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Autore: michiyo1age    10/09/2009    3 recensioni
Prima fic su twilight, spero che vi diverta. Siamo in un giorno qualunche nei pressi di casa Cullen, così potremmo osservare come vivono, ora, la loro vita tranquilla Edwarad e famiglia.
Genere: Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
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Vita di famiglia

rRingraziamenti: vorrei fare un grandissimo saluto a mia cugina e dirle "grazie" perchè senza di lei questo mondo mi sarebbe rimasto precluso e non avrei scritto questa fic se non mi avesse letteralmente obbligata a prendere carta e penna.

Vita di famiglia

-Siamo pronte?- chiese Alice impaziente.

Ogni minimo ritardo sulla Grande Giornata di Shopping Sfrenato non le era gradito, anzi le faceva percorre lo stesso tratto di selciato mille e mille volte in pochi millesimi di secondo. Avrebbe voluto saltare aldilà del fiume per acchiappare per il collo la sorella e la nipote tremendamente, secondo la sua personale concezione, in ritardo.

-Calma- le consigliò amabile Esme posandole una mano sulla spalla.

-E’ tutta colpa di Edward me lo sento. Se lui non torna, Bella non parte.-

Dicendo questo Rosalie aveva cercato di mitigare la piccola furia, ma l’aveva fatta innervosire ancora di più, come buttare dell’olio sulle fiamme ardenti. Evidentemente Alice sapeva il motivo del ritardo degli uomini di casa e trovava futile, ma che dire?, ridicolsa sciocca inutile...la preoccupazione di Bella di rivedere il marito.

Mannaggia a lei, poteva starsene zitta qualche volta?

Infatti Carlisle e figli quella mattina avrebbero dovuto andare a fare una bella caccia in California, come Edward, ormai libero da preoccupazioni, non faceva da anni, ma la jeep di Emmett si era guastata e avevano deciso di tornare indietro.

E lei, scema che non era altro, l’aveva detto a Bella che aveva avuto la fantastica idea di ritardare tutto per vederli ritornare.

Alice sbuffò facendo sollevare un ciuffo della chioma indomita.-Questa Jazz me la paga…-

-Eccoci!- esclamò una voce melodiosa dalla foresta.

In un secondo apparvero l’ultima venuta nel mondo dei vampiri e subito dopo l’ultima venuta nel mondo immortale.

-Nessie, ti ho comparto un passeggino- disse Rosalie mostrando l’ultimo modello di passeggino arrivato sul mercato mondiale. Avvicinandosi alla bionda la bambina toccò la guancia della zia.

-Ti serve, mostriciattolo, sei troppo piccola, secondo gli esseri umani, per camminare da sola-

-Grazie Rose, non serviva. Davvero- ringraziò Bella conscia che il tratto quasi genetico del marito di comprare cose di scarsissima utilità per Renesmee, non si era fermato a lui, ma aveva contagiato pure la bionda che fiera le mostrava il suo ultimo acquisto. Probabilmente ci aveva pensato anche lui. Questi Cullen,non mostravano una minima considerazione per i soldi. Neanche piovessero dal cielo. E quella giornata ne era la dimostrazione…shopping con Alice.

Rabbrividì al solo pensiero.

Si sentì il rumore di due automobili: il rumore dei pneumatici della jeep era inconfondibile mentre le quattro ruote motrici che seguivano erano totalmente sconosciute alle orecchie acutissime delle donne di casa Cullen.

Di colpo sbucarono dal vialetto le due macchine: la jeep con una sgommata si fermò di fronte a Rosalie emettendo un suono grattante, mentre il veicolo sconosciuto era grande come un mini-van, i vetri oscurati nascondevano i nove posti dell’autovettura.

-Rose, questa macchina da sempre problemi potresti darle un’altra occhiatina, tesoro?- chiese Emmet guardando con apprensione la marmitta surriscaldata.

-Discuterete di questo, dopo! Sono già le cinque e noi non siamo ancora in viaggio!- lo interruppe stizzita Alice che guardava il compagno della sua vita con uno sguardo ben poco dolce e sottomesso.

Questi sentendo lo stato un “pochino” alterato (non che ci volessero i suoi poteri) della sua “dolce” metà le spiegò in fretta il motivo per cui il nuovo acquisto e quindi il ritardo non era stato una cosa inutile.

Lei però lo bloccò: -Si si, tutti in macchina. Ora!- ordinò.

-Ma che…- tentò Bella.

Edward mentre prendeva Renesmee in braccio, le illustrò l’idea brillante che aveva avuto Jasper: quando avevano scoperto il problema alla jeep e quindi si era presentata l’impossibilità di attraversare la California...

-… abbiamo deciso di avvicinare la nostra meta alla vostra e dato che ci sembrava stupido andare tutti insieme a Seattle con quattro automobili, Jazz ha pensato bene di comprarne una molto più spaziosa- terminò facendo accomodare la figlia se uno dei sedile posteriori.

-Quindi andiamo tutti insieme?- l’eccitazione nella voce di Esme era palpabile. –Come una vera famiglia?-

-Come una vera famiglia- le rispose Carlisle mentre galantemente la faceva accomodare.

-Ora non ci resta che decidere chi guiderà…- cominciò Emmett.

-…o chi starà davanti- concluse Edward con un ghigno.

-Vi sfiderete a chi va prendere per primo il cappellino di Nessie che Bella ha dimenticato, vincerà Edward e FAREMO TARDI- terminò con un ringhio la veggente con un tono esasperato.

Il suo concetto di tardi era davvero tutto speciale. Aveva fatto muovere nove persone di prima mattina solo perché prima si arrivava, meno sole avrebbero avuto, ma stranamente non sembrava contare la guida spericolata ad alta velocità e l’apertura dei negozi che non avveniva simmetricamente al suo volere.

Seguendo le direttive dell’elfetto iracondo Emmett e Rosalie si sedettero accanto a Renesmee che finì in braccio alla zia, mentre davanti Alice e Bella facevano compagnia a Edward intento nel recupero del cappellino della bambina. Si sentì l’ultimo sbattere di una portiera quando Jasper salì dopo aver messo il passeggino nuovo fiammante nel portabagagli.

Si accese il motore e l’auto uscito dal viale imboccò l’autostrada per Seattle.

-Tutto questo ritardo per un nonnulla alla fine…- borbottava Alice pregando Edward di accelerare.

Da dietro Emmett con un gesto molto eloquente chiese a Jasper di far abbassare il tasso di acidità dello “gnomo”.

***

L’auto sfrecciava a 180 kilometri orari sotto il ferreo controllo di Edward che prestava davvero poca attenzione alla strada. Infatti sua moglie, concentrandosi per mantenere lo scudo lontano da sé, gli stava facendo vedere gli offuscati ricordi del 13 agosto precedente quando si erano sposati…

Quindi non era affatto strano che i due non stessero ascoltando Esme che proponeva la scaletta della giornata. Le ragazze sarebbero andate sotto il torchio, cioè la guida di Alice a fare shopping, mentre i ragazzi si sarebbero divertiti a caccia. Verso le quattro del pomeriggio secondo le precisazioni di Alice il sole avrebbe fatto una piccola comparsa sopra gli edifici della città e quindi sarebbe stato proprio a quell’ora che Edward doveva andare a prenderle all’uscita ovest della città. Infine tornati a casa sarebbero andati ognuno per i fatti propri e Nessie, consigliava, avrebbe dovuto andare a letto presto a causa della giornata stancante.

Qui Alice la corresse avvertendo che Jacob sarebbe venuto a fare una visitina attorno le otto, ora in cui smetteva di studiare.

-Ah. Ha ricominciato? Sono così contenta- commentò Esme sollevata –era davvero un peccato che un ragazzo come lui gettasse la sua educazione così-

-Però ha molto da recuperare-

-Ed è qui che entra in gioco Edward - ridacchiò Bella facendo riaderire lo scudo involontariamente.

-Gli farò da insegnante- rivelò Edward sogghignate agli sguardi perplessi degli astanti –Mi sembra un giusto scambio. Se vuole vedere Nessie dovrà guadagnarsi il posto in famiglia.

Arrivarono in città e fatta accomodare la bambina sul passeggino i cacciatori erano pronti a partire.

-Non lasciate Alice a briglia sciolta e Bella, sta attenta-

-Non preoccuparti riesco a controllarmi- lo rassicurò la ragazza sorridente chiudendo gli occhi. Si liberò dello scudo e ricordò una di quelle bellissime notti da quando era immortale.

Si sentì subito catturata da un bacio rovente.

Rise. –Visto? Sono io quella che si deve controllare?-

Edward si esibì nel suo magnifico sorriso sghembo e prima di partire aggiunse -Ringrazia Rosalie-

Bella lo seguì perplessa allontanarsi.

***

(dalla prospettiva di Bella)

Erano ormai due ore che vestiti, scarpe e accessori mi giravano intorno sospinti da una presenza malefica chiamata Alice. La stanchezza fisica ovviamente non si faceva sentire, ma quella psicologica era allo stremo. Partite dai negozi per bambini dove Rosalie e Esme si erano fermate sognati per scegliere tutto ciò che calzava a pennello a Renesmee, ora volevano passare come diceva Alice “a prendere qualcosa di decente per quella disperazione di Bella”.

Avevo accettato la gita per negozi unicamente per far uscire un po’ la bambina. Non poteva rimanere sempre relegata a Forks. In più avevo intrapreso quel pericoloso viaggio per impedire ad Alice di comprami i vestiti che le piacevano e che a me, ovviamente, non andavano a genio. Stranamente l’esperienza mi aveva insegnato che sceglieva sempre quelli rosa. Una volta avevo sentito dire da Edward che Alice non li permetteva di usare un vestito per più di una volta. Era un concetto per me impossibile essendo vissuta con Renèe per quanto fosse sempre stata una specie di mamma-figlia molto stravagante.

Ero comunque cosciente del fatto che mi avrebbe obbligato in un modo o nell’altro ad indossare i vestiti scelti da lei e poi una volta usati, furtivamente si sarebbe introdotta in casa mia per gettarli. Usava sempre a suo vantaggio la mia incredibile debolezza ai sensi di colpa, in più era un’ottima attrice. Dannazione.

Sinceramente stavo cominciando a pentirmi di avere dato la mia approvazione a quella gita.

Era il 12 febbraio e io ed Edward il giorno seguente avremo festeggiato sei mesi di matrimonio. Da solo sei mesi che quell’arcangelo apparteneva solo a me. Che fortuna sfacciata che avevo avuto!

Noi due volevano trascorrerlo in maniera speciale da soli ovviamente, ma avevamo il piccolo problema di una bambina a carico. Non l’avevamo mai lasciata solo per lungo tempo e temevo la sua reazione alla breve separazione. Se fosse dipeso da me, non sarei mai stata più capace di allontanarmi da Renesmee. Ora capivo meglio il comportamente di Edward, subito dopo il ritorno dall’Italia.

Però il programma era così allettante: un viaggio nelle folte aree boscose del Canada e un soggiorno in una delle case fiabesche di Rose ed Emmett. Erano stati così gentili da accordarcene una, ma ero sicura di non voler più ripetere la scena in futuro. I loro visi trattenevano a stento occhiate eloquenti, doppi sensi e una marea di risate.

All’improvviso fummo fermate da una signora sulla quarantina che si era chinata su Renesmee. Era una signora grassottella, con i capelli tinti e corti, molto mossi. Portava in vita una felpa coordinata con la tuta che aveva indosso.

-Ciao bella bambina-

-Ciao- mugolò piano Renesmee intimorita dall’estranea. Anche noi eravamo rimaste di sasso: di solito nessuno ci si avvicinava, incutevamo troppa soggezione agli esseri umani.

Ma in questo caso si vede che nella signora aveva prevaricato il voler vedere la bambina sul naturale allarme che la sua specie le dava(allarme che io per fortuna non avevo mai seguito).

-Come ti chiami?- domandò la sconosciuta

-Si chiama Renesmee- rispose dolcemente Esme vedendo l’insicurezza della bambina. Povera piccola non era proprio abituata a rivolgersi alle persone non nel suo modo speciale.

-Che nome curioso- riprese la sconosciuta e poi come ricordatasi di una cosa importante si alzò e mi porse la mano.

-Scusate. Mi chiamo Carol, piacere-

-Io sono Bella, mentre loro sono le mie cognate Alice e Rosalie. Lei è mia-“suocera” pensai- zia Esme- presentai divertita e orgogliosa dell’occasione. Infatti era la prima volta che avevo l’occasione di fare una cosa del genere e mi sentivo davvero bene nel ruolo di una Cullen.

-E’ lei la madre della piccola, giusto?-

Annuì.

-Si, si. Vi somigliate molto. Mi stupisce molto che tutte voi siate già sposate. Siete così giovani.

Non risposi. Chissà quanti anni dava alle mie parenti. Di certo si sbagliava di almeno 70 anni.

-Anche lei ha figli?- chiese Esme cambiando discorso con disinvoltura.

-No, purtroppo. Non che non ci abbia provato, ma proprio non pare destino- disse leggera, con un velo di tristezza.

Si chinò nuovamente verso Renesmee le diede un buffetto.

-Ma la mia passione per i bambini non è diminuita- concluse sorridente.

Mosse una passo verso la direzione opposta alla nostra.

-Mi scuso ancora per l’interruzione-

-Ma si figuri-

-Cresci sana e forte, piccola- disse Carol rivolgendosi a mia figlia con un sorriso.

-Arrivederci e buona giornata- e come era arrivata sparì correndo.

-Il mostriciattolo fa strage di cuori- commentò Rosalie scompigliando alla bimba i riccioli ramati.

E così riprendemmo anche noi. Per mia somma sfortuna verso una boutique con evidenti capi che avrebbero fatto impazzire Alice.

Non era possibile trovarci una tuta, vero?

***

Dopo altre infruttuose ore, eravamo cariche di borse e borsettine che ora penzolavano dal passeggino di Renesmee libero dallo spazio occupato dalla bambina che camminava, cercando di fare la goffa, con la manina stretta a quella della nonna. Le stava indicando meravigliata e i palloncini ad elio che rimbalzano sul tetto del chiosco degli hot dog poco distante.

-Bene ora tocca a Bella. Stava dicendo Alice con un inesauribile buon umore. Stava girando, deviando il nostro percorso verso destra.

-Come tocca a me? Quei tre paia di pantaloni, le quattro magliette, sette pullover e il vestito per chi erano?- protestai.

-Per te, naturalmente, ma ti serve anche qualcosa per domani-

-Non ti sembra che ne abbia già abbastanza?- chiesi metta disperata meta incredula.

-Per domani sera, sciocca-

E quando finalmente compresi, ringrazia la mia nuova natura per essere arrossita violentemente come di certo avrei fatto.

Esme girò il passeggino –Nessie lasciamo la mamma fare le sue compere. Che ne dici di andare a prendere un bel palloncino?-

Mia figlia annuì vigorosamente e agitando la mano mi abbandonò in balia delle mie sorelle che ghignavano e discutevano sul numero di capi di cui avrei avuto bisogno. Quello che mi aspettava era un negozio con molta moltissima lingerie esposta sulle vetrine.

-Non me ne serve neanche uno- mi intromisi mugugnando.

-Ma certo che si! Direi almeno cinque completini, l'ultima volta me li avete distrutti tutti-

Rosalie si voltò verso di me: -Solo quando eri umana? Vuoi dirmi che non ne hai mai indossato uno da quando sei una vampira?-

Mormorai qualcosa che assomigliava ad un “ho una bambina piccola”.

-Povero Edward!- sospirò Rosalie.

-Non è affatto vero!- protestai punta sul vivo.

-A dir la verità anche tu esageri un po', Rosalie- osservò Alice, sovrappensiero alla bionda troppo bella e lucente per quella giornata grigia. Alice scoppiò a ridere e le lanciò un'occhiata eloquente. In tutta risposta Rosalie le tirò una gomitata sulle costole.

-Mi ero persa-

-Smettila di sbirciare nel mio futuro intimo- le sibilò.

L'ilarità non aveva abbandonato Alice che cercava di trattenere le risa.-Dovresti vedere la faccia di Emmett quando ti presenterai con quello domani sera- disse indicando un completino decisamente troppo osé, nero inframmezzato da sottili nastri di raso rosso.

-Gli piacerà?- chiese ora Rosalie ghignate e interessata. L'altra annuì dopo si volto malauguratemente verso di me.-E ora vediamo qualcosina per te-

-Io lo sconsiglierei, Renesmee è piccola e poi Jacob entra in casa nostra come se fosse il padrone. Non girerai mai in casa conciata in quel m- mi difesi, ma fui bloccata dal ritorno di Rosalie.

-Non c'è problema, Bella. Ti terremo noi Nessie però il 14 devi tornare a prenderla-

e Iì espressi il mio grande timore: -Sinceramente non mi fido a lasciare la bambina nelle mani di Alice per una notte intera-

-Tranquilla la terremo io ed Em- rispose Rosalie stavolta ridendo lei di Alice, che esibiva una bellissima espressione indignata. Alice si rivolse a me: -E allora sognati proprio di lasciarla a me il 14, dopo questo-

-Perchè cosa c'è il 14?- chiesi ingenuamente.

-San Valentino-

-I vampiri festeggiano San Valentino?- era incredula.

Entrambe alzarono le spalle e Rosalie non curante replicò: -E' una buona scusa per...-

-Per voi, ogni scusa è buona-

E scoppiammo a ridere. Tra le risa, Alice mormorò un “povero Edward”. Ne chiesi il perchè con un tono a metà fra l'arrabbiato e il curioso non capendo bene perchè mi stesse rivolegendp quel ghigno diabolico.

-Per lui questo giorno è una sofferenza. Purtroppo non riesce a tenere lontano tutti i nostri pensieri-

-Potreste almeno provare a non pensarci- proposi, ora finalmente conscia dell'imbarazzo che dovevano portare quei momenti per mio marito.

-C'è gente che proprio non riesce a frenarli- ridacchiò Alice lanciando occhiate eloquenti verso Rosalie accuratamente voltata di spalle.

Scoprire tutti questi retroscena mi avevano resa curiosa: -E Jasper non sente quest'aria..ehm frizzante?-

-Si, a tutto mio vantaggio...-

Anche quei commenti allusivi un tempo mi avrebbero fatto arrossire.

Ad un certo punto mi ricordai delle parole di Edward. -Grazie Rosalie, per tenere Nessie da entrambi-

-Non è nulla- mi assicurò lei.

-Bando alle ciane. È ora mettersi all'opera- disse Alice fiondandosi letteralmente su lingerie piena di pizzi.


   
 
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