Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
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Autore: sissir7    07/11/2022    0 recensioni
Questa storia è ambientata in un AU dove Jimin è tutt'altro che umano e Tae è un ragazzo che ama la vita e che non ha paura di andare incontro al suo destino, anche se significa rinunciare a tutto quello che ha. Dolore, spensieratezza, paura, amore, bellezza sono i cardini della loro storia che rovescerà ogni certezza e porterà alla consapevolezza che amor vincit omnia, anche attraverso la morte.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Jeon Jeongguk/ Jungkook, Kim Taehyung/ V, Park Jimin
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Jimin non si faceva vedere da quasi una settimana, nè all’Università, né in biblioteca.
Si scambiavano qualche messaggio, ma era ancora arrabbiato per come Tae era irremovibile su quella sua decisone. “Puoi chiamarmi, per favore?” gli chiese.
“Pronto.”
La sua voce come una lama fredda sul collo.
“Hey”, disse dolce Taehyung, seduto su un letto dalle lenzuola candide guardando il cielo azzurro oltre la finestra. Rimasero in silenzio.
Jimin chiuse il libro che aveva davanti e disse:
“Non voglio farti soffrire. Eppure, so che lo sto facendo con il mio comportamento.
Ma penso che tu abbia bisogno di tempo per riflettere perché te ne pentirai se usi Jungkook in quel modo.”
“Ha un fidanzato.”
A quelle parole, si rasserenò.
“Bene! Quindi finalmente mettiamo un punto a questa discussione. Ah, ne sono felice, Tae.”
“No. Non hai capito.”
Quella voce era seria come mai lo era stata.
“Ha un fidanzato, ma mi ama. Non importa cosa succede, lui fa di tutto per me.”
Poi, Jimin sentì il rumore di un bacio, un gemito, un sospiro che gli fece venire la pelle d’oca lungo il collo.
“T-Tae...?”
“Andrà tutto bene, Jimin. Ti prometto che presto potrò essere solo tuo.”
La chiamata si staccò.
 

 

Jungkook gli prese il volto tra le mani e lo baciò di nuovo.
Quella camera d’albergo era confortevole e Taehyung sorrise pensando che presto tutto si sarebbe risolto.
“Senti, piccolo bimbo capriccioso, sappi che questa faccenda di farlo ingelosire non mi va a genio.”
“Lo so, ma sei qui.”
“Sono qui perché negli ultimi giorni mi chiamavi piangendo, pregandomi di venire a Londra e mi hai
fatto preoccupare. Troppo.”
Tae sospirò.
“Lo so che ti sto mettendo in una situazione scomoda. Ma con Jin mi hai detto che va male e...penso che dobbiamo starci vicino in questo momento. Abbiamo bisogno l’uno dell’altro. Siamo sempre stati noi due soli.
Non abbiamo nessuno, Jungkook.”
Il minore abbassò lo sguardo incrociando le braccia.
“Comunque per me non è gioco, Tae. Jimin sarà ferito. E arrabbiato. Non penso tu abbia risolto le cose.”
“Dio mio, ma perché mi siete tutti contro! Proprio voi due che siete le persone più importanti al mondo per me,
non mi capite! Avete degli ideali...antiquati! E tu non sai un cazzo in realtà, okay?
Se mi vuoi aiutare non fare domande e fa ciò che ti dico!”
Jungkook era allibito dal comportamento di Tae.
Era un’altra persona.
Non era più l’amico comprensivo e con dei valori con qui era cresciuto. No.
In quegli occhi ormai c’era solo tanta avidità.
“Già è tanto che non ti ho chiesto di scoparmi, ragazzino, perché in realtà mi serviresti a quello
se volessi davvero usarti!”  
Lo spinse sul letto, gli si mise sopra bloccandogli le mani.
Proprio come quella volta, a casa sua.
Ma erano spensierati, allora.
Giocavano, felici.
Questo, invece, sembrava un gioco pericoloso in cui avrebbero perso entrambi.
“Calmati. Ok? Cazzo, ma ti senti? Che ti è successo, Taehyung...”
Lo guardava con dolore, non odio per quelle parole.
Era solo preoccupato e ferito.
Si distese al suo fianco.
Taehyung era confuso.
Sentiva che aveva perso la lucidità, che dentro di lui cresceva qualcosa di orribile.
Si portò le mani sul viso.
“Jungkook...”
Il moro si voltò verso di lui.
“Tae, io ti sarò sempre vicino. E ti ho aiutato. Quel bacio l’ho voluto anche io, nonostante sia davvero umiliante per me. Ma tu...tu...” 
“Jungkook...”
Una lacrima scese sul volto ancora coperto dalle sue mani tremanti.
 “Penso....penso che Jimin mi abbia maledetto.”
 



Un boato.
Il cielo si incupì e iniziò un temporale violento.
Entrambi sobbalzarono a quel rumore cupo.
“So che a Londra piove sempre, ma, dio mio, così all’improvviso...”
Un cigolio gli fece voltare lo sguardo.
La porta si stava aprendo lenta.
“Ma...era chiusa a chiave.” sussurrò Tae, con una brutta sensazione in gola.
Il ragazzo che si presentò, una volta aperta la porta, li squadrò dalla testa ai piedi.
Tae sgranò gli occhi.
“Così, sei tu il famoso Jungkook.”
La voce era quasi minacciosa.
“Sono Jimin.”
Un sorriso gli illuminò il volto.
“Scusatemi per l’entrata, come dire, inquietante. Vi va un tè?”

   
 
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