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Autore: LaTuM    10/09/2009    6 recensioni
Il 3 maggio 1998 uno è scomparso e non ha voluto essere cercato. Cinque anni dopo però, l'altro l'ha trovato.
[post 7° libro senza epilogo]
Genere: Generale, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter | Coppie: Draco/Harry
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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The Disappeared - Capitolo 13

Disclaimer: Tutto appartiene a JKRowling. Io non ci guadagno nulla.


 

The Disappeared

 

Capitolo 13

 

 

 

Draco si legò in vita un asciugamano ed uscì dal bagno tamponandosi i capelli con una salvietta. Sollevò lo sguardo sul letto e si stupì di non vedere la figura del moro ancora placidamente addormentata sotto le coperte. Con una rapida occhiata notò con suo sommo sgomento che non c’era neanche più traccia dei vestiti di Harry che erano stati sparsi per la stanza la notte precedente.

Voltò la testa di scatto verso la scrivania dove aveva frettolosamente nascosto la lettera di Hermione prima di andare in bagno. E la vide. Aperta, spiegazzata e irrimediabilmente letta da occhi che non avrebbero mai dovuto posarsi su di essa.

Il biondo si sedette sul letto, improvvisamente incapace di respirare, affondando le mani nei capelli ancora bagnati e iniziò a darsi dell’idiota. Fu tentato di vestirsi e correre all’istante da Harry, ma se in quelle poche settimane aveva imparato a conoscere abbastanza il moro, temeva che se solo si fosse anche avvicinato al suo appartamento, probabilmente sarebbe stato incenerito, schiantato, o ancor peggio, non voleva testare quanto l’Eroe del Mondo Magico fosse in grado di fare uso delle Maledizioni Senza Perdono.

 

***

 

« Il Padrone è già tornato a casa? » domandò Kreacher non appena Harry chiuse la porta con un calcio lasciando cadere per terra tutto ciò che aveva in mano, eccetto la bacchetta.

« Vado nella stanza chiusa. Non ci sono per nessuno Kreacher. Neanche per te. Uscirò quando ne avrò voglia » mormorò il moro livido di rabbia e lanciando l’incantesimo che rimuoveva il sigillo dalla porta chiusa magicamente. La richiuse sibilando ferocemente la formula e si sedette alla sua scrivania.

Appoggiò i gomiti al tavolo e mise le mani nei capelli, dondolandosi lentamente avanti e indietro mentre copiose lacrime cominciavano a bagnargli il viso e annebbiargli la vista. Non poteva dire che Draco l’avesse propriamente tradito. Aveva mentito. Omesso la verità su Ron ed Hermione ma non è che l’avesse propriamente tenuto all’oscuro di tutto. Avrebbe dovuto leggere tra le righe, raccogliere gli indizi cheil biondo gli aveva consciamente dato, capire che c’era sotto qualcosa, ma lui non era mai stato furbo ed intuitivo come Hermione e neanche astuto come un Serpeverde. Lui era un incosciente Grifondoro, pronto a buttarsi a capofitto nelle avventure più pericolose ma, come tutti gli eroi, aveva sempre qualcuno al suo fianco, pronto ad aiutarlo dove lui non arrivava. Questa volta però si era lanciato, fidandosi a torto di un Serpeverde e ora ne stava pagando le conseguenze. Non voleva avere più nulla a che fare con il Mondo Magico e sapeva perfettamente che se solo avesse intravisto Ron ed Hermione non sarebbe riuscito a rimanere a lungo lontano dalle persone che lo avevano amato. Gli mancavano tutti, ma non poteva tornare a essere Harry Potter, il Bambino Sopravvissuto, il Prescelto e l’Eroe.

Sapeva fin dall’inizio che quella cosa con Draco era un errore, ma per una volta nella sua vita aveva voluto provare a fidarsi di un Serpeverde. Proprio di quello stesso Serpeverde che - nonostante gli avesse più volte reso la vita un inferno durante gli anni scolastici - si era impegnato e aveva fatto di tutto per trovarlo. Di sicuro Ron ed Hermione dovevano avergli dato ben più di qualche dritta, indizio o informazione, ma era certo che nessuno dei due avesse mai realmente sperato che Draco lo trovasse. Solo che quando era accaduto, in nome dell’amicizia che per così tanti anni li aveva legati, avevano voluto cogliere l’occasione per rivederlo. Gli volevano bene e lui li aveva abbandonati, lasciandoseli alle spalle come se non avessero mai contato nulla.

Afferrò uno Spioscopio che teneva sulla scrivania e lo scagliò con rabbia verso il camino, mandandolo in frantumi non appena l’oggetto toccò il muro. Se ne pentì all’istante. Era un regalo che gli aveva portato Ron dall’Egitto e per quanto non fosse di grande qualità, era affezionato a quell’oggetto. Ringraziò Merlino di essere un mago e afferrò la bacchetta, lanciando sulle schegge davanti al fuoco un ‘Reparo’ che rimise subito in sesto lo Spioscopio distrutto e lo richiamò a sé con un incantesimo d’Appello.

« Piantala… » mormorò a mezza voce, sfregandosi infastidito la cicatrice prima di asciugarsi gli occhi ed alzandosi per raggiungere il divano accanto al camino che, su consiglio di Draco, aveva portato lì qualche giorno prima. Si lasciò cadere malamente sui cuscini e rimase a guardare il soffitto con il ronzio del Boccino e le urla soffocate dei libri a tenergli compagnia mentre pian piano il sonno cominciava ad avere la meglio sulla rabbia e la frustrazione.

Quando Harry riaprì gli occhi erano le undici e mezza di sera. L’incantesimo sigillante e d’isolamento che aveva messo sulla stanza era talmente potente che niente e nessuno – nemmeno i messaggi di Kreacher – potevano penetrare all’interno, a meno che il ragazzo non lo volesse, come di solito accadeva.

Si alzò intontito e affamato, colto però da quello che si sentì di definire un improvviso lampo di genio. Raccolse tutti i libri di arti oscure dei Black che tutt’ora usava per rafforzare gli incantesimi che proteggevano la sua casa, il negozio e la sua persona. Uscì di fretta dalla stanza e dopo aver recuperato un pacco di biscotti, del succo d’arancia, gallette di riso e miele, si mise dietro alla scrivania e cominciò a sfogliare quei grossi tomi, ingialliti, impolverati, ammuffiti e talvolta anche di troppe parole, soprattutto se non li riempivi di complimenti ogni volta che li aprivi o giravi pagina chiedendoglielo gentilmente. Fu solo dopo qualche ora di lavoro che su una pagina di ‘Uccidere i Babbani e nascondersi dai Pari’ ritrovò un incantesimo che si era ripromesso di non usare mai e poi mai per nascondersi, ma che in quel momento era la sua unica via d’uscita. Afferrò la bacchetta e il tomo e, dopo essersi protetto con un pratico incantesimo di Disullusione, si smaterializzò direttamente all’interno del negozio. Mantenendo la Disillusione per nascondersi dai sensori di movimento attivi durnte la notte, si posizionò a quello che calcolò all’incirca essere il centro del negozio; una nuova lettura e dalla bacchetta scaturì un pallido filo di nebbia che ricoprì l’intero pavimento di tutti i piani. A processo ultimato, con ultima formula, la nebbia assunse la colorazione argentea dei Patronus prima di venire inghiottita dal suolo.

 

***


Quando il ventisette dicembre tornò in negozio, Harry ebbe la conferma che l’incantesimo dei Black funzionava perfettamente. Alle otto meno dieci infatti gli arrivò sul cellulare una chiamata di Abigail. Il ragazzo sperava davvero che succedesse e quando lei gli disse non riusciva ad aprire le porte del negozio perché sembrava che nel palazzo in cui lavoravano non ci fosse nessun negozio, Harry esultò mentalmente. Raccolse la bacchetta dall’armadietto e raggiunse Abigail in strada.

« Non capisco cosa stia succedendo » mormorò lei dopo aver abbracciato Harry e osservandolo di sbieco mentre si portava una mano alla nuca, dove sentiva il tipico fastidio di quando vengono accidentalmente strappati i capelli.

« In effetti è strano » constatò il ragazzo mettendosi una mano in tasca e nascondendo per bene la bacchetta nella manica sinistra « Aspetta un secondo. Rientro e provo ad alzare la saracinesca ».

Lei annuì e quando il ragazzo sparì dalla sua vista sospirò scuotendo la testa. Doveva essere successo qualcosa.. Fu questione di un paio di minuti prima che vedesse la cancellata di metallo alzarsi e le porte automatiche venire aperte per consentirle il passaggio.

« Grazie » disse in direzione di Harry che ricambiò con un cenno del capo e un sorriso colpevole dipinto sul viso.

« Passato delle buone vacanze? » domandò lei mentre il ragazzo la seguiva verso il deposito che dava poi accesso agli spogliatoi.

« Abbastanza… ».

« Si vede » sorrise Abigail vedendo il braccialetto che il moro portava al polso « Che cosa c’è su? »

« Un serpente e un leone, come se fossero i due Patronus dei proprietari » rispose lui mordendosi la lingua. Patronus non era una parola comune nel vocabolario dei Babbani.

« E sarebbero il tuo e quello del tuo amico biondo farmacista? »

Harry si ritrovò spiazzato dalla domanda di Abigail e non perché non gli avesse chiesto cosa diavolo fosse un Patronus ma perché, benché ignorasse la forma del Patronus di Malfoy, il suo era cambiato. Da cervo era realmente diventato un leone, forse per portare sempre con un sé un qualcosa che potesse ricordargli i tempi che furono. Del coraggio dei Grifondoro che aveva mostrato l’ultima volta, scappando, nonostante la scelta potesse sembrare da codardi. C’era voluto molto più coraggio per cambiare radicalmente la sua vita e diventare una nuova – e normalissima – persona, piuttosto che adagiarsi sugli allori ed essere Harry Potter, l’Eroe del Mondo Magico.

« Qualcosa del genere » rispose Harry « Tu invece che mi racconti? » domandò, cercando di cambiare discorso più in fretta possibile. Voleva cercare di evitare qualche lapsus magico.

« Tutto come sempre. Ho ricevuto il mio costosissimo profumo biennale, un nuovo portafoglio che tanto sarà destinato ad essere sempre vuoto, un libro di mitologia nordica e uno di fiabe ».

« Fiabe? » domandò Harry divertito fermandosi davanti al bancale per controllare quanta merce gli fosse rimasta e cosa invece avrebbero dovuto ordinare.

« Sì, delle favole che ricordo mi raccontava mio padre quando ero piccola. Sai che non ho molti ricordi di lui dato che è morto quanto avevo solo tre anni, ma sento la sua voce che mi raccontava la storia di tre fratelli che dopo aver ingannato la morte le chiesero tre doni: una bacchetta magica, una pietra per far tornare in vita i morti e un mantello per diventare invisibili. Nessuno riuscì a fuggirle, tranne quello col mantello ».*

Harry improvvisamente iniziò a sudare freddo.

« Non è un po’… macabra? » domandò poi il ragazzo, cercando di nascondere il suo disagio. Odiava Abigail quando i loro discorsi toccavano argomenti legati al mondo della magia senza che lei se ne rendesse conto.

« Forse sì, ma mi è sempre piaciuta la leggenda dei Doni della Morte » ammise lei alzando le spalle e sorridendo divertita « Vado a cambiarmi, il mio turno inizia tra un minuto e trentacinque secondi ».

Harry sorisso dimentico della tensione che il discorso della ragazza gli aveva procurato e iniziò a segnare su un block notes i codici dei prodotti che non era necessario ordinare.

 

La mattina del trentun dicembre Harry iniziò il turno alle sette, come di solito succedeva. Non aveva alcun progetto su come passare l’ultimo dell’anno – e in fin dei conti non era una festa a cui fosse particolarmente affezionato – ma anche se avesse voluto cambiare il suo turno per restare in negozio fino alla chiusura, non avrebbe potuto. C’era un nuovo bancale in arrivo con merce prenotata da un maneggio e non poteva mancare alla consegna.

All’apertura, per il suo reparto di competenza, era l’unico ad essere presente. Sarebbe arrivata Abigail alle dieci nel momento in cui lui sarebbe andato in pausa, Suzanne e Isa – una delle due ragazze assunte per il mese di dicembre – avevano il giorno di riposo mentre Helena, Michael e Melanie – l’altra ragazza che assunta per il periodo natalizio - sarebbero arrivati successivamente e a loro era stata affidata la chiusura per quanto riguardava il reparto.

Alle nove e mezza, oramai prossimi all’apertura, Abigail fece il suo ingresso in negozio con mezzora d’anticipo iniziando a girovagare per i piani alla ricerca del suo responsabile; dopo alcuni minuti lo trovò al telefono dell’ufficio che parlava educatamente con qualche cliente o fornitore.

« Non si finisce mai di lavorare, eh? » constatò la ragazza quando vide Harry posare la cornetta con uno sbuffo.

« Decisamente, ma almeno domani siamo a casa ».

« Per un solo giorno » gli fece notare lei.

« Meglio di niente » rispose il moro guardando poi l’orologio che portava al polso « Sono le dieci meno venti… che diavolo ci fai già qui? »

« Non sono riuscita a dormire molto bene questa notte e mi sono svegliata presto. A casa mi stavo annoiando così sono uscita con un po’ di anticipo ».

Harry sorrise e si avvicinò a lei, posandole la mano sinistra sulla spalla permettendo così alla ragazza di notare nuovamente il bracciale di cui non si era ancora sbarazzato.

« Appena inizi io stacco… Vado a guadagnarmi l’ora di pausa prima che Ben mi veda e mi trattenga dei preziosi minuti di riposo » disse lui salutando la ragazza e dirigendosi verso il corridoio che conduceva nell’area vendita del negozio.

« Harry! » lo chiamò Abigail prima che il ragazzo si allontanasse.

« Uhm? »

Lei si avvicinò frugando velocemente nella borsa alla ricerca di qualcosa e quando gli fu davanti gli mise sotto i naso una lettera chiusa con un sigillo di ceralacca.

« Cos’è? » domandò lui temendo la risposta.

« Prima di entrare ho visto il tuo non-amico biondo dall’altre parte della strada che fissava il negozio. Sono andata a salutarlo chiedendolo se volesse entrare ma lui mi ha detto che non poteva. Mi ha pregato di darti questa però ».

« Non la voglio » disse Harry girandosi di spalle e facendo per andarsene, ma Abigail lo trattenne per un braccio e gli rivolse un’occhiata tale che il ragazzo si sentì in dovere di prendere la pergamena.

« Appena vado in pausa la leggo, parola di Grifondoro ».

« Bene » asserì lei seria prima di dirigersi dalla parte opposta a Harry, raggiungendo così gli spogliatoi.

Harry tornò in negozio e sistemò un paio di scatoloni che aveva nascosto sapientemente per terra, facendo in modo che i pantaloni ordinatamente suddivisi per modello, colore e pesantezza del tessuto nascondessero la presenza della merce non ancora sistemata..

Da che il negozio aveva riaperto dopo Natale, Harry non era mai uscito da quelle quattro mura. Si smaterializzava nel vicolo dietro il negozio e da lì tornava direttamente a casa. Non andava a fare la pausa né da Starsbucks né in altri locali; rimaneva semplicemente seduto dentro una delle aule che non venivano utilizzate in quei giorni per i corsi di formazione. La notte che si era intrufolato in negozio per applicare l’incantesimo Respingi Maghi, ne aveva lanciato un altro, ben più oscuro e specifico e che si sarebbe attivato allo scoccare della mezzanotte del nuovo anno. La formula e il procedimento non erano stati di semplice esecuzione, ma era la sua ultima possibilità e avrebbe solamente dovuto attendere qualche ora prima di essere nuovamente al sicuro e tornare alla sua vita di sempre.

Mancano cinque minuti allo scoccare delle dieci e, accertandosi che non ci fosse Ben nei paraggi, Harry si diresse verso i bagni degli spogliatoi. Aprì la busta con cautela, ma l’unica cosa che vi trovò scritto all’interno erano un’ora, una data e una supplica che, da buon Grifondoro che in fondo era sempre stato, Harry decise di ascoltare. Entrò nello spogliatoio maschile prendendo giacca e borsa e abbandonando il gilet nell’armadietto, prima di tornare in bagno. Lanciò su se stesso un incantesimo di Disillusione, dopo di ché si smaterializzò nel punto in cui Draco gli aveva dato appuntamento. Sapeva perfettamente che non era una saggia decisione, ma quando l’occhio gli era caduto sul braccialetto che portava al polso e che non aveva avuto la forza di togliere, capì che c’erano delle cose che doveva chiarire, a costo di correre il rischio. Era comunque Harry Potter e se la sarebbe cavata in qualche modo. Se Draco avesse voluto tramortirlo per poi consegnarlo al Mondo Magico, non gliene avrebbe dato la possibilità. Era sempre riuscito a battere Malfoy in qualunque gara, sfida o duello. Quella volta non sarebbe stata da meno.

Quando arrivò a Hyde Park davanti alla statua di Peter Pan, dove si erano incontrati la prima volta che erano usciti per cenare insieme, Harry vide il biondo seduto scompostamente sui gradini bagnati che fungevano da piedistallo. La strada e l’erba erano bagnate, solleticate dalla pioggia londinese che aveva cambiato l’odore dell’aria e come sempre penetrava fin nelle ossa di coloro che, talmente abituati alla sua compagnia, si muovevano per la città come se nulla fosse. Non c’era praticamente nessuno nei paraggi e se Harry poteva dire di conoscere abbastanza bene la sua Nemesi, questa probabilmente aveva preso provvedimenti e lanciato un incantesimo Respingi-Babbani per evitare interruzioni, fastidi o quant’altro. Harry prima di rivelarsi agli occhi del biondo e togliere la Disillusione, rafforzò l’incanto estendendolo anche a coloro dotati di poteri magici che non fossero lui e il biondo.

Harry fece un respiro profondono e mormorò atono il cognome del biondo, richiamando così la sua attenzione. Il biondo distolse di scatto lo sguardo dalla pozzanghera che stava osservando insistentemente e si alzò in piedi, fronteggiando così il moro.

« Harry » disse semplicemente andandogli incontro lentamente come avrebbe dovuto fare più con un ippogrifo che con lui.

Il moro non poté fare a mano di stupirsi per l’espressione tesa dipinta sul volto dell’altro che si fermò a pochi passi da lui e con una mano in tasca, pronto a reagire nel caso in cui Harry avesse voluto attaccarlo con un incantesimo.

« Non distogliere lo sguardo e fai un inchino » non riuscì a trattenersi dal dire Harry senza però cancellare la gelida espressione dal volto.

« Spero tu non sia un ippogrifo » replicò Draco con un tono di voce fiero ed altezzoso che mascherava la tensione.

Harry avrebbe voluto sorridere, ma non ce la fece. Si sentiva patetico e particolarmente stupido, ma si era fidato della persona sbagliata e se voleva mantenere al sicuro il suo segreto non poteva farsi guidare da quei sentimenti irrazionali che sembravano dirgli di ignorare qualunque cosa fosse successa ed abbracciare l’altro ragazzo, baciandolo fino allo sfinimento, tornare al lavoro e poi andare a festeggiare con lui il Capodanno. Scosse la testa allontanando quegli inopportuni pensieri. Non poteva perdonare Draco perché non poteva tornare indietro.

« Credo di doverti qualche spiegazione » mormorò il biondo incrociando lo sguardo di Harry.

« Sarebbe il caso ».

« Vuoi…uhm, andare da qualche altra parte? »

« Qui andrà benissimo. Ho cinquantacinque, anzi cinquanta, minuti. Fatteli bastare ».

Malfoy lo guardò esterrefatto. Sapeva che in qualche modo lo aveva deluso e tradito, ma non si aspettava di trovare così tanta freddezza nei modi di Harry.

« L’ho fatto solo perché tutti volevamo che tornassi » spiegò semplicemente.

« Tutti chi? »

« Weasley, la Granger, la McGrannit, la famiglia della Donnola al completo, gli ex membri dell’Ordine. E soprattutto lo volevo io ».

« Tu? »

« Tutti i tuoi amici sapevano che ti stavo cercando e cercarono di dissuadermi, ma senza successo. Non potevo! Non potevo pensare alla mia vita senza la mia Nemesi! Da piccolo mi è stato insegnato ad odiarti ma cercare comunque di diventare tuo amico, quando mi hai rifiutato ho mascherato con l’odio la delusione e l’indivia di chi era riuscito a conquistarsi la tua fiducia con un sorriso e una parola gentile. Volevo essere esattamente l’opposto. Non saresti mai stato mio amico, ma almeno odiandomi avresti comunque provato qualcosa per me e ovunque sarei stato riconosciuto come la tua Nemesi, uno dei pochi che non temeva di odiare Harry Potter apertamente ».

« Ero ossessionato da te il sesto anno » gli fece presente Harry, ricordando con uno sbuffo divertito che neanche il Quidditch sembrava essere più interessante da quando aveva iniziato a pedinare il ragazzo cercando di capire cosa stesse complottando.

« Ma non per le ragioni che volevo io » lo corresse Draco.

« Cos- »

« Torna Harry, per favore » disse semplicemente il biondo senza che però la sua richiesta suonasse come una supplica « Ti stiamo aspettando. Sanno che ti ho trovato. Lo sanno da mesi, ma non ho mai detto a nessuno dove ti trovassi. E quella lettera che hai letto il giorno di Natale... sì, è vero. Il progetto era farti rivedere i tuoi amici, sperando che questo ti avrebbe convinto a tornare. Dopo tutto quello che ci eravamo detti però risposi a Hermione che non era quello il giorno. Tu però la risposta non l’hai vista e- »

« Non importa Dra…Malfoy. Qualunque cosa sia accaduta è meglio dimenticarla. Vorrei tornare, non hai idea di quanto e forse tra qualche anno mi avresti anche convinto. Ma ora so che non posso e, soprattutto, non devo. Il vostro Harry Potter è morto. Anche il tuo, Draco. Io non posso tornare e tu non puoi restare in un mondo senza magia. Vattene e costruisciti la vita che vuoi » disse Harry fermo delle sue convinzioni « Non posso più fidarmi di te. Non dopo quella trappola ».

« Non era- »

« Eccome se lo era! » concluse il moro avvicinandosi al biondo e allungandogli il braccialetto che però Draco rifiutò.

« Tienilo. Anche se mi odierai, almeno con quello ti ricorderai comunque di me ».

Harry sbuffò ma annuì e si rimise il bracciale prima di controllare l’ora: le undici meno dieci.

« Devo andare » disse semplicemente guardando il biondo negli occhi per quello che immaginò essere l’ultima volta.

Draco non disse nulla e si limitò ad osservare l’ex Grifondoro senza che nessuno dei due facesse qualcosa per rendere un saluto – o un addio – degno di tale nome.

Harry estrasse la bacchetta dalla tasca e annullò l’incantesimo respingi maghi che aveva lanciato sulle siepi intorno alla statua.

« Solo una cosa » disse il moro guardando attentamente il biondo e alzando la bacchetta prima di smaterializzarsi « Sul negozio, sul mio palazzo e la scuola che ho frequentato c’è un incantesimo che non ti permetterà né di avvicinarti né di ricordarti dove si trovino. Anche se volessi tradirmi, non potresti farlo e in questo modo non c’è pericolo che tu possa morire per aver infranto quel Voto Infrangibile che hai fatto senza saperlo. Semplicemente nessuno potrà mai sapere nulla di me ».

Draco aprì la bocca per dire qualcosa ma si ritrovò costretto a richiuderla per mancanza di parole. Solo quando realizzò che cosa comportava quell’incantesimo, trovò la forza di rispondere.

« Hai fatto comunque in modo di salvarmi la vita ».

« Sono un Grifondoro con il complesso dell’eroe… non potevo farne a meno » disse Harry con un sorriso triste prima si sparire davanti agli occhi del biondo.

Nei giorni successivi Draco provò a rimettersi sulle tracce di Harry ma, come aveva detto l’altro ragazzo, non ricordava dove abitasse o dove lavorasse e neanche che lavoro facesse.

 

Harry Potter si era lasciato per sempre alle spalle Draco Malfoy e con lui, la possibilità di fare ritorno nel Mondo Magico.

 

 

Note dell’autrice:

* l’ultimo racconto de “Le Fiabe di Beda il Bardo”.

 

C’è ancora l’epilogo e posso assicurarvi che qualcosa cambierà…. Se in bene, starà a voi giudicarlo ^^

Aspettate ancora un poco prima di lapidarmi sul posto XD

   
 
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