentamente la sua mano sul suo braccio per aiutarla a trovare la via. "Bene tesoro. Adesso vai ancora più indietro".
Abby si mosse dentro la stanza in cui si fosse trovata nella sua mente, dove osservava suo padre e sua madre seduti sul divano di casa sua mentre giocavano con lei, che poteva avere più o meno uno o due anni, e Dan le ronzava attorno saltellando felice. Si diresse verso una strana porta, molto alta e robusta che emanasse una strana luce bianca delle fessure, e che realmente non esistesse nella sua casa. Abbassò la maniglia e fece pressione, ma qualcosa bloccava l'apertura e la serratura divenne incandescente, bruciandole i polpastrelli e costringendola a ritirare la mano. "C'è qualcosa che fa resistenza, Pamela. La mia pelle brucia, fa male!".
"Se vuoi conoscere la verità, butta giù quella porta Abby..". 
La ragazza annuí e prese un lungo respiro, dopodiché tornò a impugnare la maniglia con tutta la forza che avesse respirando a fatica, mentre la sua pelle bruciava sempre di più provando un forte dolore mai sentito prima d'ora: si lasciò sfuggire un gemito doloroso e dall'altra parte, Pamela intimò, ai presenti di non muoversi e di non fare rumore mentre guidava Abby nei meandri della sua mente, altrimenti sarebbe andata persa per sempre. 
Abby si fece forza e continuò a girare la maniglia, colpendo la porta con una spallata, fin quando sotto il suo peso si spalancò e la ragazza cadde in quella luce bianca, sentendosi parecchio stordita. 
Aprì gli occhi e si mise a sedere a terra: lo scenario era cambiato, si trovava dentro una stanza da letto seduta sul marmo freddo del pavimento, ed a guardarsi attorno le sembrò di essersi finita nel primo decennio degli anni mille, o almeno in base a come li immaginasse lei.
Sentí sghignazzare e si alzò curiosa, perché conosceva benissimo quella risata: era identica alla sua.
Ispezionò la stanza con dei grossi mobili di legno ed un camino sempre acceso proprio di fronte al grande letto che avesse il predominio sulla stanza, fin quando non la vide: una ragazza identica a lei con indosso dei vestiti eleganti per quel tempo, iniziò a correre dentro la stanza ridendo di gusto mentre un uomo, che dedusse essere un soldato per via della sua divisa, la inseguiva ridendo anche lui ed entrando nella stanza dopo essersi chiuso la porta alle spalle.
La ragazza finse di scappare, ma il soldato la prese dai fianchi e la fece cadere sul letto con forza, intrappolandola sotto di sé prima di chinarsi su di lei per baciarla con urgenza. 
Abby sgranò gli occhi e si lasciò sfuggire una risata divertita mentre guardava quei due iniziare a togliersi i vestiti più in fretta possibile, mentre lei sentiva un senso di appartenenza a quel luogo. 
"Perché ridi, Abby?". 
"Perché sto vedendo.. Una donna identica a me.. ha l'aria felice". 
"Cos'altro vedi?" chiese Pamela con tono pacato e tranquillo, vedendo attraverso la sua mente ciò che anche lei vedesse, ma cercando di orientarla verso ciò che potesse esserle davvero utile. 
Abby si guardò attorno e si morse il labbro, indugiando con lo sguardo su quell'uomo, che iniziò a ridere a crepapelle divertendosi a punzecchiare la ragazza mentre ancora cercava di toglierle i vestiti. 
"Facciamo piano, se mio padre ci sente ti ucciderà". 
"Oh davvero, piccola? Allora dobbiamo fare qualcosa per questo, no? Per stare insieme per sempre senza che nessuno si possa mettere fra noi due".
Abby strizzò gli occhi mentre un gran mal di testa le fece pulsare le tempie, ed iniziò a muoversi con difficoltà dentro quel ricordo; sentí freddo alle ossa e la luce del sole lasciò il posto a quella della luna, che filtrò dalle finestre aperte. 
La scena davanti ai suoi occhi cambiò e vide se stessa con un vestito bianco molto largo, entrare nella stanza in cui si trovasse prima con il soldato con le mani ed il vestito imbrattato di sangue fresco mentre qualche schizzo le sporcava la faccia ed i capelli. "Ma che succede?". 
"Che succede?" ripeté Pamela facendo eco alla sua voce, carezzandole il braccio per tranquillizzarla. 
"Non lo so: ho le mani sporche di sangue. Credo di.. aver ucciso qualcuno". 
Le immagini presero a scorrere davanti agli occhi di Abby, immagini violente di sangue e di orrore, mentre vedeva la ragazza identica a lei massacrare i membri della sua famiglia uno dopo l'altro senza neanche un po di pietà. "Io ho ucc-.. lei ha ucciso.. Credo che abbia ucciso.. la sua famiglia!".
"Perché l'hai fatto?".
Abby si portò le mani alla testa, mentre altre immagini corsero nella sua mente, e sentí delle lacrime bagnarle il viso mentre si agitava e l'odore tipico della ruggine e del sangue le si infilava nelle narici.
"Stai con me per sempre". Di nuovo, la voce di quell'uomo si insinuò nella sua mente come se qualcuno avesse graffiato una lavagna cone unghie, facendole male. 
"Noi staremo insieme per sempre, amore mio". Abby sentí la sua stessa voce pronunciare quelle parole e finalmente vide la ragazza identica a se ancora stesa sul letto con quell'uomo come aveva visto poco prima, ma i suoi vestiti e le sue mani ancora non erano stati sporcato dal sangue. 
"Intendo insieme nella vita oltre la morte. Uniti io e te come una cosa sola". 
"E come posso fare?". 
Una fitta alla testa la costrinse a stringere gli occhi mentre lo scenario davanti a lei si ritirò come se qualcuno avesse spento la luce, ed Abby si rannicchiò su se stessa mentre l'assurda convinzione di aver fatto del male alla sua famiglia le fece sfuggire copiose lacrime. "Pamela, è stato lui. Lui voleva che uccidesse i miei genitori! C'era tanto sangue, ma lei sorrideva. Non provava.. rimorso". 
"Pamela, non sta funzionando. Falla uscire da questo limbo dove l'hai rinchiusa!!". 
Abby sentí la voce arrabbiata di Dean e smise di piangere, sentí la sua preoccupazione ed il suo dolore, e deglutí a fatica, tornando a cercare il suo equilibrio e cercando di respirare lentamente. Avvertì come delle scosse di terremoto dentro di lei e fu troppo impegnata a cercare di mantenere il suo equilibrio per prestare attenzione alle voci che provenissero dall'esterno
Sentí un assordante silenzio ed una luce illuminare l'ambiente scuro attorno a sé, ritrovandosi nuovamente sulla soglia della porta della stanza della ragazza identica a sé, mentre la scena dei due ragazzi a letto con ancora i vestiti puliti e senza alcuna traccia di sangue continuò senza controllo. 
"Devi marchiare la tua anima, è l'unico modo per stare insieme anche dopo. Perché tu vuoi stare insieme a me dopo la morte, giusto amore?". 
"Non c'è niente che io voglia di più. Ho detto a mio padre che non sposerò mai l'uomo che lui vuole per me, perché amo te". 
Abby vide la ragazza identica a lei muoversi sul letto e mettersi a cavalcioni sul soldato, sorridendo e chinandosi a baciarlo teneramente. 
"Bene piccola. Ti renderò immortale, ma prima voglio che mi dimostri il tuo amore". 
La ragazza annuì e sorrise, afferrando le braccia possenti dell'uomo sotto di lei ed osservando il suo corpo marmoreo da soldato, e la sua espressione vittoriosa. "Mostrami la tua vera forma prima". 
Abby fece un passo avanti per poter osservare meglio quel ricordo, avvicinandosi ai due ragazzi avvinghiati a letto e rimase sconvolta quando vide gli occhi del ragazzo tingersi di un rosso sangue scintillante, ritraendosi ed urlando per la paura. 
"Dimmi cosa vedi, Abby..". 
Abby non trovò parole per spiegare il fatto che la ragazza identica a lei stesse sorridendo e baciando con avidità quel soldato che le avesse appena mostrato la sua vera natura demoniaca. "I suoi occhi brillano di rosso, ma lei non è spaventata. Credo che lo ami".
Una fitta fortissima alla testa la costrinse ad accortocciarsi nuovamente su se stessa, mentre il dolore ed il senso di colpa si fecero strada dentro di lei ed il mondo attorno a sé tornò a diventare buio e scuro, muovendosi velocemente in un vortice di ricordi che non riusciva più a controllare. 
"Dove sei? Che stai facendo?". 
La voce di Pamela la guidò attraverso la sua mente, spingendola ad alzarsi e a muoversi nuovamente verso un'altra luce, questa volta meno luminosa e più densa. La seguì senza esitare e si ritrovò in uno spazio aperto, molto simile ad un campo di battaglia con molti cadaveri di angeli a terra senza vita, e si fermò ad osservare le bruciature delle ali che gli angeli morti avessero lasciato sul terreno prima di essere tragitti. 
Poi la vide, se stessa con un abito elegante ed i capelli lunghi e mossi fino alla schiena che stava a fianco dello stesso soldato di prima, tenendogli la mano stretta. 
"Syria sei ancora in tempo: lascia il fianco di Lucifer e vieni ad unirti alla mia armata Celeste, posso salvarti da lui". 
Abby osservò l'uomo dagli occhi azzurri luccicanti che indossasse la stessa armatura dell'uomo che le stesse accanto, che aveva identificato come Lucifer, e rimase sorpresa quando aveva visto negli occhi della ragazza identica a lei della titubanza. Forse il suo amore per il primo demone non era così forte come pensasse. 
Ma Lucifer si mise davanti a lei con aria prepotente come a proteggerla dalle parole d'altro angelo, e lo guardò con aria arrabbiata. "Micheal, fratello, non provarci neanche. Syria mi appartiene: lei è mia, la sua anima è mia!". 
"Lucifer, gli umani non sono i tuoi giocattoli. Hai fatto troppo male all'umanità, al Creato di Nostro Padre. Lasciala andare e io avrò clemenza". 
Si agitò sulla sedia, muovendosi in maniera irrequieta ed iniziando a graffiare con le unghie lunghe poggiamano di legno della sedia all'interno della panic room, iniziando a sussurrare parole appena udibili ed una serie di no che fecero accapponare la pelle ai presenti; Dean soffocò la voglia dentro di lui di allontanare Pamela da Abby per farla risvegliare immediatamente dal luogo troppo oscuro in cui si fosse addentrato e costrinse Sam a fare lo stesso, mettendogli una mano sul petto ed impedendo che si avvicinasse alla ragazza, sforzandosi di ignorare i lamenti di Abby e le lacrime che le rigassero il viso ed il collo. 
"No, no, basta. Non voglio vederlo, non posso!". 
"Che cosa non vuoi vedere, Abby? Qual è il segreto che si cela dentro di te?".
Abby udì la voce di Pamela mentre vedeva davanti a sé la scena più atroce fra i due fratelli che litigassero e combattessero davanti alla ragazza identica a lei, che iniziò a muoversi attorno a loro, nel tentativo di separarli. 
"Ho capito, ho finalmente capito: Lucifer ha corrotto la mia anima come simbolo di avvertimento per Dio, ma io volevo redimermi e Micheal è venuto a salvarmi..". 
Abby pianse silenziosamente, lasciando trasparire il suo dolore mentre parlava e raccontava ciò che vedesse, ed iniziò a scuotere la testa mentre quelle immagini andavano avanti nella sua mente: ogni sensazione che la ragazza identica a lei stesse provando, le provava anche Abby di riflesso, dato che comunque erano la stessa anima incarnata in momenti differenti. 
"Basta Pamela, falla uscire subito!!!". 
Le urla di Dean la distrassero nuovamente, riuscendo però a calmare quel pianto inconsolabile e distaccandosi dallo stato d'animo della ragazza, ed Abby tornò a respirare con calma e tranquillità mente il suo sguardo vitreo continuò a spostarsi sul campo di battaglia.  
"Ho reso la tua anima eterna. Staremo insieme per sempre". 
Vide Lucifer stare per uccidere Michael con una particolare arma, ma la ragazza avanzò urlando di fermarsi ed attirando l'attenzione di Lucifer che si voltò a guardarla con aria incredula. "Per favore Lucifer, non uccidere Micheal! Non ucciderlo!". 
"Perché?". Lucifer si voltò a guardarla con aria irata, sgranando gli occhi e puntandole l'arma contro pronto ad usarla anche su di lei se avesse dato la risposta sbagliata. La ragazza lasciò vagare lo sguardo lacirmoso su entrambi gli arcangeli, finendo per posarlo su quello del fratello celeste, che le sorrise teneramente finalmente conscio che Syria avesse fatto la sua scelta. 
"Io so che mi ami, Lucifer. Lo so, stai facendo tutto questo per me e per far sì che le regole di tuo Padre vengano annullate, così da poter stare insieme per sempre. Ma io ero promessa a lui, prima che tu arrivassi. Io amavo lui prima che tu mi tentassi e marchiassi la mia anima come tua. Io appartengo a lui, apparterrò sempre a lui!". 
La ragazza spostò lo sguardo su Micheal in ginocchio, ancora fermo nella stessa posizione in cui suo fratello lo stesse tenendo per trafiggerlo con la lama dorata, ma prestò si alzò ed invertí le posizioni, togliendo l'arma di mano a Lucifer ed usandola contro di lui pronto per trafiggere ed uccidere suo fratello per sempre, liberando la terra dal male.
Ma Lucifer era più furbo e più arrabbiato, e fece avanzare Syria con la sua mente, costringedola a mettersi fra lui ed il fratello e godendosi lo sguardo dilaniato di Micheal quando si accorse che non aveva colpito lui, ma l'umana per cui aveva disobbedito a suo Padre ed aveva iniziato una vera e propria guerra contro il suo stesso fratello. 
Abby sgranò gli occhi e sentí il dolore farle mancare il fiato, sentendo il cuore iniziare a battere velocemente: cadde a terra sul campo di battaglia, così come cadde la ragazza identica a lei, e subito Michael si abbassò a terra, prendendola fra le braccia e osservando il sangue fuoriuscire dalla sua ferita in quantità esagerate.  "No, Syria!!!". 
"*Va tutto bene, va tutto bene Michael. Non é stata colpa tua. Non è colpa tua..*". 
"1,2,3, ritorna indietro, Abby". 
"Non posso, sto sanguinando!". 
Abby si toccò il ventre e vide il sangue fuoriuscire dalla stessa ferita che riportasse la donna stesa a pochi passi da lei fra le braccia dell'arcangelo. Pianse per il dolore, pianse per aver messo un fratello contro l'altro, pianse per averli persi entrambi. Eppure lei amava solamente uno dei due, come aveva sempre fatto. Lucifer l'aveva tentata per dimostrare al fratello più grande che sarebbe sempre stato un passo avanti a lui, e Syria era stata trafitta.
"1,2,3. Torna indietro, Abby! 1,2,3. Ti comando di tornare indietro!!". 
Come se venisse strappata dal suo stesso corpo con una forza mai sentita, Abby tornò indietro ripercorrendo tutto ciò che avesse visto fino ad ora a ritroso e con fin troppa velocità; si sentí dilaniata e frastornata, quando fece ritorno al suo corpo con troppa forza e sbatté la schiena contro la spalliera della sedia, tenendosi forte ai poggia braccia che spaccò sotto le mani senza neanche rendersene conto. 
Sbatté le palpebre un paio di volte sentendosi tremendamente frastornata, quando tornò a percepire la realtà attorno a sé non più come qualcosa di lontano e confuso, ma di vicino e delineato. Vide Dean avvicinarsi a lei correndo e chiederle se stesse bene, ma Abby non riuscì a parlare per qualche momento, mentre delle lacrime silenziose le percorrevano il viso; il ragazzo si inginocchiò e la strinse forte a sé, ma Abby non riuscì a ricambiare quella stretta né a guardare nessuno dei presenti in viso, chiudendo gli occhi e lasciandosi andare priva di sensi contro il corpo di Dean. 
 
 
Scese le gambe dalla sponda del letto e toccò il pavimento con le dita nude dei piedi, sorridendo appena nel sentire quanto fosse reale; si mosse nella stanza buia al piano di sopra della casa di Bobby e si chiese come fosse arrivata fino a lì, dato che tutto ciò che ricordasse fosse sfocato e lontano, ma sorrise quando si vide addosso una maglietta di Dean e riconobbe il suo odore. Probabilmente l'aveva messa a letto per farla riposare e le aveva dato i suoi vestiti per stare più comoda. 
Si infilò un paio di jeans ed una felpa sopra la maglia nera fin troppo lunga che le arrivasse fin sotto il sedere, ed aprí la porta lentamente per non fare troppo rumore dato che fossero le 4 di mattina ed in casa regnasse il silenzio. 
Aveva voglia di bere qualcosa data la bocca asciutta che sentisse e si diresse in cucina lentamente, dove assaltò il frigo e mandò giù almeno mezzo litro di acqua, bevendo direttamente dalla bottiglia. 
Aveva così tanta voglia di respirare aria fresca e pulita e si diresse velocemente verso la porta d'uscita, ritrovandosi nel buio della veranda mentre fra le labbra stringeva una sigaretta appena accesa ai fornelli della cucina; si mosse lentamente fino ad arrivare al pilastro principale della veranda buia ed appoggiò la testa contro di esso, serrando le braccia al petto e rabbrividendo dal freddo. 
"Come ti senti?".
Abby sobbalzò e si voltò verso le poche sedie che Bobby tenesse lì fuori e sgranò gli occhi quando riconobbe la sagoma di Dean, che le sorrise nel vedere la sua reazione. La ragazza avanzò verso di lui sedendosi sulla sedia adiacente in silenzio ed accennò un sorriso imbarazzato, mentre lo osservò bere qualche sorso dell'ennesima birra che avesse tracannato quella notte. Gli sfiorò il viso con delicatezza e sorrise quando vide come Dean si fosse appoggiato su di essa, notando dalla sua espressione seria e preoccupata quanto fosse stanco e avesse bisogno di dormire almeno un paio di ore per potersi riprendere del tutto. 
"Ho dato il via alla faida più antica fra due fratelli arcangeli, quindi non bene.." sussurrò Abby facendo spallucce e sospirando, per poi prendere un tiro della sua sigaretta e sputare fuori tutto il fumo, ed iniziò a pensare ad alta voce con disappunto. "Forse la mia nuova incarcanazione non ha imparato niente da quella precedente".
Dean sospirò rumorosamente, sfiorandole la schiena con la mano sinistra e la ragazza si voltò ad osservarlo nuovamente con aria triste: gli sembrò così fragile e delicata in quel momento, come se bastasse poco per spezzarla e come se sarebbe potuto accadere da un momento all'altro. "Dovresti riposare ancora un po".
Abby scosse la testa e sospirò, guardando dritto davanti a sé il cielo stellato, mentre gli occhi le divennero lucidi. "Mi sento così triste per quello che ho fatto allora". 
Dean aggrottò le sopracciglia e la guardò con aria seria e perentoria, afferrando il bracciolo della sua sedia con una mano e spostandola con forza nella sua direzione per fare in modo che la guardasse, strisciando i piedi della sedia a terra. "Ehi, tu non hai fatto niente. Non eri tu!". 
"Ora so che non potrò essere uccisa da nulla di soprannaturale, perché Syria non poteva morire così, perché Lucifer l'ha resa così. Tu non l'hai visto, Dean. Era sempre la mia anima nel mio stesso corpo, un migliaio di anni fa, ed ero io. Ho provato ciò che provava Syria, ho provato amore verso Micheal e ho sentito il dolore per averlo tradito.." sussurrò Abby abbassando il viso, incapace di sostenere il suo sguardo nonostante Dean avesse già capito che lei stesse provando quei sentimenti da molto prima che Pamela la ipnotizzasse. "E ho provato il dolore dei genitori di Syria quando li ha uccisi per seguire Lucifer, così come ho sentito la lama che l'attraversava, la carne che si lacerava e io..". 
"Ok, basta così! Non puoi farti questo.." sussurrò Dean sospirando rumorosamente e sporgendosi nella sua direzione per afferrarla dai fianchi e farla avvicinare di più a lui. Le afferrò il viso fra le mani e la guardò con un grosso sorriso. "Io so che tipo di persona sei in questa vita, Abby: sei buona e sei pura, sei testarda, e sei tante altre cose, ma so per certo che preferiresti morire che fare male alla tua famiglia, non è vero?". 
"No Dean, per favore non farlo. Io me lo merito, ho fatto delle cose orribili e..". 
Il ragazzo annullò la distanza fra i loro visi con un bacio a fior labbra molto tenero, che sapeva gli sarebbe costato tanto da dimenticare. Durò pochi secondi, ma Dean non lasciò la presa sul so viso tanto presto, percependo il fiato corto di Abby.
Le mancò il respiro e deglutí a fatica, allontanandosi appena e smettendo di piangere mentre incrociava il suo sguardo: non la guardava com'era abituato a fare prima di finire all'inferno, ma il suo guardo sembrava meno severo e più sereno. Le sfiorò il mento con le dita, accennando un piccolo sorriso mentre si sentiva più sereno. "Non faccio in tempo ad arrabbiarmi con te che devo tornare a preoccuparmi che ti possa accadere qualcosa, eh?". 
Ma Abby non lo ascoltò, rimanendo basita da quella situazione: si trovava nuovamente fra le braccia di Dean che l'avesse appena baciata ed il suo cuore per un attimo aveva dimenticato il motivo per cui stesse piangendo. "E questo per cos'era?". 
Dean sorrise e le carezzò il viso teneramente, avvicinandola a sé e facendole appoggiare la testa sul suo petto. "Perché è stata davvero una giornata folle e avevo bisogno di saperti vicina". 
Abby sorrise schiacciata contro il suo petto, mentre la sua mano destra le carezzava i capelli con delicatezza e sorrise per la prima volta in quella giornata, iniziando a giocherellare con il bracciale di cuoio che gli avesse regalato per Natale, ricalcando con le dita la scritta pressata a fuoco Always with you. "Lo sarò sempre, Dean". 
  
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