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Autore: Alexander33    02/11/2022    1 recensioni
Rieccomi con una nuova ricetta che somiglia alla scorsa, ma dove gli ingredienti sono stati modificati e rimescolati.
La Mayu che troveremo qui ha la stessa età della precedente, ma è più matura, posata, con un po’ più di esperienza e, soprattutto, non fa cose folli per conquistare il suo capitano perché non ne è innamorata.
L’atmosfera che si respira è più drammatica ma orbita, come l’altra, intorno ai sentimenti tormentati e alle vicende sentimentali dei protagonisti.
Dal testo:
«bastardo figlio di puttana! Cosa le hai fatto!!!»
Tadashi si scaglió contro di lui, fuori di sé per la rabbia.
Harlock non si scompose, era preparato.
«non è il luogo ne il momento per scenate isteriche. Ce la vedremo a tempo debito!»
«sei un vigliacco! Come hai potuto?! Animale!!!!!! È tua figlia!!!!»
«Adesso basta! Esci immediatamente di qui, o passerai i prossimi 5 giorni in cella d’isolamento» Harlock ringhió quell’avvertimento a denti stretti.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harlock, Mayu, Tadashi Daiwa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dopo aver appreso che una piccola vita aveva iniziato a crescere dentro di lei, si era impegnata per far finta che tutto andasse nel migliore dei modi.

Le nausee le aveva mascherate incolpando un virus, evitando così di essere visitata da Zero: quanto ci avrebbe messo a capire cos’era che non andava in lei?

 

Con Harlock era affettuosa e spumeggiante come sempre; anche perché quel prezioso segreto che custodiva l’aveva riempita sì di preoccupazioni, ma di altrettanta incontenibile gioia dopo un primo momento di panico assoluto.

 

Fece appello alla prerogativa tipica della gioventù: l’incoscienza.

Bastarono le novità dei 4 giorni da passare su Kepler, le coccole del suo pirata per “dimenticare” che da lì a qualche mese la sua vita avrebbe subito uno scossone che le avrebbe mandato a soqquadro l’esistenza. 

Ma finita la breve vacanza sul pianeta alieno rispuntó più forte che mai il bisogno di sputare fuori il suo grande e tenero segreto.

 

Un segreto così grande, da conservare e proteggere, era un fardello troppo pesante per farsene carico da sola… la portata di quell’avvenimento l’aveva messa sottosopra come nient’altro prima di allora.

Nessuno doveva sapere nulla: c’era da riflettere bene sul da farsi; bene e soprattutto in fretta. 

Aveva la necessità urgente di confidarsi, doveva diro a qualcuno o sarebbe esplosa, o impazzita: ma a chi?

A chiunque a bordo della nave l’avesse confidato, in men che non si dica sarebbe corso a fare la spiata ad Harlock; ognuno per motivi suoi personali, ma tutti per dimostrare lealtà al capitano.

A cominciare da Tadashi finendo con Masu-san.

 

C’era solo una persona a bordo, a cui poter confidare tutto, ma proprio tutto, con la garanzia che avrebbe tenuto la bocca sigillata e questa persona era Chris, o meglio, Padre Chris.



 

La storia di Padre Chris era una delle tante di quelle 60 anime che vivevano assieme sulla nave pirata: chi per un motivo, chi per l’altro i loro trascorsi li avevano portati tutti lì, ed erano storie di sofferenza, spesso di violenza, ingiustizia e voglia di riscatto.

Ma per Padre Cris entrare a far parte dell’Arcadia era stato come sfidare il suo Dio, quel Dio che, secondo lui, proprio quando aveva avuto maggior bisogno l’aveva abbandonato.

 

Entrato in seminario con una profonda vocazione, spedito in missione in Africa nel bel mezzo di un conflitto civile, aveva visto morte e orrori di ogni genere, finché la sua fede era stata spezzata in un torrido pomeriggio di fine agosto: quello che nella sua mente avrebbe in futuro definito come il giorno in cui l’inferno aveva traslocato in terra.

 

Padre Chris insegnava ai bambini del piccolo villaggio nel quale si era trasferito con la missione, e quel pomeriggio stava terminando di spiegare le moltiplicazioni; aveva promesso ai bambini che se avessero ascoltato con pazienza avrebbe concesso loro una partita di calcio alla fine della lezione. Ma gli spari arrivarono prima della campanella della fine. Prima gli spari, e poi le camionette dei soldati mercenari: gente senz’anima, il loro valore per la vita umana era pari al denaro che ne potevano ricavare. Erano bestie e i fucili non erano le loro uniche armi, erano famosi per usare le accette.

 

I primi a cadere furono i due brav’uomini che aiutavano a tenere pulita la minuscola e povera scuola di legno e paglia: la sventagliata di mitra li soprese intenti a pulire lo spiazzo di terra battuta adiacente.

Dopo i primi spari i bambini presero a urlare terrorizzati e Chris cercó di prendere il fucile che teneva chiuso nell’armadietto della classe: la prudenza non era mai troppa. Prima che riuscisse ad afferrarlo i soldati erano già piombati nell’aula ed era iniziato il massacro: i bambini venivano dilaniati come bambole di pezza, i piccoli corpi fatti a pezzi in un bagno di sangue e Chris aveva già iniziato a pregare in preda all’orrore, finché si gettó di fronte a due bimbi vicini a lui per proteggerli con il suo corpo quando un nerboruto militare alzó il fucile per finirli. 

Il proiettile lo colpì con violenza incredibile in pieno petto, lo fece volare per un paio di metri e andó a rovinare contro la cattedra battendo la testa e perdendo i sensi.

Quando si destó tutti i bambini erano morti: uno scenario da incubo. Sembrava il mattatoio di un macellaio impazzito.

 

Inspiegabilmente era sopravvissuto dopo aver ricevuto un proiettile all’altezza del cuore. Si aprì la tonaca, e oltre a un terribile livido violaceo vide che il grosso crocifisso in acciaio che portava al collo e teneva celato sotto l’abito, aveva fermato la pallottola: un miracolo.

Ma questo lo fece infuriare: aveva pregato perché il suo amato Dio salvasse i bambini e prendesse lui, invece erano morti tutti, solo lui era stato miracolosamente risparmiato.

Si era sentito tradito.

La fede che aveva incendiato il suo cuore fino a spingerlo a dedicargli l’intera sua vita si era affievolita fin quasi a spegnersi.

 

Se ne andó dal villaggio, sparì per tutti: il vescovo della sua Diocesi l’aveva dato prima per disperso e poi per morto. Dopo mesi a vagabondare con un gruppo di disertori, stanchi marci di tutta quella violenza e disperazione; e fu proprio seguendo loro che le circostanze lo condussero all’Arcadia.


Padre Cris aveva 32 anni, ma quel che aveva vissuto lo aveva invecchiato di molto.

Un bel giovane alto, con gli occhi chiari e folti capelli biondo miele che gli toccavano le spalle; lo sguardo attento e severo, non parlava molto, amava il lavoro manuale e la solitudine: diceva sempre che lavoro e preghiera erano un’ottima terapia per curare anche lo spirito più scalcinato.



 

Mayu lo scovó in officina intento a saldare, con la maschera a coprirgli il volto, e quando Mayu gli si avvicinò di spalle, sembró avvertirne la presenza perché smise il suo lavoro e si alzó la maschera voltandosi.

 

«Ho bisogno di te» 

Chris intanto si stava pulendo il volto con un panno e riconobbe subito quello sguardo: lo sguardo che gli avevano rivolto centinaia di volte i fedeli quando erano nei guai fino al collo.

 

«d’accordo, usciamo di qui, c’è troppo rumore»

ripose la maschera da saldatore e sistemó il lavoro che stava finendo.


Quando furono lontani abbastanza dall’officina Mayu cercó di spiegarsi meglio 

«mi devi confessare. Ho bisogno che tu mi ascolti e tenga la bocca chiusa»

 

«Mayu un prete deve sempre tenere la bocca chiusa. Non abbiamo l’abitudine di andare in giro a spifferare i fatti altrui: il segreto confessionale è sacro.» esitó.

«è passato molto tempo dall’ultima volta che ho esercitato… vieni nella mia cabina, ho tutto il necessario»

 

La cabina di Chris era, prevedibilmente, molto spartana. Un crocifisso era appeso sopra il letto, un candeliere a 5 braccia sul tavolino appoggiato alla parete, una sedia e un armadio.

 

«accomodati pure, mentre mi preparo».

 

Mayu si sedette sulla sedia aspettando pazientemente mentre Chris si lavava mani e viso nel bagno adiacente. Dopodichè aprì l’armadio, ne estrasse un libro e una stola di colore viola. Se la portó alle labbra con venerazione prima di indossarla, poi tiró fuori un basso sgabello da sotto il tavolo e si sedette davanti a Mayu.

 

Si fece il segno della croce

«parla: ti ascolto…»

 

Mayu cominció a parlare e per tutto il tempo Padre Chris  si limitó ad ascoltare, non pronunció neppure una parola.

 

«che intendi fare?» chiese alla fine «spero tu non mi venga a parlare di interrompere la gravidanza, perché conosci bene la mia risposta»

 

«non ci penso nemmeno!»

 

«bene! Ne sono lieto e sollevato» e i suoi occhi sembrarono liberarsi da un velo cupo, rivelando la sincerità delle sue parole.

 

«Cosa aspetti a dirlo ad Harlock? Sicuramente ne sarà contento…»

 

«assolutamente no. Ci ho riflettuto a lungo: se glielo confidassi si prenderebbe carico di tutto, mandando a puttane la sua vita. Si sentirebbe costretto ad assumersi un ruolo che gli impedirebbe di seguire la sua strada, ne sono sicura, e questo io non lo voglio…»

 

«Ma non lo puoi sapere se non me parli con lui. È un suo diritto conoscere la verità.»

 

Mayu scuoteva il capo «no! Il suo senso del dovere gli impedirebbe di seguire il suo cuore. E io non voglio che lui stia con me per un obbligo morale…»

 

Padre Chris sospiró «ne parli come se fosse una tua colpa. Sono un prete, ma so per certo che per concepire un figlio bisogna essere in due. E lui è certamente il più maturo di voi. Ha la sua quota di responsabilità…»

 

Mayu lo guardó con la disperazione negli occhi «tu non capisci. Lo amo troppo per legarlo a me con il dovere… è meglio per tutti che io me ne vada a crescere questo bambino lontano da lui. Senza gravarlo di una responsabilità che lui non vuole, io lo so…»

 

Padre Chris non molló «Mayu, priverai un bambino innocente della guida di suo padre!»

 

«basteró io… e gli parleró di suo padre descrivendolo come la persona meravigliosa che è… non ho intenzione di mentire al mio bambino…»

 

«E sia… Dio ti accompagni piccola, tu e la tua creatura.»

 

Con la mano tracció una croce davanti a Mayu

«Ego te absolvo a peccatis tuis in nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti.»


 
   
 
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