TIERRA DE REYES
Eres mi Reina en esta Tierra de Reyes... aunque la vida se
oponga con todas su leyes
PARALLELES-2 (Dicembre 1996)
Harry & Hermione First
Kiss
«Cerchi Ron?» gli chiese Ginny con una smorfia. «È laggiù,
quello schifoso ipocrita.»
Harry
guardò, in un angolo, davanti a tutti, c’era Ron, avvinghiato così stretto a
Lavanda Brown che era difficile dire quali mani erano
di chi.
«Sembra
che le stia mangiando la faccia, no?» osservò Ginny in tono distaccato. «Ma
suppongo che debba affinare la tecnica. Bella partita, Harry.»
Gli
diede un colpetto sul braccio e mentre lui la seguiva con lo sguardo, notò Grattastinchi trotterellarle dietro, gli
occhi gialli fissi su Arnold.
Harry
distolse lo sguardo da Ron, che non aveva l’aria di voler riemergere presto
dalla sua occupazione, appena in tempo per vedere chiudersi il buco del
ritratto. Con un senso di pressione gli parve
scorgere una cespugliosa chioma bruna che spariva svolazzando.
Sfrecciò
in avanti, schivò di nuovo Romilda Vane e spinse il ritratto della Signora
Grassa. Il corridoio sembrava deserto.
«Hermione!»
La
trovò nella prima classe aperta in cui entrò. Era
seduta sulla cattedra, sola, a parte una piccola aureola di canarini
cinguettanti che evidentemente aveva appena fatto apparire dal nulla. Harry non
poté fare a meno di ammirare la sua abilità negli incantesimi anche in un
momento come quello.
«Oh,
ciao, Harry» lo salutò nervosamente. «Mi stavo esercitando.»
«Sì…
sono… ehm… proprio venuti bene…» balbettò Harry. Non aveva idea di cosa dirle.
Si stava chiedendo se c’era qualche possibilità che non avesse notato Ron, che
fosse uscita dalla sala solo perché la festa era un
po’ troppo chiassosa, quando lei osservò, con voce innaturalmente acuta: «A
quanto pare Ron si sta godendo i festeggiamenti».
«Ehm…
davvero?» chiese Harry.
«Non
far finta di non averlo visto» ribatté Hermione. «Non si sta precisamente nascondendo, no…»
Il
ragazzo, che aveva le mani nelle tasche, la stava osservando. Si era appoggiato
non curante a un banco in prima fila, direttamente di fronte a lei e la fissava
di sottecchi.
«Pensavo
lo avessi… respinto…» esclamò poi a mezza voce, non
voleva risultare così duro o brusco, ma fu più forte di lui.
Hermione,
che stringeva le mani sul bordo della cattedra, sembrò ridestarsi come da un
lungo sonno e facendo sparire gli uccellini lo fissò sollevando un
sopracciglio.
«Cosa
intendi?»
«Che
considerando che lui… sì ecco… ti aveva rivelato i suoi sentimenti e tu gli ha
detto che non potevi vederlo se non come un amico… Mi stupisce l’atteggiamento
che adesso… ecco, stai manifestando!»
Senza
capirne veramente il motivo quello parve fare
infuriare la studentessa che alzando gli occhi al cielo non nascose minimamente
la frustrazione derivante dalla sua frase. Tuttavia, chiuse gli occhi e si
impose di tranquillizzarsi.
«Harry
per l’amor del cielo, di cosa stai parlando? Si tratta di coerenza capisci? Io lo sono stata con lui, ma non ho ricevuto
lo stesso trattamento! Devo ricordarti come mi ha fatto sentire per questo?
Come se mi fossi comportata in modo moralmente ingiusto nei suoi confronti e
sì, mi ha fatto male sapere che il mio rifiuto lo
aveva così ferito, ma dopo che mi tratta male e io mi sento in colpa lui… lui
pochi giorni dopo fa questo?» La voce ora era stridula, mentre con gli occhi
velati di lacrime indicava la porta con la bacchetta che ancora stringeva in
mano.
«Se
davvero non lo aveva così distrutto il mio rifiuto lo
avrei accettato, ma dopo il modo in cui mi ha trattato lo trovo ipocrita
considerando come velocemente si è ripreso e se la sta godendo!»
Harry
che in silenzio era rimasto a osservarla, con un portamento apparentemente rilassato, in realtà a uno sguardo più attento
teso. Infatti non resistette oltre di fronte a quella sua reazione e compiendo
i pochi passi che lo dividevano da lei, contro ogni sua previsione le prese il
viso tra le mani e la baciò.
Hermione
non se lo aspettava tanto che prima sgranò gli occhi
e alzò le mani e poi dopo senza nemmeno pensarci le poggiò sulle sue braccia e
chiuse gli occhi. Non era il primo bacio per nessuno dei due, ma era
sicuramente qualcosa su cui Harry pensava ormai da mesi e lei nemmeno aveva mai minimamente immaginato, seppur doveva
dire che negli ultimi mesi per varie questioni si era avvicinati più del
solito.
Hermione
pareva aver dimenticato tutta la sua rabbia e infatti gustò quel bacio inatteso
con profondo trasporto, non avrebbe mai pensato che
lui sapesse baciare così bene. Che poteva essere così dolce e premuroso, ma in
egual misura così forte e passionale. Allo stesso modo, Harry dovette ammettere
a sé stesso che le sue labbra erano decisamente più setose di quanto le avesse immaginate e il suo sapore delicato gli portava
alla mente la primavera e i suoi colori. Se fosse stato per lui avrebbe voluto
che durasse in eterno, ma quando lei gli mise le mani sul petto e lo allontanò
sentì il mondo crollargli addosso. Lei aveva
abbassato il capo, incapace di guardarlo, le gote arrossate e lui ancora le
teneva il volto tra le mani lo stesso che lei scostò poco dopo.
«Oh
mio Dio questo non può essere! Che ho fatto?» la Grifondoro lo chiese più a sé
stessa che a Harry, ma lui senza allontanarsi, la
guardò confuso.
«Quello
che, come me, hai sentito di voler fare…»
«Ma
non sempre si può!»
«Perché
no? Perché altrimenti Ron potrebbe rimanerci male? E chi se ne frega! È mio
amico e in questi mesi quando ho iniziato a sentire qualcosa per te, me lo sono ingioiato perché sapevo che a lui
piacevi, ma guarda come ti ha trattata!»
«Il
problema non è lui. Sono io. Io non so mentire, non so ingannare, non l'ho mai
fatto!»
«E
io non pretendo che tu lo faccia Hermione, ma solo che tu abbia la forza di lasciare la paura da una parte e di vivere come tu
vuoi e non come vogliono gli altri!»
Finalmente
lei parve voler affrontare lo sguardo di lui, verde e penetrante e così vicino
al suo. Sentiva ancora il suo cuore battere a mille, la verità è che con Harry si sentiva sempre al sicuro. Con lui, anche quando
si scontravano, era una sensazione alla pari di chi non agiva per dispetto o
invidia, come spesso Ron faceva, ma con istinto e impulsività.
«Non
puoi essere così egoista, non possiamo ignorare l’amicizia
che c’è tra te, me e Ron! Lo conosci, la prenderebbe male… direbbe che tu hai
approfittato della cosa, che io l’ho rifiutato per questo, che lo abbiamo
tradito…» elencava tutti quei motivi quasi più per convincere sé stessa che
Harry e mentre scuoteva il capo agitata, lui cercò il
suo sguardo. Ora era lui quello infastidito.
«Perché
ti conformi a questo? Ron è nostro amico, è vero, un mio carissimo amico… ma
non posso fingere di non notare quanto sia stato maleducato e rozzo con te… Non
credo che ci sia nulla di male in tutto questo, ma a
quanto pare tu la pensi diversamente: perché?»
Hermione
non rispose, semplicemente perché non aveva una risposta e quello se possibile
era la cosa che più di ogni altra cosa odiava. Tutto stava accadendo troppo velocemente per i suoi gusti, lei era una persona riflessiva,
aveva bisogno di tempo per far depositare le cose dentro di sé e agire di
conseguenza dunque quella pressione che adesso lui le esercitava non l’aiutava.
Era confusa e voleva solo ritrovare la giusta
lucidità per poi agire nel modo più corretto nei confronti del suo cuore e
quello di Harry.
Forse
per questo scese dalla cattedra con il chiaro intento di andarsene se non fosse
che lui la bloccò tenendola per un braccio.
«Lasciami…
te ne prego…» lo disse a denti stretti, gli occhi
color nocciola ancora lucidi. Harry combatté strenuamente contro il desiderio
di baciarla di nuovo, ma decise di lasciare la presa sul suo braccio.
«I-Io…
T-Tu mi piaci… e non è una cotta passeggera, ti conosco da sempre Hermione… siamo cresciuti insieme e credo di essere innamorato
di te da sempre, anche quando ancora non lo vedevo…»
«H-Harry…
T-Ti prego…» lo supplicò lei, non riusciva ad ascoltare altro. Non in quel
momento almeno, se ne stava già andando, la mano era sulla maniglia della porta della classe quando lui la chiamò. Lei
si fermò, ma senza voltarsi parlò con una voce ferma che non ammetteva
repliche: «No Harry, non mi dire nulla perché ora non posso sopportare tutto
questo… Non posso, mi spiace…» e senza aggiungere
altro se ne andò. Lui stava ancora fissando la porta, lì dove poco prima c’era
lei e passandosi una mano tra i capelli scuri scompigliati imprecò tra sé e sé
dando un pugno sul banco più vicino.