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Autore: genius_undercover    07/11/2022    1 recensioni
'[...]
Eccolo.
Quel suono insopportabile quanto meraviglioso, che rimbombava ripetutamente nel silenzio spettrale della nave.
Lui se lo aspettava, lo stava decisamente aspettando, ma sobbalzò comunque: fermo, immobile davanti alla porta della sua cabina, c'era nientemeno che il Kraken in tutto il suo oscuro splendore.'
_
Una specie di fix-it post canon partorita a caldo, dopo aver visto il finale di stagione di questa serie strepitosa.
Sperando che non sia troppo terribile, ti auguro una buona lettura!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Edward Teach/Barbanera, Equipaggio della Revenge, Nuovo personaggio, Stede Bonnet
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!
Capitoli:
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Salve, belle gioie!
Con un ritardo a dir poco vergognoso sono qui ad aggiornare questa storia. Non mi convinceva il finale, che di fatto ho dovuto dividere ancora, visto che altrimenti (tanto per cambiare) mi sarebbe venuto un affare immenso.
Mi spiace per l’attesa e per il disagio, ho cercato di renderlo più chiaro possibile e spero che non ci siano troppi orrori di ortografia/sintassi: ovviamente sono senza beta, qui si muore come Geraldo ahah!
Sperando che non sia troppo terribile, e che sia volsa la pena farvi aspettare così, vi auguro una buona lettura!

IV

Era la centesima volta che Izzy Hands scrutava l'orizzonte, e per metà della giornata non aveva fatto altro che pensare a ciò che era successo nelle ultime ore.

"Izzy," gli aveva detto Edward, "sei sempre stato l'uomo più fidato che avessi. Mio fratello. Il mio Secondo." 

"Lo sarò sempre."

"No. Perché questa missione è quella più importante, il che significa che se fallisci troverò il modo di fartela pagare."

"Non fallirò."

"Puoi giurarlo?"

"Dipende. Non giuro mai a carte coperte e ti conosco troppo bene per non aver capito che nascondi qualcosa."

Il Kraken era rimasto vagamente impressionato. "Gli inglesi verranno a catturarmi presto."

"Questo già lo so, siamo sotto il mirino da due giorni. Risparmiami la fottuta manfrina e dimmi cosa hai intenzione di fare."

"Smantellarla dall'interno."

“Mh. Cosa vuoi che faccia?"

"Voglio che non appena mi avranno nelle loro grinfie tu tenga questa nave sotto controllo." 

"Posso farlo. Devo guidare l’abbordaggio?"

"Tutt'altro."

"Cosa?"

"Solo la King Charles ha il doppio dei cannoni della Revenge. Non possiamo battere quei bastardi con la ciurma che abbiamo, almeno non sul mare. Siamo troppo inferiori di numero. Io farò da diversivo, mi farò catturare di proposito." 

"È per questo che hai fatto alzare bandiera bianca?!”

“Non essere sciocco, Izzy. Che altro avrei potuto fare?”

“Trovare un altro piano meno merdoso, per esempio.”

“Meglio vivi che morti. La bandiera bianca è l’opzione migliore che abbiamo.”

“Di nuovo? E tu ti aspetti che io resti qui con quel branco di idioti e con Stede faccia-da-cazzo Bonnet che ti muore dietro, senza fare niente?" 

"Io mi aspetto che se non mi vedi tornare entro stanotte, tu ammazzi ogni fottuto ufficiale che ti tiene in ostaggio, giri la Revenge e te ne vai a costo di farti spazio a cannonate. Pensaci bene: quel punto l'ammiraglia non sarà più un problema perchè ci sarò io dentro, e questa nave non ha niente da temere dalla Royal James. Gli altri vascelli in loro possesso sono una schifezza." 

"Non se ne parla, Edward."

"Mi chiami per nome, adesso?"

"È il tuo nome. Io ti chiamo sempre così."

"No, Izzy. Io sono Edward solo quando ti pare. Non mi convincerai a restare." 

"Invece devi ascoltarmi!"

Barbanera aveva battuto una manata sulla scrivania. "Sei tu che ascolti me! Non sei in grado di combattere ridotto in questo modo, non costringermi a farti di peggio per tenerti qui."

"Non mi interessa se mi mozzerai una mano, se mi caverai un occhio o se mi farai mangiare un altro dito, non ti lascio partire per andare a suicidarti, cazzo! Anche se non cammino più bene!"

Il Kraken sospirò. Era fisicamente troppo stanco per discutere. "Non giocare con la mia pazienza. In genere non devo mai ripetere gli ordini due volte."

"Mi dispiace. Non posso obbedire."

"Allora ne subirai le conseguenze. Sai che vuol dire?"

Izzy era rimasto in silenzio: gli era costato fin troppo, negare la sua obbedienza. La vergogna gli aveva annodato la lingua. 

"Vuol dire che se muori prima di me trovo il modo di resuscitarti e poi ti riammazzo."

"E sia."

"Sparisci."

"Devo prima dirti una cosa, e poi non mi rivedrai mai più." 

"Izzy, sono a tanto così dal buttarti fuori a calci. Vattene ora.”

“Non sei il solo a provare quelle cose!” Aveva insistito Hands.

“Cosa—“

“Anche io ti considero il fratello che non ho mai avuto. Mi sono sempre fidato di te fin dall’inizio, ti ho ammirato e aiutato, e da quando sei diventato Capitano…"

“È cambiato qualcosa.”

Izzy aveva chiuso forte gli occhi, colpito a bruciapelo.

Ed aveva cercato di evitare quella conversazione con tutto sé stesso, eppure non aveva potuto fare a meno di aggiungere: “Me ne sono accorto.”

“Tu...come hai fatto?"

“Hai cominciato a guardarmi come guardavi Charles. Sono anni, ormai.”

Solo nel sentir pronunciare quel nome, il cuore di Izzy si era squarciato in due: Charles non era stato il primo che aveva trattato come un umano -perché Edward aveva il primato anche in quello- ma era stata la prima persona a non metterlo al secondo posto.

“Vane è acqua passata.”

“Non dire cazzate. Non sarà mai finita perché se lo trovassi torneresti da lui, e io lo capirei. Mi dispiace per te, però. Per come è finita, non è stato giusto…”

“Non ho bisogno di lui, con te qui.”

“Izzy, io non potrò mai essere quello che lui è stato per te. E non posso perdonarti per averci venduti agli inglesi la prima volta, non saremmo qui se non fosse stato per te.”

“Lo stavo facendo per aiutarti! Volevo che rimassi il pirata più grande di tutti i tempi, invece ti stavi rammollendo.”

“Era la MIA vita!” Edward divenne infuriato. “Non avevi il diritto di interferire! E ciò che hai fatto rasenta la vergogna maggiore per un pirata!”

“Tu hai chiesto l’Atto di Clemenza!”

“Non ci sarebbe stato bisogno se prima tu non ti fossi alleato con il fottuto Re alle mie cazzo di spalle!! Dopo quanto abbiamo passato insieme. Dopo quanto bene ti ho sempre voluto. Eri il mio migliore amico, dannazione!”

“Ed—”

“Non importa. Esegui gli ordini e poi vattene, resta, fai quello che ti pare. D’ora in avanti non mi riguardi più.

Izzy avrebbe potuto gridare dalla frustrazione, ma si trattenne. Era finita. Edward aveva finito con lui, non lo voleva più intorno.

Non l’aveva più rivisto né aveva osato disturbarlo neanche quando la King Charles aveva costretto la Revenge a gettare l’ancora.

Non aveva potuto fare niente per impedire l’abbordaggio nemico, ma era riuscito a tenere la ciurma a bada esattamente come gli aveva ordinato il suo capitano. Perchè lui si rifiutava di considerarsi fuori dai piedi.

Così erano stati presi in ostaggio.

Gli inglesi avevano occupato la Revenge nel giro di un’ora. Erano bastati meno di una dozzina di ufficiali per sottomettere la ciurma, mentre il Governatore di Nassau in persona -Woodes Rogers, più o meno l’uomo più importante dopo il Re, a quanto ne sapeva Izzy- aveva chiesto un parlay con Edward Teach.

Si era quindi rinchiuso nei quartieri di Ed per la mattina intera.

L’equipaggio era rimasto silenzioso, gli uomini non avevano fatto altro che scambiarsi sguardi d’intesa, cosa che faceva infuriare Izzy, ma allo stesso tempo lo incuriosiva.
Se quelle canaglie avevano organizzato un piano, lui certamente non ne era al corrente, e non lo sarebbe mai stato, visto che certamente non poteva comunicare con loro.
Rimasero tutti in quello stallo massacrante finché Rogers non se ne tornò tronfiamente sopra coperta. Il Kraken, al suo seguito, era stato invece disarmato e aveva le mani legate dietro la schiena.
Gli inglesi trasalivano ogni volta che lui li guardava: anche se apparentemente inoffensivo, Barbanera era capace di incutere timore.

Il qui presente Teach Edward ha rifiutato di collaborare con noi.” Aveva annunciato laconicamente il Gran Governatore. “Per i suoi crimini verso la corona e Re Giorgio d’Inghilterra, io, Woodes Rogers lo condanno a morte mediante fucilazione.”

E per la prima volta che la ciurma ebbe una reazione.

Ma non sarà solo, in questa condanna. Stiamo cercando Stede Bonnet, accusato degli stessi crimini.”

“La sua cabina è vuota, signore.” Avevano dichiarato due ufficiali, che per tutto quel tempo avevano ispezionato la Revenge. “Non sembra essere presente qui dentro.”

“Dove si trova?” Aveva domandato Rogers.

La domanda era stata accolta da un silenzio pesante.

"Chi di voi stronzi l'ha visto?" Aveva ripetuto stizzosamente il Governatore, rivolgendosi all'equipaggio. Non ricevette alcuna risposta. 

Buttons aveva tenuto la bocca serrata. Olivia, incombente su di loro, volava in cerchio come un avvoltoio. Lo Svedese aveva guardato a terra accigliato, come non ne sapesse niente di niente.
Jim e Olu avevano tenuto la mano ai rispettivi coltelli in caso di attacco improvviso, ma non avevano parlato. Roach, Frenchie, Ivan e Fang avevano le canne dei fucili puntati addosso, ed erano rimasti comunque in silenzio.
Pete invece aveva tenuto a sua volta la pistola puntata contro altri tre ufficiali. Lucius, alle sue spalle, li aveva fissati più incazzato che mai. 

Izzy Hands, quella volta -solo per quella volta- aveva deciso che che non dovesse fare eccezione.

"Hai l'ultima possibilità, Teach." Aveva ripetuto Rogers. "Potresti salvare il tuo amico ed evitare tutto questo, accettando l'amnistia."

Edward aveva riso sprezzante. "L'amnistia..." aveva detto, "puoi infilartela nel cu—“

Il Governatore gli aveva rifilato un colpo sul ginocchio sinistro con la canna del proprio fucile, appositamente prima che potesse finire di parlare.

Ed non aveva emesso un lamento: aveva incassato, rimanendo miracolosamente in piedi malgrado la testa annebbiata e la gamba che gli formicolava per il dolore.
Izzy invece aveva stretto la mascella per un lungo istante: sapeva benissimo l'origine di quella ferita e perché da tanti anni Ed non potesse fare a meno di indossare il tutore...adesso aveva un altro buonissimo motivo per volere gli inglesi morti.
Quasi si era pentito di essersi alleato con loro.
Se ne vergognò.

Rogers aveva dato l’ultimo ordine ai suoi uomini di tenere la Revenge sotto controllo, poi aveva portato via Edward, e Izzy aveva continuato ad incazzarsi a morte.

__

La Revenge rimase ferma per tutto il dannato pomeriggio.
Non accadde niente, finché uno degli inglesi che doveva presidiare la ciurma prese a dare fastidio a Frenchie.
Gli sequestrò l’amato liuto, tirandone le corde in note appositamente alte e stridule.

Il diretto interessato non ci badò, all’inizio, poi il suono divenne così fastidioso che piano piano tutto l’equipaggio si mise a rumoreggiare.

Stizzito, si voltò di scatto dalla balaustra, ed essendo disarmato, assalì l’ufficiale direttamente a mani nude, sorprendendolo alle spalle.

“Crepa, fottuto bastardo!” Sbraitò Izzy, unendosi alla lotta volentieri -Frenchie stava per finire strozzato- e prima che tutti gli ufficiali potessero intervenire, un colpo di pistola proveniente dall’alto, colpì l’inglese al centro della fronte.

“Ma che cazzo…” Izzy si guardò intorno.

“Giù le mani dal menestrello.” Disse la voce leggermente tremante di un uomo appena spuntato da dietro una vela. “Mi è indispensabile.”

“CAPO!” Esclamò Olu mentre Frenchie tossiva, felice di essere vivo.

“Finalmente!” Sorrise Roach.

Ci mancò poco che Stede non vomitasse alla visione di quell’uomo con il cranio aperto. Doveva approfittare di quel momento di smarrimento per finire di sorprendere i nemici e fregarli, come da piano.

“Ora, Jim!”

Il gentiluomo lanciò un’altra pistola a Izzy, e la Minaccia della Revenge entrò in azione.

Jimenez poteva tranquillamente considerarsi una macchina da guerra spietata e inarrestabile. Olu, alle sue spalle, si dava da fare per rendere inoffensivi il resto degli inglesi più rapidamente possibile.

Rendere inoffensivi, ricordò il ragazzo, non ucciderli, se possibile. Stede aveva tenuto particolarmente a far recepire a tutti quel concetto.

“E ora?” Chiese Lucius.

“Ora abbiamo giusto qualche attimo prima che le altre navi si accorgano di noi.” Rispose il biondo, impallidendo ulteriormente davanti alle persone davanti a lui: gli ufficiali che non erano morti, si erano arresi subito.

“Pete, portali nella stiva e trova un modo a tua scelta di farli stare zitti.”

“Agli ordini, Capo, conta pure su di me!”

“Fang, Ivan, controllate l’artiglieria.”

I due si diedero da fare senza discutere.

“Roach! Tu e Olu salite immediatamente a issare le vele!”

“Sì, Capo!” Dissero i due in coro.

“Signor Buttons! Olivia! Al timone!”

“Con sommo piacere, Capitano!”

“Svedese, ho bisogno di te al sartiame.”

“Lo controllo subito, Capitano!

“Fottutissimo Bonnet,” Esplose Izzy, “Per carità, che cazzo stai facendo?! Dove credi di andare?”

“A riprendermi Ed.”

“Ma non sappiamo nemmeno dove si trova!”

“Certo, che lo sappiamo, so esattamente dove andare!”

Stede aveva origliato tutta la conversazione tra Rogers e Edward dal passaggio segreto dietro la sua cabina. Aveva sentito Rogers dare direttive, scoprendo l’ubicazione del palazzo dove avrebbe avuto luogo l’esecuzione, ma non aveva voglia di raccontarlo a Izzy: doveva seguire la seconda parte del piano.

“Sarà meglio che non racconti stronz—“

“Stammi bene a sentire, Iggy, è della vita di Edward che stiamo parlando. Se non ti fidi di me non mi interessa un accidente secco, ma se ti azzardi a mettermi i bastoni tra le ruote, sono sicuro che Jim possa trovarti un posto in prima fila nella stiva.”

E fu così che il primo ufficiale di Barbanera si ritrovò con Frenchie e Wee John a caricare i cannoni.
__

Ed si svegliò nella cella maleodorante dove erano cominciate le torture: l’avevano colpito al volto, al resto del corpo, non sentiva più la gamba sinistra. La prima cosa che ricordava era di aver visto un palazzo* enorme, di esserci arrivato percorrendo a piedi una graziosa collina e l’ultima, era di aver sentito un dolore particolarmente forte alla testa. Da quel momento aveva perso conoscenza.

Non ricordava quanto tempo fosse passato, sperò solo che Izzy e la Revenge fossero il più lontano possibile da lì.

“Ben svegliato, Teach.”

Edward sgranò gli occhi, cercando di riacquisire rapidamente la lucidità.

“Dormito bene?” Rogers si appoggiò alle sbarre con un sorriso sghembo.

“Sempre meglio di come dormirai tu quando sarai morto.”

“Ti ricordi, dove si nasconde Bonnet o devo chiamare Maynard di nuovo?”

Maynard...quel bastardo compiaciuto avrebbe dovuto eseguire la sua fucilazione, ma non aveva potuto resistere a divertirsi un po’ prima dell’arrivo del Re.

La tua sarà un’esecuzione reale,” gli aveva detto, “la Fucilazione d’Oro.

“Perchè ti interessa tanto Bonnet?” Chiese Ed per l’ennesima volta. “È morto, non lo vedo da mesi.”

Rogers sospirò. “Persino sua maestà sa che è vivo e nascosto da qualche parte. Perchè continui a mentire? Consegnacelo, parla, e faremo in modo di ricompensarti.”

“Continui ad offrirmi salvezza…”

“Sei un uomo intelligente, Teach. Estremamente. Una mente come la tua è sprecata, per la pirateria. Faresti molto comodo tra gli uomini di sua altezza, che detto per inciso sono degli idioti.”

“Ti dico solo una cosa, miserabile figlio di una zoticona: sarà meglio che mi ammazziate per bene, perché non c’è nessuna fottuta possibilità che io lavori per la corona.”

“Lo vedremo quando sarai davanti al fucile.” Rogers diede uno sguardo alla feritoia dietro di sé. “È quasi ora. Sarà meglio portarti davanti alla corte marziale, non sarebbe bene far aspettare il sovrano.”

La porta della cella si aprì e Edward venne sollevato con uno scossone da due ufficiali che gli legarono le mani e lo tenevano sollevato per le braccia.

“Levatemi le mani di dosso o ve ne pentirete presto.”

“Oh, no. Io, ti prometto che tu finirai per implorare che qualcuno ti salvi la vita. Ora muoviti.”

“Ammazzami qui, codardo. Fallo tu stesso, se ne hai il coraggio.”

“Non ti nego che mi piacerebbe, ma avrebbero la mia testa per questo. Cammina Teach, non ho tutta la sera.”

Con uno scossone, il Kraken venne trascinato su delle scale che nemmeno ricordava. Percorse una, due, tre rampe. Alla quarta, la gamba cominciò a dolere e a dare cenni di cedimento.
Rogers non se ne curò.
Ed si ritrovò a zoppicare in un corridoio, illuminato a tratti da candelabri che da soli valevano quanto due Revenge.
V’era oro ovunque: sui muri, sui mobili, e il pavimento coperto da un ricco tappeto rosso si sporcava sotto la suola dei suoi stivali logori.
Quando osò alzare gli occhi sulle pareti, gli specchi che le adornavano gli restituirono immediatamente l’immagine di un uomo allo stremo della stanchezza, sporco, e vivo a malapena.

Del leggendario Barbanera non v’era che la copia carbone.

Edward si sentì un miserabile, in mezzo a tanto sfarzo. Fuori posto completamente.
Sua madre aveva ragione, aveva sempre avuto ragione: lui non apparteneva a quel mondo e tutta la sua fottuta esistenza sembrava sbagliata, dato che non avrebbe avuto dignità nemmeno nelle sue ultime ore di vita.
Ed non aveva mai pensato molto a come se ne sarebbe andato, anche se di morte ne aveva vista anche troppa. Era una cosa normale. Era stata la cosa che l’aveva fatto diventare un pirata.

Preparati padre, sto arrivando a stringerti la mano.” Pensò. “E nasconditi, perché desidererai di morire per la seconda volta.

Rise, alla sua stessa immagine di buttare un uomo fuori dalle porte dell’inferno a calci, ma allo stesso tempo gli veniva da piangere.
Era da un bel po’, che non piangeva, valutò. Non poteva cedere proprio in quel momento.

All’improvviso il corridoio finì, e la luce che proveniva dal salone in cui era entrato lo abbagliò per un lungo attimo.

“Benvenuto, signore. Quale onore.”

Mayday.” Rispose Ed, non appena i suoi occhi tornarono a funzionare. Si trovava al centro di una stanza ancora più ricca del corridoio in cui era appena stato, ed era a dir poco gigantesca.
Ai lati della stessa si trovavano gli uomini che erano stati a bordo della Charles, l’equipaggio intero della Royal James, una buona parte degli ufficiali che non avevano avuto l’onore di assistere alla resa della Revenge e altre persone con una strana divisa lunga e nera. “L’onore è solo tuo. Io preferirei di gran lunga essere in compagnia del diavolo in persona.”

Maynard non si scompose all’insulto né all’ironia, e lasciò il suo posto dall’alto del pulpito di legno per avvicinarsi.

“Amici, gentiluomini,” Esordì pomposamente, “signori giudici, permettetemi l’immenso onore di presentarvi il terrore dei mari, il numero uno di Nassau, la leggenda dei Caraibi, colui che è riuscito a superare in potenza e in arguzia pirati come Benjamin Hornigold e Charles Vane.
Signori, qui al vostro cospetto c’è nientemeno che Edward Teach.”

“Quello lì è Barbanera?” Domandò con scherno uno degli uomini.

Maynard annuì. “L’ho catturato personalmente questa mattina insieme a Rogers. Non ha potuto non arrendersi alla nostra gloriosa flotta, alzando bandiera bianca non appena ci ha visti.”

Edward alzò un sopracciglio, e quello bastò per mettere in dubbio ogni parola pronunciata dall’ufficiale.

“Dov’è il sovrano?” Chiese il Governatore, stanco di tutta quella boria.

“Non è ancora arrivato!” Rispose Maynard.

“Ma che peccato!” Esordì Edward a voce alta. “Avevo giusto in serbo un paio di cose solo per lui.” E alzò entrambe le mani legate per mostrare le dita medie.

La giuria sgranò gli occhi, fintamente indignata. La stragrande maggioranza della stanza scoppiò a ridere, ma smise subito non appena l’ufficiale prese il Kraken per il collo e gli puntò la pistola alla tempia.

“Ti leverei dal mondo io stesso, se solo fossimo in sua presenza."

“E invece non è qui davanti a me.” Ed sorrise scrollando le spalle con aria allegra. “Scommetto che si è pisciato addosso.”

Maynard tolse la sicura facendo scattare il grilletto.

“EDWARD, NO!”

“Cazzo…” borbottò Ed tra i denti: non voleva crederci. Non poteva essere vero. Non poteva accettare che stesse accadendo proprio quella situazione.

Rogers si voltò a sua volta e per poco non fece fuoco. “Bonnet?!”

Stede lo ignorò, lasciando la pistola riposta al suo fianco in segno di pace.

“Tu…sei veramente un imbecille!” Disse Ed con furia.

“Perdonami, stando così le cose non posso essere d’accordo. Questo,” Stede indicò stizzosamente la situazione tragica in cui si trovavano. “è il motivo per cui io sono qui.”

Edward alzò gli occhi esasperato, poi gli rivolse lo sguardo più tagliente che avesse. “Io gli avevo detto che eri morto!”

“Legalmente lo sono.”

“Vattene.”

I loro occhi si incatenarono, quelli limpidi del Pirata Gentiluomo e quelli del Kraken, più scuri, ma luminosi nonostante la poltiglia nera e polverosa che li circondava.

“Non posso. E non voglio.” 

Il volto del leggendario Capitano si scompose e nel suo sguardo, una domanda prese forma. Stede, anche se si trovava fisicamente lontano da lui, la lesse senza alcun problema.

“Sei il mio miglior amico, Edward…” Dichiarò semplicemente. “Lo sei, e per me vali più di qualsiasi cosa. Ho provato a dirtelo così tante volte, non so neanche da quando ho iniziato a sentire certe cose. La verità è che io…”

“No.” Ed pareva sull’orlo di una irreversibile crisi di nervi. “No, cazzo! Tu non significhi nulla per me. Sei stato solo un errore di valutazione, una distrazione e, fottuto inferno, non ti voglio. Ti odio.”

Aveva fatto male, sentirlo. Malissimo.
Stede non poteva negarlo, era una sensazione infinitamente peggiore di quando era stato accoltellato entrambe le volte.
Edward lo sapeva: l’aveva già ferito più volte con l'indifferenza durante la sua prigionia, oltre che con la spietatezza delle sue parole e lo stava rifacendo di proposito. 

“Non importa.” Rispose Stede, mantenendo la pazienza: già sapeva che avrebbe dovuto penare parecchio, prima di poter riconquistare la sua fiducia.

Edward avrebbe voluto liberarsi di quei piantagrane che lo tenevano fermo per le braccia, ma vi rinunció all’ultimo, limitandosi ad alzare la voce. 

“Tu non capisci!! Non posso tornare indietro da tutto questo.” Fece cenno a sé stesso e alla barba di polvere di carbone che per tanto tempo non aveva mai cancellato dal proprio volto. “Io mi sono arreso…ho intenzione di—“

“Ho capito da un pezzo, cosa hai intenzione di fare e già ti informo che ti conviene metterti l’anima in pace, caro. Sto per mandare al diavolo tutti i tuoi piani.”

“Non puoi! Sono andato troppo oltre…io devo ucciderlo.”

“AAAH, DANNATISSIMO UOMO, VUOI STARMI A SENTIRE UNA BUONA VOLTA?!” 

Ed non avrebbe mai avrebbe creduto di vedere Stede Bonnet in quello stato: era ridotto a un fascio di nervi, i suoi begli occhi accecati di disperazione.

“Verrai a patti con tutto questo, Edward Teach. E sai perché? Perché io sono tornato, ti amo e non ti permetterò di morire in modo così inutile e miserabile!”

Stede avrebbe potuto scoppiare a piangere, consapevole a malapena di aver appena gridato tutto quello che gli aveva lacerato l’anima fino a quel preciso istante. 

“Non sei questo, Ed. Non sei il pirata assetato di sangue che interpreti. C’è ancora l’uomo buono e intelligente che ho conosciuto, lì dentro, lo so, ed è per questo che ti meriti di essere salvato.” Disse con più con più calma, stringendo i pugni fino a farsi sbiancare le nocche. “Tu oggi non muori.” 

Edward aveva finito il fiato. Non riuscì a parlare o a muoversi. Fece bensì cenno di aver capito, abbassando clamorosamente gli occhi, un gesto che i sopravvissuti avrebbero ricordato a lungo: la testardaggine di Barbagialla era già da tempo sulla strada per diventare leggenda. 

“Questo è da vedere, Stede Bonnet.” Proclamò Rogers. “Tutto questo è commovente, tuttavia dubito che uscirai vivo da questo posto. Ti sei consegnato spontaneamente, ma la pena non cambia. C’è una taglia sulla tua testa e una condanna a morte che ti pende al collo. Potrei risparmiartela uccidendoti adesso.”

Certo, sul mio cadavere. Pensò Ed, ma non interferì: Stede stava per parlare di nuovo.  

“Sono un uomo già morto, signore.” Rispose infatti quell’ultimo, con la proverbiale gentilezza che tanto lo contraddistingueva…ma non era affatto calda o cortese.
Generalmente, la gentilezza di Stede avrebbe potuto scaldare i ghiacciai della Groenlandia. Invece in quel momento era gelido, quasi minaccioso nella sua serafica compostezza. Pericoloso. 

Massivo aggressivo, riconobbe Barbanera in un lampo. 

“Logicamente, non si può uccidere chi non vive più, e io non faccio eccezione…ma vorrei che ci provassi.” 

Maynard sorrise diabolicamente a quella minaccia, estraendo la pistola e puntandola alla tempia di Edward. 

“Mh, allora uccido prima lui.”

“Lascia cadere la pistola.” Ribatté Stede, senza abbandonare la sua calma gelida. “Lasciala ora: lui deve essere consegnato al Re. Contravverresti ai suoi ordini?“ 

“Il Re è magnanimo.” Maynard fece scattare il grilletto nuovamente. “Mi perdonerà.” 

“Io no.” Ribatté il biondo a voce alta. “E di certo non minaccio a vuoto.” Prima che qualcuno potesse dire qualsiasi cosa, estrasse la pistola a sua volta e sparò per primo, facendo saltare l’arma dalle mani del nemico.  

Edward la raccolse rapidamente e si liberò del secondo ufficiale che gli teneva le mani legate, sparandogli al fianco destro. 

“Stede!” Chiamò poi, voltandosi a guardarlo: era immobile con la mano tesa verso Maynard. Non tremava, non piangeva nemmeno. La pistola fumava ancora per il colpo appena sparato e il suo sguardo era di puro sdegno. 

“Stede…” 

L’ufficiale nel frattempo si lamentava, agonizzando per il dolore.  

“Maledetto.” Disse. “Te ne pentirai, Bonnet.” 

Era vero. Gli incubi l’avrebbero sicuramente tormentato per anni, ma non era quello il momento di pensarci. 

“Andiamo via, Ed.” 

“Cosa?”

“Usciamo di qui adesso.” 

“Ti hanno sentito sparare, stupido. Presto in questa stanza ci sarà il resto dell’esercito.” 

“Puoi scommetterci, feccia.” Confermò l’ufficiale del re.

“Sta’ zitto.”  Rimbeccò Stede, facendo scattare la pistola di nuovo. “Dai l’ordine che si ritirino.”

“Mi prendi per il culo?” 

Il gentiluomo sparò un colpo a vuoto, accanto alla spalla di Maynard. “Ci permetterai di andarcene di qui indenni. Finirà male, altrimenti.” 

“Piantala con questa messinscena, Bonnet. Non c’è verso che tu possa uscire vivo di qui. Sei circondato e il tuo unico alleato ti odia.” L’ufficiale trovò la forza di rimettersi in piedi. “E voi, non vi vergognate?” Chiese, rivolto ai suoi uomini ancora in formazione. “Lasciarvi impressionare da un idiota arricchito e un somaro ignorante! Non mancherò di far sapere a sua maestà che siete la rovina dell’Inghilterra.” 

Un soldato alle loro spalle alzò il fucile e sparò. Tuttavia, non fu la testa di Ed a ricevere la pallottola, ma quella di Stede che, accortosi in tempo dell’infamata, gli aveva dato uno spintone prendendo il suo posto in traiettoria.

“No no no no no, cazzo.” 

Il mondo di Edward Teach crolló. 

Istintivamente resse Stede per le spalle, per accompagnarlo lentamente a terra. 

“Svegliati. Stede svegliati, cazzo, apri gli occhi. Respira, continua a respirare.” 

“Non me ne vado…non ti lascio.” Mormorò Stede con un filo di voce. “Siamo quasi salvi, Ed.” 

Barbanera non riuscì a capire, era così disperato che non poteva fare altro che assecondarlo. “Penserò a qualcosa, non ti preoccupare e non sforzarti di parlare.”

Maynard recuperò la pistola di Stede con la mano sinistra e la puntò verso Ed, che lo stava ignorando bellamente: dal lato della fronte, la ferita del Pirata Gentiluomo scendevano fiotti di sangue.
Edward circondó le spalle di Stede, il quale appoggiato alla curva del suo collo, stava inspiegabilmente sorridendo con gli occhi chiusi.
Allora Ed alzò la testa per guardare Maynard con degli occhi che avrebbero ucciso sul colpo, se avessero potuto.
Poi gli sorrise a sua volta.
L’ufficiale non capí. Si limitò a caricare l’arma con lentezza e le mani tremanti e insanguinate. “Di’ le tue ultime preghiere...o parole.”

“Girati, stronzo.”

Maynard fece appena in tempo a voltarsi: una pallottola gli trapassò il costato.

“Izzy!” Apostrofò il Kraken. “Avevi giurato—“

“Non ti ho giurato un cazzo di niente." Tagliò corto Hands, lanciando a Stede uno sguardo di sufficienza. "Fallo alzare, che portiamo via il culo da questo posto!”

La sua voce parve ridare coraggio al biondo, che aprí definitivamente gli occhi e guardò in alto, oltre la sua testa, oltre persino le spalle di Izzy, che era entrato nella stanza circondato spettacolarmente da fumo grigio. 

“Scusa il ritardo, Capitano!” Esclamò fieramente Olu, emergendo poco dopo dalla nebbia. 

Edward non avrebbe potuto ricevere un saluto migliore.

“Siamo stati dei veri maleducati," aggiunse Roach, apparendo a sua volta con la sua mannaia preferita ben stretta in pugno e il ghigno più pazzo che si fosse mai visto. "Ma ci faremo perdonare da veri pirati gentiluomini e con la barba nera.”

“Che cosa volete, maledizione?” Chiese Rogers esasperato. 

“Siamo qui per farti un culo così, amico.” Dichiarò Frenchie, che nel frattempo era arrivato con un fucile carico e nessuna voglia di scherzare “E per vendicare il mio liuto.”

“Pete, li ho trovati—oh mio Dio, Stede!” 

“Lucius..." mormorò il Capitano, sorridendo brevemente nonostante il dolore, "sto bene.” 

“Buttons arriverà a momenti!”

"Magnifico."

Edward, nonostante fosse confuso, aiutò Stede ad alzarsi, e una volta in piedi, lo vide scambiarsi un cenno d’intesa con lo scrivano.

“Li hai portati qui di proposito. Lo sapevi, che sarebbero arrivati.” 

Il biondo annuì. Aveva ordito un piano e non aveva la minima intenzione di scusarsi a riguardo. 

“Eravamo tutti d'accordo. Inaspettatamente ha collaborato anche il signor Hands!”

“Ma vaffanculo Bonnet, signore sarai tu!” Un’altra pallottola attraversò la stanza. “Abbassate le cazzo di armi!” Gridò Izzy “Se sento un altro sparo, giuro su Dio che vi mandiamo tutti nell'aldilà prima ancora che abbiate il tempo di chiamare disperatamente la vostra fottuta mamma!”

“Come.” Chiese Rogers. Una punta di paura fu pienamente distinguibile dalla sua voce.

“Non te ne rendi proprio conto?” Chiese Ed con un mezzo sorriso, alludendo al fumo sempre più nero che si stava propagando ai loro piedi. Adesso aveva capito il piano: Stede, Frenchie, Olu, Izzy, Lucius, Roach e Black Pete erano il diversivo, mentre Wee John, Lo Svedese, Ivan, Fang e Buttons avevano cosparso l’edificio di polvere da sparo. Jim aveva provveduto ad eliminare gli eventuali impedimenti. “Siete tutti in trappola. Presto salterete in aria.”

“C’è della dinamite che sta brucinado, mentre parliamo.” Spiegò Stede. “È stata piazzata qui al piano di sotto, con un gabbiano che attende un solo ordine per farla brillare. Facci uscire, e vi prometteremo che tu e il Re non incrocerete la nostra rotta mai più.”

“Non posso lasciarvelo fare.” Il Governatore alzò la pistola e fece fuoco, tuttavia Ed fu più veloce e gli sparò per primo, mentre nella stanza si alzava la nebbia e diventava sempre più fitta.

In un attimo, la ciurma si ritrovò completamente circondata dalle forze della Marina.

“IZZY!” Gridò Edward, mentre cercava di ferire mortalmente un soldato. “IZZY!”

“SONO LEGGERMENTE OCCUPATO!”

“AIUTALO!” 

Hands si voltò: Stede era stato messo al muro da cinque uomini e la sua pistola era scarica.

Improvvisamente, Buttons apparve dal nulla al grido di: “FUOCO, OLIVIA!" Con il mento ricoperto di sangue e la dentiera aguzza calcata sulla bocca, morse gli assalitori del suo Capitano senza tante cerimonie con la forza vera e propria di una belva.

Una volta libero, al gentiluomo venne un’altra brillante idea: facendosi largo a suon di spada, riuscì a correre attraverso la stanza piena all’inverosimile e spalancare la porta sbarrata: la stanza adiacente era già in fiamme.

La nebbia divenne ulteriormente più alta e più fitta.

Immediatamente, l’equipaggio della Revenge corse verso l’altra porta comunicante e, come aveva preannunciato Edward, trovò il resto del regio esercito...che però stava già combattendo contro un’intossicazione da fumo.

__

Stede non riusciva a vedere quasi più niente: i suoi occhi avevano cominciato a lacrimare e i polmoni a bruciare terribilmente, oltre al fatto che da almeno un'ora aveva perso di vista tutti quanti.
Tossendo e stando bene attento ad evitare lame e pallottole vaganti, riuscì ad attraversare la stanza per raggiungere quella successiva.

“Lucius!” Gridò, vedendo lo scrivano che gli stava correndo incontro da solo, senza Pete.

“Edward è ferito!” Riuscì a gridare Spriggs.

Il cuore di Stede perse diversi battiti, ma non smise di correre.

Per mano a Lucius, raggiunse la stanza successiva, quella che avevano concordato come punto di incontro per fuggire tutti insieme.

__

Jim sapeva, che quel piano sarebbe stato un disastro...ma sapeva anche che era l’unico che avevano, e doveva ammetterlo: certe volte Stede era geniale. Inoltre, aveva finalmente potuto usare il suo nuovo arsenale di coltelli…la cosa l’aveva riempitə di soddisfazione.
Salì le scale di corsa, precipitandosi dentro l'unica stanza che ricordava -la sola di tutto l’edificio ancora libera dalle fiamme.
Era più piccola rispetto alle altre, decisamente meno sontuosa, tuttavia il balcone che dava verso l’esterno, sullo strapiombo, la rendeva davvero incantevole. A quell'altezza si poteva vedere la luna brillare particolarmente bene e il mare sottostante che si dipanava a vista d'occhio.
Quando varcò la soglia, trovò la maggior parte degli ufficiali che avevano udito gli spari riversa a terra ad agonizzare.

Il Kraken torreggiava su di loro in maniera inquietante, e così facendo, i superstiti si erano dati alla fuga terrorizzati.

La Minaccia della Revenge si sorprese di vedere quanta gente avesse affrontato Edward da solo. Si maledisse per essere arrivatə tardi.
Mentre estraeva l’ultimo coltello che gli era rimasto, si chiese anche come avesse fatto il Capitano a raggiungere quella sala per primo, poi ricordò che doveva essere abituato a respirare fumo e polvere, per via delle sue famose perculate.

Si posizionò di guardia davanti alla porta, in caso uno qualche altro ufficiale avesse la malaugurata idea di entrare per attaccare Ed, ma non avvenne. Quei bastardi avevano veramente rinunciato a catturarli, infatti stavano lasciando il palazzo di corsa. 

Una deflagrazione proveniente dal basso distrusse gran parte del terrazzo: parte della dinamite era esplosa. Il Kraken evitò di essere travolto dalle macerie, ma l’esplosione avvenuta proprio alle sue spalle gli tolse momentaneamente l’udito, stordendolo.
Il cuore gli uscì dal petto per la preoccupazione. Stava per mettersi a gridare il nome di Stede e di tutti gli altri membri dell’equipaggio, quando Izzy comparve seguito dall’Uomo dei Gabbiani, dal menestrello-sarto e da Black Pete.
Wee Jon, Ivan e Fang, il cuoco e Lo Svedese giunsero poco dopo. Lucius e Stede furono gli ultimi. Si guardarono un istante, increduli: erano tutti. Avrebbero potuto lasciare quel posto. Avrebbero potuto sparire anche loro e dovevano farlo in fretta.

“¡ÁNDALE, EDUARDO!” 

Quella fu l'ultima cosa che Ed sentì, prima che l'inferno salisse ad afferrargli la gamba sinistra.
Si ritrovò incapace di gridare o di reagire. O anche solo di vedere a chi appartenessero le pallottole che stavano esplodendo ripetutamente da una pistola poco lontano da dove si trovava. 

Il valoroso Barbanera non poté combattere neanche quando un fuoco totalmente diverso da quello che presto li avrebbe inghiottiti tutti, pose una mano invisibile sulla sua spalla e spingendolo all'indietro. Precipitò giù, sempre più giù, finché non sentì che il freddo intorno a sé e poi più niente.

__

"Edward!" 

Il grido di Izzy li riscosse tutti. 

Tutti tranne Stede, che lasciò cadere la pistola nel silenzio irreale come se niente fosse, come se non avesse appena riempito di piombo il Governatore della Virginia in persona, fino a pochi istanti prima vivo ma ferito e vilmente nascosto dietro una colonna. Era stato lui, a sparare.

La minima visione di quel macello gli procurò istintivamente un conato di vomito ancora più potente di quello che aveva represso quella mattina. Ma non era Rogers, quello che occupava i suoi pensieri in quel momento.

Edward.

Edward!

Il pirata biondo divenne pallido come un fantasma, a parte per il sangue che gli imbrattava metà del volto e la camicia un tempo bianca.
Gli uomini non osarono avvicinarlo, almeno finchè non lo videro correre verso il precipizio, incurante di tutto e di tutti, persino di loro, che lo stavano chiamando.
Stede si scusò con ognuno, nella sua mente, non poteva proprio ascoltarli: il suo cuore, la sua vita, erano appena scomparsi al di là della terrazza distrutta di quell'edificio maledetto. 

Si sentì trattenere per le braccia, sicuramente era Lucius.

Frenchie l'aveva imitato poco dopo, tuttavia Stede li riconobbe vagamente: si sentiva sull’orlo della follia.
Si scusò di nuovo, stavolta per davvero, balbettando qualcosa di incomprensibile, e non si lasciò intralciare. 

"Stede, aspetta! Dove stai andando?" 

"Che cazzo vuoi fare?!" 

Il pirata gentiluomo non rispose al menestrello, né tantomeno a Izzy.  

Doveva saltare.
Anche se per tutta la sua esistenza era stato terrorizzato dalle altezze.
Doveva saltare perchè doveva raggiungere Ed. Il suo Ed...lo rivoleva indietro, e se quello era l’unico modo, allora non aveva alternativa. 

Si lanciò nel vuoto senza emettere un fiato, neanche quando l’immensità del mare gli si aprì davanti e il gelo delle onde lo inghiottí.

__

*Per il palazzo ho preso direttamente il Governor’s Palace in Virginia e l'ho spudoratamente copia-incollato su uno strapiombo di proposito! :D Okay, adesso odiatemi tuttə perché me lo merito!
-gen

PS: sì, in questa storia il giovane Izzy se la faceva con Charles Vane e c'è rimasto sotto un treno per tutto il tempo. 
PPS: nel prossimo capitolo ci si diverte un mondo!

   
 
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