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Autore: luvsam    07/11/2022    1 recensioni
Per uscire da casa Brannon, John si era appoggiato a Dean lanciando occhiatacce a suo figlio minore e una volta arrivati al pronto soccorso, lo aveva fulminato costringendolo a rimanere da solo in macchina. Sam aveva aspettato il loro ritorno senza mai alzare lo sguardo e non aveva osato proferir parola quando aveva sentito dire a suo fratello che non potevano viaggiare a lungo e che si sarebbero schiantati al primo motel. Quando si erano fermati, aveva riprovato a sotterrare l’ascia di guerra, ma con un gesto stizzito della mano John gli aveva ribadito che non si sbagliava sul suo conto e che non avrebbe mai avuto le palle di un vero cacciatore.
Buffo, quella storia era iniziata proprio perché voleva dimostrargli il contrario…
Genere: Avventura, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro Personaggio, Bobby, Famiglia Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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John e Dean arrivarono a Laramie nel pomeriggio e come avevano sempre l’abitudine di fare, cercarono una base fuori città, lontani da occhi indiscreti. Questo voleva dire nella maggior parte delle volte che si ritrovavano a dormire gomito a gomito con camionisti, o amanti in incognito in stanze a limite dell’emergenza sanitaria, ma entrambi avevano imparato ad essere poco schizzinosi sull’argomento.
Furono accolti all’Econo Lodge da una signorina più interessata ad asciugarsi lo smalto delle unghie che a dare il benvenuto ai clienti. Era evidente che fosse profondamente insoddisfatta della posizione occupata e quasi non alzò gli occhi quando John gli chiese una stanza per qualche giorno. Rispose annuendo e con la stessa strafottenza si voltò a prendere le chiavi dal quadro alle sue spalle, ripetendo come una cantilena le regole su eventuali danni, schiamazzi notturni e sull’orario di check out.
Dean la osservò invece incuriosito perché la suddetta signorina, che comunicò ai due di essere la figlia della proprietaria e di chiamarsi Mandy, era dotata di un davanzale niente male e magari avrebbe potuto rendere le sue giornate più eccitanti, un interesse che non sfuggì a suo padre, che sorrise scuotendo la testa. Sapeva che il suo ragazzo era in pista da un bel po' e  gli faceva anche piacere che trovasse il tempo per divertirsi data la loro vita, ma in quel particolare momento dovevano occuparsi di una serie di cadaveri e non di misure di reggiseni. Gli pestò leggermente un piede e quando suo figlio si voltò per protestare, con uno sguardo lo richiamò all’ordine, poi prese le chiavi dal bancone e si avviò con Dean alla loro stanza dopo averli registrati sotto i falsi nomi di Adam Brooke e suo figlio Thomas.
“Sai che sei proprio un guastafeste? Volevo solo socializzare un po', Mandy è decisamente un otto e mezzo”
“Un otto e mezzo?”
“Vuol dire fisico da urlo, ma non la perfezione. Magari se mi avessi lasciato fare conoscenza, avrebbe anche potuto scalare la classifica”
“Se tua madre fosse qui e ti sentisse parlare in questi termini di un’altra donna, ti staccherebbe la testa a sberle”
“Esperienza diretta?”
John rise e confermò:
“Beh, quando l’ho conosciuta, non avevo voglia di impegnarmi in una relazione seria, ma Mary non era una che accettava le mezze misure. O dentro, o fuori, mi intimò una sera che mi recuperò in un locale, e ho deciso di non lasciarmela scappare”
“Che tipo di locale?”-chiese malizioso il giovane.
“Da quando la mia vita privata è diventata oggetto di discussione?”
“Stai cambiando discorso”
“Certo, perché stavamo parlando delle tue socializzazioni, figliolo, e visto che siamo qui per lavoro, dovranno aspettare”
“ Ricevuto, ma a lavoro concluso…”
“Torneremo da Sam”
“Non mi spetterà nemmeno un piccolo riconoscimento? Non devo fidanzarmi in casa, solo…”
“Non mi interessano i particolari su cosa fai o non fai con le ragazze”
“Una volta tanto che possiamo parlare apertamente, senza il timore che Sammy possa sentire, ti metti a fare il pudico?”
Il cacciatore sospirò e dovette ammettere che avere uno scambio tra uomini con suo figlio maggiore era un qualcosa di molto raro, quasi un tabù. Riteneva infatti il più giovane ancora troppo piccolo per ascoltare discorsi senza filtri sul sesso e aveva espressamente vietato a Dean di coinvolgerlo nelle sue avventure, pur mostrandosi abbastanza tollerante sul concedergli il più possibile delle libere uscite. D’altronde anche lui ogni tanto era bisognoso di staccare la spina e cercava conforto tra le lenzuola di una donna qualunque, ma Sam doveva rimanere ancora in panchina. Era stupido, tutto sommato, sapeva che a scuola c’erano specifiche lezioni di scienze, però non era disposto ad ammettere con se stesso che anche il suo bambino stava diventando grande e prima o poi avrebbe avuto le sue esperienze.
“Pensi che stia bene?”
“Non avevi detto che dovevamo venire qui ed essere concentrati al 100% sul caso?”
“Sì, l’ho detto, ma, anche se so che Bobby si prenderà cura di lui, non riesco a liberarmi della sensazione che qualcosa non andrà per il verso giusto. Sammy è tremendamente avventato quando è arrabbiato e non vorrei che facesse qualche sciocchezza”
“Hai paura che scappi di nuovo?”
“E’ meglio per lui che non ci riprovi, o questa volta non si siederà per molto più di una settimana”
“Gli hai dato una bella ripassata all’epoca, non credo che vorrà ripetere l’esperienza”
“Mai dire mai con tuo fratello, prova un perverso piacere nel provocarmi”
“Te lo concedo, a volte è davvero irritante con tutte le sue domande”
“Cerchiamo di concentrarci sul caso adesso?”
“Vuoi andare all’obitorio?”
“Sì e mentre lo faccio, tu resti qui”
“Perché non posso venire?”
“Sei troppo giovane per passare per un federale”
“Potrei essere una recluta in addestramento”
“Dean”
“Lo abbiamo già fatto, so come comportarmi”
“D’accordo, ma non apri bocca, dirigo io”
“Come sempre. Vado a cambiarmi?”
“Faccio prima una telefonata e vediamo se possiamo andare a parlare con qualcuno della sala mortuaria”
Dopo una ventina di minuti i due Winchester erano pronti ad entrare in scena e John si rimise al volante. Guidò fino al Mount Sinai Morgue e parcheggiò nell’area antistante l’ingresso. Uscì dall’auto, fece una veloce ispezione a Dean, poi, soddisfatto per quanto aveva visto, si avviò all’entrata tirando fuori il falso distintivo dell’FBI. Si avvicinò ad una guardia e si presentò come l’agente speciale Brooke. L’uomo in divisa gli lanciò un’occhiata, poi la sua attenzione fu attirata dal giovanotto accanto al visitatore.
“E lui è?”
“Una matricola, che deve farsi le ossa”
“E’uno sbarbatello”
“Lo so, ma mi danno un ordine e io lo eseguo”
“Chiaro e detto tra noi, sono contento che i federali si occupino della questione, tira una brutta aria in città”
“Con chi posso parlare del caso?”
“ Il dottor Philips sta terminando l’autopsia e non appena avrà finito…”
“Se fosse possibile, vorrei vedere il cadavere”
“Ha lo stomaco forte?”
“Direi di sì, ne ho viste tante”
“Bene, perché non resta molto di quei poveri ragazzi, fanno fatica a riconoscerli i loro genitori”
John sentì un brivido corrergli lungo la schiena e pensò che aver lasciato indietro Sam era stata una grande idea, poi indossò il tesserino Guest appuntandoselo sulla giacca. Su invito della guardia entrò poi nell’edificio e iniziò a seguirla tallonato da Dean lungo dei corridoi, che via via diventavano sempre più deserti. Presero un’ ascensore e scesero di qualche piano, poi dopo ancora qualche metro si ritrovarono davanti ad una doppia porta.
“Dovete indossare camice e mascherina, è la prassi”
“Certo”
“Nel frattempo dico al dottore che siete qui”
L’uomo premette il tasto di un interfono e annunciò la presenza dei due agenti, che furono invitati ad entrare. Non appena lo fecero, furono investiti da un odore poco invitante e Dean ringraziò il cielo di aver accettato la mascherina, ma già sognava la lunghissima doccia che avrebbe fatto una volta usciti di lì. Contrariamente a lui, suo padre non sembrava minimamente a disagio e si avvicinò a grandi falcate ad un tavolo su cui era chino un uomo con addosso un camice, che una volta doveva essere bianco.
“Signori, buongiorno”
“Buongiorno a lei, dottore. Sono l’agente Brooke e lui è il mio sottoposto Palmer. Siamo qui per indagare sulla serie di omicidi che si sono susseguiti nella vostra città nelle ultime settimane e le sarei davvero grato se mi fornisse tutte le notizie, di cui è in possesso”
“Mi domandavo proprio ieri quando i federali si sarebbero interessati al problema, perché, agente, di morti ne ho visti tanti, ma questi poveri sventurati...Quello che vedete qui è ciò che resta di Simon Rodgers, quindici anni, scomparso dieci giorni fa mentre tornava da scuola e ritrovato ieri in un canale di scolo da alcuni addetti alla manutenzione. I genitori lo hanno riconosciuto solo perché, chiunque lo ha ridotto in questo stato, non gli ha portato via una collanina, regalo di sua nonna. E’ stato davvero straziante, lo è stato tutte le volte da quando è iniziato questo incubo”
John abbassò gli occhi e rimase sconcertato da quello che vide perché ci voleva un grande sforzo di immaginazione per riconoscere nell’ammasso di sangue e ossa quello che doveva essere stato il medio adolescente americano. Ancora una volta il suo pensiero corse a Sam e immaginò che cosa avrebbe provato lui se gli avessero messo davanti i suoi resti. Il cuore gli si strinse e per un attimo distolse lo sguardo.
“Sta bene, agente?”
“Sì, mi scusi, è che ho un figlio della stessa età e mi sono messo nei panni dei genitori. Non so immaginare un dolore più grande, deve essere qualcosa che ti fa perdere la voglia di vivere”
Dean guardò suo padre e si meravigliò della dichiarazione così franca davanti al medico, poi pensò anche lui a suo fratello e capì che cosa volesse dire.
“Parole sante! E’ sempre dura restituire la salma di una persona così giovane alla famiglia, però in genere riesco a renderla, passatemi il termine, presentabile, ma in questi casi non so dove mettere le mani. Mancano intere parti dei corpi delle vittime, è come se fossero state divorate”
“Si è fatto un’idea?”
“Beh, all’inizio ho pensato all’attacco di un animale, ma adesso non se sono più tanto sicuro”
John guardò Dean e capì che suo figlio aveva avuto la sua stessa idea, avevano a che fare con un Wendigo. Aspettò pazientemente che il medico finisse l’esame dell’adolescente, poi si fece consegnare le copie dei rapporti riguardanti le altre vittime e dopo essersi liberato dei dispositivi di protezione, ritornò in auto. Non appena si sedette dietro il volante, si slacciò il nodo della cravatta e si sfilò la giacca. Si confrontò con Dean e i due convennero di fare un salto anche al distretto di polizia per recuperare la ricostruzione dei ritrovamenti. Incontrarono un funzionario molto ansioso di passare la patata bollente a qualcuno e da lui ottennero altri plichi recanti anche la foto dei ragazzi morti. Tornati all’Impala, John avviò il motore e si diresse al motel per fare il punto della situazione. Lungo la strada fecero una sosta per prendere qualcosa da mangiare, poi dopo essersi rifocillati e aver fatto il pieno di caffè, si misero a lavorare. La parete più larga della stanza diventò una lavagna e rapporto dopo rapporto ricostruirono la storia delle vittime. Erano di fatto tutti studenti tranne un certo Mark Shepard, che aveva abbandonato la scuola e lavorava in un market della zona. Erano i classici bravi ragazzi di provincia, senza grilli per la testa e dalla fedina penale immacolata.
Mentre guardava le loro foto, il cacciatore più anziano pensò che vedere i loro volti sorridenti li rendeva decisamente più reali e doveva fare qualcosa per dare un po' di pace a quelle povere famiglie. Certo, non avrebbe mai potuto restituirgli il loro bene più prezioso, ma almeno si sarebbe assicurato che nessun altro avrebbe attraversato quell’inferno.
“Figliolo-disse ad un certo punto guardando l’orologio-andiamo a dormire, domani voglio incontrare i genitori dei ragazzi”
“Non me lo faccio ripetere due volte, mi si stanno chiudendo gli occhi”
“Questo figlio di puttana ha i giorni contati, devo solo capire come si muove e ha chiuso”
“E poi mi lasci qualche ora con Mandy”
“Dean”
“Non abbandono il campo senza almeno provarci”
L’uomo sorrise e annuì.
“D’accordo, ma poi dritti da Sammy e mi darai una mano a rimetterlo sulla retta via”
“Mi sembra un accordo ragionevole. Buonanotte, papà”
“Buonanotte, Dean”
Le luci si spensero e i due Winchester riposarono fino alle nove quando la sveglia li tirò giù dai letti. Si prepararono, fecero una veloce colazione e poi iniziarono le loro indagini presso i familiari dalla residenza di Sean Miller, il primo ad essere ucciso. In quella casa e in tutte le altre a seguire il copione fu sempre lo stesso: da un lato lacrime mischiate ad incredulità e rabbia per una fine tanto assurda da parte di chi aveva amato chi non c’era più, dall’altro il sangue freddo dei Winchester nel dosare le domande e alzare i tacchi al minimo accenno di sospetto. Ci misero ore per sentirli tutti e solo verso il tramonto John si sentì soddisfatto di quanto raccolto.
“Wow, sono distrutto”- esclamò Dean stravaccandosi sul letto.
“Non metterti troppo comodo, entro domani voglio andare a cercarlo”
“Hai paura che attacchi ancora?”
“Non lo escludo. In giro non c’era praticamente nessuno mentre tornavano e non trovare prede, potrebbe renderlo nervoso”
“Hai ragione, sembrava che ci fosse il coprifuoco e sono solo le dieci e venti”
 “Pizza?”
“Ci sto. Credi che facciano consegne a domicilio? ”
“Uhm, non saprei, proviamo a chiamare”
Dopo circa venti minuti un signore sulla quarantina si presentò alla porta dei Winchester con un cartone fumante e lo tese a John.
“Peperoni e salsiccia e un abbondante porzione di patatine con ketchup e maionese”
“Grazie”
“Grazie a lei per avermi fatto trovare la cifra esatta, vado un po' di fretta. Ho preferito non far uscire i ragazzi, che normalmente fanno le consegne, dal locale, sa, con i tempi che corrono”
Il cacciatore annuì e rientrò in camera con la cena. La appoggiò sul tavolo vicino alla finestra e si sedette imitato da suo figlio, che si avventò sulle patatine.
“Mangi in maniera esagerata, lo sai?”
“Il minimo indispensabile per mantenere le forze- rispose Dean addentando la pizza.
“Sì, certo. Sammy non ha bisogno di ingozzarsi in questo modo e non mi sembra che non stia in piedi”
“Ma io devo nutrire anche il mio fascino”
John scoppiò a ridere, poi il pensiero volò al figlio minore.
“Che ore sono in South Dakota?”
“Quasi mezzanotte”
“Pensi che Bobby stia dormendo?”
“No, il vecchio fa le ore piccole”
“Allora lo chiamo, voglio raccontargli che cosa abbiamo scoperto e chiedergli se concorda sul fatto che Laramie è diventata la riserva di caccia di un Wendigo”
Dean si riempì la bocca per impedirsi di ribattere all’evidente bugia di suo padre, sapeva che non aveva bisogno di nessuna conferma, voleva solo avere notizie di Sam e la cosa gli stava bene. Lo vide mandar giù un altro spicchio di pizza, poi alzarsi e prendere il telefono. Aspettò solo pochi squilli prima che dall’altra parte si facesse viva la voce del suo amico.
“Singer”
“Ciao, Bobby, sono John”
“Ehi, Winchester, avete risolto il problema?”
“Non ancora, ma sono praticamente sicuro che si tratti di un Wendigo”
“Quando gli darete la caccia?”
“Oggi abbiamo finito il giro con i parenti delle vittime e crediamo di aver trovato uno schema negli appostamenti, quindi domani sera passeremo all’azione”
“Okay. Vuoi farmi la domanda vera adesso?”
John tacque e Bobby continuò:
“Sam sta bene ed è già sotto le coperte”
“Non è un pò presto per i suoi standard?”
“Ci siamo dati alle grandi pulizie dell’officina ed era piuttosto stanco”
“Si è calmato?”
“Non direi”
“Perché? Che ha fatto?”
“Niente di che, ma si vede che gli gira male. E’ molto silenzioso e continua a rimuginare su quello che è successo”
“Si è lamentato con te?”
“No, neanche una parola”
“Tornerò presto a prenderlo, un paio di giorni”
“Non è un problema per me avere qui Sam, lo sai. Vuoi che salga a vedere se per caso è ancora sveglio?”
“Non…”
“Resta lì, sono già per le scale”
Bobby arrivò alla porta della stanza e la aprì lentamente. Si affacciò e vide la figura distesa del ragazzo. Ne ascoltò il respiro e concluse che stava dormendo. Si tirò indietro e tornò al piano di sotto.
“E’ nel mondo dei sogni, John”
“Okay, non importa. Probabilmente non avrebbe accettato di parlarmi, quindi forse meglio così”
“State attenti laggiù, i Wendigo sono dei gran figli di puttana”
“Lo faremo e grazie per Sam”
“Torna con qualche birra e siamo a posto”
John sorrise e riagganciò. Raccontò a Dean della telefonata, poi buttò via il cartone della pizza e stese sul tavolo una mappa della zona.
“Cominceremo da qui-fece indicando un punto sulla carta-mi sembra il posto ideale dove rifugiarsi per spolpare una preda”
“Ed è piuttosto equidistante da tutti i punti in cui le vittime sono state viste l’ultima volta”
“Ottima osservazione”
“Tra un po' sarò pronto per andare a caccia da solo, me lo sento”
“Io invece sento troppa sicurezza nella tua voce e non mi piace questo atteggiamento. Non devi mai pensare di aver già vinto una guerra se ancora non hai combattuto nemmeno un battaglia”
“Sono fottutamente bravo, lo sai”
“Sì, sei bravo, ma hai ancora molto da imparare, giovanotto”
“Okay, okay, ricevuto. Vuoi fare per primo la doccia?”
“No, vai”
Non appena Dean scomparve alla sua vista, John tornò a sedersi accanto alla finestra e spostò la tenda per guardare fuori. C’era la luna piena e immaginò che il mostro stesse cercando un nuovo spuntino. Tirò fuori dal borsone ai suoi piedi il diario e cominciò a sfogliare le pagine per rileggere tutto ciò che sapeva sui Wendigo. Non ne aveva realmente bisogno, ma era un’abitudine che onorava ogni volta che stava per attaccare e mentre girava i fogli, vide qualcosa scivolare verso il pavimento. Si chinò per raccoglierlo e riconobbe la foto della sua famiglia prima della tragedia. Accarezzò con un dito il volto di Mary, poi il suo sguardo indugiò su un Sammy neonato, che dormiva tranquillo tra le braccia di sua moglie.
Dove era finita quella pace? Che cosa aveva travolto la sua famiglia in quella sera di novembre?
Restò con la foto tra le mani fin quando non sentì l’acqua chiudersi, la rimise nel diario, poi lo ripose nel borsone giusto un attimo prima che Dean facesse la sua comparsa accompagnato da una nuvola di vapore.
   
 
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