Anime & Manga > Capitan Harlock
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Autore: Alexander33    04/11/2022    1 recensioni
Rieccomi con una nuova ricetta che somiglia alla scorsa, ma dove gli ingredienti sono stati modificati e rimescolati.
La Mayu che troveremo qui ha la stessa età della precedente, ma è più matura, posata, con un po’ più di esperienza e, soprattutto, non fa cose folli per conquistare il suo capitano perché non ne è innamorata.
L’atmosfera che si respira è più drammatica ma orbita, come l’altra, intorno ai sentimenti tormentati e alle vicende sentimentali dei protagonisti.
Dal testo:
«bastardo figlio di puttana! Cosa le hai fatto!!!»
Tadashi si scaglió contro di lui, fuori di sé per la rabbia.
Harlock non si scompose, era preparato.
«non è il luogo ne il momento per scenate isteriche. Ce la vedremo a tempo debito!»
«sei un vigliacco! Come hai potuto?! Animale!!!!!! È tua figlia!!!!»
«Adesso basta! Esci immediatamente di qui, o passerai i prossimi 5 giorni in cella d’isolamento» Harlock ringhió quell’avvertimento a denti stretti.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harlock, Mayu, Tadashi Daiwa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Harlock era sdraiato sul letto con indosso solamente la sua giovane compagna, che gli sedeva in grembo a cavalcioni. Ammirava compiaciuto la sua acerba femminilità mentre si scambiavano calde tenerezze.

Lui le posó una mano sul ventre

«sei un po’ ingrassata… eppure non mangi quasi nulla..» osservó con leggerezza.

 

Mayu reagì male

«non è vero! Peso sempre uguale…» indispettita scese da letto per andare in bagno.

 

«non ti facevo così permalosa! Sei sempre bellissima…» la voce di Harlock arrivava dall’altra stanza, in tono amabile e scherzoso

 

Ma la sua reazione non era dettata dal disappunto a quell’osservazione; lei si stava ispezionando ossessivamente allo specchio, presa dal panico, cercando di scorgere ciò che aveva già notato Harlock.

 

Erano passati poco più di due mesi e mezzo dalla sua scoperta.

 

“Si nota di giá! Accidenti…” il panico le chiuse la gola, soffocandole un singhiozzo; le lacrime le inondarono il blu degli occhi e scesero silenziose sulle guance, e al contempo con una mano si accarezzó con dolcezza l’impercettibile rotondità.

 

Il tempo era infine giunto: si morse forte il labbro, fin quasi a farlo sanguinare… non poteva più rimandare.




 

Doveva farlo… doveva trovare il coraggio: dirgli addio le avrebbe mandato in frantumi il cuore, ma presto il suo stato sarebbe stato visibile a tutti, e se l’avesse scoperto lui, sarebbe cambiata ogni cosa..   

L’avrebbe condannato senza rimedio a una vita che non voleva, legato suo malgrado.

Perché l’onore di Harlock non gli avrebbe mai consentito di lasciare lei e il bambino che sarebbe nato… e lui avrebbe rinunciato alla sua libertà, alla vita che tanto amava; detestava solo l’idea di poter diventare la sua catena, perché l’avrebbe reso infelice: non l’avrebbe mai permesso.

Rinunciare alla piccola vita che cresceva dentro di lei? Per nulla al mondo! Era parte di lui e già l’amava alla follia… ci avrebbe pensato lei, da sola, a proteggerlo e crescerlo con tutto l’amore possibile.

 

Aveva bisogno di riflettere e poi trovare il modo, una scusa, un pretesto qualsiasi per lasciarlo e sbarcare.

I due giorni seguenti li passó vagliando ogni possibile scusa, forte abbastanza da giustificare un improvviso allontanamento. 

Era lì, sotto i suoi occhi. A quello non avrebbe potuto sottrarsi.


Prima di entrare da lui e varcare la soglia aprì il pugno, che nascondeva due minuscoli calzini da neonato

 

“lo faccio per te amore mio, dammi la forza di andare sino in fondo…” richiuse il pugno, fece un profondo respiro, e con passo deciso aprì i battenti della porta.

 

«Io me ne vado…» la voce sicura, decisa.

 

Ad Harlock parve di non aver udito bene 

 

«come…?»

«Vado via. Ti prego di riportarmi sulla terra al più presto…»

 

Harlock si alzò dalla sedia dall’alto schienale e le andó incontro

 

«È uno scherzo?!»

 

«nessuno scherzo…» Lo sguardo di Mayu era freddo, quasi spietato.

 

«E perché mai? Cos’è questa novità?» Si stava alterando

 

«… Io non ti amo. Mi ero sbagliata…»

 

«sbagliata?! Che accidenti significa?!»

 

«Vuoi proprio sentirtelo dire?! Va bene! Amo Tadashi! Contento adesso!?» Gridó furiosa, fuori di sè.

 

«Vederlo con lei mi ha fatto aprire gli occhi… ma ora è tardi! Tu mi hai rovinato la vita! Non posso più stare qui, guardarli mentre si tengono per mano o si baciano nei corridoi! Sto impazzendo!» rincaró, portandosi le mani ai capelli ad esasperare il significato delle sue parole.

 

Harlock la prese per le spalle e la scosse bruscamente

«Che stai dicendo?! È assurdo! E quando te ne saresti accorta?!!»

 

Lei giró il viso per evitare il suo sguardo

«dopo che… siamo stati a letto insieme. Io non ti amo. I miei erano solo i ricordi di una bambina che è stata innamorata del suo eroe, tanto tempo fa…»

 

Harlock lasció scivolare le mani che aveva appoggiato sulle spalle di Mayu, l’occhio e la bocca spalancati dallo stupore. 

 

«Fammi sapere quando arriveremo».

 

Si riscosse, reagendo

«Non pensare di cavartela così!» l’afferró per un braccio, ma lei si giró come una belva

 

«Non mi toccare!» Le uscì in un grido stridulo, isterico…

 

Harlock lasció immediatamente la presa, scioccato da quella reazione inaspettata.

 

Lo stava fissando con un tale incomprensibile astio che lo lasció impietrito.

 

«Non mi devi toccare mai più!»

 

Dietro quella rabbia scorse disperazione, e ristette incredulo.




 

Quanto le era costato recitare? Fingere di non provare nulla? Ferirlo senza pietà?

 

«Amore mio, perdonami!» Tra le lacrime e i singhiozzi che le scuotevano le spalle.


Quando l’Arcadia atterró per lasciarla sbarcare pochi giorno dopo, a salutarla c’erano quasi tutti.

Tranne lui.

 

Meeme si avvicinó e la trascinó lontano dal gruppo che si era stretto attorno a lei per darle un saluto e un gesto d’affetto.

 

«Sta molto male… non fa altro che bere…»

 

«Gli passerà…» Quelle parole le erano uscite con noncuranza, ma dentro di sé avrebbe voluto urlare e correre da lui.

 

Meeme la guardó con sospetto

«Nascondi qualcosa…» osservó.

Mayu taglió immediatamente «devo andare. Addio Meeme…»

 

«Aspetta!» Il tono nella sua voce ebbe il potere di fermarla all’istante.

«Guardami!» il tono imperioso, stranamente inusuale per la dolce Meeme, non le permise di fare un passo in più.

 

Se l’avesse guardata negli occhi avrebbe capito! Con la forza della disperazione chiamó a raccolta tutta la volontà che possedeva per sbarrare le porte della sua testa, sforzandosi di tenerla fuori.

 

Rabbiosamente piantó i suoi occhi in quelli dell’aliena, sfidandola a rovistarle dentro.

 

Meeme assottiglió lo sguardo e un brivido la percorse… c’era qualcosa. Un breve scintillìo, come un diamante, poi nulla. Una porta si chiuse su quell’ immagine mentale.

Meeme aveva percepito un barlume di un qualcosa che mai aveva visto prima… ma non aveva fatto in tempo a capire che cosa fosse.

 

Come se non bastasse l’aliena, si avvicinó anche Tadashi, scuro in volto.

 

«cos’è questa storia? Mi ha detto Harlock che te ne vai perché saresti ancora innamorata di me… Ma sappiamo bene entrambi che è una cazzata…»

 

«Vorresti sapere meglio di me cosa provo? La tua arroganza è pari alla sua… non sapete un cazzo ma avete sempre la presunzione di voler decidere per gli altri…»

 

«Forse sei riuscita ad ingannare Harlock, ma io ti conosco troppo bene. Stai recitando una parte, ma non riesco a capirne il motivo. E sappi che nemmeno Kei ci è cascata.»

 

«Ah si?! E come sarebbe giunta a questa brillante conclusione?» rispose beffarda, fingendo strafottenza.

 

«perché vi ha osservati, come vi ho osservati io. E lei conosce Harlock molto bene…»

 

Mayu fece un sorriso amaro, e un ombra caló sul suo volto

«prevedibile: si è portato a letto anche lei…»

 

«stronzate! Non cercare di cambiare argomento, e non usarmi per giustificare i tuoi colpi di testa!»

 

«non t’immischiare Tadashi, non sono cose che ti riguardano» gli rispose a brutto muso

 

«eh no cara! C’entro eccome! Non mi lascerai nei guai con Harlock mentre tu scappi. Sei stata tu a mettermi in mezzo… adesso mi dici cosa stai combinando»

 

«io non ti dico un bel niente.»

 

«allora dillo a lui! Va da lui e digli la verità… poi puoi anche sparire, se proprio ci tieni…»

 

“Ci mancava solo Tadashi… dovrei già essere a mille miglia da qui… chi altro deve immischiarsi?” Fremeva.

 

Harlock osservava da lontano, non visto. 

Aveva capito subito che c’era qualcosa di sbagliato in tutta quella storia, la sua dolce Mayu non si sarebbe mai comportata così: Tadashi era stato un tentativo maldestro di nascondere il reale motivo della sua fuga, perché Mayu stava scappando era chiaro come la luce del sole.

 

Aveva chiesto lui a Meeme di andare dalla ragazza e cercare, in un ultimo disperato tentativo, di carpire il vero motivo di quel cambiamento senza senso.



 

Li aveva tutti addosso, Tadashi e Meeme come falchi pronti ad approfittare di un minimo cedimento, anche Kei la guardava con sospetto.

Le mancava l’aria, doveva andare via di lì immediatamente.

«lasciatemi in pace!» gridó, spazientita.

 

Silenzio.

«scusatemi… mi dispiace, vi ringrazio tutti, ma è veramente tardi… devo andare. Ci si vede presto!»


Quelle furono le ultime parole che le sentirono dire, da quel giorno di Mayu si perse ogni traccia. 



 

«Ti dico che non era lei!» Tadashi, Kei e Meeme stavano spiegando ad Harlock l’incredibile comportamento della ragazza.

«Io la conosco bene, non si sarebbe mai comportata così. Le è successo qualcosa…»

 

Harlock spazientito si alzó di scatto: per la prima volta si sentiva vittima della propria frustrazione

«sì ma cosa? Così non andiamo da nessuna parte. Io devo trovarla! Ho giurato di prendermi cura di lei per sempre…»

 

Meeme timidamente osservó

«comprendo la tua angoscia. Ma ormai non è più una bambina: non la puoi costringere… ha preso una decisione, e dal suo modo di agire è disposta a tutto pur di portarla a termine. Nessuno di noi puó fermarla… anche se…» Meeme esitó, incerta se confidare quel particolare ad Harlock 

 

«se sai qualcosa, è il momento di parlare!»

 

«un episodio insignificante invero. Potrebbe essere nulla, ma… poche settimane fa ho visto Mayu uscire dalla cabina di padre Chris. Non si sono mai frequentati, quindi mi è parso strano. Tutto qui…»

 

Mayu non era mai stata religiosa. Effettivamente era un po’ strana come cosa.

 

«chiamate Chris, subito!»


Padre Chris stava avvitando bulloni su un pannello della scocca di uno space wolf, quando si sentì battere su una spalla.

 

«hei don! Il capitano ti vuole…» Yattaran, già seccato per essere stato utilizzato come portaordini, si chiedeva cosa accidenti potesse volere il capitano da Chris. Era imbarcato da 3 anni, e per quanto ne sapeva, il capitano gli aveva rivolto la parola solo il giorno in cui era stato arruolato.

 

Chris non sembró affatto stupito: posó la chiave idraulica, si tolse i guanti, e senza una protesta e nemmeno mezza domanda si diresse lungo il corridoio che portava all’alloggio del capitano. Fatti due passi si voltó:

«vicecomandante, mi dovresti accompagnare. Non conosco la strada…»

Borbottando, Yattaran gli fece da guida.



 

I due uomini si fronteggiavano: diversi sotto molti aspetti, ma la forza con la quale difendevano ognuno i propri ideali, era la medesima.

Lo sguardo di Chris si era indurito: sapeva che la sua integrità sarebbe stata messa alla prova.

 

«Non posso rivelare nulla. La mia conversazione con Mayu è coperta dal segreto. Non mi farai parlare, nemmeno minacciandomi di morte.»

 

Harlock rimase molto colpito. Sapeva che era uomo di profonda fede, adesso scopriva fino a che punto l’avrebbe difesa: sarebbe morto per essa!

 

«Non ti ho mai chiesto nulla che andasse contro i tuoi princìpi. Ma ora ho bisogno del tuo aiuto. Devi dirmi ciò che ti ha confidato la mia Mayu, la devo trovare! Se tu sai qualcosa, devi dirlo!»

 

«capitano, ti ho servito per tre anni. Ma sono un sacerdote ancor prima di essere un pirata. Non tradiró il mio credo. Se vorrai uccidermi lo capiró, è nel tuo pieno diritto.»

 

Harlock si portó una mano alla fronte, scoraggiato e sconfitto.

«allora è proprio persa… come mi giustificheró con Tochiro?…»

 

Mosso a compassione, padre Chris aggiunse

«se ti puó essere di conforto sappi che lei sta bene ed è in un luogo sicuro…» esitó, indeciso se aggiungere un particolare fondamentale

«…ti ama molto capitano.»

 

«no. Non è vero. Se mi amasse sarebbe qui ora.» l’amarezza era profonda nella sua voce.



 

Mayu sapeva dove andare: una vecchia zia di papà sarebbe stata felice di ospitarla e nasconderla. Poi si sarebbe arrangiata, e un giorno, tra molti anni, forse avrebbe avuto il coraggio di confessare tutto al padre del suo bambino.

 

Ma questa è un’altra storia…

   
 
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