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Autore: crazy640    10/09/2009    10 recensioni
Salve a tutti!Questa è la prima fan fiction che scrivo su "Queer as folk",anche se lo adoro,quindi siate clementi... Cosa succederebbe se la figlia di Justin,appena arrivata a Toronto,si scontrasse per caso in Gus? Lo charme dei Kinney colpirà di nuovo?
Genere: Romantico, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altro Personaggio, Brian Kinney, Justin Taylor
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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alive and kicking

 

 

Il sole invase completamente la stanza nello stesso istante in cui venne alzata la tapparella;non avevano ancora avuto il tempo di montare le tende,quindi quello era il solo riparo che potesse avere dal Sole.
-Sveglia pigrona!-
Cercando di scappare in qualche modo alla voce di suo padre,Victoria nascose la testa sotto uno dei cuscini e si tirò ancora più su le coperte,quasi volesse ricreare quell'oscurità che le era strappata tanto brutalmente.
-Va via!-mugugnò senza aprire gli occhi.
-Non vorrai mica fare tardi il primo giorno di scuola?-le domandò ancora l'uomo,fermo a pochi metri dal suo letto.
Fosse per me non ci andrei neanche,pensò la ragazza sfregando il mento contro la spalla sinistra.
Il silenzio che sentì intorno a sè la fece sperare che suo padre si fosse deciso ad uscire dalla stanza e a lasciarla dormire ancora un pò,ma quella speranza si rivelò infondata quando pochi istanti dopo il cuscino che le copriva la testa le venne strappato via espondendola di nuovo alla luce del Sole.
-Alzati!-le ordinò.
Vic,la mano destra che stropicciava gli occhi socchiusi,sospirò frustrata.
-Ti odio!-
Sentì la sua risata divertita e i passi che si allontanavano verso la porta.
-Anche io ti voglio bene-rispose lui prima di uscire dalla stanza.
Ormai sveglia,Vic si sistemò con la schiena sul materasso e guardò per qualche istante il soffitto:non aveva idea di che ore fossero,ma era certa che suo padre l'avesse svegliata in tempo per farle fare una doccia e una veloce colazione prima di andare a scuola.
Per un'istante si chiese chi dei due l'avrebbe accompagnata,o se avevano intenzione di venire entrambi,come un fronte compatto,per aiutarla a superare la paura di quel terribile primo giorno.
In un certo senso sarebbe stato meglio,così avrebbero evitato tutto quello che era successo a Pittsburgh.
Decisa a non pensarci,si tirò a sedere e posò entrambi i piedi sul parquet freddo:non poteva cominciare a portarsi sfiga da sola,qui le cose erano diverse.
Aveva perso il conto di quante volte i suoi genitori glielo avevano detto o delle volte in cui lo zio Micheal l'aveva rassicurata dicendole che a Toronto non sarebbe stata la sola ragazza con i genitori dello stesso sesso.
Ma come poteva fidarsi dopo quello che era successo al liceo di Pittsburgh?
Come poteva credere che anche lì non ci sarebbero state scritte inguriose sul suo armadietto, quando questo non era aperto e le sue cose rubate;come poteva sperare di farsi degli amici quando sia a New York che a Pittsbugh era stata sistematicamente isolata per colpa della sua famiglia?
Bloccò il pensiero più doloroso e si lasciò andare ad un altro sospiro,prima di alzarsi in piedi e avviarsi verso il bagno.
L'ultima cosa di cui aveva bisogno era presentarsi in ritardo il primo giorno.


-Hai intenzione di cucinare ancora a lungo?Potremmo vivere di frittelle per almeno tre giorni-
Con la spatola ancora stretta nella mano destra,Justin si voltò verso il marito, trovandolo con il viso immerso nel giornale.
Per qualche istante ebbe il sospetto di aver solo immaginato quel commento,poi incontrò uno sguardo veloce di Brian e capì che l'altro aveva realmente parlato.
-Sai che quando sono nervoso,cucinare è l'unica cosa che mi calma-gli disse per scusarsi.
Brian abbassò un angolo del giornale e annuì lentamente.
-Già,me ne sono accorto...E perchè saresti nervoso questa volta?-gli domandò con voce calma.
Justin aggrottò la fronte,sorpreso che l'altro gli facesse una domanda simile.
-Sai perchè lo sono!Voglio dire,dopo tutto quello che è successo con Vic è normale che...-disse confusamente cercando di dire più concetti insieme.
-Che io prenda due chili in più per colpa della tua cucina nervosa?-gli domandò posando del tutto il giornale sul tavolo.
Il biondo accennò un sorriso prima di abbassare lo sguardo e posare la spatola sul piano della cucina poco distante dai fornelli.
-Per lo meno così avrò qualcosa da stringere mentre siamo a letto...-gli disse con voce carica di sottintesi quando tornò a guardarlo.
-Ah è per questo che lo fai?Beh sono certo che troveremo qualcos'altro da farti stringere...-commentò Brian.
Ancora una volta Justin gli regalò un sorriso,ma al suo occhio attento non era sfuggita la tensione che ancora gli tendeva le spalle.
Si alzò dal suo sgabello e aggirò il bancone avvicinandosi al compagno,portandosi alle sue spalle, e poggiando il suo torace contro la schiena di Justin,i suoi capelli biondi che gli accarezzavano il collo e l'odore del suo dopobarba che gli solleticava le narici.
Gli allacciò un braccio attorno alla vita e lo tirò a sè,chinando la testa per portare le labbra vicino al suo orecchio sinistro.
-Devi smetterla di preoccuparti,altrimenti Little Sunshine se ne accorgerà e penserà che tutti questi mesi le abbiamo raccontato stronzate sul fatto che qui le cose sarebbero state diverse e che la sua vita sarebbe stata più facile-gli disse con voce calma e rassicurante.
Justin mosse leggermente la testa sulla sua spalle e sospirò.
-E' solo che vorrei fare di più...-confessò l'altro.
Brian lo fece voltare nel suo abbraccio e incontrò i suoi occhi azzurri,leggermente più scuri per via della preoccupazione e sorrise.
Fare di più?Fin da quando erano iniziati i problemi,Justin si era speso in prima persona cercando di rendere la vita di Vic il più possibile normale,sentendosi anche in parte responsabile per tutti i problemi che il loro matrimonio aveva provocato alla figlia.
Nessun altro avrebbe potuto fare di più;Brian lo sapeva e in una parte della sua mente lo sapeva anche Justin.
-Facciamo una scommessa?-gli disse per allontanare la sua mente da quella costante preoccupazione.
-Di che tipo?-chiese l'altro cauto.
-Se oggi pomeriggio Little Sunshine torna a casa felice o per lo meno serena,tu stasera farai tutto quello che ti chiedo-gli disse con il suo sorriso malizioso.
Justin trattenne una risata e lo guardò con quella che sperò essere un'espressione seria.
-E se così non fosse?-gli domandò ancora,sperando in cuor suo che quell'eventualità non si verificasse.
Il moro alzò le spalle.
-Allora sarai tu a decidere...-disse,lasciando cadere la sua offerta con noncuranza.
Gli occhi del biondo si illuminarono,chiaramente eccitati da quell'offerta.
Si alzò in punta di piedi e posò le labbra sulle sue più volte.
-Per favore!Devo ancora fare colazione...-
Victoria si affacciò sulla soglia della cucina posando la borsa per la scuola a terra,coprendola con il cappotto che avrebbe indossato di lì a poco,avvicinandosi poi al bancone dove erano sistemati i piatti per la colazione.
-Possibile che non riusciate a stare separati più di dieci minuti?-chiese loro lasciandosi cadere sulla sedia accanto a quella di Brian.
-Sì chiama amore-le rispose suo padre,sciogliendo l'abbraccio e avvicinandosi al fornello per prendere delle frittelle per la figlia.
-Io veramente ricordo avesse un altro nome-commentò Brian aggirando l'isola e sedendosi accanto a Victoria.
Justin tornò a voltarsi verso entrambi e sorrise,per nulla infastidito da quello che l'altro aveva appena detto.
-Anche allora era amore...Quante frittelle tesoro?-le domandò poi guardandola.
-Due,non ho molta fame-
Il biondo le riempì il piatto spingendo poi verso di lei lo sciroppo d'acero e finalmente riempì il proprio piatto,sedendosi di fronte a loro.
-A che ora hai l'appuntamento con l'architetto?-chiese a Brian,che nel frattempo aveva ripreso in mano il giornale,prima di affondare la forchetta nelle frittelle.
-Alle dieci-rispose l'altro senza alzare lo sguardo.
-Sai già come hai intenzione di arredare il nuovo ufficio papo?-chiese Vic girandosi leggermente verso l'uomo.
Brian guardò la ragazza e accennò un sorriso.
-Naturamente con le pareti rosa ed una sfera stroboscopica sul soffitto per i venerdì casual-
Vic rise e scosse la testa,fissando per qualche istante le frittelle nel proprio piatto.
-Conoscendoti ne saresti capace-fece a mezza bocca Justin.
Brian risucchiò l'aria fra i denti e si dondolò leggermente sullo sgabello.
-Già,ma credo che Ted me lo impedirebbe...-
-Comunque ricordati di essere a casa per le tre-gli disse ancora Justin con il boccone ancora in bocca.
Sia Vic che Brian lo fissarono sorpresi:aveva forse intenzione di metterli subito al lavoro con gli scatoloni?
-Mi sono perso la notifica degli arresti domiciliari?-
Il marito scosse la testa,un sorriso divertito sulle labbra.
-No,ma abbiamo visite:Mel e Lindz hanno chiesto se potevano passare a trovarci-gli spiegò.
-E tu naturalmente hai detto di sì...L'ho sempre detto che sei troppo buono-disse Brian alzandosi e posando la propria tazza nel lavello alle spalle di Justin.
Un campanello nella mente di Vic:aveva sentito tante volte quei nomi nella sua vita,ma per lei sarebbe stato difficile associare una faccia a quei nomi se non fosse stato per le foto;l'ultima volta che le aveva viste doveva avere al massimo quattro anni nell'ultima visita che aveva fatto a Toronto.
I suoi genitori erano andati spesso a Toronto nel corso degli anni per far visita alla coppia d'amiche ma Vic,dopo l'incidente capitato a nonno Carl durante il lavoro e lo spavento che si era presa aveva sempre preferito restare a Pittsburgh,con la sciocca convinzione che niente sarebbe accaduto a lui o a nonna Debbie se lei fosse stata con loro.
-Lindz è la madre di tuo figlio,vero papo?-chiese per essere sicura di non sbagliare.
Brian annuì.
-Gus...Gliel'ho dato io il nome:è nato la stessa notte che ho conosciuto tuo padre e lui mi ha chiesto un consiglio sul nome-l'informò suo padre,gli occhi che gli brillavano ancora al solo ricordo di quel giorno.
-Beh l'alternativa era Abrahm!-ribattè il moro.
Justin si voltò e fissò lo sguardo in quello di Brian per qualche istante,riuscendo ad ottenere un sorriso dal marito.
-Verrà anche lui oggi?-chiese Vic ad entrambi.
-Spero di no!Se a 22 anni va ancora dietro alle sue madri vuol dire che i miei geni sono andati davvero sprecati-commentò Brian dando un'occhiata al Rolex che aveva al polso.
Justin sospirò e scosse la testa.
-Sei davvero un caso disperato!-commentò a bassa voce.
-Già,forse hai ragione...Comunque Little Sunshine è ora di andare- disse prendendo la borsa ventiquattro ore da uno degli sgabelli.
Justin si alzò,imitato subito dopo da Vic,e le si fermò davanti con un sorriso incoraggiante;le sistemò i boccoli biondi dietro le spalle con un gesto della mano sinistra facendola sorridere.
-Hai tutto quello che ti serve?-le domandò,cercando di non mostrarsi troppo nervoso o apprensivo.
Victoria annuì.
L'uomo le posò le mani su entrambe le spalle e la fissò indeciso se dire qualcos'altro o seguire il consiglio che Brian gli aveva dato poco prima e tenere la propria ansia per sè.
Avvicinò il viso e le diede un bacio sulla guancia destra,facendola sorridere e provocando un sospiro frustrato da parte del marito.
-Hai finito?Le farai fare tardi già il primo giorno!-lo rimproverò venendo verso di loro.
Strinse il polso sinistro di Vic in una mano tirandola lontano dal padre,per poi sporgersi verso Justin e dargli un bacio di saluto.
-Mi raccomando non fare tardi;lo sai che Mel odia i ritardatari-gli disse quando si staccò da lui.
-Non mi dire...-commentò il moro staccandosi da lui e voltandogli le spalle avviandosi poi con Victoria fuori dalla cucina.

 

Nonostante la sua lieve speranza,Brian si era rifiutato di accompagnarla con una delle sue moto.
"Vuoi farmi perdere un'altra moto già il primo giorno di scuola?Aspettiamo almeno il terzo Little Sunshine" aveva commentato mentre toglieva l'antifurto al SUV.
Seduti uno accanto all'altra avevano percorso gran parte del viaggio in silenzio,lui concentrato sul tratto di strada davanti a sè e lei con lo sguardo fisso al paesaggio che diventava velocemente sempre più metropolitano man mano che si avvicinavano alla scuola.
Cercando di calmarsi,prese un ricciolo biondo che le ricadeva sulla spalla sinistra fra due dita e iniziò a tirarlo e ad arrotolarlo attorno il dito medio,in uno gesto che faceva senza neanche accorgersene quando era nervosa.
-Finirai per ritrovarti calva se continui così-le disse Brian riscuotendola dai suoi pensieri.
Vic voltò la testa verso di lui e sospirò,smettendo però di giocherellare con i capelli.
-Lo so che mi avete detto di non preoccuparmi,che qui le cose saranno diverse,ma voi siete i miei genitori,avreste detto qualsiasi cosa per rassicurarmi-disse sincera.
Con Brian non aveva bisogno di frenarsi,di bloccare i propri giudizi per paura che restasse ferito, perchè sapeva che,al contrario del padre,le avrebbe sempre dato la sua opinione più sincera e schietta,che fosse d'accordo o meno con lei.
-Quando ho conosciuto tuo padre,lui aveva due anni più di te...Ora tu lo vedi adesso,ma all'epoca era uno stronzetto fastidioso-iniziò a raccontarle dopo qualche altro istante di silenzio,lo sguardo fisso sulla strada.
Vic rise divertita scuotendo la testa:l'onestà e la schiettezza erano uno solo alcuni dei motivi per cui amava Brian quasi fosse anche lui suo padre.
-E' vero,tuo zio Micheal non poteva sopportarlo!Ogni volta che credevo di essermi liberato di lui, ecco che me lo ritrovavo accanto:era una persecuzione...E uno dei miei "obblighi",visto che era sempre a casa mia e nonna Jennifer lo aveva messo in chiaro fin dall'inizio,era accompagnarlo a scuola la mattina prima di andare a lavoro.
La prima volta che io e tuo zio Micheal lo abbiamo lasciato davanti al suo liceo la mia jeep aveva scritto "FROCIO" sulla fiancata destra,e per rendere ancora più chiara la cosa,io e tuo padre ci siamo baciati davanti a mezza scuola- continuò.
Vic abbassò lo sguardo pensierosa:quando erano iniziati i suoi problemi a Pittsburgh,suo padre le aveva raccontato quello che lui stesso aveva vissuto in passato,ma erano stati nonna Debbie, nonna Jennifer e la zia Emmett a raccontargli cosa era successo davvero compresa l'aggressione che suo padre aveva subito la notte del ballo.
-Da allora,ogni volta che la mia jeep si fermava davanti alla scuola di tuo padre,tutti si fermavano a fissarla,in attesa di un nuovo spettacolo,anche se non avevano bisogno di un'ulteriore aiuto per rendere la vita di tuo padre un'inferno.
Ogni giorno,io vedevo le facce schifate di quei piccoli bastardi e sapevo che una volta entrato lì dentro,tuo padre avrebbe dovuto tirar fuori le palle e guardarsi le spalle fino alla fine delle lezioni, ma ogni volta lui scendeva dall'auto dopo avermi salutato con uno dei suoi soliti sorrisi neanche stesse andando incontro ai suoi fan-
Il SUV si fermò e alzando lo sguardo Vic si accorse di essere di fronte ad un edificio di mattoni rossi:dovevano essere arrivati a destinazione.
-Era il suo modo per dire "Fanculo tutti"!-concluse tirando il freno a mano e portando lo sguardo sulla ragazza.
Vic accennò un sorriso.
-Non sapevo che papà fosse così coraggioso...-disse con un sorriso accennato.
-Che rimanga fra me e te,anche perchè negherei fino alla morte di aver detto quello che sto per dire,ma ho conosciuto poche persone coraggiose come tuo padre-le disse Brian unendosi a quel sorriso e accarezzandole lievemente i capelli.
Lei restò in silenzio pochi secondi prima di incontrare i suoi profondi occhi castani.
-Fanculo tutti?-chiese Vic,quasi volesse essere certa di aver afferrato bene il concetto.
Brian annuì,le labbra ancora distese in un sorriso.
Lei annuì a sua volta e si sporse leggermente verso di lui per dargli un bacio sulla guancia più vicina.
-Grazie-
-Quando vuoi Little Sunshine...-
Vic sorrise e,dopo essersi slacciata la cintura di sicurezza e aver sistemato la borsa a tracolla sulla spalla sinistra,aprì la portiera e uscì in strada.
Aveva fatto appena due passi verso la scuola che si sentì richiamare.
-Ehi Little Sunshine!-
Si voltò e vide Brian con un gomito poggiato al tettuccio della macchina e la portiera aperta che la guardava.
-Hai abbastanza soldi per il pranzo?-le chiese poi.
Quelle poche parole e lo sguardo che l'uomo le le rivolse,la fecero sorridere divertita:aveva ripetutamente preso in giro suo padre per la sua preoccupazione,ed ora era lui quello che cercava di mostrarle la sua apprensione,anche se in quel suo modo tutto particolare.
Annuì e gli fece un cenno di saluto con la mano.
Tornò a voltarsi e guardò la scuola;prese un respiro profondo e si incamminò verso la scalinata.

 

La prima cosa che doveva fare era presentarsi in segreteria e farsi dare il programma delle lezioni ed una piantina dell'edificio.
Il suo nuovo liceo aveva l'aspetto di un antico castello medievale,le cui torri erano crollate o non erano mai state costruite,ma i mattoni rossi le davano una connotazione temporale di almeno quattro secoli dopo,verso la fine dell'Ottocento.
Salì la piccola scalinata di finta pietra,circondata da altri studenti e per qualche secondo valutò l'idea di domandare ad uno di loro dove si trovava la segreteria,ma l'idea di fare la figura della sprovveduta non le andava particolarmente a genio.
L'avrebbe trovata da sola...in qualche modo.
Entrò in quello che doveva essere il corridoio principale,dalle pareti giallo uovo e con il soffitto bianco;sull'intera lunghezza del corridoio su entrambe le pareti erano sistemati gli armadietti,di ferro e di colore blu scuro,forse per distinguerli chiaramente.
Alcuni stendardi la informarono dell'esistenza di una squadra,forse basket o anche baseball, chiamata "Warriors" che si riuniva ogni venerdì pomeriggio dopo le lezioni per gli allenamenti... Il che significava che il venerdì sarebbe dovuta uscire prima se non voleva incorrere in quegli idioti che di solito fanno parte delle squadre e in quelle galline delle cheerleaders.
Si guardò attorno notando un corridoio alla sua destra ed un altro alla sua sinistra:e ora quale era quello giusto?
Senza nessuna predilizione particolare,scelse quello a sinistra e camminò spedita,cercando di dare l'impressione che sapesse cosa stava facendo,ma arrivata alla fine del lungo corridoio si trovò in quello che le sembrò un'altro mondo.
Qui le pareti erano color vinaccia,un colore insolito per un liceo dove si prediliggevano colori accesi e vivaci;le porte che si affacciavano in quel corridoio erano tutte nere,con un piccolo vetro all'altezza del viso per guardare all'interno.
Erano spariti gli stendardi e gli avvisi per la squadra,e al suo posto c'erano foto incorniciate di vecchi con le parrucche bianche o con la barba,alternate a quelle di alcuni pittori che Vic aveva visto grazie ai libri che suo padre aveva in casa.
Un rumore attirò la sua attenzione facendola voltare:era una sua impressione oppure aveva sentito il suono di un pianoforte?
Restò immobile nel corridoio,chiaramente confusa da tutto quello che la circondava e si riscosse solo quando sentì un rumore di passi venire verso di lei.
Un ragazzo alto e dalla corporatura robusta,stava venendo verso di lei;aveva lo sguardo fisso al pavimento o alle proprie scarpe,questo Vic non era riuscì ad indovinarlo,ma restò a fissarlo quasi non potesse fare altrimenti:fissò i capelli castani sistemati ordinatamente con il gel che gli arrivavano fino al collo,le spalle larghe chiuse nella giacca di pelle nera,i fianchi stretti fasciati nei jeans blu marine sopra un paio di scarpe da ginnastica nere.
Il ragazzo si accorse di lei solo quando fu sul punto di andarle addosso.
Alzò lo sguardo e lo portò sul suo volto,fissandola per qualche istante con i suoi occhi color cioccolato fondente.
-Non hai niente di meglio da fare?-le domandò poi,parlando con voce secca e profonda.
Vic aggrottò la fronte,sorpresa da quella domanda.
-Come scusa?-
-Ti hanno messo a controllare il corridoio?E' per questo che non riesci a staccarti da qui?-le chiese ancora con lo stesso tono saccente.
-No,ecco veramente io sto cercando la segreteria-
Un sorriso ironico stirò le labbra sottili del ragazzo,portandola a chiedersi cosa ci trovasse di tanto divertente in quelle parole.
-Capisco...Beh credo tu sia nell'edificio sbagliato-le disse con quell'aria saputa che Vic stava iniziando ad odiare.
-No,io non credo-ribattè con decisione.
Il ragazzo sospirò lievemente,per poi posarle una mano sul braccio sinistro e percorrere all'indietro il corridoio che lei aveva fatto poco prima.
-Ehi,ma che stai...-si lamentò Vic.
Si fermò davanti al lungo corridoio che l'aveva portata lì e la guardò.
-Questa è l'Accademia di Belle Arti.Lì c'è la tua scuola,appena arrivi alla fine del corridoio,prendi quello che va a destra e percorrilo finchè non arrivi di fronte alla fotografia della regina Elisabetta;lì c'è una piccola finestra di legno.
Quella è la segreteria:bussa e una delle responsabili ti darà retta.
Credi di farcela da sola oppure hai bisogno che ti ci accompagni tenendoti per mano?-
Il viso di Vic si indurì e con uno strattone riuscì a liberare il braccio dalla stretta del ragazzo.
-So cavarmela benissimo da sola-gli disse con fierezza.
Si avviò verso l'inizio del corridoio quando la voce del ragazzo la richiamò.
-Oh figurati è stato un piacere aiutarti!-le gridò dietro.
Vic si voltò,un'espressione incredula sul volto:doveva anche ringraziarlo per il modo scostante in cui si era comportato?
-Non ti hanno insegnato l'educazione?-le domandò il ragazzo di nuovo con un sorriso divertito sulle labbra.
-E a te non hanno insegnato come ci si comporta con una ragazza?-gli chiese di rimando lei.
-Ah credimi per quello non ho bisogno di nessun'insegnamento...-rispose caricando la frase di chiari sottintesi.
Vic spalancò leggermente la bocca sorpresa da quelle parole,scuotendo poi la testa per riscuotersi:aveva già perso troppo tempo.
-Comunque se proprio ci tieni:grazie per le tue informazioni-
Tornò a voltarsi ed era già a metà del corridoio quando gli arrivò all'orecchio l'ultima battuta del ragazzo.
-Attenta a non perderti di nuovo Sweetie...-

 

Letteratura,biologia,calcolo,storia e arte:queste erano le sue lezioni.
Grazie ai consigli di quel ragazzo era riuscita a trovare la segreteria facilmente e,dopo aver recuperato l'orario,si era diretta alla prima lezione della giornata,stranamente in orario.
Si era seduta ad uno dei banchi liberi dopo aver fatto firmare al professore il foglio che le avevano dato in segreteria e aveva sfogliato distratta il libro che questi le aveva dato,la mente persa dietro a quello che era successo solo pochi minuti prima.
Quel ragazzo aveva davvero una terribile faccia tosta!
Con quanta prosopopea le aveva rivolto la parola,il tono di voce saccente e poi quelle battutine ironiche,era davvero insopportabile!
Se tutti i ragazzi di Toronto erano come quel tizio allora avrebbe fatto meglio a restare a Pittsburgh...
Quel pensiero la fece sorridere:aveva veramente pensato una cosa del genere?
Doveva essere diventata pazza tutt'insieme!
Il professore chiuse la porta dell'aula,attirando su di sè l'attenzione di tutti gli studenti.
-Ok cominciamo;mettete sulla mia scrivania i cellulari,i palmari e tutte quelle diavolerie che vi portate dietro-
Vic prese il proprio cellulare dalla tasca della borsa e si alzò per posarlo sulla cattedra,imitata dai suoi compagni.
-Prima di cominciare,vorrei deste tutti il benvenuto a Victoria Kinney-Taylor-continuò il professore.
Vic pregò che la terra si aprisse in due e la inghiottisse con tutto il banco,facendola scomparire all'istante salvandola così dalla curiosità degli altri;ma visto che era impossibile riuscì a fare un sorriso in risposta ai cenni di saluto dei suoi compagni.
Il professore si avviò verso la cattedra e,finalmente,iniziò la lezione.
L'ora passò velocemente ascoltando le rassomiglianze fra la biografia di Charles Dickens e le avventure capitate al protagonista di "Oliver Twist",opera dichiaratamente autobiografica e quando la campanella suonò Vic raccolse tutta la sua roba,dopo aver recuperato il cellulare,uscì dalla classe occhieggiando la mappa che le avevano dato in segreteria alla ricerca dell'aula di biologia.
-Serve aiuto?-si sentì chiedere.
Alzò lo sguardo dalla mappa e fissò la ragazza accanto a lei che le sorrideva amichevolmente: capelli rossi raccolti in un codino alto,occhi neri,un naso piccolo che si accordava perfettamente con il suo viso magro,una spruzzata di efelidi rosse sulle guance e sul naso,ed una bocca leggermente carnosa.
Ma la cosa che attirò l'attenzione di Vic furono i quattro buchi sull'orecchio destro:suo padre l'avrebbe fatta dormire nelle scuderie anche solo per aver pensato ad un solo piercing e quella ragazza ne aveva quattro!
-Sì magari,grazie!
Ho lezione di biologia,ma non ho la minima idea di dove andare-le confessò sincera.
-Devo andarci anche io,se vuoi possiamo fare la stessa strada-le propose la ragazza.
Vic sorrise,sinceramente sollevata.
-Sarebbe perfetto!Io sono Victoria,ma tutti mi chiamano Vic-disse tendendo la mano verso la ragazza.
-Io sono Carly ed il mio nome è talmente corto che non ha bisogno di diminutivo-si presentò l'altra stringendole la mano-Ora andiamo altrimenti facciamo tardi e rischiamo di finire al primo banco-le disse allontanando la mano.
Vic sorrise e si incamminò accanto a lei lungo i corridoi.
-Per me non è un problema...Sono sempre stata brava in biologia-disse alzando le spalle.
-Oh,allora ti dispiace se mi siedo sempre accanto a te durante gli esperimenti?Odio dover avere a che fare con i vetrini ed i microscopi ed ora ho scoperto che quest'anno faremo l'autopsia di una rana...Disgustoso!-disse scuotendo la testa con aria schifata.
Vic rise,nascondendo parzialmente il sorriso dietro una mano.
Carly entrò in un'aula sul corridoio destro ed entrambe si sedettero in un banco in seconda fila.
Si erano appena sistemate,che un ragazzo si sporse verso di loro dalla fila dietro.
-Ehi Carly,hai fatto gli esercizi di trigonometria?-chiese alla ragazza.
-Te li farò copiare durante il pranzo,ma cerca di fare qualche errore,altrimenti se ne accorgono che hai copiato-rispose lei prendendo dalla borsa un quaderno ad anelli.
Il ragazzo lanciò uno sguardo a Vic,che imbarazzata ricambiò l'occhiata in silenzio per qualche istante,prima di accennare un sorriso.
-Ciao,io sono Victoria-si presentò.
-Rhyes.Pranzi con noi più tardi?-le chiese ricambiando il suo sorriso.
-Certo che sì...Che domande!-si intromise Carly scuotendo la testa e alzando gli occhi al cielo in un'espressione incredula che fece ridere Vic.
Finora Toronto non era poi così male...Vuoi vedere che avevano ragione i suoi genitori?

 

-Come mai hai due cognomi?-
Sapeva che prima o poi qualcuno le avrebbe fatto quella domanda,era inevitabile,ma aveva sperato di poter superare il primo giorno incolume.
Lei,Carly e Rhyes erano seduti ad un tavolo nell'angolo più lontano della mensa,quasi avessero bisogno di privacy per permettere a Rhyes di copiare in pace.
Avevano mangiato il loro pranzo chiacchierando del più e del meno:Carly le aveva illustrato la topografia della mensa,commentando i vari tavoli ed i gruppetti che li occupavano,raccontandole com'era vivere in quella scuola e quali erano le regole "occulte" da seguire per essere lasciati in pace.
Poi,fra un morso al panino con l'insalata di pollo ed un sorso di Coca,era arrivata la domanda fatidica.
-Hai due cognomi?-domandò Rhyes alzando la testa dal proprio quaderno.
Rhyes le sembrava una versione adolescente della zia Emmett:era più alto di lei di almeno venti centimetri,con corti capelli castani perfettamente sistemati con il gel,occhi verdi da cucciolo che colpivano al primo sguardo e una risata coinvolgente,che già un paio di volte l'aveva portata a sorridere insieme a lui.
Vic annuì,prendendo un lungo sorso dalla propria lattina di Coca.
Era venuto il momento della verità;prese un respiro profondo e guardò i due ragazzi,che le restituirono lo sguardo.
"Fanculo tutti!",si disse ricordando le parole che Brian le aveva detto in macchina quella mattina.
-Sì ho due cognomi:Kinney-Taylor.
Mio padre è un pittore e...-iniziò non sapendo bene come continuare il discorso.
-Per caso è parente con il Taylor di "Rage"?-domandò Rhyes interrompendola.
Vic lo guardò incredula,la bocca aperta dallo stupore.
-Forse non lo conosci,ma è un fumetto su un supereroe gay e...-continuò il ragazzo notando il suo smarrimento,iniziando a cercare qualcosa nella sua borsa.
-E lui se lo porta sempre dietro,neanche fosse la Bibbia!
Passa tutto il tempo a leggere quella roba,ecco perchè poi la mattina si ritrova senza i compiti fatti-commentò Carly sarcastica.
A riprova delle parole della ragazza,Rhyes gettò sul tavolo fra di loro una copia dell'ultimo numero di "Rage".
Ancora stordita,Vic prese il fumetto nelle dita della mano sinistra e fissò la corpertina per qualche istante,anche se la conosceva a memoria:aveva seguito tutto il processo creativo,le lunghe telefonate in vivavoce fra suo padre e lo zio Micheal per fare le ultime modifiche ai disegni e ai dialoghi ed era stata la prima insieme a suo padre,e forse insieme allo zio Ben e ad Hunter a leggere il fumetto finito.
-Quindi tu sei...-chiese Vic timidamente,sperando di non offendere il ragazzo riportando lo sguardo sul suo volto.
-Gay?-disse Carly per lei.
Vic annuì.
-Totalmente.Senza neanche possibilità di appello-rispose Rhyes sincero.
Victoria scoppiò in una risata sollevata:possibile che tutto questo stesse accadendo davvero?
Forse lo stava solo immaginando,magari era ancora nel suo letto e stava sognando!
Quando lo avrebbe raccontato a Brian sarebbe scoppiato in una risata fragorosa.
"
Sei talmente abituata ad avere intorno dei gay da non poterne più fare a meno Little Sunshine", avrebbe commentato ghignando.
-Va tutto bene?-chiese il ragazzo confuso.
Lei si affrettò ad annuire:gli doveva delle spiegazioni.
Ritornò seria,o almeno tentò,e fissò Rhyes.
-Mio padre è Justin Taylor-disse certa che sarebbe bastato quello perchè Rhyes capisse.
Il volto del ragazzo divenne una maschera di stupore,le labbra leggermente spalancate a formare una piccola o e gli occhi un pò più aperti di poco prima.
-Tu sei Little Sunshine?La figlia di Rage e JT?-chiese incredulo.
Lei scosse la testa.
-Veramente mia madre è una gallerista di New York,una delle migliori amiche di mio padre,ma Rage è il marito di mio padre-spiegò serena,come se fosse la cosa più normale del mondo.
-Quindi i tuoi genitori sono gay?-chiese Carly per essere sicura di aver capito bene.
Vic annuì,scrutando il suo volto per essere sicura che questo non le desse fastidio.
La ragazza sbuffò,abbassando le spalle.
-Possibile che solo io ho una famiglia schifosamente banale?-
Il suono della campanella avvisò i tre che era ora di tornare a lezione e Vic si separò dai due per le lezioni di storia,calcolo e di arte,con la promessa di rivedersi all'uscita.
Essendosi liberata del suo "grande segreto inconfessabile",la ragazza si sentì quasi un'altra:seguì le lezioni con tranquillità,con la sempre più viva speranza che le cose sarebbero andate diversamente da come erano andate a Pittsburgh.
Le ultime ore di lezione passarono velocemente e prima che se ne rendesse conto la campanella suonò un ultima volta.
Infilò le sue cose nella borsa e l'infilò a tracolla,uscendo poi nel corridoio affollato di studenti.
Pochi minuti e Carly fu alla sua sinistra.
-Ehi!Come ti sei trovata fra i secchioni di storia?-le domandò infilando un quaderno nello zaino.
-Bene...Questo vuol dire che sono una secchiona anche io?le chiese con un sorriso accennato.
Carly rise e scosse la testa.
-No,non credo;sei troppo forte per essere una secchiona-
-Grazie!A voi invece come è andata?Rhyes è riuscito a superare indenne la lezione di trigonometria?-le domandò curiosa.
-Più che indenne,ha preso anche una B!Ti rendi conto?Con i miei compiti!-esclamò la ragazza.
Rhyes si unì a loro,sistemandosi alla destra di Vic e,capito subito perchè Carly si stava lamentando,sbuffò.
-La smetti?E' grazie ai miei sbagli che ho preso B;se avessi seguito gli esercizi come tu li avevi fatti,avrei preso A-disse esponendo il suo pensiero.
Carly si infiammò facendo ridere Vic,che scosse la testa.
-Ok,facciamo così,la prossima volta che avrai bisogno di aiuto per trigonometria,chiedi a me-si offrì volontaria.
Rhyes alzò un sopracciglio.
-Davvero?-chiese sorpreso.
Vic annuì.
-Non so perchè ma sono portata per le materie matematiche...-disse alzando le spalle.
Seguendo il corridoio,uscirono fuori dall'edificio,e si fermarono in un'angolo per non essere travolti dagli altri studenti.
-Hai impegni oggi pomeriggio Vic?Che ne dici di un giro per la città in modo da farti sentire meno spaesata?-le propose Rhyes.
-Sarebbe un'idea fantastica,davvero,ma oggi devo essere a casa presto.Che ne dite di domani?-chiese guardando ora uno ora l'altra.
Carly alzò le spalle.
-Nessun problema-
-Ehi Blondie!-disse una voce alla fine della scalinata.
Victoria riconobbe subito quella voce:in tutto il mondo,c'era una sola persona che la chiamava così.
Guardò alla fine della scalinata e un sorriso radioso apparve sul suo viso quando vide l'uomo che la fissava con un leggero sorriso sulle labbra.
Anche lui l'aveva vista nascere,ma rispetto alle altre persone che facevano parte della sua vita era quello con cui aveva meno differenza di età al punto che certe volte,quando erano insieme sembravano due ragazzini nonostante l'altro avesse trent'anni.
Hunter era sempre stato il suo consigliere,il suo migliore amico,la spalla su cui piangere, il modello a cui ispirarsi quando le cose si erano fatte difficili,totalmente incurante di quello che gli altri potevano pensare della loro amicizia e della differenza d'età che c'era fra di loro.
Si voltò verso i due ragazzi e li salutò velocemente per poi correre giù per la piccola scalinata e gettargli le braccia al collo.
-Blondie ricordati che siamo in pubblico-disse lui ironico.
Vic rise e rialzò la testa dalla spalla sinistra del ragazzo per fissare il suo sguardo.
-Mi sei mancato-gli disse senza paura di apparire sdolcinata.
Hunter sorrise e le posò un bacio sulla guancia sinistra.
-Anche tu mi sei mancata in questi mesi.Stai bene?-le domandò con voce seria.
Vic annuì prima di scompigliargli i capelli in un gesto che per loro era solito,quasi un rituale.
Hunter si scostò da lei e rise prima di farle un cenno con la testa verso destra,portandola a guardare in quella direzione.
La sorpresa fu tanta che a stento trattenne un grido:appoggiati alla macchina,neanche fossero una brutta imitazione dei poliziotti televisivi degli anni '70,lo zio Micheal e lo zio Ben avevano seguito tutto la scena.
Vic corse verso di loro,e per primo abbracciò lo zio Micheal,il suo padrino,leggermente più alto di lei,dandogli un bacio su entrambe le guance.
-Smettila di crescere Little Sunshine,o non riuscirò più a raggiungerti!-le disse con un sorriso affettuoso sulle labbra.
-Vedrò di fare del mio meglio,ma non ti prometto niente-scherzò lei prima di andare ad abbracciare lo zio Ben.
Aveva sempre avuto un grande amore per lo zio Ben,fin da quando era bambina:Brian le ricordava sempre di come a quattro anni gli avesse chiesto di sposarla quando sarebbe diventata grande,fra le grasse risate di tutto il gruppo di amici.
-Non fate caso a me,sono solo il marito!-aveva commentato allora lo zio Micheal,chiaramente divertito.
Lo zio Ben però aveva preso la cosa sul serio e le aveva promesso che,se da grande avrebbe voluto ancora sposarlo,lui l'avrebbe fatto con grande piacere.
-Sempre che a Brian vada bene-aveva aggiunto poi.
Naturalmente crescendo aveva capito che quel matrimonio sarebbe stato impossibile,ma ancora adesso lo zio Ben la chiamava "la mia fidanzata" ogni volta che la vedeva.
-Come sta la mia piccola fidanzata?-le domandò infatti stringendola in un grande abbraccio e sollevandola per qualche istante da terra.
Vic sorrise,ricambiando l'abbraccio.
-Sto bene...Ma che ci fate tutti qui?-domandò loro.
-Brian ci ha chiesto di venirti a prendere,per evitare che tu arrivassi in ritardo-le spiegò lo zio Micheal.
-Ha talmente paura di Mel e Lindz che ha bisogno dei rinforzi?-chiese lei confusa.
Hunter scosse la testa,mettendole un braccio attorno alle spalle.
-No non è questo...E' solo che non può vedere Mel-aggiunse poi.
-Scusami!Stai parlando della madre di tua sorella-lo beccò lo zio Micheal.
-Ok,credo sia meglio salire in macchina prima che scoppi una terza guerra mondiale-intervenne lo zio Ben aggirando la macchina e portandosi al posto di guida.
Hunter lo imitò e Vic aprì lo sportello,quando le ritornarono a mente le parole che Brian aveva detto quella mattina in auto.
-Zio Mike,è vero che non sopportavi papà?-

 

I suoi occhi non lo abbandonavano mai.
Erano affondati nei suoi,quasi avessero bisogno di quel contatto per restare in vita,o per avere la certezza che lui fosse realmente lì.
Era dentro di lui,i loro corpi si muovevano in perfetta sincronia,ma l'unica cosa che sembrava interessare a Justin era riuscire a cogliere il proprio riflesso nei suoi occhi.
Brian,sotto una spinta più intensa delle altre,si morse il labbro inferiore,sorridendo subito dopo quando gli arrivò alle orecchie il lieve gemito del biondo.
Vide la sua mano sinistra da artista stringersi sul lenzuolo bianco che avevano steso a terra in fretta e furia,prima di lasciarvisi cadere sopra,e stendendosi su di lui la raggiunse per chiuderla nella sua, intrecciare le dita alle proprie,in quello sforzo congiunto.
I loro movimenti erano più veloci ora,i gemiti rieccheggiarono nella stanza semivuota,entrambi sapevano che non restava molto tempo;sentì un braccio di Justin stringergli le spalle e attirarlo ancora più vicino,prima che i loro visi si avvicinassero per far incontrare le labbra in un bacio appassionato e famelico.
Senza smettere di baciarlo,Brian portò una mano verso il basso,all'erezione tesa e pulsante di Justin,circondandola completamente e iniziando a muovere la mano velocemente,provocando i profondi gemiti di gola che tanto amava.
Continuarono a muoversi l'uno verso l'altro, a cercarsi,finchè non vennero uno dopo l'altro.
Brian si lasciò cadere su Justin,accolto subito dalle braccia del marito,che si strinsero attorno alla sua vita,il viso nascosto nell'incavo fra il collo e la spalla,con le punte bionde che gli facevano il solletico su una guancia.
Un tempo si sarebbe alzato,si sarebbe tolto il profilattico e sarebbe andato di corsa a farsi una doccia,quasi come se l'idea di avere un altro odore addosso lo infastidisse.
Ora invece gli piaceva restare lì fra le sue braccia,lasciarsi in qualche modo coccolare da quelle piccole carezze,respirare quella combinazione particolare di sudore e profumo,quella nuova fragranza fatta del suo odore e quello di Justin uniti insieme,che si creava sulla sua pelle dopo aver fatto l'amore,gli piaceva aver ancora bisogno di quelle cose dopo tanti anni.
Certo a lui non lo avrebbe mai detto,ma era certo che Justin non avesse bisogno di sentirglielo dire:lo capiva senza bisogno di parole.
Era per questo che lo amava.
Voltò la testa sulla sua spalla per incontrare il suo sguardo e lo vide sorridere.
-Hai uno sbafo di pittura blu sulla guancia destra-gli disse il biondo.
Si lasciò scappare un sospiro scocciato.
-E' uno degli inconvenienti nello sposare un'artista...Ti ritrovi sempre con una macchia di pittura addosso-commentò.
-Te l'avevo detto che avresti dovuto almeno farmi lavare le mani,ma certe volte sei veramente impaziente-fece Justin,scostandogli alcune ciocche castane dalla fronte.
-Io fossi in te ne sarei contento!Non sono molti quelli diposti a scoparsi per sedici anni lo stesso ragazzo-gli fece notare.
-Oh povero martire!Come mai ancora non ti è cresciuta l'aureola?-lo prese in giro l'altro, sorridendo divertito.
Brian ghignò,portando il viso alla sua altezza,facendo forza su un gomito, fissandolo per qualche istante negli occhi.
-Non c'è niente da fare...Sei rimasto sempre il solito stronzetto fastidioso che eri una volta-commentò poi.
-E' per questo che mi ami-rispose Justin senza scomporsi.
Il ghigno sul volto di Brian si fece più vivido,prima che questi abbassasse la testa per baciarlo, subito trattenuto dal marito.
-Già...è vero-disse quando si staccarono.
Gli occhi di Justin si fecero più accesi,ed il suo viso si illuminò quando le sue labbra si tesero in quel meraviglioso sorriso che tanto amava:gli venivano i brividi quando osservava le reazioni che gli provocava sentirsi dire "ti amo".
Beh,la colpa era anche sua e del fatto che non glielo diceva spesso:in sedici anni di matrimonio,si potevano contare sulla punta delle dita.
Ma a che serviva dirglielo?Justin lo sapeva,lo aveva sempre saputo.
-Sai cosa stavo pensando?-disse poi cambiando completamente argomento,tornando a sdraiarsi accanto a lui.
-Cosa?-
-Pensavo di arredare l'appartamento sopra il garage,nel caso Gus volesse restare a dormire qui qualche volta,invece di tornare nel covo delle lesbiche-gli disse.
Questa volta fu Justin a sollevarsi leggermente verso di lui per incontrare il suo sguardo.
-E' un'idea fantastica!Chi ti sente può addirittura credere che ti interessi di tuo figlio-lo prese in giro.
Il moro gli diede una lieve spinta facendolo così tornare con le spalle al pavimento,fra le risate di Justin.
-Idiota!E' solo che ora che siamo qui possiamo vederci più spesso,lui ti adora e si trova bene con noi,vorrei far fruttare meglio il tempo che passiamo insieme,senza il generale Mel fra i piedi che controlla ogni mossa.
Che ne pensi?-gli domandò poi.
Se lui non fosse stato d'accordo,non se ne sarebbe fatto nulla.
Justin sospirò e si sollevò i capelli dalla fronte con una mano,prima di voltare la testa verso di lui ed incontrare il suo sguardo.
-Credo che Vic andrà su tutte le furie quando lo scoprirà-disse semplicemente.
Brian sorrise e tornò a sporgersi verso di lui,pronto a ringraziarlo a dovere per aver permesso che Gus facesse parte della loro famiglia,quando due colpi decisi vennero battuti alla porta dello studio.
-Sono tornata!Sbrigatevi a scendere che ci sono delle persone che vi aspettano-disse ad alta voce Victoria.
Restarono in ascolto dei passi che si allontanavano sul parquet,prima di tornare a fissarsi.
-Il momento della verità...-commentò Justin.
Brian fece un mugugno d'assenso,prima di posare una mano sul suo torace nudo e iniziando a muoverla verso il basso.
-Credi si arrabbieranno se ritardiamo qualche altro minuto?Giusto per...-
-No!Siamo già in ritardo e non mi va di farmi fare la ramanzina da Mel più del necessario...E poi scusa non sei curioso di scoprire chi ha vinto?-gli domandò issandosi a sedere.
Brian sospirò chiaramente scontento.
-Tanto lo so già-
Il biondo scosse la testa,un sorriso ironico sulle labbra.
-Sei davvero uno sbruffone-commentò.
Ma era,in fondo,era anche per quello che lo amava.

 

 

Salve a tutti!!!Come state?

Innanzitutto volevo ringraziare tutti coloro che hanno aggiunto la storia fra le seguite e le preferite,e quelli che hanno lasciato un commento.

So che molti di voi si staranno chiedendo:"Com'è possibile finire in un diverso istituto soltanto attraversando un corridoio?"

Vi spiego subito:l'ispirazione mi è venuta grazie alla mia vecchia scuola scuola media;qs divideva il giardino e parte dell'istituto con il liceo artistico,bastava aprire le porte antipanico al piano terra x trovarsi in un'istituto completamente diverso,anche se i due licei avevano 2 entrate diverse.

Ci ho ripensato l'altro giorno mentre stavo iniziando a pensare a questa storia,e mi è sembrata una buona idea x il primo incontro fra Gus e Vic.

Chiedo scusa x eventuali errori di battitura o di ortografia.

E ora i ringraziamenti:Sunshine'86(Se devo dirti la verità credevo di essere la sola che,dal mondo di Harry Potter,si catapultava in questo così sfacciato e sincero.Però sono felice di essermi ricreduta e prometto che nel prox capitolo metterò un piccolo avviso nel caso ci fossero altri interessati...Se ci pensi nn è tanto strano:al contrario di Rose e James loro nn hanno nessunissimo legame di sangue,e come hai potuto già vedere,sn due estranei l'uno x l'altra),Desme(So che può sembrare misteriosa,ma manmano che andiamo avanti si svelerà tt, anche x lasciare un alone di mistero su Vic,che altrimenti perderebbe tt la sua attrattiva), Dany23(Sono contenta che ti sia piaciuto!Ci saranno altri flashback,sparsi nei vari capitoli x riempire il vuoto fra il mio presente ed il passato del telefilm...),GiulyWeasley(Spero tu nn abbia rischiato l'astinenza;Hai ragione,lo so,i miei capitoli sn lunghi una quaresima!E' solo che qnd scrivo ho già l'idea di come deve essere strutturato il capitolo,dall'inizio alla fine e nn mi accorgo della lunghezza finchè nn è finito;Un piccolo accenno sulla madre lo ha dato Vic stessa in qst capitolo,ma poi verrà spiegato meglio in seguito,così pure quello che è successo a Pittsburgh),Jo'87(Grazie x i complimenti!Spero ti piaccia anche questo capitolo...),LaTum(Grazie x i complimenti!Ogni persona è un'enigma agli occhi del proprio vicino,figurati poi se si prende la casa + bella della tua strada e se scopri che è un artista famoso...Come minimo ti fiondi a pesce x sapere + cose possibili su di lui!O almeno qst è l'idea che mi ha guidato mentre scrivevo quel pezzo),Mae(Eccoti un piccolo assaggio...E ma aspetta il prox capitolo,lì ci sarà veramente da ridere!).

Bene x il momento è tutto,io vi saluto e vi do appuntamento al prox capitolo...

"Reunion"

Baci,Eva.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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