Anime & Manga > Capitan Harlock
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Autore: Alexander33    26/10/2022    1 recensioni
Rieccomi con una nuova ricetta che somiglia alla scorsa, ma dove gli ingredienti sono stati modificati e rimescolati.
La Mayu che troveremo qui ha la stessa età della precedente, ma è più matura, posata, con un po’ più di esperienza e, soprattutto, non fa cose folli per conquistare il suo capitano perché non ne è innamorata.
L’atmosfera che si respira è più drammatica ma orbita, come l’altra, intorno ai sentimenti tormentati e alle vicende sentimentali dei protagonisti.
Dal testo:
«bastardo figlio di puttana! Cosa le hai fatto!!!»
Tadashi si scaglió contro di lui, fuori di sé per la rabbia.
Harlock non si scompose, era preparato.
«non è il luogo ne il momento per scenate isteriche. Ce la vedremo a tempo debito!»
«sei un vigliacco! Come hai potuto?! Animale!!!!!! È tua figlia!!!!»
«Adesso basta! Esci immediatamente di qui, o passerai i prossimi 5 giorni in cella d’isolamento» Harlock ringhió quell’avvertimento a denti stretti.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harlock, Mayu, Tadashi Daiwa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Erano semisdraiati sul divanetto nell’ alloggio di Harlock. Lui la sovrastava, con due dita sciolse il laccetto che le teneva chiuso il davanti della camicetta. I due lembi si scostarono rivelando un reggiseno casto, di cotone candido. 

Le dita si insinuarono ad esplorare ciò che si celava, mentre le labbra si accarezzavano dolcemente, con la lentezza che precede il gusto della passione.

 

«scusa!» senza preavviso Mayu si scostó bruscamente, e corse nel bagno attiguo, arrivó appena in tempo al lavabo per rigettarci quel pó che aveva mangiato a cena.

Harlock sulla porta l’osservava

«adesso ti faccio questo effetto?» disse alzando il sopracciglio.

 

«scemo!» rispose, mentre si sciacquava la bocca sotto l’acqua corrente.

«la colpa è anche tua! Oggi hai fatto il bagno nel dopobarba! Sei talmente profumato che dai la nausea.»

 

Lui sgranó l’occhio «niente di più del solito!»

Nel mentre si era asciugata le labbra.

 

«riprendiamo da dove ci siamo interrotti?» chiese speranzoso.

 

«veramente mi è ritornata una fame da lupo… chissà se Masu ha ancora un po’ di quel patè di fegato…»

 

«ma vuoi morire?» esclamò, con una smorfia disgustata «Nemmeno il gatto ha voluto assaggiarlo, aveva un sapore orrendo…»

 

«non so… spalmato sul pane non dovrebbe essere tanto male…»

 

«va bene, ho capito. Mi stai mandando in bianco…»

 

Finirono la serata sotto le coperte. Mayu era crollata dopo aver mangiato un improbabile abbinamento di olive e bignè con la panna, dopodiché si era addormentata quasi subito.


Il giorno seguente si concesse un po’ di attività fisica, la doccia sensoriale della palestra un piccolo vizio che si concedeva.

Sotto lo scroscio dell’acqua caldissima dal leggero aroma di agrumi, passandosi le mani sul seno trasalì; era dolente e molto sensibile.

Probabilmente era il ciclo in arrivo. A quel pensiero si lasció sfuggire un gemito: da quanto tempo non le veniva?

Fece mentalmente i conti. L’ultimo risaliva a pochi giorni prima del suo week end su Toi… subito dopo aveva scoperto che Tadashi si era messo con Kei.

Ed era allora che per la prima volta era stata con Harlock.

Le sfuggì il sapone di mano.

“Rifletti con attenzione Mayu… che giorni del mese erano quando l’abbiamo fatto?”

Ripercorse con la memoria gli avvenimenti con quanta più precisione le consentisse la mente.

Il ciclo non le era più tornato da allora, ed era passato più di un mese abbondante…  poi la nausea, il male al seno, il suo fastidio agli odori… “no! Non puó essere!” La testa cominció a girare vorticosamente. Si appoggió con la schiena alla parete a mosaico, ad occhi chiusi respirando piano, sotto il crepitìo dell’acqua. Il cuore galoppava come un cavallo impazzito.

“Stai calma” si impose “agitarsi non risolve nulla… calma e ragiona…”.

 

Uscita dalla doccia, avvolta nell’accappatoio, si sedette su uno dei lettini della zona relax. Fortunatamente non c’era nessuno.

Non poteva andare da Zero: per quanto si fidasse della sua discrezione sapeva che se Harlock gli avesse fatto qualche domanda lui avrebbe parlato. Con le migliori intenzioni si capisce, ma non poteva permetterselo.

Innanzitutto bisognava esserne sicura. Serviva un test di gravidanza: doveva trovare una scusa plausibile per costringere Harlock a portarla in un angolo della galassia dove ci fosse una farmacia.

“Pensa Mayu, pensa… cosa posso raccontargli… ». All’improvviso le venne un’idea: nulla di geniale, ma con un po’ di fortuna avrebbe risolto.

Kei era l’unica donna a bordo e l’unica in età riproduttiva. Era probabile che ne avesse almeno uno… in fondo ora stava con Tadashi… almeno che non prendesse precauzioni… ma tentare non costava nulla.

 

Ma la fortuna, per una volta, fu dalla sua: il giorno dopo Harlock annunció che sarebbero sbarcati su Kepler 42: si sentiva in colpa per la sua piccola vacanza e aveva deciso di concedere un po’ di riposo anche all’intero equipaggio. 

Mayu fece il diavolo a quattro perché passassero quei pochi giorni in un centro abitato, mentre altri avrebbero preferito qualche spiaggia esotica. La spuntó.

 

Appena arrivata a bordo non corse nel suo bagno, meno che mai in quello di Harlock. Aveva bisogno di un posto isolato: i bagni della piscina erano l’ideale, a quell’ora non ci sarebbe stato nemmeno il robot delle pulizie.

Scelse la porta in fondo, l’ultima di una fila di 8, Chiuse la porta bloccandola dall’interno e febbrilmente tolse il cellophane dalla confezione. Dall’agitazione le cadde due volte dalle mani.

 

La parte più difficile non era stato riempire il piccolo contenitore di urina (era un’impresa degna di Robin Hood… una donna non aveva l’attrezzatura adatta per “prendere la mira”) ma l’attesa carica d’ansia di veder apparire il risultato. Sulle istruzioni c’era scritto 5 minuti, ma con l’ansia che aveva addosso sarebbe morta d’infarto a 3.

Non ne erano passati nemmeno la metà che si sporse sul lavandino per sbirciare e il cuore perse un colpo. Afferró lo stick e il foglietto con le istruzioni: mettendoli vicini e confrontando l’illustrazione. Due linee: era positivo; stava aspettando un bambino.

Lasció cadere lo stick, le mani le tremavano come foglie al vento. La faccenda era talmente grossa, ciclopica, che si sentì schiacciare: aspettava un figlio! Un figlio di Harlock e lei era poco più di una bambina!

 

Dovette sedersi sulla tazza, mentre raccattava da terra il bastoncino con due linee talmente spesse e viola che sembravano urlare “hei! Guardatemi! Sono Mayu e sono incinta!” E lo fissava, ancora incredula.

 

«Porca puttana… e adesso?» gemette, guardandosi allo specchio.

   
 
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