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Autore: drawhood    04/11/2022    0 recensioni
Emily è un tipetto orgoglioso, testardo e senza peli sulla lingua. Finge che non le interessa niente ma nel profondo spera di trovare l'amore.
Derek è il migliore amico di suo fratello, nonché il fidanzato di una delle sue amiche più strette. Decisamente proibito per lei.
Ray è tenebroso, sconsiderato e nemico pubblico della metà delle persone che conosce.
Phineas è dolce e attento ma troppo piccolo per lei.
Eppure questi tre non fanno altro che gravitarle attorno ed Emily non ne ha la più pallida idea: chi è quello giusto per lei?
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Scolastico
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Affrontare i nostri genitori con quella banale scusa fu terribile. Io e Will non avevamo nessuna sintonia, mentire insieme e farlo bene fu un completo disastro perciò non solo non credettero ad una singola parola di quanto gli raccontammo ma per aver mentito ci misero anche in punizione. A Will venne sottratta la macchina per tutto il weekend, infatti ci lasciarono per andare al loro convegno a Dallas con l'auto di mio fratello. Per quanto riguardava me furono molto delusi, specialmente mio padre a cui confidavo sempre tutto. Era stato molto bravo a farmi sentire in colpa per avergli mentito e perciò mi era stato vietato di invitare a casa le mie amiche per le prossime due settimane. L'unica soluzione per quella punizione così tanto terribile fu organizzare la famosa festa segreta. Non lo facevo tanto per ripicca nei confronti dei miei, infondo avevano ragione nel non fidarsi, piuttosto lo facevo per le mie amiche, per farmi perdonare per le settimane future.

«Spendi troppe energie per accontentare gli altri.» Mi rivelò Charlie mentre eravamo in cassa a pagare. Nella cassiera adiacente mio fratello stava esibendo la sua carta di identità falsa per i litri di alcolici che ci servivano. Eravamo però scesi a patti e di non esagerare perciò alla fine avevamo optato di prendere solo la birra e al massimo qualche bottiglia di vodka. Will mi aveva assicurato che lo aveva già fatto un paio di volte ma io lo tenevo d'occhio nervosa per paura che il cassiere non si fidasse e scoprisse la verità. Tirai un sospiro di sollievo quando il pesce abboccò all'amo.

«Perché dici questo?» Mi rivolsi a Charlie ricordandomi quello che mi aveva detto. Con le nostre pesanti buste di plastica uscimmo dal mini market e ci dirigemmo verso la macchina di Derek. Il ragazzo ci venne incontro per darci una mano a caricare le cose nel bagagliaio. Derek guidava una Jeep abbastanza grande e per fortuna in grado di fare spazio a tutte quelle cose. «Lo dico perché ti senti in colpa e lo stai facendo comunque. Dovresti farlo solo se ne sei convinta davvero.»

Charlie aveva ragione però sotto sotto non mi dispiaceva l'idea di organizzare una festa. Non ero mai stata ad una e poi Will ne parlava sempre bene. Va bene che io e Will eravamo diversi in tutto, ma pensavo che comunque era una cosa che facevano tutti i ragazzi della nostra età. Un po’ di curiosità ce l’avevo. «Non preoccuparti per me, Charlie. Sono sicura che mi divertirò.» E con le ultime parole famose, caricammo il restante della spesa e salimmo in auto.

Will aveva già mandato un paio di inviti e io avevo fatto lo stesso. Il numero dei suoi invitati era assai più numeroso rispetto al mio ma era una cosa organizzata in due, o meglio in quattro. Derek e Charlie si erano dimostrati molto utili. Infatti al rientro ci aiutarono a sistemare un po' casa. Assicurandosi che tutti gli oggetti preziosi o comunque fragili fossero lontani dalla portata dei partecipanti. Charlie si era pure offerta di tenersi il nostro gatto Toy per una notte a casa sua. Non volevo che il mio prezioso animale domestico venisse coinvolto in un'esperienza simile.

Tutto quello che mancava dopo un pomeriggio faticoso a fare compere e a fare spazio in casa erano gli ospiti. Un po' stanchi piombammo tutti e quattro sul divano e Will e Derek stapparono già le prime due birre. «Alla prossima festa pagherò qualcuno per fare il lavoro sporco.»

«Se ci sarà una prossima festa.» Precisai ma mio fratello non mi diede tanto ascolto. Per lui essere messo in punizione era una seccatura non un modo per riflettere, come invece aveva auspicato nostro padre. Will Haines aveva la coscienza pulita e la notte faceva sogni tranquilli.

«Dovremmo andarci a preparare.» Mi ricordò Charlie dando un'occhiata all'orologio appeso sulla parete alla nostra destra. Noi ragazze ci avremmo messo di più perciò superammo la stanchezza in fretta e furia e ci alzammo dal divano per andare al piano di sopra.

Quando fummo da sole iniziai ad andare nel panico. «Che cosa mi metto?» Anche Charlie non ne aveva la più pallida idea. Si era portata un paio di vestitini ma diceva che non le piaceva nessuno e seppur avesse provato a convincere la madre a fare shopping non c'era stato verso. «Hai visto Rue che vestito ha mandato sul gruppo? È spettacolare.» E mi mostrò un vestito nero succinto, con uno spacco enorme sul petto. Pensando alle forme prosperose di Rue non potei immaginare nessun'altro a cui sarebbe stato bene quel vestito se non a lei. Aveva le forme adatte. Io e Charlie invece...

«Ho solo una prima, anche se provassi a mettermi qualcosa del genere non valorizzarei nulla» mi rivelò osservandosi il petto poco cresciuto. Io che poi avevo una seconda potevo ben capirla ma non era questo il mio problema. Anche se avessi avuto il fisico giusto non mi sarei mai sentita a mio agio indossando cose del genere. Valentina poi sarebbe venuta sicuramente con qualcosa di casual e sarebbe comunque risultata la più figa della serata. Jane vestiva sempre molto bene, la moda era la sua più grande passione e aveva un abito adatto per ogni occasione. «E Nisha che cosa si mette?» Mi chiese Charlie.

«Dovremmo chiederlo a Derek.»

Ultimamente infatti Nisha non scriveva mai nel gruppo e si faceva vedere meno spesso in giro ma non potevamo biasimarla. Era la prima ragazza ad avere il ragazzo e lei e Derek sembravano molto affiatati. «I genitori di Nisha comunque non le permetterebbero mai di vestirsi come Rue. Quindi magari non ci preoccupiamo troppo di cosa indossare.» In verità però io e Charlie desideravamo entrambe essere stupende stasera ma non avevamo il coraggio di dirlo ad alta voce. Cercammo però di aiutarci a vicenda, provando un paio di cose. Andando persino a frugare nell'armadio di mia madre e alla fine dopo strazianti ricerche trovammo qualcosa per accontentare entrambe. Charlie indossò un top stile farfalla che avevo trovato in uno dei miei cassetti e che neanche sapevo di avere, con dei pantaloni di jeans a zampa di elefante che mi ricordavano tanto lo stile di Rachel. Invece io che non riuscivo proprio a vedermi con qualcosa di attillato o che mettesse comunque in risalto il fisico avevo finito per indossare una di quelle t-shirts oversize a mo’ di vestito, delle calza a rete per dare al look qualcosa di decisamente più forte e ai piedi degli amatissimi anfibi neri. Charlie poi si offrì di truccarmi e scoprii che era molto brava. Diceva che con troppo make up non stava bene ma con me ebbe modo di sbizzarrirsi e infatti se ne uscì con uno smokey eyes pazzesco. Quando finimmo di prepararci scendemmo al piano di sotto con Derek e Will che stavano scegliendo la musica. Mio fratello si era già messo in testa che avrebbe fatto da DJ per la serata. Will quando mi vide rise. «La mia sorellina tutta punk.»

«Piantala.»

«Charlotte sei uno schianto anche tu.» Lei trasse un respiro profondo. «Il mio nome è Charlie.» Ripeté per quella che doveva essere ormai la trentesima volta. Derek impegnato a far funzionare le casse, si girò verso di noi solo dopo aver finito. Ci squadrò da capo a piedi ma non disse nulla.

«Le ragazze non sono ancora arrivate?» Avevo chiesto alle mie amiche di venire un po' prima per aiutarci. «Nisha vado a prenderla io.» E dicendo questo Derek chiese a Will se avesse bisogno d'altro ma mio fratello scosse la testa e perciò l’amico si avviò verso l'uscita. «Ci vediamo dopo.»

Mi passò davanti lanciandomi una lunga occhiata, forse voleva dirmi qualcosa. Però si limitò a mordersi le labbra e a superarmi per raggiungere la porta.

«Emily puoi vedere se abbiamo una presa più lunga? Questa non va bene.» Sobbalzai realizzando di essermi incantata.





«È una festa pazzesca. Tuo fratello ha invitato tutta la squadra di football, non posso crederci!» Rue era entusiasta e Jane altrettanto. Mi abbracciarono e dissero «sei l'amica migliore del mondo!» E poi si allontanarono con in mano due bicchieri riempiti fino all'orlo. Valentina era divertita ma non parecchio entusiasta però mi ringraziò lo stesso per aver fatto quella cosa per noi. «Adesso vado a tener d'occhio Jane. Lo sapete com'è...»

Tipico di Valentina, assicurarsi che Jane stesse bene. «Ci sentiamo dopo.» La vidi allontanarsi, bellissima come sempre nella sua giacca di pelle e le scarpe da ginnastica. Quello stile un po' da maschiaccio la rendeva se possibile più attraente. «Valentina dovrebbe fare la modella.» Mi disse Charlie sopraggiundendo alle mie spalle. Anche lei aveva deciso di bere quella sera, infatti notai subito che c'era qualcosa che non andava. Abbracciandomi da dietro rise per nessuna ragione in particolare. «Non mi dire che sei già ubriaca.»

«Sono solo un po' brilla.» E quando si staccò da me la vidi barcollare. Così piccola, così dolce la mia amica Charlie ubriaca sembrava quasi un crimine. Perciò le sottrassi il bicchiere di birra ignorando le sue lamentele. «C'è dell'acqua in frigo. Prova a bere quella.» E mi allontanai giusto un poco per riporre il bicchiere lontano da lei. Quando mi voltai Charlie era sparita.

Perfetto.

Mi guardai attorno in cerca di Raperonzolo ma mi ritrovai ad osservare solo parecchi teenagers che infestavano casa mia, una casa illuminata da lucine a led comprate dai cinesi e che non sembrava per questo neanche casa mia. Il salone principale era stato sgomberato per far spazio ad un'improvvisata pista da ballo e mio fratello in quel momento si era messo dietro la console e stava facendo da DJ, con una bottiglia di birra tra le mani e le cuffie nelle orecchie. Mi avvicinai e attirai la sua attenzione con un colpetto sulla spalla. Da lì c'era una visuale migliore.

«Hai visto Charlie?» Urlai al suo orecchio con la musica che era assordante. Forse avrei dovuto dirgli di abbassarla, i vicini potevano infastidirsi. «Eh?»

«Ti ho chiesto se hai visto Charlie.»

«Chi è Charlie?»

«Dannazione Will! Charlotte?» tentai e i suoi occhi si illuminarono come se avesse connesso. «No, non l'ho vista. Sono un po' impegnato qui.»

E mi fece gesto di andarmene. Senza perdere altro tempo con lui mi mossi tra la calca di gente, qualcuno mi prese per fare un selfie. Un tizio completamente a caso che voleva servirsi di me per mettere la storia su Instagram. Lo spinsi via irritata e continuai la mia ricerca spostandomi in cucina. Beccai Rue mentre parlava con un tipo. Lei mi notò, mi fece un sorriso e io in risposta le feci l'occhiolino. Di Charlie però non c'erano tracce. Allora mi spostai all'esterno, nel cortile di casa. Lì sembrava esserci molta più gente. C'era chi fumava, chi invece limonava e poi c'erano dei pazzi che si erano tuffati in piscina. Chi gli aveva dato il permesso poi?!

I bicchierini di plastica erano dappertutto. Inquinavano casa in un modo che mi angosciò, soprattutto se pensai che l'indomani mattina avrei dovuto mettere tutto a posto.

«Raperonzolo ma dove ti sei cacciata?»

Rientrai dentro e notai tutti. Derek e Nisha seduti sulle scale mentre limonavano, Valentina che salutava alcune sue compagne di pallavolo e che reggeva una Jane abbastanza caotica. Incontrai persino Rachel. La mia amica era appena arrivata, ferma davanti all'ingresso che si guardava attorno curiosa. Stavo per andare a salutarla tutta contenta quando notai qualcun altro dietro di lei e allora mi arrestai e lo fissai sconvolta. Ray Scott era venuto con la sua moto, un bolide che sostava davanti all'ingresso di casa mia.

«Che ci fa lui qui?»

Rachel non sapeva niente e come poteva, infondo avevo deciso di non dirle niente. Per questo parve sorpresa quando le posi quella domanda in maniera quasi accusatoria. «Abbiamo finito adesso le prove e non sapevo come venire perciò ho chiesto un passaggio. Volevo chiedere a Ray di restare ma lui dice che non pensa che ti farebbe piacere. Mi spieghi che succede?»

Ray era sceso dalla moto per avvicinarsi a noi. Derek l'aveva conciato proprio male e nonostante questo non era affatto meno bello di prima, pensai come una stupida.

«Non succede niente.» Le dissi e mi guardai attorno, assicurandomi che nessuno ci avesse notato. Se Will e Derek lo vedevano qui era la fine. Ray doveva avere proprio una faccia tosta a presentarsi con così tanta nonchalance in territorio nemico. «Se vuole restare può restare.» Dissi con un sorriso di sfida che solo Ray sapette cogliere. «Ray vuoi restare?»

Attesi la scusa che avrebbe tirato fuori per potersela filare a gambe levate ma Ray era davvero pazzo con il botto perché dopo essersi guardato attorno fece spallucce e disse: «perché no?»

Ed entrò dentro casa, seguito da Rachel. Restai impalata per una decina di secondi poi mi ricordai che sulle scale proprio davanti all'ngresso c'erano Derek e Nisha. Veloce come un fulmine scattai nella direzione dei nuovi arrivati. Presi Ray per un braccio e lo trascinai via. A Rachel ebbi solo la capacità di dire «te lo rubo per qualche istante».

«Ma che fai?» Ray provò a staccarsi ma io fui più tenace e più veloce. Optai per il sottoscala che fungeva anche da ripostiglio, aprii la porticina e ce lo infilai. Tirai la cordicella che sapevo c'era al centro dello stanzino affinché la lampadina sopra le nostre teste si illuminasse. Quando la luce si accesse i nostri visi furono a pochi centimetri di distanza. Ray mi guardava dall'alto confuso in quello spazio piccolo e ristretto, che a stento ci permetteva a tutte e due di entrare. «Che fai, piccola Haines?»

«Non chiamarmi così.»

Per un attimo dimenticai di avercela con lui e lo guardai intimidita, nonché nervosa della vicinanza tra di noi. Potevo sentire il suo fiato solleticarmi il viso. Ray si passò la lingua sulle labbra per nessuna ragione in particolare e mi squadrò. «E poi mi dici che non devo pensare male... Prima mi pedini e adesso mi chiudi in uno stanzino? Che cosa vuoi esattamente da me Haines?»

«Potrei farti la stessa domanda.» Ignorai di proposito il suo tono provocatorio e cercai allo stesso tempo di non soffermarmi troppo sulla cadenza della sua voce. «Come ti permetti di andare a dire a mio fratello cose non vere?»

«Ero ubriaco.»

«Questo non ti giustifica.»

«Lo so. Mi dispiace, a volte sono un vero coglione.» La cosa che mi sorprese di più non furono le sue scuse ma il fatto che sembrasse sincero. Ma ero una tipa dura io e non c'era verso che perdonassi una cosa del genere, per di più da uno sconosciuto.

«Comunque te ne devi andare.» Dissi in tono duro. Ray di tutta risposta mi spostò una ciocca di capelli dal viso e io rabbrividii al contatto. Infastidita scacciai all'istante la mano. «Se me ne devo andare perché mi hai rinchiuso qui? Da solo con te?»

«Non volevo che mio fratello ti vedesse. Ci sono tutti i suoi amici qui e tu sei solo perciò ti sto dando un consiglio. Vattene e basta.»

«Non vuoi sapere perché io e tuo fratello non andiamo d'accordo?» chiese «o lo sai già?»

«Non so niente e non mi interessa. Te l'ho detto... Te ne devi andare.»

Ray decise di essere collaborativo. «E a Rachel non dire niente di tutto questo. Non voglio crearle problemi.»

«Perché dovresti crearle problemi?»

«Perché è una mia amica e tu sei suo amico. Non voglio mettermi in mezzo, in verità non voglio proprio averci niente a che fare con te.»

A quelle parole il suo sguardo si fece più duro. Mi fissò senza dire niente e io ricambiai, un po' a disagio e un po' invece attratta. I suoi occhi erano come due pozzi d'acqua cristallina. «Mi dispiace davvero per le cose che ho detto.» Fece per aprire la porta ma repentina poggiai la mano sulla maniglia quando lui fece lo stesso e il contatto inaspettato mi provocò un brivido lungo la schiena. «Esco io per prima e controllo che non ci sia nessuno.»

«Che cosa dico a Rachel?»

«Ci parlo io con lei.»

Lasciai andare la sua mano come se mi costasse fatica mentre Ray si fece indietro quel tanto che bastava per farmi passare senza che i nostri corpi si scontrassero. Sulle scale non c'era più nessuno. «Via libera.» Gli dissi e Ray uscì. Vista così la scena poteva essere facilmente fraintendibile ma per fortuna non c'era nessun altro se non-

«Emily!»

Mi voltai di scatto e vidi Phineas.

«Phineas?! Che ci fai tu qui?»

«Tuo fratello mi ha invitato.» Ma notai allarmata che Phineas non mi dava tanto retta, i suoi occhi erano fissi su Ray. «È quel tipo?»

«Quale tipo?» chiesi mentre li osservavo entrambi. I miei occhi rimbalzavano sull'uno e poi sull'altro.

«Quello che ti importuna.» A quelle parole lo sguardo di Ray incrociò il mio. Era confuso. «Io ti importuno?» E  indicò lo stanzino da cui eravamo appena usciti e dove in verità l’avevo costretto ad entrare pochi minuti fa. Ray sghignazzava. «Non eri così infastidita fino a due minuti fa.» Non so che cosa stesse cercando di insinuare ma Phineas capì qualcosa che non avrebbe dovuto neanche lontanamente pensare. Osservai le sue gote andare a fuoco. Scandalizzato ci salutò brevemente e ci passò davanti, non dandomi neanche il tempo di chiarire il malinteso. «Ma che ti salta in mente?! Chissà cosa starà pensando adesso per colpa tua.»

Dovevo andare assolutamente da Phineas. Se fosse andato da mio fratello e gli avesse detto qualcosa era la fine. Ma Ray era ancora lì e se passava qualcuno...

«Puoi per favore andartene?»

Ray però non voleva più essere così collaborativo come prima. Qualcosa in quello che gli era stato detto lo aveva infastidito parecchio. Mi guardava in cagnesco e alla fine replicò: «è una festa. Perché dovrei andarmene?»

«Perché non sei stato invitato e questa è casa mia.» Sentii le voci indistinguibili di Derek e Nisha. Alzai di scatto la testa e li vidi scendere le scale mentre se la ridevano. Sarebbe stata solo una questione di qualche secondo poi ci avrebbero visto sicuramente. Allora senza dare nessun preavviso a Ray aprii la porta del ripostiglio, ce lo spinsi dentro per una seconda volta e poi mi ci infilai anche io di corsa ma finii per perdere l'equilibrio, inciampare e cadere tra le braccia dell'ultima persona che doveva appunto fraintendere.

Sentii una leggera risata scuotere il petto del ragazzo che mi sorreggeva. «Shh.» Gli tappai la bocca con la mano dopo aver percepito le voci di Derek e Nisha farsi più vicine. Anzi erano così vicine che avevo la sensazione che fossero proprio dietro la porta. Infatti potevamo sentire cosa dicevano quei due. «Emily ci ucciderà se lo verrà a sapere.»

«Tranquilla, non se ne accorgerà.»

«Ma Derek proprio nella sua stanza dovevi entrare?»

«Era l'unica non chiusa a chiave. Dai ammetti che ti è piaciuto.»

Spalancai la bocca sconvolta e quasi dimenticai di essere schiacciata al petto di Ray fintanto che potevo sentire la coppietta vantarsi della sveltina che avevano avuto sul mio letto. Il silenzio che sopraggiunse quando se ne furono andati poi fu peggio. Ray scacciò la mia mano e accese la lampadina sopra le nostre teste. Con un braccio mi teneva invece avvinghiata, non permettendomi di sottrarmi da quell'abbraccio. Il cuore iniziò a battermi prepotentemente nel petto quando i nostri sguardi si incrociarono. Ero sicura tra l'altro che le mie guance stessero andando a fuoco e non potevo fare niente per impedire che lo notasse.

«Hai una bella faccia tosta per andare in giro a dire ai tuoi amici che sono io quello che ti importuna.»

«L'ho fatto per salvarti il culo. Quello che stava scendendo le scale era il tizio che ti ha ridotto in questo stato.»

«E come mai cerchi di aiutarmi?»

Ray non credeva affatto che fossi in buona fede. «Perché non voglio problemi e adesso lasciami andare.»

Dovevo essere grata ma quando il contatto si interruppe ne fui stranamente infastidita. «Lo sai Haines? Stasera sei più bella del solito.» Presa in contropiede da quel complimento arrossii e farfugliai qualcosa di incomprensibile. Non mi veniva di ringraziarlo, non credevo neanche che fosse sincero. Era solo un modo per farmi cedere. Voleva che gli facessi gli occhi dolci e mi sciogliessi solo perché aveva detto che ero bella e così poteva dimostrare che ero solo una stupida ragazzina che si faceva abbindolare facilmente. Forse stavo divagando, forse no. Sta di fatto che nel dubbio non gliel'avrei data vinta. Aprii di scatto la porta del ripostiglio e uscii.

«Devo trovare Phineas.» E senza perdere altro tempo me ne andai come se volessi scappare via da lui e forse era proprio quello che stavo facendo. Non rimasi neanche per assicurarmi che se ne fosse andato. Se avesse incontrato Will o Derek sarebbe stato un problema suo, personalmente avevo fatto persino troppo.

Mi misi pertanto alla ricerca del ragazzino pensando di andare prima da mio fratello, ma lì alla console Will si stava davvero impegnando ed era solo che non dava retta a nessuno. Ne fui sollevata, almeno sapevo che non ci aveva ancora parlato. Alla fine non fu tanto difficile trovarlo. Era lì che reggeva una Charlie piuttosto barcollante e allora mi ricordai di quale fosse stato la mia prima missione all'inizio: trovare Charlie. Un po' in colpa per essermi dimenticata di lei corsi in aiuto di Phineas e presi la bionda e la sorressi.

«Emily...» mi disse in un sussurro. «Non mi sento molto bene.»

«Credo che la tua amica sia astemia.»

«Lo credo anche io. Aiutami a portarla di sopra, qui c'è troppa musica.»

Phineas fu d'accordo e perciò ci avviamo verso le scale. La porta del ripostiglio era stata lasciata aperta quando ci passammo davanti ma di Ray non c'erano tracce. Cercando di ignorare il dispiacere salimmo le scale lentamente, assicurandoci che Charlie non mancasse qualche gradino. «Nella tua stanza?»

Scossi la testa e gli indicai quella infondo a destra. Era la stanza di Will. «Reggila» mollai Charlie a Phineas e mi abbassai andando alla ricerca delle chiavi sotto il tappeto. Mio fratello dovevo ammetterlo era stato molto più furbo di me a chiudere la porta a chiave. Quando la trovai aprii la porta e ordinai al ragazzino di far stendere la mia amica sul letto. «Perché nella tua stanza no?» Phineas era sospettoso mentre io ripensai disgustata a quello che avevo sentito poco prima. «Ci hanno scopato.» Rivelai diretta e Phineas non se lo aspettò perché arrossì e si limitò ad un «oh...» che valeva più di mille parole. «Già.»

Charlie si stese sul letto con la fronte corrucciata. Speravo solo che non vomitasse d'improvviso sul letto. «Mi fa male la testa.»

«Vado a prenderti un'aspirina. Tu resta qui e non ti muovere.» Dissi a bassa voce e le accarezzai la fronte in un gesto spontaneo. Charlie si accocolò e chiuse gli occhi. Forse era il caso che la lasciassimo riposare, pensai perciò feci cenno a Phineas di uscire.

«Phineas io e te dobbiamo parlare.» E senza dargli il tempo di recepire lo presi per mano e lo trascinai all'interno della mia stanza che si trovava a due passi da quella di Will. Quando fummo dentro chiusi la porta e mi voltai verso di lui.

«Ascoltami bene.» Distratto Phineas lanciò una lunga occhiata verso il mio letto e con uno schiocco di dita cercai di riportare la sua attenzione su di me. «Intanto quello che hai visto non è come sembra. Il ragazzo che hai visto è Ray come avrai capito ma non doveva trovarsi qui a questa festa e se mio fratello viene a saperlo si incazza un botto e fa succedere un casino.»

«Non pensavo di dirgli niente, tranquilla. Infondo non sono affari suoi e... Neanche affari miei.» Lo disse a malincuore. «Phineas...»

«Non sono un bambino, Emily. Anche se tu probabilmente pensi il contrario.  So che non devo intromettermi nella tua vita e tu non devi darmi nessuna spiegazione perciò non ti preoccupare.»

Era stato così facile? Certo che lo era stato perché solo Ray aveva quell'assurdo modo di complicare qualsiasi cosa. Phineas adesso si stava dimostrando dieci volte più maturo. Mi sorrise e mi prese per mano, cogliendomi di sorpresa. Certo avevo fatto lo stesso prima per trascinarlo in camera ma questa volta fu diverso. Phineas non aveva nessuna fretta, anzi intrecciò la sua mano alla mia e in un sorriso mi disse: «adesso pensiamo a divertirci. La festa è di sotto.»

   
 
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