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Autore: dragun95    08/11/2022    2 recensioni
Le Terre dimenticate, sono un luogo ostile e molto pericoloso. Tanto che anche la Chiesa se ne serve per esiliare
chi ritiene un eretico o le creature troppo pericoloso.
Ma in questo luogo vive anche una delle razze Ancestrali. Giran è un membro dei Brashak che da tempi antichi vivono
in quelle terre, per lui la vita è un semplice tiro di dadi. Ma quando la sua tranquilla routine viene interrotta, sarà costretto
a scendere a patti con i suoi rimpiatti e affrontare il suo passato.
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Thorn Cronicles'
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CAPITOLO 14
 
 
La legna del piccolo falò scoppiettava mentre il Brashak attendeva che si spegnesse del tutto. Non erano certo le fiamme che gli interessavano, era la cenere quella che voleva. Quando alla fine la fiamma si estinse, tolse i tizzoni restanti raccogliendo la cenere mista a sabbia tastandola con la mano.
Era ancora calda ma per lui non era di certo un problema. Prima di mettersi alla ricerca degli uomini della Chiesa, doveva completare un rituale di guerra.
 
Si tolse il mantello in cuoio restando a torso nudo, iniziando a passarsi la sabbia e la cenere sulle braccia e il corpo. Successivamente si portò il dito alla bocca mordendolo fino a farsi uscire il sangue e usandolo per disegnare sul suo petto il simbolo alchemico della terra.
Era un modo per connettersi al loro elemento e consacrarsi alla terra, così da avere la protezione di Gaia.
 
Fatto ciò raccolse la cenere rimasta e se la passò sul volto come pittura di guerra, così da ottenere tre segni che gli percorrevano il volto.
 
Si rimise in piedi chiudendo gli occhi e concentrarsi solo sul senso dell’olfatto. Prendendo dei profondi respiri, lasciò entrare gli odori nel suo naso e il suo cervello prese ad analizzarli uno per uno. Tra di essi c’erano quelli più familiari della sabbia e delle creature che l’abitavano, ma poi percepì qualcosa di sconosciuto insieme a quello acre del sangue.
 
“Forse li ho trovati!” si disse iniziando a seguire il suo naso nella direzione che gli diceva. Se credevano che avrebbe avuto pietà si sbagliavano.
 
 
 
Nel frattempo i Crociati che si erano distaccati dal gruppo di Dario erano ansiosi di ricongiungersi agli altri cavalieri. Soprattutto perché quel posto li innervosiva, era così selvaggio e pericoloso che non potevano abbassare la guardia nemmeno un’istante.
Isla sembrava l’unica a non avere di questi problemi. La Pacificatrice era inginocchiata con le mani congiunti in preghiera, ringraziando il signore per la sua protezione.
 
-Non so voi, ma a me mette i brividi!-
 
-Che vuoi dire?-
 
-E’ troppo tranquilla…e poi l’hai vista, non sembra provare emozioni- gli altri non poterono negarlo. L’unica nota di emozione era quando pregava.
 
Ma dopotutto sapevano che erano state addestrate a non provare emozioni superflue se non l’amore e la devozione al signore. Isla ignorò quei commenti troppo immersa nelle sue preghiere di ringraziamento per poter rispondere a quei pensieri superflui.
Dal cielo scese un falco che planò fino ad adagiarsi sulla spalla della donna. Il rapace scrutò l’ambiente intorno a sé per poi abbassare il capo come la sua padrona.
 
-Spero faccia in fretta perché qui…- gli altri tre Crociati aspettarono che finisse la frase, ma quando si girarono inorridirono vedendo una punta di sabbia che aveva perforato la corazza e il petto del loro compagno. Indietreggiarono spaventati e il falco gracchio riscuotendo la sua padrona dalle preghiere.
 
-Che succede?- chiese subito vedendo il cavaliere trapassato a morte, la punta di sabbia ritornò nuovamente della sua normale consistenza e il corpo cadde a terra.
 
-Cosa accidenti è stato?- tutti i cavalieri erano spaventati, eccetto Isla che aveva uno sguardo impassibile. Il suo falco intanto era ancora sulla sua spalla guardandosi intono. Quando avvertì una forte aura che lo fece gracchiare spaventato.
 
-Che succede amico mio…c’è un nemico?- subito tutti estrassero le loro armi.
 
-Restate calmi, il signore è con noi e guida la nostra forza- li ammonì subito lei stringendo la croce che portava al collo.
 
“Non mi sembra il momento di pregare questo” si disse un Crociato, sentendosi afferrare la testa e successivamente ritrovarsi a guardare dietro di sé. Trovandosi degli addominali scolpiti. Il cavaliere sputò sangue dato che aveva la testa ruotata al contrario.
Giran spinse via il corpo del cavaliere con un calcio guardando il resto del suo gruppo che sobbalzarono di paura.
 
-Che diavolo è quell’essere…un gigante?- Isla però non sembrò intimorita dalla stazza del Brashak.
 
-Non ricordavo che avessimo mandato qui degli esseri così imponenti!-
 
-Infatti non lo avete fatto…io ci sono nato qui- rispose il moro con tono freddo.
 
-Quindi sai parlare. Che bestia strana!- un ringhio uscì dalla sua gola, non gli piaceva essere paragonato ad una bestia. Ma ancora di più non gli piacque quando il suo naso sentì la puzza di sangue provenire da quella donna.
 
-Rispondi ad una domanda. Siete stati voi ad uccidere il villaggio di Goblin non lontano da qui?-
 
-Quegli esseri delle tenebre. SI, siamo stati noi. La sola presenza di quegli esseri oscuri era un’offesa alla luce- rispose calma stringendo la croce –Per caso eri loro amico? Se è così allora anche tu sei dalla parte del male!-
 
Il Brashak non sembrò essere toccato minimamente dalle sue parole. Capiva che la devozione ad una divinità poteva spingere ad uccidere chi ne venerava un’altra. Ma anche se lo comprendeva, non poteva certo lasciarli vivere dopo quello che avevano fatto ad Azara e gli altri.
 
-Allora temo che stiate per morire!- disse allungando gli artigli e i suoi occhi si tingevano di rosso per la rabbia che stava provando.
 
-Uccidetelo nel nome di Dio- il Crociato più vicino fu il primo a muoversi per effettuare un affondo con la spada. Giran indurì il suo corpo, ma nonostante questo avvertì una fitta all’addome, sconcertato abbassò lo sguardo vedendo che la lama era riuscita a perforare la sua pelle anche se non di tanto.
Il cavaliere provò ad estrarre la spada, ma questa sembrò bloccata. Alzò la testa solo per vedere l’espressione furiosa del membro del popolo della terra prima che gli desse un pugno alla testa piegandogli il collo in modo innaturale.
 
Prese la spada estraendola e guardarla più da vicino. Sembrava una semplice arma in acciaio, ma la lama presentava delle increspature come quelle che si formano quando smuovi la superficie dell’acqua con un sasso.
 
-Quindi anche tu sanguini- si meravigliò la Pacificatrice ma anche fiduciosa nel vedere il loro acciaio Damasco ferire l’imponente corpo del loro nemico.
 
-Se sanguina, allora può essere ucciso!- disse l’ultimo cavaliere sentendosi sollevato. Solo per essere centrato in pieno volto dalla spada che il Brashak aveva lanciato come un giavellotto. La Pacificatrice passò lo sguardo sull’ultimo del suo gruppo ormai morto e poi sui corpi degli altri, senza mostrare alcuna emozione.
 
-Pagherai per questo affronto con il sangue!- gli disse prendendo dalla cintura della veste corazzata una stella del mattino in acciaio Damasco.
 
-Credi davvero che quella basti ad uccidermi?- lei scosse la testa fischiando e un secondo falco piombò dal cielo adagiandosi sull’altra spalla.
 
-I tuoi uccellini dovrebbero farmi paura?-
 
-In verità. Si- strinse la croce che aveva al collo e i due rapaci iniziarono a divincolarsi cadendo a terra. Improvvisamente i loro corpi cominciarono a mutare assumendo una postura più eretta ma leggermente incurvata, ottenendo delle braccia che crebbero terminavano con delle appendici ad uncino in metallo. Anche la loro stazza aumentò raggiungendo quella di una persona media, il becco era diventato simile alla picca di un maglio da guerra in acciaio e gli occhi si erano ingranditi diventando completamente neri.
 
Il Brashak si strofinò gli occhi credendo di aver visto male, ed invece non si sbagliava. Quegli animali erano appena diventati dei mostri.
 
“Ma cosa?” in un secondo una delle due creature si avventò su di lui cercando di colpirlo con il becco. Si spostò di lato lasciando che colpisse la sabbia per poi sferrare un pugno alla sua testa. In risposta la creatura aprì le ali saltando in aria.
Alzò la testa la testa e successivamente le braccia per difendersi dagli artigli del nemico. Strinse i denti avvertendo le lame lacerare la sua carne e conficcarsi nelle sue braccia. Con un movimento le allargò di colpo, costringendo la creatura a mollarlo, tornando a terra.
 
-Ma che diavolo sono questi esseri?- quel metallo era in grado di perforare il suo corpo, certo non erano ferite gravi, ma facevano comunque male. Il suo istinto gli disse di abbassarsi mentre anche il secondo scendeva in picchiata cercando di ghermirlo con i suoi artigli.
 
-Vedo che nemmeno tu sei immune alla forza delle nostre Chimere Mutaforma- disse la Pacificatrice continuando a stringere la croce.
 
-Chimere Mutaforma? Ti riferisci a questi mostri?-
 
-Non sono mostri. Ma fiere che vengono concesse solo ai più nobili e devoti di noi, create per consacrare la nostra causa contro gli eretici e il male- dall’odore che emanavano e che era cambiato assumendo più sfumature come un mix, aveva capito che erano un miscuglio di creature e non.
 
 
 
-Voi avete creato questi Abominii? Il vostro Dio deve avere una bella faccia tosta per avervi permesso una cosa simile!-
 
-Osi insultate il signore, tu sporca bestia. Meriti una punizione divina!- entrambe le chimere si abbatterono contro il Brashak, che in risposta prese a difendersi indietreggiando. Ogni volta che parava un nuovo taglio si apriva sul suo corpo, quando venne ferito alla schiena quello lo costrinse a stringere i denti.
Si voltò afferrando il becco di una delle chimere pronto a torcerglielo con forza, ma la seconda si avventò sulla sua schiena infilzandolo con le lame costringendo a lasciare il suo simile, che gli assestò un calcio al volto facendolo indietreggiare.
 
-Questa è la fine per te. Possa il signore perdonarti per i tuoi peccati- Isla schioccò le dita e le due Chimere si mossero contemporaneamente in picchiata ai lati del Brashak per un attacco su due fronti.
 
-Direi che è ora di smetterla di fare il bravo- poggiò il peso sul piede facendo alzare la sabbia creando due muri per farvisi schiantare contro le due chimere.
 
Prima che si potessero riprendere oltrepasso il muro di sabbia con una mano afferrando il becco della chimera che aveva davanti sbattendolo con forza a terra e afferrargli le ali. Iniziò a tirare con tutte le sue forze sentendole lussarsi e i muscoli strapparsi fino a strapparle via dalla sua schiena. La creatura emise un forte stridulo acuto per il dolore mentre il sangue zampillava dai moncherini delle ali. Ma prima che potesse rialzarsi un aculeo di sabbia lo trapassò da parte a parte uccidendolo.
 
-Tu maledetta bestia- strillò la Pacificatrice oltraggiata da come avesse ridotto uno dei suoi falchi.
L’altra Chimera si alzò in volo per effettuare un attacco in picchiata usando il suo becco affilato come la punta di una lancia. Avrebbe potuto creare un altro muro di sabbia, ma invece rimase immobile fino all’ultimo alzando il braccio e fermandolo a mezz’aria tenendolo per il becco.
 
Isla sgranò gli occhi, mentre la Chimera si agitava cercando di liberarsi dalla presa del Brashak.
 
-Ora tocca a me!- strinse la presa iniziando a sbattere il volatile contro la sabbia molto violentemente, come se stesse sbattendo a terra un ramo.
 
In quella situazione non riusciva a credere che ciò che vedeva fosse reale. Com’era possibile che esistesse una simile forza capace di rivaleggiare con una delle migliori creazioni della Chiesa. Nel cuore della Pacificatrice iniziò a formarsi un sentimento che non provava da tantissimo tempo: la paura.
Ma subito la ricacciò nel profondo dentro di sé come gli era stato insegnato a fare, con tutte le altre emozioni superflue.
 
-Michele, concedimi la tua forza- strinse la croce al suo collo, mentre la sua arma veniva avvolta dalle fiamme. Approfittando della distrazione di quella bestia intenta a prendersela con la sua Fiera. Si mosse silenziosamente per coglierlo alle spalle.
Peccato che avesse sottovalutato i sensi fortemente sviluppati di un membro di uno delle antiche razze. Intuendo la sua mossa, la lasciò avvicinare abbastanza per poi lanciargli contro il corpo del suo animaletto. Quando ebbe la visuale oscurato usò l’energia della terra per scagliare un pugno che lanciò via sia la donna che la Chimera.
 
Isla cadde sulla sabbia sentendo una forte fitta allo stomaco che gli fece mozzare il fiato. Nonostante l’armatura che indossava era riuscita a colpirlo con l’onda d’urto. Alzò la testa con la visuale sdoppiata per la bocca presa, vedendo il corpo della sua Chimera ormai senza vita.
Istintivamente cercò di toglierselo di dosso, ma il piede del moro glielo impedì piantandola con forza a terra.
 
-Ora si che sei in una brutta situazione!- Giran abbassò il busto per guardarla negli occhi, Isla strinse i denti inferocita e alzò il braccio colpendolo al volto con la sua arma avvolta dalle fiamme.
 
-Muori schifosa bestia!- provò a colpirlo nuovamente, ma lui alzò la mano afferrando la sfera chiodata e stringendola. Sentiva che le fiamme gli stavano bruciando la pelle, ma non gli importava poi molto, preferiva vedere l’espressione sbigottita sul volto della Pacificatrice.
 
-Io sono per la parità dei sessi. Non ho problemi a uccidere una donna se lo merita, e tu lo meriti eccome!- aveva alla sua mercé una degli assassini che aveva ucciso Azara e il resto dei Silent sand. Il suo istinto gli stava gridando di strappargli via il cuore e vendicare i suoi amici.
 
Ma in mezzo a quel turbinio di emozioni, gli tornarono in mente le parole dette da Hireza, di pensare anche a proteggere e non solo a vendicare. Chi gli diceva che quello fosse il solo gruppo arrivato nelle Terre Dimenticate e che non ce ne fossero altri. Era qualcosa di cui non poteva essere certo al cento per cento. E forse la donna sarebbe potuta tornagli utile ancora per un po'.
 
Isla però non intendeva arrendersi senza lottare, con l’altra mano prese il paletto in acciaio Damasco, piantandolo nel polpaccio del moro. Questi ringhiò per il dolore e gli assestò un pugno rompendogli il naso e facendole perdere i sensi.
 
-Testarda fino alla fine- ammise lodando in parte la sua tenacia. Gli tolse di dosso il corpo della Chimera e si caricò la donna sulle spalle. Doveva portarla alla Cittadella per costringerla a dargli informazioni di cui poteva essere in possesso.
 
 
 
 
 
 
Note dell’autore
 
Eccomi qui con il nuovo capitolo e l’atteso scontro con i membri della Chiesa, o almeno parte di loro.
Giran di certo non si è risparmiato o ha avuto pietà con loro, nonostante le loro armi riescano a ferirlo e al trucco della Pacificatrice. Non vi aspettava che i Templari potessero disporre di Chimere mutaforma.
 
Anche se il Brashak avrebbe voluto ucciderla, ha fatto la cosa più saggia catturandola per avere informazioni. Anche se credo che gran parte della Cittadella non sarebbe felice di rivedere un membro della Chiesa.
Ma per scoprire cosa succederà dovrete aspettare il prossimo capitolo, io vi saluto qui ringraziando anche solo chi legge la storia.
A presto
  
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