Il sole invase
completamente la stanza nello stesso istante in cui venne alzata la
tapparella;non avevano ancora avuto il tempo di montare le tende,quindi quello
era il solo riparo che potesse avere dal Sole.
-Sveglia pigrona!-
Cercando
di scappare in qualche modo alla voce di suo padre,Victoria nascose la testa
sotto uno dei cuscini e si tirò ancora più su le coperte,quasi volesse ricreare
quell'oscurità che le era strappata tanto brutalmente.
-Va via!-mugugnò senza
aprire gli occhi.
-Non vorrai mica fare tardi il primo giorno di scuola?-le
domandò ancora l'uomo,fermo a pochi metri dal suo letto.
Fosse per me non ci
andrei neanche,pensò la ragazza sfregando il mento contro la spalla
sinistra.
Il silenzio che sentì intorno a sè la fece sperare che suo padre si
fosse deciso ad uscire dalla stanza e a lasciarla dormire ancora un pò,ma quella
speranza si rivelò infondata quando pochi istanti dopo il cuscino che le copriva
la testa le venne strappato via espondendola di nuovo alla luce del
Sole.
-Alzati!-le ordinò.
Vic,la mano destra che stropicciava gli occhi
socchiusi,sospirò frustrata.
-Ti odio!-
Sentì la sua risata divertita e i
passi che si allontanavano verso la porta.
-Anche io ti voglio bene-rispose
lui prima di uscire dalla stanza.
Ormai sveglia,Vic si sistemò con la schiena
sul materasso e guardò per qualche istante il soffitto:non aveva idea di che ore
fossero,ma era certa che suo padre l'avesse svegliata in tempo per farle fare
una doccia e una veloce colazione prima di andare a scuola.
Per un'istante si
chiese chi dei due l'avrebbe accompagnata,o se avevano intenzione di venire
entrambi,come un fronte compatto,per aiutarla a superare la paura di quel
terribile primo giorno.
In un certo senso sarebbe stato meglio,così avrebbero
evitato tutto quello che era successo a Pittsburgh.
Decisa a non pensarci,si
tirò a sedere e posò entrambi i piedi sul parquet freddo:non poteva cominciare a
portarsi sfiga da sola,qui le cose erano diverse.
Aveva perso il conto di
quante volte i suoi genitori glielo avevano detto o delle volte in cui lo zio
Micheal l'aveva rassicurata dicendole che a Toronto non sarebbe stata la sola
ragazza con i genitori dello stesso sesso.
Ma come poteva fidarsi dopo quello
che era successo al liceo di Pittsburgh?
Come poteva credere che anche lì non
ci sarebbero state scritte inguriose sul suo armadietto, quando questo non era
aperto e le sue cose rubate;come poteva sperare di farsi degli amici quando sia
a New York che a Pittsbugh era stata sistematicamente isolata per colpa della
sua famiglia?
Bloccò il pensiero più doloroso e si lasciò andare ad un altro
sospiro,prima di alzarsi in piedi e avviarsi verso il bagno.
L'ultima cosa di
cui aveva bisogno era presentarsi in ritardo il primo
giorno.
-Hai intenzione di cucinare ancora a
lungo?Potremmo vivere di frittelle per almeno tre giorni-
Con la spatola
ancora stretta nella mano destra,Justin si voltò verso il marito, trovandolo con
il viso immerso nel giornale.
Per qualche istante ebbe il sospetto di aver
solo immaginato quel commento,poi incontrò uno sguardo veloce di Brian e capì
che l'altro aveva realmente parlato.
-Sai che quando sono nervoso,cucinare è
l'unica cosa che mi calma-gli disse per scusarsi.
Brian abbassò un angolo del
giornale e annuì lentamente.
-Già,me ne sono accorto...E perchè saresti
nervoso questa volta?-gli domandò con voce calma.
Justin aggrottò la
fronte,sorpreso che l'altro gli facesse una domanda simile.
-Sai perchè lo
sono!Voglio dire,dopo tutto quello che è successo con Vic è normale che...-disse
confusamente cercando di dire più concetti insieme.
-Che io prenda due chili
in più per colpa della tua cucina nervosa?-gli domandò posando del tutto il
giornale sul tavolo.
Il biondo accennò un sorriso prima di abbassare lo
sguardo e posare la spatola sul piano della cucina poco distante dai
fornelli.
-Per lo meno così avrò qualcosa da stringere mentre siamo a
letto...-gli disse con voce carica di sottintesi quando tornò a
guardarlo.
-Ah è per questo che lo fai?Beh sono certo che troveremo
qualcos'altro da farti stringere...-commentò Brian.
Ancora una volta Justin
gli regalò un sorriso,ma al suo occhio attento non era sfuggita la tensione che
ancora gli tendeva le spalle.
Si alzò dal suo sgabello e aggirò il bancone
avvicinandosi al compagno,portandosi alle sue spalle, e poggiando il suo torace
contro la schiena di Justin,i suoi capelli biondi che gli accarezzavano il collo
e l'odore del suo dopobarba che gli solleticava le narici.
Gli allacciò un
braccio attorno alla vita e lo tirò a sè,chinando la testa per portare le labbra
vicino al suo orecchio sinistro.
-Devi smetterla di preoccuparti,altrimenti
Little Sunshine se ne accorgerà e penserà che tutti questi mesi le abbiamo
raccontato stronzate sul fatto che qui le cose sarebbero state diverse e che la
sua vita sarebbe stata più facile-gli disse con voce calma e
rassicurante.
Justin mosse leggermente la testa sulla sua spalle e
sospirò.
-E' solo che vorrei fare di più...-confessò l'altro.
Brian lo
fece voltare nel suo abbraccio e incontrò i suoi occhi azzurri,leggermente più
scuri per via della preoccupazione e sorrise.
Fare di più?Fin da quando erano
iniziati i problemi,Justin si era speso in prima persona cercando di rendere la
vita di Vic il più possibile normale,sentendosi anche in parte responsabile per
tutti i problemi che il loro matrimonio aveva provocato alla figlia.
Nessun
altro avrebbe potuto fare di più;Brian lo sapeva e in una parte della sua mente
lo sapeva anche Justin.
-Facciamo una scommessa?-gli disse per allontanare la
sua mente da quella costante preoccupazione.
-Di che tipo?-chiese l'altro
cauto.
-Se oggi pomeriggio Little Sunshine torna a casa felice o per lo meno
serena,tu stasera farai tutto quello che ti chiedo-gli disse con il suo sorriso
malizioso.
Justin trattenne una risata e lo guardò con quella che sperò
essere un'espressione seria.
-E se così non fosse?-gli domandò
ancora,sperando in cuor suo che quell'eventualità non si verificasse.
Il moro
alzò le spalle.
-Allora sarai tu a decidere...-disse,lasciando cadere la sua
offerta con noncuranza.
Gli occhi del biondo si illuminarono,chiaramente
eccitati da quell'offerta.
Si alzò in punta di piedi e posò le labbra sulle
sue più volte.
-Per favore!Devo ancora fare colazione...-
Victoria si
affacciò sulla soglia della cucina posando la borsa per la scuola a
terra,coprendola con il cappotto che avrebbe indossato di lì a
poco,avvicinandosi poi al bancone dove erano sistemati i piatti per la
colazione.
-Possibile che non riusciate a stare separati più di dieci
minuti?-chiese loro lasciandosi cadere sulla sedia accanto a quella di
Brian.
-Sì chiama amore-le rispose suo padre,sciogliendo l'abbraccio e
avvicinandosi al fornello per prendere delle frittelle per la figlia.
-Io
veramente ricordo avesse un altro nome-commentò Brian aggirando l'isola e
sedendosi accanto a Victoria.
Justin tornò a voltarsi verso entrambi e
sorrise,per nulla infastidito da quello che l'altro aveva appena
detto.
-Anche allora era amore...Quante frittelle tesoro?-le domandò poi
guardandola.
-Due,non ho molta fame-
Il biondo le riempì il piatto
spingendo poi verso di lei lo sciroppo d'acero e finalmente riempì il proprio
piatto,sedendosi di fronte a loro.
-A che ora hai l'appuntamento con
l'architetto?-chiese a Brian,che nel frattempo aveva ripreso in mano il
giornale,prima di affondare la forchetta nelle frittelle.
-Alle dieci-rispose
l'altro senza alzare lo sguardo.
-Sai già come hai intenzione di arredare il
nuovo ufficio papo?-chiese Vic girandosi leggermente verso l'uomo.
Brian
guardò la ragazza e accennò un sorriso.
-Naturamente con le pareti rosa ed
una sfera stroboscopica sul soffitto per i venerdì casual-
Vic rise e scosse
la testa,fissando per qualche istante le frittelle nel proprio
piatto.
-Conoscendoti ne saresti capace-fece a mezza bocca Justin.
Brian
risucchiò l'aria fra i denti e si dondolò leggermente sullo sgabello.
-Già,ma
credo che Ted me lo impedirebbe...-
-Comunque ricordati di essere a casa per
le tre-gli disse ancora Justin con il boccone ancora in bocca.
Sia Vic che
Brian lo fissarono sorpresi:aveva forse intenzione di metterli subito al lavoro
con gli scatoloni?
-Mi sono perso la notifica degli arresti
domiciliari?-
Il marito scosse la testa,un sorriso divertito sulle
labbra.
-No,ma abbiamo visite:Mel e Lindz hanno chiesto se potevano passare a
trovarci-gli spiegò.
-E tu naturalmente hai detto di sì...L'ho sempre detto
che sei troppo buono-disse Brian alzandosi e posando la propria tazza nel
lavello alle spalle di Justin.
Un campanello nella mente di Vic:aveva sentito
tante volte quei nomi nella sua vita,ma per lei sarebbe stato difficile
associare una faccia a quei nomi se non fosse stato per le foto;l'ultima volta
che le aveva viste doveva avere al massimo quattro anni nell'ultima visita che
aveva fatto a Toronto.
I suoi genitori erano andati spesso a Toronto nel
corso degli anni per far visita alla coppia d'amiche ma Vic,dopo l'incidente
capitato a nonno Carl durante il lavoro e lo spavento che si era presa aveva
sempre preferito restare a Pittsburgh,con la sciocca convinzione che niente
sarebbe accaduto a lui o a nonna Debbie se lei fosse stata con loro.
-Lindz è
la madre di tuo figlio,vero papo?-chiese per essere sicura di non
sbagliare.
Brian annuì.
-Gus...Gliel'ho dato io il nome:è nato la stessa
notte che ho conosciuto tuo padre e lui mi ha chiesto un consiglio sul
nome-l'informò suo padre,gli occhi che gli brillavano ancora al solo ricordo di
quel giorno.
-Beh l'alternativa era Abrahm!-ribattè il moro.
Justin si
voltò e fissò lo sguardo in quello di Brian per qualche istante,riuscendo ad
ottenere un sorriso dal marito.
-Verrà anche lui oggi?-chiese Vic ad
entrambi.
-Spero di no!Se a 22 anni va ancora dietro alle sue madri vuol dire
che i miei geni sono andati davvero sprecati-commentò Brian dando un'occhiata al
Rolex che aveva al polso.
Justin sospirò e scosse la testa.
-Sei davvero
un caso disperato!-commentò a bassa voce.
-Già,forse hai ragione...Comunque
Little Sunshine è ora di andare- disse prendendo la borsa ventiquattro ore da
uno degli sgabelli.
Justin si alzò,imitato subito dopo da Vic,e le si fermò
davanti con un sorriso incoraggiante;le sistemò i boccoli biondi dietro le
spalle con un gesto della mano sinistra facendola sorridere.
-Hai tutto
quello che ti serve?-le domandò,cercando di non mostrarsi troppo nervoso o
apprensivo.
Victoria annuì.
L'uomo le posò le mani su entrambe le spalle e
la fissò indeciso se dire qualcos'altro o seguire il consiglio che Brian gli
aveva dato poco prima e tenere la propria ansia per sè.
Avvicinò il viso e le
diede un bacio sulla guancia destra,facendola sorridere e provocando un sospiro
frustrato da parte del marito.
-Hai finito?Le farai fare tardi già il primo
giorno!-lo rimproverò venendo verso di loro.
Strinse il polso sinistro di Vic
in una mano tirandola lontano dal padre,per poi sporgersi verso Justin e dargli
un bacio di saluto.
-Mi raccomando non fare tardi;lo sai che Mel odia i
ritardatari-gli disse quando si staccò da lui.
-Non mi dire...-commentò il
moro staccandosi da lui e voltandogli le spalle avviandosi poi con Victoria
fuori dalla cucina.
Nonostante la sua lieve speranza,Brian si era
rifiutato di accompagnarla con una delle sue moto.
"Vuoi farmi perdere
un'altra moto già il primo giorno di scuola?Aspettiamo almeno il terzo Little
Sunshine" aveva commentato mentre toglieva l'antifurto al SUV.
Seduti uno
accanto all'altra avevano percorso gran parte del viaggio in silenzio,lui
concentrato sul tratto di strada davanti a sè e lei con lo sguardo fisso al
paesaggio che diventava velocemente sempre più metropolitano man mano che si
avvicinavano alla scuola.
Cercando di calmarsi,prese un ricciolo biondo che
le ricadeva sulla spalla sinistra fra due dita e iniziò a tirarlo e ad
arrotolarlo attorno il dito medio,in uno gesto che faceva senza neanche
accorgersene quando era nervosa.
-Finirai per ritrovarti calva se continui
così-le disse Brian riscuotendola dai suoi pensieri.
Vic voltò la testa verso
di lui e sospirò,smettendo però di giocherellare con i capelli.
-Lo so che mi
avete detto di non preoccuparmi,che qui le cose saranno diverse,ma voi siete i
miei genitori,avreste detto qualsiasi cosa per rassicurarmi-disse
sincera.
Con Brian non aveva bisogno di frenarsi,di bloccare i propri giudizi
per paura che restasse ferito, perchè sapeva che,al contrario del padre,le
avrebbe sempre dato la sua opinione più sincera e schietta,che fosse d'accordo o
meno con lei.
-Quando ho conosciuto tuo padre,lui aveva due anni più di
te...Ora tu lo vedi adesso,ma all'epoca era uno stronzetto fastidioso-iniziò a
raccontarle dopo qualche altro istante di silenzio,lo sguardo fisso sulla
strada.
Vic rise divertita scuotendo la testa:l'onestà e la schiettezza erano
uno solo alcuni dei motivi per cui amava Brian quasi fosse anche lui suo
padre.
-E' vero,tuo zio Micheal non poteva sopportarlo!Ogni volta che credevo
di essermi liberato di lui, ecco che me lo ritrovavo accanto:era una
persecuzione...E uno dei miei "obblighi",visto che era sempre a casa mia e nonna
Jennifer lo aveva messo in chiaro fin dall'inizio,era accompagnarlo a scuola la
mattina prima di andare a lavoro.
La prima volta che io e tuo zio Micheal lo
abbiamo lasciato davanti al suo liceo la mia jeep aveva scritto "FROCIO" sulla
fiancata destra,e per rendere ancora più chiara la cosa,io e tuo padre ci siamo
baciati davanti a mezza scuola- continuò.
Vic abbassò lo sguardo
pensierosa:quando erano iniziati i suoi problemi a Pittsburgh,suo padre le aveva
raccontato quello che lui stesso aveva vissuto in passato,ma erano stati nonna
Debbie, nonna Jennifer e la zia Emmett a raccontargli cosa era successo davvero
compresa l'aggressione che suo padre aveva subito la notte del ballo.
-Da
allora,ogni volta che la mia jeep si fermava davanti alla scuola di tuo
padre,tutti si fermavano a fissarla,in attesa di un nuovo spettacolo,anche se
non avevano bisogno di un'ulteriore aiuto per rendere la vita di tuo padre
un'inferno.
Ogni giorno,io vedevo le facce schifate di quei piccoli bastardi
e sapevo che una volta entrato lì dentro,tuo padre avrebbe dovuto tirar fuori le
palle e guardarsi le spalle fino alla fine delle lezioni, ma ogni volta lui
scendeva dall'auto dopo avermi salutato con uno dei suoi soliti sorrisi neanche
stesse andando incontro ai suoi fan-
Il SUV si fermò e alzando lo sguardo Vic
si accorse di essere di fronte ad un edificio di mattoni rossi:dovevano essere
arrivati a destinazione.
-Era il suo modo per dire "Fanculo tutti"!-concluse
tirando il freno a mano e portando lo sguardo sulla ragazza.
Vic accennò un
sorriso.
-Non sapevo che papà fosse così coraggioso...-disse con un sorriso
accennato.
-Che rimanga fra me e te,anche perchè negherei fino alla morte di
aver detto quello che sto per dire,ma ho conosciuto poche persone coraggiose
come tuo padre-le disse Brian unendosi a quel sorriso e accarezzandole
lievemente i capelli.
Lei restò in silenzio pochi secondi prima di incontrare
i suoi profondi occhi castani.
-Fanculo tutti?-chiese Vic,quasi volesse
essere certa di aver afferrato bene il concetto.
Brian annuì,le labbra ancora
distese in un sorriso.
Lei annuì a sua volta e si sporse leggermente verso di
lui per dargli un bacio sulla guancia più vicina.
-Grazie-
-Quando vuoi
Little Sunshine...-
Vic sorrise e,dopo essersi slacciata la cintura di
sicurezza e aver sistemato la borsa a tracolla sulla spalla sinistra,aprì la
portiera e uscì in strada.
Aveva fatto appena due passi verso la scuola che
si sentì richiamare.
-Ehi Little Sunshine!-
Si voltò e vide Brian con un
gomito poggiato al tettuccio della macchina e la portiera aperta che la
guardava.
-Hai abbastanza soldi per il pranzo?-le chiese poi.
Quelle poche
parole e lo sguardo che l'uomo le le rivolse,la fecero sorridere divertita:aveva
ripetutamente preso in giro suo padre per la sua preoccupazione,ed ora era lui
quello che cercava di mostrarle la sua apprensione,anche se in quel suo modo
tutto particolare.
Annuì e gli fece un cenno di saluto con la mano.
Tornò
a voltarsi e guardò la scuola;prese un respiro profondo e si incamminò verso la
scalinata.
La prima cosa che doveva fare era presentarsi in
segreteria e farsi dare il programma delle lezioni ed una piantina
dell'edificio.
Il suo nuovo liceo aveva l'aspetto di un antico castello
medievale,le cui torri erano crollate o non erano mai state costruite,ma i
mattoni rossi le davano una connotazione temporale di almeno quattro secoli
dopo,verso la fine dell'Ottocento.
Salì la piccola scalinata di finta
pietra,circondata da altri studenti e per qualche secondo valutò l'idea di
domandare ad uno di loro dove si trovava la segreteria,ma l'idea di fare la
figura della sprovveduta non le andava particolarmente a genio.
L'avrebbe
trovata da sola...in qualche modo.
Entrò in quello che doveva essere il
corridoio principale,dalle pareti giallo uovo e con il soffitto
bianco;sull'intera lunghezza del corridoio su entrambe le pareti erano sistemati
gli armadietti,di ferro e di colore blu scuro,forse per distinguerli
chiaramente.
Alcuni stendardi la informarono dell'esistenza di una
squadra,forse basket o anche baseball, chiamata "Warriors" che si riuniva ogni
venerdì pomeriggio dopo le lezioni per gli allenamenti... Il che significava che
il venerdì sarebbe dovuta uscire prima se non voleva incorrere in quegli idioti
che di solito fanno parte delle squadre e in quelle galline delle
cheerleaders.
Si guardò attorno notando un corridoio alla sua destra ed un
altro alla sua sinistra:e ora quale era quello giusto?
Senza nessuna
predilizione particolare,scelse quello a sinistra e camminò spedita,cercando di
dare l'impressione che sapesse cosa stava facendo,ma arrivata alla fine del
lungo corridoio si trovò in quello che le sembrò un'altro mondo.
Qui le
pareti erano color vinaccia,un colore insolito per un liceo dove si
prediliggevano colori accesi e vivaci;le porte che si affacciavano in quel
corridoio erano tutte nere,con un piccolo vetro all'altezza del viso per
guardare all'interno.
Erano spariti gli stendardi e gli avvisi per la
squadra,e al suo posto c'erano foto incorniciate di vecchi con le parrucche
bianche o con la barba,alternate a quelle di alcuni pittori che Vic aveva visto
grazie ai libri che suo padre aveva in casa.
Un rumore attirò la sua
attenzione facendola voltare:era una sua impressione oppure aveva sentito il
suono di un pianoforte?
Restò immobile nel corridoio,chiaramente confusa da
tutto quello che la circondava e si riscosse solo quando sentì un rumore di
passi venire verso di lei.
Un ragazzo alto e dalla corporatura robusta,stava
venendo verso di lei;aveva lo sguardo fisso al pavimento o alle proprie
scarpe,questo Vic non era riuscì ad indovinarlo,ma restò a fissarlo quasi non
potesse fare altrimenti:fissò i capelli castani sistemati ordinatamente con il
gel che gli arrivavano fino al collo,le spalle larghe chiuse nella giacca di
pelle nera,i fianchi stretti fasciati nei jeans blu marine sopra un paio di
scarpe da ginnastica nere.
Il ragazzo si accorse di lei solo quando fu sul
punto di andarle addosso.
Alzò lo sguardo e lo portò sul suo volto,fissandola
per qualche istante con i suoi occhi color cioccolato fondente.
-Non hai
niente di meglio da fare?-le domandò poi,parlando con voce secca e
profonda.
Vic aggrottò la fronte,sorpresa da quella domanda.
-Come
scusa?-
-Ti hanno messo a controllare il corridoio?E' per questo che non
riesci a staccarti da qui?-le chiese ancora con lo stesso tono
saccente.
-No,ecco veramente io sto cercando la segreteria-
Un sorriso
ironico stirò le labbra sottili del ragazzo,portandola a chiedersi cosa ci
trovasse di tanto divertente in quelle parole.
-Capisco...Beh credo tu sia
nell'edificio sbagliato-le disse con quell'aria saputa che Vic stava iniziando
ad odiare.
-No,io non credo-ribattè con decisione.
Il ragazzo sospirò
lievemente,per poi posarle una mano sul braccio sinistro e percorrere
all'indietro il corridoio che lei aveva fatto poco prima.
-Ehi,ma che
stai...-si lamentò Vic.
Si fermò davanti al lungo corridoio che l'aveva
portata lì e la guardò.
-Questa è l'Accademia di Belle Arti.Lì c'è la tua
scuola,appena arrivi alla fine del corridoio,prendi quello che va a destra e
percorrilo finchè non arrivi di fronte alla fotografia della regina
Elisabetta;lì c'è una piccola finestra di legno.
Quella è la segreteria:bussa
e una delle responsabili ti darà retta.
Credi di farcela da sola oppure hai
bisogno che ti ci accompagni tenendoti per mano?-
Il viso di Vic si indurì e
con uno strattone riuscì a liberare il braccio dalla stretta del ragazzo.
-So
cavarmela benissimo da sola-gli disse con fierezza.
Si avviò verso l'inizio
del corridoio quando la voce del ragazzo la richiamò.
-Oh figurati è stato un
piacere aiutarti!-le gridò dietro.
Vic si voltò,un'espressione incredula sul
volto:doveva anche ringraziarlo per il modo scostante in cui si era
comportato?
-Non ti hanno insegnato l'educazione?-le domandò il ragazzo di
nuovo con un sorriso divertito sulle labbra.
-E a te non hanno insegnato come
ci si comporta con una ragazza?-gli chiese di rimando lei.
-Ah credimi per
quello non ho bisogno di nessun'insegnamento...-rispose caricando la frase di
chiari sottintesi.
Vic spalancò leggermente la bocca sorpresa da quelle
parole,scuotendo poi la testa per riscuotersi:aveva già perso troppo
tempo.
-Comunque se proprio ci tieni:grazie per le tue informazioni-
Tornò
a voltarsi ed era già a metà del corridoio quando gli arrivò all'orecchio
l'ultima battuta del ragazzo.
-Attenta a non perderti di nuovo
Sweetie...-
Letteratura,biologia,calcolo,storia e
arte:queste erano le sue lezioni.
Grazie ai consigli di quel ragazzo era
riuscita a trovare la segreteria facilmente e,dopo aver recuperato l'orario,si
era diretta alla prima lezione della giornata,stranamente in orario.
Si era
seduta ad uno dei banchi liberi dopo aver fatto firmare al professore il foglio
che le avevano dato in segreteria e aveva sfogliato distratta il libro che
questi le aveva dato,la mente persa dietro a quello che era successo solo pochi
minuti prima.
Quel ragazzo aveva davvero una terribile faccia tosta!
Con
quanta prosopopea le aveva rivolto la parola,il tono di voce saccente e poi
quelle battutine ironiche,era davvero insopportabile!
Se tutti i ragazzi di
Toronto erano come quel tizio allora avrebbe fatto meglio a restare a
Pittsburgh...
Quel pensiero la fece sorridere:aveva veramente pensato una
cosa del genere?
Doveva essere diventata pazza tutt'insieme!
Il professore
chiuse la porta dell'aula,attirando su di sè l'attenzione di tutti gli
studenti.
-Ok cominciamo;mettete sulla mia scrivania i cellulari,i palmari e
tutte quelle diavolerie che vi portate dietro-
Vic prese il proprio cellulare
dalla tasca della borsa e si alzò per posarlo sulla cattedra,imitata dai suoi
compagni.
-Prima di cominciare,vorrei deste tutti il benvenuto a Victoria
Kinney-Taylor-continuò il professore.
Vic pregò che la terra si aprisse in
due e la inghiottisse con tutto il banco,facendola scomparire all'istante
salvandola così dalla curiosità degli altri;ma visto che era impossibile riuscì
a fare un sorriso in risposta ai cenni di saluto dei suoi compagni.
Il
professore si avviò verso la cattedra e,finalmente,iniziò la lezione.
L'ora
passò velocemente ascoltando le rassomiglianze fra la biografia di Charles
Dickens e le avventure capitate al protagonista di "Oliver Twist",opera
dichiaratamente autobiografica e quando la campanella suonò Vic raccolse tutta
la sua roba,dopo aver recuperato il cellulare,uscì dalla classe occhieggiando la
mappa che le avevano dato in segreteria alla ricerca dell'aula di
biologia.
-Serve aiuto?-si sentì chiedere.
Alzò lo sguardo dalla mappa e
fissò la ragazza accanto a lei che le sorrideva amichevolmente: capelli rossi
raccolti in un codino alto,occhi neri,un naso piccolo che si accordava
perfettamente con il suo viso magro,una spruzzata di efelidi rosse sulle guance
e sul naso,ed una bocca leggermente carnosa.
Ma la cosa che attirò
l'attenzione di Vic furono i quattro buchi sull'orecchio destro:suo padre
l'avrebbe fatta dormire nelle scuderie anche solo per aver pensato ad un solo
piercing e quella ragazza ne aveva quattro!
-Sì magari,grazie!
Ho lezione
di biologia,ma non ho la minima idea di dove andare-le confessò
sincera.
-Devo andarci anche io,se vuoi possiamo fare la stessa strada-le
propose la ragazza.
Vic sorrise,sinceramente sollevata.
-Sarebbe
perfetto!Io sono Victoria,ma tutti mi chiamano Vic-disse tendendo la mano verso
la ragazza.
-Io sono Carly ed il mio nome è talmente corto che non ha bisogno
di diminutivo-si presentò l'altra stringendole la mano-Ora andiamo altrimenti
facciamo tardi e rischiamo di finire al primo banco-le disse allontanando la
mano.
Vic sorrise e si incamminò accanto a lei lungo i corridoi.
-Per me
non è un problema...Sono sempre stata brava in biologia-disse alzando le
spalle.
-Oh,allora ti dispiace se mi siedo sempre accanto a te durante gli
esperimenti?Odio dover avere a che fare con i vetrini ed i microscopi ed ora ho
scoperto che quest'anno faremo l'autopsia di una rana...Disgustoso!-disse
scuotendo la testa con aria schifata.
Vic rise,nascondendo parzialmente il
sorriso dietro una mano.
Carly entrò in un'aula sul corridoio destro ed
entrambe si sedettero in un banco in seconda fila.
Si erano appena
sistemate,che un ragazzo si sporse verso di loro dalla fila dietro.
-Ehi
Carly,hai fatto gli esercizi di trigonometria?-chiese alla ragazza.
-Te li
farò copiare durante il pranzo,ma cerca di fare qualche errore,altrimenti se ne
accorgono che hai copiato-rispose lei prendendo dalla borsa un quaderno ad
anelli.
Il ragazzo lanciò uno sguardo a Vic,che imbarazzata ricambiò
l'occhiata in silenzio per qualche istante,prima di accennare un
sorriso.
-Ciao,io sono Victoria-si presentò.
-Rhyes.Pranzi con noi più
tardi?-le chiese ricambiando il suo sorriso.
-Certo che sì...Che domande!-si
intromise Carly scuotendo la testa e alzando gli occhi al cielo in
un'espressione incredula che fece ridere Vic.
Finora Toronto non era poi così
male...Vuoi vedere che avevano ragione i suoi genitori?
-Come mai hai due cognomi?-
Sapeva che prima
o poi qualcuno le avrebbe fatto quella domanda,era inevitabile,ma aveva sperato
di poter superare il primo giorno incolume.
Lei,Carly e Rhyes erano seduti ad
un tavolo nell'angolo più lontano della mensa,quasi avessero bisogno di privacy
per permettere a Rhyes di copiare in pace.
Avevano mangiato il loro pranzo
chiacchierando del più e del meno:Carly le aveva illustrato la topografia della
mensa,commentando i vari tavoli ed i gruppetti che li occupavano,raccontandole
com'era vivere in quella scuola e quali erano le regole "occulte" da seguire per
essere lasciati in pace.
Poi,fra un morso al panino con l'insalata di pollo
ed un sorso di Coca,era arrivata la domanda fatidica.
-Hai due
cognomi?-domandò Rhyes alzando la testa dal proprio quaderno.
Rhyes le
sembrava una versione adolescente della zia Emmett:era più alto di lei di almeno
venti centimetri,con corti capelli castani perfettamente sistemati con il
gel,occhi verdi da cucciolo che colpivano al primo sguardo e una risata
coinvolgente,che già un paio di volte l'aveva portata a sorridere insieme a
lui.
Vic annuì,prendendo un lungo sorso dalla propria lattina di Coca.
Era
venuto il momento della verità;prese un respiro profondo e guardò i due
ragazzi,che le restituirono lo sguardo.
"Fanculo tutti!",si disse ricordando
le parole che Brian le aveva detto in macchina quella mattina.
-Sì ho due
cognomi:Kinney-Taylor.
Mio padre è un pittore e...-iniziò non sapendo bene
come continuare il discorso.
-Per caso è parente con il Taylor di
"Rage"?-domandò Rhyes interrompendola.
Vic lo guardò incredula,la bocca
aperta dallo stupore.
-Forse non lo conosci,ma è un fumetto su un supereroe
gay e...-continuò il ragazzo notando il suo smarrimento,iniziando a cercare
qualcosa nella sua borsa.
-E lui se lo porta sempre dietro,neanche fosse la
Bibbia!
Passa tutto il tempo a leggere quella roba,ecco perchè poi la mattina
si ritrova senza i compiti fatti-commentò Carly sarcastica.
A riprova delle
parole della ragazza,Rhyes gettò sul tavolo fra di loro una copia dell'ultimo
numero di "Rage".
Ancora stordita,Vic prese il fumetto nelle dita della mano
sinistra e fissò la corpertina per qualche istante,anche se la conosceva a
memoria:aveva seguito tutto il processo creativo,le lunghe telefonate in
vivavoce fra suo padre e lo zio Micheal per fare le ultime modifiche ai disegni
e ai dialoghi ed era stata la prima insieme a suo padre,e forse insieme allo zio
Ben e ad Hunter a leggere il fumetto finito.
-Quindi tu sei...-chiese Vic
timidamente,sperando di non offendere il ragazzo riportando lo sguardo sul suo
volto.
-Gay?-disse Carly per lei.
Vic annuì.
-Totalmente.Senza neanche
possibilità di appello-rispose Rhyes sincero.
Victoria scoppiò in una risata
sollevata:possibile che tutto questo stesse accadendo davvero?
Forse lo stava
solo immaginando,magari era ancora nel suo letto e stava sognando!
Quando lo
avrebbe raccontato a Brian sarebbe scoppiato in una risata
fragorosa.
"Sei talmente abituata ad avere intorno dei gay da
non poterne più fare a meno Little Sunshine", avrebbe commentato
ghignando.
-Va tutto bene?-chiese il ragazzo confuso.
Lei si affrettò ad
annuire:gli doveva delle spiegazioni.
Ritornò seria,o almeno tentò,e fissò
Rhyes.
-Mio padre è Justin Taylor-disse certa che sarebbe bastato quello
perchè Rhyes capisse.
Il volto del ragazzo divenne una maschera di stupore,le
labbra leggermente spalancate a formare una piccola o e gli occhi un pò più
aperti di poco prima.
-Tu sei Little Sunshine?La figlia di Rage e JT?-chiese
incredulo.
Lei scosse la testa.
-Veramente mia madre è una gallerista di
New York,una delle migliori amiche di mio padre,ma Rage è il marito di mio
padre-spiegò serena,come se fosse la cosa più normale del mondo.
-Quindi i
tuoi genitori sono gay?-chiese Carly per essere sicura di aver capito
bene.
Vic annuì,scrutando il suo volto per essere sicura che questo non le
desse fastidio.
La ragazza sbuffò,abbassando le spalle.
-Possibile che
solo io ho una famiglia schifosamente banale?-
Il suono della campanella
avvisò i tre che era ora di tornare a lezione e Vic si separò dai due per le
lezioni di storia,calcolo e di arte,con la promessa di rivedersi
all'uscita.
Essendosi liberata del suo "grande segreto inconfessabile",la
ragazza si sentì quasi un'altra:seguì le lezioni con tranquillità,con la sempre
più viva speranza che le cose sarebbero andate diversamente da come erano andate
a Pittsburgh.
Le ultime ore di lezione passarono velocemente e prima che se
ne rendesse conto la campanella suonò un ultima volta.
Infilò le sue cose
nella borsa e l'infilò a tracolla,uscendo poi nel corridoio affollato di
studenti.
Pochi minuti e Carly fu alla sua sinistra.
-Ehi!Come ti sei
trovata fra i secchioni di storia?-le domandò infilando un quaderno nello
zaino.
-Bene...Questo vuol dire che sono una secchiona anche io?le chiese con
un sorriso accennato.
Carly rise e scosse la testa.
-No,non credo;sei
troppo forte per essere una secchiona-
-Grazie!A voi invece come è
andata?Rhyes è riuscito a superare indenne la lezione di trigonometria?-le
domandò curiosa.
-Più che indenne,ha preso anche una B!Ti rendi conto?Con i
miei compiti!-esclamò la ragazza.
Rhyes si unì a loro,sistemandosi alla
destra di Vic e,capito subito perchè Carly si stava lamentando,sbuffò.
-La
smetti?E' grazie ai miei sbagli che ho preso B;se avessi seguito gli
esercizi come tu li avevi fatti,avrei preso A-disse esponendo il suo
pensiero.
Carly si infiammò facendo ridere Vic,che scosse la
testa.
-Ok,facciamo così,la prossima volta che avrai bisogno di aiuto per
trigonometria,chiedi a me-si offrì volontaria.
Rhyes alzò un
sopracciglio.
-Davvero?-chiese sorpreso.
Vic annuì.
-Non so perchè ma
sono portata per le materie matematiche...-disse alzando le spalle.
Seguendo
il corridoio,uscirono fuori dall'edificio,e si fermarono in un'angolo per non
essere travolti dagli altri studenti.
-Hai impegni oggi pomeriggio Vic?Che ne
dici di un giro per la città in modo da farti sentire meno spaesata?-le propose
Rhyes.
-Sarebbe un'idea fantastica,davvero,ma oggi devo essere a casa
presto.Che ne dite di domani?-chiese guardando ora uno ora l'altra.
Carly
alzò le spalle.
-Nessun problema-
-Ehi Blondie!-disse una voce alla fine
della scalinata.
Victoria riconobbe subito quella voce:in tutto il
mondo,c'era una sola persona che la chiamava così.
Guardò alla fine della
scalinata e un sorriso radioso apparve sul suo viso quando vide l'uomo che la
fissava con un leggero sorriso sulle labbra.
Anche lui l'aveva vista
nascere,ma rispetto alle altre persone che facevano parte della sua vita era
quello con cui aveva meno differenza di età al punto che certe volte,quando
erano insieme sembravano due ragazzini nonostante l'altro avesse
trent'anni.
Hunter era sempre stato il suo consigliere,il suo migliore
amico,la spalla su cui piangere, il modello a cui ispirarsi quando le cose si
erano fatte difficili,totalmente incurante di quello che gli altri potevano
pensare della loro amicizia e della differenza d'età che c'era fra di
loro.
Si voltò verso i due ragazzi e li salutò velocemente per poi correre
giù per la piccola scalinata e gettargli le braccia al collo.
-Blondie
ricordati che siamo in pubblico-disse lui ironico.
Vic rise e rialzò la testa
dalla spalla sinistra del ragazzo per fissare il suo sguardo.
-Mi sei
mancato-gli disse senza paura di apparire sdolcinata.
Hunter sorrise e le
posò un bacio sulla guancia sinistra.
-Anche tu mi sei mancata in questi
mesi.Stai bene?-le domandò con voce seria.
Vic annuì prima di scompigliargli
i capelli in un gesto che per loro era solito,quasi un rituale.
Hunter si
scostò da lei e rise prima di farle un cenno con la testa verso
destra,portandola a guardare in quella direzione.
La sorpresa fu tanta che a
stento trattenne un grido:appoggiati alla macchina,neanche fossero una brutta
imitazione dei poliziotti televisivi degli anni '70,lo zio Micheal e lo zio Ben
avevano seguito tutto la scena.
Vic corse verso di loro,e per primo abbracciò
lo zio Micheal,il suo padrino,leggermente più alto di lei,dandogli un bacio su
entrambe le guance.
-Smettila di crescere Little Sunshine,o non riuscirò più
a raggiungerti!-le disse con un sorriso affettuoso sulle labbra.
-Vedrò di
fare del mio meglio,ma non ti prometto niente-scherzò lei prima di andare ad
abbracciare lo zio Ben.
Aveva sempre avuto un grande amore per lo zio Ben,fin
da quando era bambina:Brian le ricordava sempre di come a quattro anni gli
avesse chiesto di sposarla quando sarebbe diventata grande,fra le grasse risate
di tutto il gruppo di amici.
-Non fate caso a me,sono solo il marito!-aveva
commentato allora lo zio Micheal,chiaramente divertito.
Lo zio Ben però aveva
preso la cosa sul serio e le aveva promesso che,se da grande avrebbe voluto
ancora sposarlo,lui l'avrebbe fatto con grande piacere.
-Sempre che a Brian
vada bene-aveva aggiunto poi.
Naturalmente crescendo aveva capito che quel
matrimonio sarebbe stato impossibile,ma ancora adesso lo zio Ben la chiamava "la
mia fidanzata" ogni volta che la vedeva.
-Come sta la mia piccola
fidanzata?-le domandò infatti stringendola in un grande abbraccio e sollevandola
per qualche istante da terra.
Vic sorrise,ricambiando l'abbraccio.
-Sto
bene...Ma che ci fate tutti qui?-domandò loro.
-Brian ci ha chiesto di
venirti a prendere,per evitare che tu arrivassi in ritardo-le spiegò lo zio
Micheal.
-Ha talmente paura di Mel e Lindz che ha bisogno dei
rinforzi?-chiese lei confusa.
Hunter scosse la testa,mettendole un braccio
attorno alle spalle.
-No non è questo...E' solo che non può vedere
Mel-aggiunse poi.
-Scusami!Stai parlando della madre di tua sorella-lo beccò
lo zio Micheal.
-Ok,credo sia meglio salire in macchina prima che scoppi una
terza guerra mondiale-intervenne lo zio Ben aggirando la macchina e portandosi
al posto di guida.
Hunter lo imitò e Vic aprì lo sportello,quando le
ritornarono a mente le parole che Brian aveva detto quella mattina in
auto.
-Zio Mike,è vero che non sopportavi papà?-
I suoi occhi non lo abbandonavano mai.
Erano
affondati nei suoi,quasi avessero bisogno di quel contatto per restare in vita,o
per avere la certezza che lui fosse realmente lì.
Era dentro di lui,i loro
corpi si muovevano in perfetta sincronia,ma l'unica cosa che sembrava
interessare a Justin era riuscire a cogliere il proprio riflesso nei suoi
occhi.
Brian,sotto una spinta più intensa delle altre,si morse il labbro
inferiore,sorridendo subito dopo quando gli arrivò alle orecchie il lieve gemito
del biondo.
Vide la sua mano sinistra da artista stringersi sul lenzuolo
bianco che avevano steso a terra in fretta e furia,prima di lasciarvisi cadere
sopra,e stendendosi su di lui la raggiunse per chiuderla nella sua, intrecciare
le dita alle proprie,in quello sforzo congiunto.
I loro movimenti erano più
veloci ora,i gemiti rieccheggiarono nella stanza semivuota,entrambi sapevano che
non restava molto tempo;sentì un braccio di Justin stringergli le spalle e
attirarlo ancora più vicino,prima che i loro visi si avvicinassero per far
incontrare le labbra in un bacio appassionato e famelico.
Senza smettere di
baciarlo,Brian portò una mano verso il basso,all'erezione tesa e pulsante di
Justin,circondandola completamente e iniziando a muovere la mano
velocemente,provocando i profondi gemiti di gola che tanto
amava.
Continuarono a muoversi l'uno verso l'altro, a cercarsi,finchè non
vennero uno dopo l'altro.
Brian si lasciò cadere su Justin,accolto subito
dalle braccia del marito,che si strinsero attorno alla sua vita,il viso nascosto
nell'incavo fra il collo e la spalla,con le punte bionde che gli facevano il
solletico su una guancia.
Un tempo si sarebbe alzato,si sarebbe tolto il
profilattico e sarebbe andato di corsa a farsi una doccia,quasi come se l'idea
di avere un altro odore addosso lo infastidisse.
Ora invece gli piaceva
restare lì fra le sue braccia,lasciarsi in qualche modo coccolare da quelle
piccole carezze,respirare quella combinazione particolare di sudore e
profumo,quella nuova fragranza fatta del suo odore e quello di Justin uniti
insieme,che si creava sulla sua pelle dopo aver fatto l'amore,gli piaceva aver
ancora bisogno di quelle cose dopo tanti anni.
Certo a lui non lo avrebbe mai
detto,ma era certo che Justin non avesse bisogno di sentirglielo dire:lo capiva
senza bisogno di parole.
Era per questo che lo amava.
Voltò la testa sulla
sua spalla per incontrare il suo sguardo e lo vide sorridere.
-Hai uno sbafo
di pittura blu sulla guancia destra-gli disse il biondo.
Si lasciò scappare
un sospiro scocciato.
-E' uno degli inconvenienti nello sposare
un'artista...Ti ritrovi sempre con una macchia di pittura
addosso-commentò.
-Te l'avevo detto che avresti dovuto almeno farmi lavare le
mani,ma certe volte sei veramente impaziente-fece Justin,scostandogli alcune
ciocche castane dalla fronte.
-Io fossi in te ne sarei contento!Non sono
molti quelli diposti a scoparsi per sedici anni lo stesso ragazzo-gli fece
notare.
-Oh povero martire!Come mai ancora non ti è cresciuta l'aureola?-lo
prese in giro l'altro, sorridendo divertito.
Brian ghignò,portando il viso
alla sua altezza,facendo forza su un gomito, fissandolo per qualche istante
negli occhi.
-Non c'è niente da fare...Sei rimasto sempre il solito
stronzetto fastidioso che eri una volta-commentò poi.
-E' per questo che mi
ami-rispose Justin senza scomporsi.
Il ghigno sul volto di Brian si fece più
vivido,prima che questi abbassasse la testa per baciarlo, subito trattenuto dal
marito.
-Già...è vero-disse quando si staccarono.
Gli occhi di Justin si
fecero più accesi,ed il suo viso si illuminò quando le sue labbra si tesero in
quel meraviglioso sorriso che tanto amava:gli venivano i brividi quando
osservava le reazioni che gli provocava sentirsi dire "ti amo".
Beh,la colpa
era anche sua e del fatto che non glielo diceva spesso:in sedici anni di
matrimonio,si potevano contare sulla punta delle dita.
Ma a che serviva
dirglielo?Justin lo sapeva,lo aveva sempre saputo.
-Sai cosa stavo
pensando?-disse poi cambiando completamente argomento,tornando a sdraiarsi
accanto a lui.
-Cosa?-
-Pensavo di arredare l'appartamento sopra il
garage,nel caso Gus volesse restare a dormire qui qualche volta,invece di
tornare nel covo delle lesbiche-gli disse.
Questa volta fu Justin a
sollevarsi leggermente verso di lui per incontrare il suo sguardo.
-E'
un'idea fantastica!Chi ti sente può addirittura credere che ti interessi di tuo
figlio-lo prese in giro.
Il moro gli diede una lieve spinta facendolo così
tornare con le spalle al pavimento,fra le risate di Justin.
-Idiota!E' solo
che ora che siamo qui possiamo vederci più spesso,lui ti adora e si trova bene
con noi,vorrei far fruttare meglio il tempo che passiamo insieme,senza il
generale Mel fra i piedi che controlla ogni mossa.
Che ne pensi?-gli domandò
poi.
Se lui non fosse stato d'accordo,non se ne sarebbe fatto
nulla.
Justin sospirò e si sollevò i capelli dalla fronte con una mano,prima
di voltare la testa verso di lui ed incontrare il suo sguardo.
-Credo che Vic
andrà su tutte le furie quando lo scoprirà-disse semplicemente.
Brian sorrise
e tornò a sporgersi verso di lui,pronto a ringraziarlo a dovere per aver
permesso che Gus facesse parte della loro famiglia,quando due colpi decisi
vennero battuti alla porta dello studio.
-Sono tornata!Sbrigatevi a scendere
che ci sono delle persone che vi aspettano-disse ad alta voce
Victoria.
Restarono in ascolto dei passi che si allontanavano sul
parquet,prima di tornare a fissarsi.
-Il momento della verità...-commentò
Justin.
Brian fece un mugugno d'assenso,prima di posare una mano sul suo
torace nudo e iniziando a muoverla verso il basso.
-Credi si arrabbieranno se
ritardiamo qualche altro minuto?Giusto per...-
-No!Siamo già in ritardo e non
mi va di farmi fare la ramanzina da Mel più del necessario...E poi scusa non sei
curioso di scoprire chi ha vinto?-gli domandò issandosi a sedere.
Brian
sospirò chiaramente scontento.
-Tanto lo so già-
Il biondo scosse la
testa,un sorriso ironico sulle labbra.
-Sei davvero uno
sbruffone-commentò.
Ma era,in fondo,era anche per quello che lo
amava.
Salve a tutti!!!Come state?
Innanzitutto volevo ringraziare tutti coloro che hanno aggiunto la storia fra le seguite e le preferite,e quelli che hanno lasciato un commento.
So che molti di voi si staranno chiedendo:"Com'è possibile finire in un diverso istituto soltanto attraversando un corridoio?"
Vi spiego subito:l'ispirazione mi è venuta grazie alla mia vecchia scuola scuola media;qs divideva il giardino e parte dell'istituto con il liceo artistico,bastava aprire le porte antipanico al piano terra x trovarsi in un'istituto completamente diverso,anche se i due licei avevano 2 entrate diverse.
Ci ho ripensato l'altro giorno mentre stavo iniziando a pensare a questa storia,e mi è sembrata una buona idea x il primo incontro fra Gus e Vic.
Chiedo scusa x eventuali errori di battitura o di ortografia.
E ora i ringraziamenti:Sunshine'86(Se devo dirti la verità credevo di essere la sola che,dal mondo di Harry Potter,si catapultava in questo così sfacciato e sincero.Però sono felice di essermi ricreduta e prometto che nel prox capitolo metterò un piccolo avviso nel caso ci fossero altri interessati...Se ci pensi nn è tanto strano:al contrario di Rose e James loro nn hanno nessunissimo legame di sangue,e come hai potuto già vedere,sn due estranei l'uno x l'altra),Desme(So che può sembrare misteriosa,ma manmano che andiamo avanti si svelerà tt, anche x lasciare un alone di mistero su Vic,che altrimenti perderebbe tt la sua attrattiva), Dany23(Sono contenta che ti sia piaciuto!Ci saranno altri flashback,sparsi nei vari capitoli x riempire il vuoto fra il mio presente ed il passato del telefilm...),GiulyWeasley(Spero tu nn abbia rischiato l'astinenza;Hai ragione,lo so,i miei capitoli sn lunghi una quaresima!E' solo che qnd scrivo ho già l'idea di come deve essere strutturato il capitolo,dall'inizio alla fine e nn mi accorgo della lunghezza finchè nn è finito;Un piccolo accenno sulla madre lo ha dato Vic stessa in qst capitolo,ma poi verrà spiegato meglio in seguito,così pure quello che è successo a Pittsburgh),Jo'87(Grazie x i complimenti!Spero ti piaccia anche questo capitolo...),LaTum(Grazie x i complimenti!Ogni persona è un'enigma agli occhi del proprio vicino,figurati poi se si prende la casa + bella della tua strada e se scopri che è un artista famoso...Come minimo ti fiondi a pesce x sapere + cose possibili su di lui!O almeno qst è l'idea che mi ha guidato mentre scrivevo quel pezzo),Mae(Eccoti un piccolo assaggio...E ma aspetta il prox capitolo,lì ci sarà veramente da ridere!).
Bene x il momento è tutto,io vi saluto e vi do appuntamento al prox capitolo...
"Reunion"
Baci,Eva.
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