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Autore: Lady PepperMint    02/11/2022    0 recensioni
Cosa sarebbe successo se Sophia fosse salita su quella carrozza? Se Gabriel non l'avesse rincorsa per dirle la verità sul legamento e sui suoi sentimenti?
Un finale alternativo al bellissimo romanzo di Virginia de Winter (l'ordine della penna, il 3° della serie), che approfondisce i sentimenti intensi e tormentati che legano Gabriel e Sophia.
Il loro amore dovrà affrontare la difficile prova della lontananza, delle insicurezze che rendono i giovani cuori innamorati fragili e spaventati.
Troverà lei la forza di affrontare i suoi errori e di ricomporre i pezzi del suo cuore per tornare alla vita che l'attende?
E lui avrà il coraggio di mettere finalmente da parte l'orgoglio per non perdere il suo amore?
Genere: Fantasy, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gabriel Stuart, Justin Sinclair, Sophia Blackmore
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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Sophia
 
Anche in quella stagione dal clima avverso, la serra del suo tutore risplendeva di vita e nell’aria si sentivano i dolci profumi della fioritura. Una grande varietà di fiori e piante offrivano uno spettacolo dalle mille tonalità di verde, che faceva sembrare quel posto, circondato di luce e di silenzio, un regno magico fuori dal tempo.
Mentre aspettava di incontrare Brice, Sophia aveva girovagato un po’ per le varie stanze, alla ricerca dell’origine di quel delicato profumo che l’aveva accolta al suo ingresso nella serra. Era arrivata ad una pianta non particolarmente appariscente, ma ricoperta di piccoli fiori dai colori tenui e delicati. Erano loro, timidi e discreti, a inondare l’ambiente con quel profumo avvolgente e a creare un’atmosfera rilassante.
«È un calicanto invernale, una delle piante più resistenti al gelo. Non è particolarmente bella, ma mi piace tenerne alcune qua e là nella serra per il profumo che emana dai suoi fiori. Non trovi che aiuti a distendere i nervi?» disse Brice, giunto silenziosamente alle sue spalle.
«Sì» rispose lei esitante, stupita dalla facilità con cui il suo tutore aveva intuito l’oggetto dei suoi pensieri. La sapeva leggere con una precisione sempre più accurata, mostrando per lei una sensibilità che raramente impiegava per il resto del mondo.
«Sophia stai pensando di dedicarti al giardinaggio finalmente? Sai che ne sarei molto felice. È un’attività che si può praticare al sicuro in una serra chiusa e protetta, perfetta per imparare a sviluppare la pazienza e un certo gusto estetico».
«Questo posto sembra essere sfuggito all’inverno. Non sapevo che ci fossero anche qui nella Vecchia Capitale delle piante in grado di fiorire con queste temperature».
«La mia serra serve proprio a questo. Protegge la bellezza dalle avversità del mondo esterno, inevitabilmente attraversato dallo scorrere delle stagioni, e consente anche ai fiori più delicati di sbocciare».
«Quindi mi state dicendo che in realtà avete sempre amato prendervi cura delle creature fragili e delicate?» disse Sophia con un sorrisetto affettuoso.
«Se non parlano, non piangono e non hanno le gambe per scappare, allora sì» rispose Brice, scherzando solo in parte.
«Sei veramente venuta per una lezione di botanica o volevi parlarmi di qualcosa?» proseguì lui per darle modo di sputare il rospo, dato che Sophia sembrava parecchio sulle spine. Raramente la trovava a corto di parole. Vederla esitare in silenzio fece aumentare la sua preoccupazione che quella conversazione, a un certo punto, avrebbe previsto domande difficili e una fanciulla in lacrime.
«Volevo parlarvi di una cosa in effetti…» iniziò lei timidamente.
Vedendo che non proseguiva, Brice appoggiò il vaso di viole del pensiero che teneva in mano e iniziò a dirigersi verso il suo studio.
«Credo sia meglio se ci sediamo Sophia, ho l’impressione che servirà un po’ di tempo per vuotare il sacco questa volta. Chiedo a Morton di portarci il tè».
Sophia lo seguì senza fiatare, grata del fatto che il suo tutore maneggiasse sempre con un certo senso pratico le situazioni complicate, mostrandosi predisposto all’ascolto prima che al giudizio.
«Ho pensato molto a come sottoporvi la questione. Ma non sono brava con i discorsi, quindi credo sia meglio che io semplicemente vada dritta al punto. Ne parlo con voi prima che con chiunque altro perché credo siate la persona che meglio può capire la mia sensazione di soffocamento. Non posso più vivere con tutte queste restrizioni e divieti. Questa non è la vita che desidero e, onestamente, non credo che tenermi sotto una campana di vetro aiuterà davvero a risolvere questa situazione. Capisco bene che tutti vogliano solo garantire la mia incolumità affinché io possa compiere il mio destino e diventare regina, ma se vado avanti così diventerò pazza prima che quel momento giunga. Aggiungerei il piccolo particolare che io non ho mai chiesto tutto questo: sono passata dall’essere un’orfana senza passato né famiglia, al diventare la legittima erede di un regno. Non mi ero mai veramente fermata a pensare a cosa tutto questo comportasse, non ne ho avuto il tempo. Sono stata spostata da un collegio all’altro senza che nessuno chiedesse la mia opinione, lontana dai miei amici di sempre e da Julian, l’unica famiglia che io abbia mai avuto. Come se non bastasse, non sono più stata libera di prendere decisioni, perché il controllo della mia vita è stato affidato a un tutore. Non fraintendetemi» si affrettò ad aggiungere Sophia «voi siete il meglio che poteva capitarmi. Non è la vostra guida che contesto, ma la situazione in sé. Improvvisamente il mio matrimonio è diventato una faccenda pubblica, una questione più politica che di cuore, e adesso mi ritrovo fidanzata ancor prima di capire cosa siano sentimenti e relazioni, senza vivere liberamente le esperienze legate alla mia età, senza la possibilità di scegliere, né di commettere errori».
«Quindi è Justin Sinclair il problema? Le cose fra voi non stanno… funzionando?» si intromise Brice, per cercare di focalizzare il problema in quel flusso di parole che in parte lo metteva a disagio e in parte lo sorprendeva, perché Sophia stava parlando come una persona molto diversa dall’orfana che gli era stata affidata per la prima volta più di un anno fa.
«No, Justin è fantastico, è un ragazzo gentile e molto rispettoso. Nei mesi che abbiamo passato alla tenuta in Altieres si è rivelato una presenza solida e confortante, un sostegno prezioso. Un… amico prezioso, credo» disse Sophia arrossendo un po’. «Vedete, è questo il problema. Siamo entrambi troppo giovani per capire esattamente il significato di certe etichette. È stato stabilito che noi dovessimo essere fidanzati, ma… ma non capisco se è quello che davvero vogliamo. Cioè, non so se questa strada ci renderà felici».
«Sophia… Forse ti sembrerà un po’ brutale, ma una principessa della corona non può permettersi di inseguire cose come la felicità e il vero amore. Quella decisione è stata presa per rendere più solida la tua posizione di erede al trono, lo sai. L’unica alternativa che potremmo prendere in considerazione sarebbe Gabriel Stuart Sinclair, te lo avevo già spiegato. Lui sarebbe stata una scelta ancora più conveniente, dato che ha già l’appoggio dell’esercito di Altieres. Ma gli Stuart di Maderian sono avidi di potere e da anni hanno delle mire sul trono di Altieres, non possiamo considerarlo un’opzione abbastanza affidabile. Detto fra noi, non abbiamo ancora escluso che ci sia proprio la sua famiglia dietro gli attentati alla tua vita». Brice aveva osservato Sophia per tutto il tempo mentre le spiegava la situazione, per indagare le sue reazioni. Non aveva potuto fare a meno di notare che, a sentir pronunciare ad alta voce il nome del Capitano Stuart, Sophia aveva subito abbassato lo sguardo e aveva iniziato a tormentarsi le mani in grembo, tentando di nascondere un palese nervosismo. Per capire meglio cosa stesse succedendo, Brice decise quindi di proseguire: «Però, se proprio lo desideri, posso tastare il terreno e capire se lui potrebbe essere interessato a un eventuale fidanzamento con te. È molto avvenente e non ci sono dubbi sul suo valo…».
«No no no, vi prego no» lo interruppe Sophia saltando in piedi e agitando le braccia per sottolineare la sua contrarietà a quella proposta.
«Non chie… Non dite» sembrava molto agitata, e scossa, tanto da non riuscire più a formulare frasi di senso compiuto. Chiuse gli occhi e prese due profondi respiri per ricomporsi, prima di proseguire.
«Non è questo che intendevo. Quello che sto cercando di dirvi è che non so se è questa la vita che voglio. Principessa, erede al trono, Rosa dei Blackmore, fidanzata ufficialmente, in pericolo di vita proprio per tutte queste ragioni. È… troppo. È tutto troppo. E io devo ancora capire chi sono. Stare in esilio e poi rinchiusa in casa, sorvegliata a vista, non mi sta aiutando a chiarirmi le idee. Non so nemmeno se sarò mai all’altezza di tutti questi ruoli, di tutte queste aspettative. So che voi e Ashton state facendo del vostro meglio per prepararmi, ma non si può negare che io sia quindici anni in ritardo sulla tabella di marcia. Ci sono persone che vengono istruite sin dalla nascita per diventare regnanti e assumersi l’incarico di guidare un’intera nazione. Siamo sicuri che non sarebbe meglio scegliere una di queste persona per governare Altieres?».
Brice iniziava a intuire cosa Sophia stesse cercando di dirgli. Lo inteneriva vedere tutte quelle insicurezze affiorare improvvisamente nella sua giovane pupilla, e in realtà comprendeva bene quella sensazione di inadeguatezza e quel sentirsi schiacciati sotto il peso di aspettative troppo grandi per un solo essere umano. Avrebbe dovuto aspettarselo.
«Voglio dire, sono grata per tutto quello che state facendo per me. Ma forse sarebbe più semplice per tutti se io rinunciassi al mio diritto al trono e tornassi ad essere una semplice ragazza comune. Cioè, certo, non potrei smettere di essere l’ultima dei Blackmore, garante del patto con il Presidio, ma almeno non sarei più una principessa. Forse la mia vita smetterebbe di essere in pericolo, e persone che nemmeno conosco non correrebbero più rischi per proteggermi, e io sarei libera di tornare a fare la vita da studentessa che avevo appena iniziato ad assaporare lo scorso anno, ma che mi piaceva tanto. Ho bisogno di essere più libera, non posso continuare a vivere rinchiusa o costantemente scortata, non fa per me». Sophia aveva buttato fuori quelle ultime parole come se fossero un peso che le schiacciava il petto da troppo tempo. Era stata coraggiosa. E proprio le sue preoccupazioni di non essere all’altezza, la rendevano la persona migliore per guidare un regno e il suo popolo. Brice pensava questo, ma non glielo disse. Non era il momento di parlare con Sophia la principessa erede al trono di Altieres. In quel momento era la ragazza adolescente a sentirsi maggiormente in difficoltà, ad aver bisogno di conforto e attenzioni.
«Sophia, capisco quello che stai cercando di dirmi. Suggerisco di non prendere grandi decisioni troppo in fretta, anche se sì, potrai sempre scegliere di rinunciare al tuo titolo. Ti sei appena affacciata a questa nuova vita che, in effetti, ti è piovuta addosso un po’ all’improvviso, imponendoti nuovi obblighi e limitando parecchio la tua libertà. Non hai avuto nemmeno il tempo di abituarti, sei stata trascinata in nuovi posti e nuove situazioni, costretta a vivere in un modo nuovo. Ma non fare il paragone fra te e chi ha avuto tutta la vita per prepararsi a obblighi e responsabilità, sarebbe ingiusto e inutile. Se ti confronti con gli altri, rischi di pregiudicare la tua fioritura, che avverrà quando sarà il momento, secondo i tuoi tempi. E, a mio avviso, sarà uno spettacolo indimenticabile. Io me ne intendo di fioriture» disse Brice, facendole l’occhiolino.
«Proviamo a risolvere un problema alla volta per ora, senza toccare il tuo titolo. Se vuoi essere più libera, possiamo concordare delle situazioni che ti consentano di uscire e vivere la tua vita, senza metterti troppo in pericolo. Cosa ne pensi?».
«Mi sembra un buon inizio» rispose Sophia, con gli occhi liquidi per la fatica del discorso che aveva appena fatto e la commozione della comprensione che aveva ricevuto.
«Non ti garantisco che potrai tornare a frequentare le malfamate bettole della Cittadella con quegli scapestrati di Julian e Jordan, sarebbe davvero molto rischioso e, onestamente, vorrei che tu possa vivere il più a lungo possibile, regina o non regina». Quella precisazione finale le riempì il cuore di un sentimento caldo e calmò una delle paure che le pungevano il cuore: forse il suo affetto non sarebbe cessato se lei avesse un giorno deciso di rinunciare al suo titolo.
«Cosa ne pensi di iniziare con il teatro? È un luogo di cultura e bellezza, e gli spettacoli teatrali spesso contengono interessanti spunti su sentimenti e relazioni, anche se personalmente preferisco di gran lunga quelli che si occupano di combattimenti. Tu avrai un po’ di libertà e io manterrò intatta la reputazione di tutore che garantisce l’incolumità della sua pupilla e le fa frequentare solo i posti più prestigiosi. Che dici, può essere il nostro primo compromesso?».
   
 
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