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Autore: NicoJack    05/11/2022    0 recensioni
Ispirato ovviamente a Shrek, ma con personaggi di 1000 altri fandom, con Jack Frost nella parte di Shrek, Elsa nella parte di Fiona e Ciuchino nella parte di Duffy Duck.
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jack Frost
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 2: La nascita di una fastidiosa amicizia
Il giorno dopo che Jack aveva fatto quella scoperta, nel punto più meridionale del continente del sempre in espansione Ducato di Weseton si trovava proprio uno di quelli uffici di gendarmeria in mezzo a una radura nella foresta, che stava svolgendo il terribile lavoro di accogliere chi voleva vendere qualche creatura magica, valutare il valore delle creature, per poi rinchiuderle e pagare coloro che gliel’avevano portata.
In mezzo a quelle creature c’erano sette guerrieri nani, un unicorno, una strana strega dalle vesti bianche, dalla pelle blu e con quattro braccia, che stava venendo venduta da un cacciatore di streghe per 200 corone (lo stronzo si lamentava perfino che erano poche), poi una strana scimmia anche essa blu, con sei zampe, quattro occhi e una lunga coda.
Però la creatura che ci interessa, era un’anatra dal fisico antropomorfo, che sfiorava di poco il metro d’altezza, dalle piume nere, il becco arancione, al posto delle ali aveva due braccia, provviste di dita e si guardava intorno nervosamente, vedendo il suo probabile destino essere venduto per delle corone, messo in una gabbia ed essere caricato su una di quelle carrozze per essere spedito chissà dove.
Parlo a bassa voce alla sua rapitrice, una vecchia signora che lo aveva trovato due sere fa a sguazzare nello stagno vicino a casa sua e che visti i manifesti per le creature magiche che tappezzavano l’intera città di quei tempi aveva ben pensato di catturare quella strana anatra parlante.
“Ti prego, lasciami andare, prometto che non mi farò più rivedere” disse l’anatra alla sua rapitrice, ma lei li intimo di stare zitto con un semplice movimento della mano che mimava uno schiaffo.
Intanto il cacciatore, che aveva catturato la scimmia con fin troppe braccia, che teneva rinchiusa in una piccola gabbia, stava avendo il suo turno con il capitano del plotone per poter vendere la sua preda, il capitano chiese da protocollo: “Cosa abbiamo qui?”
Il cacciatore servilmente presento la creatura che stava vendendo: “Questa scimmia dalla pelliccia blu signore, ha sei zampe e quattro occhi, ma non solo è anche capace di spruzzare una sorta di ragnatela dalla coda e dalla bocca.”
Il capitano dubbioso chiese: “Mostracelo e decideremo la tua paga.”
Il cacciatore a quella richiesta tiro fuori una specie di attizzatoio (per fortuna non arroventato) e premette la parte appuntita contro il didietro della scimmia, questa non volendo sentire il dolore che questo gli avrebbe provocato sparo sia dalla coda che dalla bocca, un grumo di ragnatele che si attacco alla scrivania del capitano dei soldati, che era chiaramente impressionato.
Alla fine dopo qualche secondo i capitano decise il prezzo di quella creatura: “Vale 80 corone.”
Il cacciatore che a quanto pare voleva di più, prima che il soldato al fianco del capitano potesse tirare fuori i soldi disse: “E non solo, riesce anche a parlare?”
Allungo ancora l’attrezzo verso la guardia per pungere la creatura, ma essa prima che il ferro toccasse la sua carne, parlo con una voce stridula (quella che ti aspetteresti da una scimmia) con un misto di frustrazione e disperazione: “Parlo, parlo, allontana quella cosa da me.”
Il capitano ammiro quest’altra abilità della creatura davanti a lui, ma poi disse: “Una creatura che parla sono dieci corone in più in tutto novanta corone.”
Il soldato accanto al capitano consegno le novanta corone al cacciatore che se ne andò sbuffando, mentre un secondo soldato caricava la gabbia contenente la strana scimmia su un carro, sotto gli occhi spaventati del papero, che non si accorse che era arrivato il loro turno.
La vecchia si presentò davanti al capitano trascinando il papero per la corda che gli aveva avvolto attorno alle mani, il capitano chiese: “Che cosa abbiamo qui?”
La vecchia presento la sua preda tirando con violenza la corda per avvicinarla davanti agli occhi dell’ufficiale e presentandolo: “Ecco signore io ho questo specie di papero antropomorfo, cammina come un uomo, ha al posto delle ali, mani e dita e sa parlare.”
Il capitano diede una rapida occhiata all’ennesima strana creatura davanti a lui e disse: “Vale venti corone, trenta se riesce a provare che parla.”
La vecchia signora a quella promessa di soldi in più, disse all’essere minacciandolo di violenza con la mano: “Parla zuccone ignorante.”
L’anatra si allontanò dalla mano della vecchietta, ma allungo le mani verso di lei e a quanto pare questo attiro l’attenzione dello sguardo della sua rapitrice, la vecchia lo guardò per un attimo e gli chiese: “Se ti libero le mani, tu parli?”
Per una volta nella sua vita l’essere uso il cervello e annui con la testa, ma mentre la neve cominciava a cadere attorno a loro, la vecchietta guardo il capitano e gli chiese: “Mi concede due dei suoi ragazzi per aiutarmi a fare in modo che questo papero non scappi?”
A quanto pare il capitano doveva essere di umore disponibile o semplicemente voleva che tutto questo potesse finire il prima possibile; quindi, con un assenso della testa ordino ai suoi soldati di fare ciò che la signora aveva chiesto.
Due soldati circondarono l’anatra e la signora, mentre essa rimuoveva dalle sue mani la corda di canapa e quando la vecchia finalmente disfo il legaccio, la creatura si massaggio le mani, per poi accontentare la vecchia e dire con una voce con un livido laterale (strusciava la s): “Grazie, signora.”
Per poi precipitarsi in mezzo alle sue gonne e uscire dall’altra parte ora non essendo più circondato da soldati, che insieme al capitano lo guardavano sbigottiti, il capitano allora urlo ai suoi uomini: “PRENDETELO.”
L’anatra non volendo finire catturato si precipitò verso la foresta che circondava la radura urlando: “Ci vediamo, idioti.”
Corse verso la libertà, inseguito a breve distanza però dai due soldati che precedentemente l’avevano circondato, che anche se appesantiti dall’armatura erano comunque, giovani, prestanti e con gambe più lunghe delle sue; quindi, lo stavano per raggiungere senza poche difficoltà.
Comunque, il papero che di nome faceva Daffy Duck, aveva già trovato la sua via di salvezza, davanti a lui c’era il tronco di un albero caduto, che non toccava il terreno perché era sostenuto alle estremità da due grandi sassi, Daffy con uno scatto riuscì a passare sotto di esso grazie alla sua bassa altezza e continuò a correre, mentre i soldati per evitare di sbatterci contro si fermarono, concedendoli qualche prezioso secondo di vantaggio.
L’anatra dal piumaggio nero correva a perdi fiato nella foresta nella speranza di sfuggire ai suoi inseguitori, dirigendosi verso sud, a volte osava voltare lo sguardo per capire quanto fossero vicini i soldati dal prenderlo, non li vedeva in mezzo agli alberi, ma poteva sentire il rumore dei loro passi di metallo e il suono ovattato delle loro grida.
Però il papero aveva guardato dietro di sé per troppo tempo, perché nella sua folle corsa andò a sbattere contro qualcosa di alto e cade con la coda terra, scosse la testa per riprendersi dalla brutta botta e guardò (quello che credeva) l’albero su cui aveva sbattuto, ma non era un albero.
Era un giovane uomo, molto magro e alto, con capelli bianchi, occhi blu, felpa con cappuccio blu, pantaloni stracciati marroni e stringeva nella mano destra un bastone da pastorello, che formava una G all’estremità.
Jack era arrivato in quella foresta quella mattina, per scoprire di più riguardo a quel manifesto su cui c’era scritto ““Ricercate creature magiche: per ricompensa affidarsi all’ ufficio di gendarmeria dei soldati del Duca di Weselton” e aveva trovato molti alberi su cui appesi c’erano quellinavvisi oppure fogli su cui scritto vi era “Per ufficio di gendarmeria locale di qua.”
Jack stava osservando un altro avviso sulle creature magiche, inchiodato su una quercia, quando qualcosa di piccolo si scontro con il suo basso ventre da dietro, facendolo quasi cadere contro l’albero, meno male che aveva avuto una presa salda sul suo bastone.
Si girò per vedere chi o cosa si era scontrato contro di lui e osservo una strana anatra, con le braccia al posto delle ali, il piumaggio nero come il carbone, becco largo e di color arancio ed era seduta sulle sue chiappe come un umano.
I due si squadrarono per un po' di secondi, Daffy era a tanto così dall' urlarli adosso, ma senti i passi dei soldati che erano diventati più nitidi e sempre più vicini e per istinto si alzo di scatto e si mise dietro al ragazzo su cui aveva appena sbattuto come se fosse il muro che lo avrebbe difeso.
Jack osservo per un momento la creatura magica alzarsi e dirigersi dietro di lui, non li ci volle molto per capire il perché quando davanti ai suoi occhi arrivo un’intera guarnigione di soldati tutti in armatura, che si fermarono immediatamente quando si resero conto con quale creatura stavano avendo a che fare.
Molti di quei soldati avevano incontrato quello spirito nella loro vita, molto probabilmente durante l’infanzia e molti di loro da bambini lo consideravano un compagno di giochi, ma adesso entrati nell’età adulta sapevano che l’inverno non portava solo neve, ghiaccio e divertimento, ma anche tempeste, carestie e malattie.
L’anatra a bassa voce (ma comunque Jack poté notare il suo difetto di pronuncia), disse allo spirito: “Ti prego, fa che non mi prendano.”
Intanto il capitano della guarnigione, che si era messo anche lui ad accompagnare i suoi soldati all’inseguimento della creatura magica, ma ritrovarsi davanti Jack Frost non era qualcosa che si sarebbe aspettato quel giorno, comunque la sua dedizione al lavoro gli fece fare un timido passo in avanti e balbetto con voce umile: “T-ttu ehm Jack Frost.”
Jack era chiaramente poco impressionato dal balbettio del capitano e rispose con un semplice: “Si, sono io.”
Il capitano raccolse con movimento meccanico dalla sua bisaccia, una pergamena con il marchio di Weselton e se la porto verso il viso e comincio a leggere tentando di trovare coraggio e sicurezza nella procedura: “Per ordine del Duca di Weselton, sono autorizzato a trarvi e entrambi in arresto…”
Però mentre continuava a parlare Jack si avvicinò a lui con fare sempre più minaccioso, con vento e gelo che si accumulavano nella punta del suo bastone, mostrando quanto il capitano fosse più basso di lui e facendoli perdere il controllo sulla voce costringendolo al balbettio: “e trasportarvi in una strut-tura di colonizzazi-one adeguata.”
Jack fece la faccia di chi stava effettivamente prendendo in considerazione la cosa e disse con voce mielosa: “Oh ma davvero? Tu e quale esercito?”
In effetti il capitano controllo dietro di sé e vide che tutti i suoi soldati erano scappati abbandonandolo li, alcuni di loro lasciando perfino le loro armi a terra, comico come fossero scappati mentre Jack si avvicinava a lui, mentre pronunciava il suo discorso per mantenere l’autorità, come poteva ben dimostrare il papero che se la stava ridendo sotto il becco per la scena.
Dopo qualche secondo, che servi al capitano per farsi prendere dal terrore, l’uomo se andò correndo tentando di raggiungere i suoi sottoposti e allontanarsi il più possibile dal padrone del gelo.
Mentre Daffy Duck rideva di gioia per la sua ritrovata libertà, lo spirito dell’inverno scosse la testa tra l’annoiato e lo scocciato, per poi ricominciare a camminare verso sud, pronto a tornare a casa, avendo visto ciò che voleva vedere, ma purtroppo per lui il papero voleva far sapere la sua gratitudine al suo salvatore.
Daffy li disse: “Sei stato veramente grandioso.” Jack si girò verso l’anatra, ma quando il suo sguardo si sposto alle sue spalle, dell’essere che aveva appena salvato non c’era traccia, lo spirito credendo che se ne fosse andato, comincio a parlare da solo (anche se solo non era): “Ma stava dicendo a me?”
Invece però non se né era andato, quando riportò il capo davanti se lo vide li in mezzo ai piedi che lo guardava intensamente, spaventandolo anche un po' a causa di questa agilità che non si aspettava dallo strano uccello, che comunque continuava imperterrito a parlare.
“Certo che dico a te, al contrario di te io non mi metto a parlare da solo. Comunque, posso dirti che sei stato fantastico, quelle guardie inciampavano dalla paura, mi ha fatto un gran piacere vederlo” ma mentre parlava era di intralcio al cammino di Jack, che li face un rapido segno di mettersi di lato, cosa che almeno l’anatra fu felice di fare.
Daffy, intanto, si muoveva a fianco del suo nuovo salvatore tutto felice e pimpante, respirando la fresca aria del bosco pieno di neve e disse: “Che bello essere liberi.”
Jack capendo il fastidio futuro che sarebbe stato la cosa che aveva appena salvato si fermo di colpo, si giro verso Duffy e disse: “Allora perché non vai a celebrare la tua ritrovata libertà con i tuoi amici” lasciando il papero parlante sbigottito li mentre lu si allontanava a passo spedito.
Però Daffy si riprese dopo pochi secondi e disse con tono imbarazzato: “Di amici sono a corto in questo periodo e non mi sogno nemmeno di tornare da solo” ma poi disse con voce entusiasta “senti che idea resterò con te.”
Recupero in breve la distanza che avevano, rimettendosi al fianco del suo salvatore, con gran disperazione di Jack dicendo: “In fondo tu sei Jack Frost nessuno si mette in mezzo alla tua strada, grazie al tuo potere.”
Jack a quel punto ne ebbe abbastanza, se avesse voluto liberarsi di quel fastidioso pollo troppo cresciuto avrebbe dovuto usare le maniere forti e quindi proietto di nuovo una mini-tempesta di neve, stavolta al contrario dell’altra sera, solo attorno al suo bersaglio e quando dopo cinque secondi la tempesta svani al posto dell’anatra c’era una piccola collinetta di neve.
Jack aspetto per un po', ma dopo trenta secondi, ebbe paura di averlo ucciso o ferito seriamente, quando il suo obiettivo era semplicemente spaventarlo e farsi lasciare in pace, ma dal cumulo di neve usci la testa del papero e poi tutto il corpo, piume ricoperte così tanto di neve che sembrava essere nato con il piumaggio a chiazze.
Daffy si spolvero via la neve di dosso, ma prendendo la cosa con sportività: “Si proprio questo intendevo, etciù, ma comunque non c’era bisogno di farmelo vedere così da vicino.”
Jack per un attimo fu seriamente impressionato dalla temperanza dello strano essere, per poi rendersi conto che era tanto duro quanto fastidioso e scocciato comincio ad allontanarsi a grandi falcate, ma non riuscì a sfuggire a Daffy Duck.
Daffy continuava a seguire il suo salvatore nella speranza che standogli accanto avrebbe potuto migliorare la sua situazione, ma lo stava solo facendo innervosire nel suo chiacchierare del più e del meno, al che all’improvviso Jack si giro di scatto verso di lui con un’espressione veramente truce, che spavento perfino lo sciocco (non) volatile e con un ringhio chiese: “Perché continui a seguirmi?”
Daffy da un’espressione visibilmente spaventata passò a un allegro sorriso, rispondendo: “Te lo spiego io” e si mise a cantare con quella sua voce stonata data dal suo difetto di pronuncia “Perché son tutto solo, e non ho nessuno accanto, i guai hanno preso il volo, mi sfottono soltanto. Ma ci sono gli amici…”
Prima però che potesse continuare quella infantile e stonata melodia, Jack lo afferro per il collo, avendo quasi la malata idea di romperglielo e mentre il papero soffocava per la mancanza d’aria Jack gli ringhio: “Smettila di cantare. Non mi meraviglia che tu non abbia amici.”
Poi lo sposto il più lontano possibile da lui e stava anche per ricominciare a camminare, quando Daffy ripreso il fiato a tempo di record e come se nulla fosse (e ignorando il fatto che Jack lo avesse afferrato per il suo fragile collo) disse: “Caspita solo un vero amico sarebbe così sincero.”
A quel punto Jack avrebbe seriamente voluto urlare, ma mantenne una parvenza di auto controllo si giro verso l’anatra (che si stava pentendo di avere salvato) e chiese: “Ascolta, fastidio ambulante, io chi sono?”
Daffy lo osservo e poi disse: “Jack Frost?”
“Si Jack Frost, il tipo che sta simpatico solo ai bambini, ma per il resto sono l’essere braccato da contadini, mercanti e soldati per molti secoli. Questo non ti disturba” chiese Jack alla creatura, ma Duffy scosse la testa meravigliando lo spirito che chiese: “Davvero?”
Duffy rispose vittorioso: “Davvero.”
Jack a quel punto non sapeva che fare, era la prima volta da secoli che un essere adulto mostrava nei suoi confronti così tanta benevolenza e non fastidio o rabbia, se ne sto li per un minuto buono a pensare a ciò che avrebbe dovuto fare, finché Daffy non li scosse la manica del maglione e chiese: “Ti sei incantato?”
Jack emise un lungo sospiro e chiese (con quello che a Daffy sembrava un mezzo sorriso): “Qual è il tuo nome?”
Daffy si presentò e Jack con un altro lungo sospiro (di chi sa già che se ne sarebbe pentito) disse: “Seguimi Daffy, ma stai in silenzio a meno che non sia necessario parlare.”
L’anatra non se lo fece ripetere due volte e comincio a seguire lo spirito dell’inverno, l’essere che l’aveva salvato da un terribile destino.
   
 
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