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Autore: lavanda7    31/10/2022    0 recensioni
Abbiamo appena vinto contro lo Shiratorizawa, andremo ai nazionali.
Ma basta poco, un battito di ciglia e quello non è altro che un ricordo lontano.
Non nel passato, nel futuro.
Perché indosso di nuovo la divisa della Kitagawa Daiichi?
Genere: Introspettivo, Romantico, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Akira Kunimi, Nuovo personaggio, Shouyou Hinata, Tobio Kageyama, Yuutarou Kindaichi
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Tobio

 

Abbiamo vinto. 

 

Andiamo ai nazionali.

 

I corvi hanno appena battuto l'aquila bianca.

 

Guardo Hinata vicino a me.

Potremmo restare ancora in campo, potremmo giocare ancora un'altra partita.

Ce la abbiamo fatta.

Veniamo dal cemento, non siamo fertili, eppure abbiamo battuto il grande Wakatoshi.

 

Nella palestra, le urla dei tifosi si mischiano tutte insieme, mi sembra di vedere addirittura il Vicepresidente che usa il suo parrucchino come pompon.

 

Vedo tutto sfocato intorno a me, sto davvero piangendo?

È questo quello che succede quando sei davvero soddisfatto di una vittoria? 

 

Abbiamo faticato tanto, tutti insieme, e i nostri sforzi sono stati finalmente ripagati.

La nostra squadra ha vinto.

Noi abbiamo vinto. 

 

Guardo i nostri senpai che si abbracciano piangendo, questa vittoria è tutta per loro.

Se lo meritano, più di chiunque altro.

 

 

"Kageyama? Mi stai ascoltando?" 

 

Sbatto le palpebre un paio di volte, non collegando le immagini che mi si parano davanti agli occhi.

 

Guardo le mie mani che mi sembrano addirittura più piccole, l'uniforme blu stona su di me, dove sono l'arancione e il nero del Karasuno?

 

Non è possibile, vero? Non si può tornare indietro.

Soprattutto, non posso farlo io. Io non posso essere davvero tornato qui.

 

"Kageyama!" 

 

Alzo lo sguardo trovando il mio vecchio allenatore davanti a me. Mi sta guardando a braccia conserte.

Sposto lo sguardo sul resto della palestra.

Primo set. Vinto 25-17.

 

Non può essere vero. 

 

"I-io" deglutisco a vuoto un paio di volte. Mi sento la gola tremendamente secca.

Sono davvero tornato nel mio personale girone infernale? 

 

"Ho bisogno d'aria" mormoro scappando di corsa dalla palestra.

 

Sono di nuovo alla Kitagawa Daiichi. 

Ma non può essere reale, è sicuramente tutto un sogno. 

Ho vinto contro lo Shiratorizawa.

Ho esultato con Hinata che ha schiacciato una palla in primo tempo dalla seconda linea.

Ho abbracciato Tanaka.

Io gioco alla Karasuno, con dei compagni fantastici. Non qui. Non più.

 

Voglio tornare indietro.

Devo svegliarmi al più presto. Il prima possibile.

 

"Tobio?"

 

Alzo lo sguardo verso Kaito.

Indossa la maglia con il numero 1.

È il capitano, siamo al terzo anno quindi.

Un cipiglio preoccupato gli fa aggrottare le sopracciglia.

 

"Hashikami" sussurro, non ho più aria nei polmoni.

 

Si siede al mio fianco massaggiandomi la schiena.

"Ti ho portato dell'acqua" 

 

Prendo la bottiglietta con le mani che tremano.

"Dove siamo?" 

Ti prego, ti prego, fa che mi sbagli. 

Non riesco a vivere tutto da capo.

 

"Siamo alla Kitagawa Daichii, stiamo facendo la prima amichevole dell'anno"

 

"In che anno siamo?"

 

"È il 2011 Tobio, oggi è un martedì e sono le quattro del pomeriggio"

 

I miei polmoni si stringono, facendo entrare ancora meno aria.

 

L'acqua che scorre nella mia gola, il respiro che si spezza. Questo è reale, non è un sogno.

Sono di nuovo in mezzo a coloro che mi volteranno le spalle da qui a poco.

 

La mano del capitano è sulla mia, porta entrambe al suo petto.

"Respira con me Tobio, va bene?"

Sento il suo petto alzarsi ed abbassarsi.

 

"Dentro e fuori, ci riesci?"

 

Dentro e fuori.

Un'infinità di volte.

 

Sono davvero tornato alle scuole medie.

Cosa è successo?

 

"Tutto bene?" chiede il coach, comparendo di fronte a noi.

Sono seduto sotto una scalinata antincendio, ho corso anche abbastanza lontano, non me ne sono nemmeno accorto.

 

Non sono mai scappato dalla palestra, mai andato via da un allenamento, figuriamoci da un'amichevole.

È per questo forse che entrambi mi guardano così preoccupati.

 

"Ha avuto un attacco di panico, dovrebbe andare in infermeria"

 

"Lo credo anche io"

 

"No"

Se sono in terza media significa che i miei genitori hanno già ripreso a viaggiare per lavoro dopo la morte di nonno e mia sorella si è trasferita a Tokyo.

Se dovessero chiamare a casa scoprirebbero che sono da solo e non ho intenzione di rendere questa cosa pubblica, non dovrà mai esserlo.

 

"Ho solo bisogno di giocare ora" dico alzandomi lentamente.

Se davvero sono bloccato qui, giocherò a pallavolo. Come ho sempre fatto, chiudendo fuori i problemi.

Un passo alla volta.

 

"Non ti farò entrare in campo in questo stato Kageyama, non provare nemmeno a ribattere"

 

Se non avessi passato l'ultimo anno con una squadra fantastica avrei probabilmente insistito, non sarei mai stato in panchina.

Ma ora mi rendo conto che non sono nelle condizioni di poter giocare.

"Va bene, ma per favore, mi permetta di tornare in palestra"

 

Mi guarda torvo prima di fare un secco cenno di assenso.

 

Rientro con le gambe tremanti, i miei compagni di squadra mi guardano curiosi ma nessuno si avvicina per chiedermi qualcosa. 

A nessuno importa di me, del resto.

E poi, sono tutti piuttosto intimoriti, io sono il "Re del Campo", ancora. 

 

Faccio finta che non mi importi, faccio finta di non voler sostegno da parte loro, dirigendomi verso la panchina dove ho lasciato la mia borraccia. 

 

Kindaichi e Kunimi mi guardano dall'altro lato della palestra, borbottando tra di loro senza degnarmi di una parola.

Come facevo a non vedere prima come si comportavano? Ero davvero così cieco da considerarli miei amici?

No, lo erano. Fino alla morte di mio nonno, da lì tutto è cambiato.

Ma io non lo sono mai stato per loro e non devo dimenticarmene.

Lo hanno ribadito già alla prima amichevole contro il Seijoh. 

 

Guardo la squadra che gioca, ad ogni errore c'è qualcuno che si gira verso di me, come se si aspettassero una mia esplosione da un momento all'altro.

 

Non sono più quello di un tempo.

Vorrei anche dirglielo ma tanto non capirebbero.

Se sono bloccato qui però lo dimostrerò a tutti loro, gli dimostrerò che sono cambiato, che sono migliore.

Grazie al Karasuno.

 

Mi hanno fatto capire che cosa vuol dire essere una squadra, che in sei siamo più forti.

   
 
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