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Autore: melianar    06/11/2022    3 recensioni
Tacito racconta come, durante la congiura dei Pisoni ai danni di Nerone, la liberta Epicari resistette alla tortura e alla fine si suicidò per non rivelare i nomi dei propri complici. Ma sarà andata proprio così?
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Antichità greco/romana
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Vorrei poter dire che lo faccio per voi.
Che per voi le mie labbra rimangono chiuse mentre il mio corpo si piega, si lacera, si spezza, mentre gli sguardi osceni dei soldati mi trapassano come pugnali e le loro grida mi penetrano fin dentro le ossa, più brucianti del fuoco.
«Parla, puttana greca! Parla!»
Sì, vorrei poter dire che resisterò fino alla fine, che non vi tradirò, che sarò coraggiosa.
La nostra piccola Antigone, non era così che mi chiamavate? E io che mi beavo di quel nome come una bambina sciocca. Mi bevevo le vostre bugie e le vostre promesse, una a una, le succhiavo avida dalle vostre labbra nemmeno fossero state gocce d’ambrosia.
Parlavate di libertà con parole che non avevo mai sentito, mi innamoravo di ognuno di voi, i vostri sogni diventavano i miei. Non volevo vedere che la libertà non è affare che riguardi le donne, men che meno le schiave greche affrancate per capriccio da una mano più gentile delle altre.
La nostra piccola, cara Antigone. Me lo ripetevate e a turno mi offrivate vino, a turno mi prendevate sul triclinio. A turno ero nel letto di uno, dell’altro, di tutti insieme.
Sentire il respiro freddo di Thanatos sul collo era meno spaventoso, con una donna fra le braccia.
Confortare gli uomini era il mio ruolo da sempre, ma non mi bastava più. Credevo di essermi guadagnata un’altra parte nella commedia, di essere salita da cortigiana al rango di eroina.
Brindavo e inneggiavo con voi alla morte del Cesare e nemmeno mi chiedevo cos’avesse fatto per meritarla.
Era un tiranno, dicevate. Era crudele. Tanto mi bastava.
Credevo di soffrire la vostra stessa pena, senza nemmeno immaginare che il vostro non era un padrone di quelli a cui serve la frusta per comandare.
Mi sono illusa di essere una di voi, ho preteso di ragionare come un uomo. Un uomo romano, per giunta.
Ma i miei privilegi non sono i vostri privilegi, i miei sogni non sono i vostri sogni e non lo saranno mai. Avrei dovuto ricordarmene, imprimermelo a fuoco nella mente.
Avrei fatto bene a fuggire, il giorno in cui mi avete chiesto di coinvolgere quel Proculo nei vostri piani.
Invece no, io sciocca mi sono sentita importante, finalmente con un ruolo tutto mio da portare avanti. Tanto fiera e arrogante da non notare nemmeno l’ombra della paura e del sospetto sul suo viso mentre parlavo, parlavo e parlavo.
E adesso vorrei dire che sono nobile e onorevole, vorrei dire che il mio silenzio è per voi, la mia morte un modesto sacrificio per la libertà dei cittadini romani.
Ma io non sono nobile. Forse nemmeno onorevole.
Io non sono la vostra Antigone, io mi chiamo Epicari.
Ma ve l’avrò mai detto, poi, il mio vero nome? In fondo a voi cosa importava?
Io i vostri nomi li ricordo, li ricordo uno per uno.
E voi, invece? Voi di me cosa ricordate?
Forse che c’era una ragazza greca, una liberta, una meretrice. Quella che vi girava sempre intorno, qualcuno doveva averla introdotta ai vostri banchetti. Ma chi, chi era stato? E perché proprio lei, questo sapreste dirlo?
Com’erano i suoi capelli? E i suoi occhi? Da che parte della Grecia proveniva? Sapreste dirlo, se ve lo si chiedesse?
Me li immagino, sì, i vostri volti smarriti mentre cercate di ricordare. Oh, se sapeste i dettagli che io ricordo di voi!
Ma è proprio per questo che non parlerò. Non ha senso tradire gente per cui valgo meno di un’anfora rotta, non è il tipo di vendetta che dà soddisfazione.
Divertitevi a giocare con il potere, pagate il prezzo che c’è da pagare, che sarà sempre inferiore a quello che Roma esigerà da me.
Io ora smetto di giocare. Per sempre.



Note

No, proprio non ce la faccio a vedere Epicari come la martire per la libertà romana di cui ci racconta Tacito.
Storia straziante e commovente, per carità, ma già ai bei tempi del liceo mi domandavo: e perché mai una liberta avrebbe accettato di sacrificarsi per un ideale tanto lontano da lei?
Risposta cinica: Epicari potrebbe non essere mai esistita, ma risultava molto utile a Tacito per farne un esempio di virtù, per la serie guardate questa piccola liberta, più coraggiosa di tanti illustri romani!
Una risposta meno cinica, ma sicuramente triste provo a offrirla in questo racconto.
Di Epicari sappiamo poco o nulla, per cui ho ricamato un po’. Se era una liberta e aveva a che fare con tanti uomini, facilissimo che fosse una prostituta. Dal nome poi direi che è chiaro che avesse origini greche, tanto più che sappiamo che Epicari si trovava in Campania, dove la presenza greca non mancava.
Grazie Kan per le riflessioni sempre puntuali e bellissime in fase di revisione, e grazie a chiunque passerà di qui.
Ci rivediamo presto con un’imperatrice del mio cuore che ha combinato un sacco di guai… o forse no ;-)

Mel 
  
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