I gesti discreti e gentili non sono mai piccoli

È lì. A portata di mano. Letteralmente.
Sarebbe semplicissimo afferrarla.
La mano di Atsumu.
Intrecciare le proprie dita con le sue.

Ma non c’è la fa, Kiyoomi, gli sembra tutto così difficile. Non è uno portato al contatto fisico, quindi già desiderare intensamente di prendere per mano l’altro è una cosa che lo fa sbarellare. Oltrettutto ha sempre considerato il prendersi per mano un gesto ancora più intimo del baciarsi.
In secondo luogo il cuore potrebbe esplodergli da un momento all’altro per l’emozione.
“Non sei tu che controlli le emozioni, sono le emozioni che controllano te.” gli aveva detto più di qualche volta Motoya.
Col cazzo! Siamo esseri dotati di ragione, quindi non esiste che le emozioni controllino il nostro logos.
Sì, certo: tutto molto esaltante per il cervello – che sta continuando a suonare allarmi che manco se ci fosse pericolo di tsunami con onde altre ottanta metri - però quel desiderio di prenderlo per mano, quella salivazione azzerata, il cuore che sembra saltargli fuori dalla gola è qualcosa di reale ed effettivo.

Le osserva ancora, Kiyoomi, le dita di Atsumu. Che sta camminando al suo fianco, incredibilmente in silenzio, inconsapevole del chiacchiericcio interno di Omi. Il quale prende l’ennesimo piccolo inspiro.
Sono lì. A portata di mano. Le dita affusolate, da alzatore, dell’altro.
Dita che Kiyoomi si è scoperto ad osservare più volte ultimamente.
Si chiede quanto caldo e confortante debba essere il palmo di quella mano. Lui, che rischia parte delle falangi per ipotermia anche in piena estate.
Scuote piano la testa, cercando di scacciare quei pensieri (oh, andiamo: ne va della sua dignità! E molto probabilmente anche della sua sanità mentale), infossa il volto nella giacca della tuta e fissa davanti a sé, con il suo solito cipiglio mentre gli si forma la solita rughetta tra le sopracciglia, là dove puntualmente si appoggia morbidamente uno dei suoi ricci ribelli.
Ed è proprio quando sta cercando di scostare questo ciuffo indisciplinato con un piccolo movimento del capo che le sente.
La punta delle dita di Atsumu, quasi timidamente e non con l’irruenza chiassosa che sempre contraddistingue l’alzatore, che gli accarezzano lievemente le sue.
Volta di scatto il viso verso quello dell’altro, che sta continuando a fissare davanti a sé, mentre tenta di nascondere il rossore che gli è salito alle guance infossando a sua volta il volto dentro la sciarpa.
Si lanciano una piccola occhiata e un lieve sorriso quando Kiyoomi risponde a quelle lievi carezze. E allora la presa di Atsumu si fa più decisa e sicura, il volto ritorna spavaldo, il sorrisetto si fa nuovamente insolente.
È una presa decisa e sicura ma anche incredibilmente morbida e calda quando alla fine Atsumu lo prende per mano, dopo che le dita si sono cercate accarezzandosi.
E a Kiyoomi, essere mano nella mano con l’altro, sembra la cosa più naturale e più bella al mondo.

Ecco, era stato tutto così semplice. Ci doveva pensare Atsumu.

Fine

Io dico solo che ad un certo punto una parte della mia mente fa “Ehy psttt: da qui si potrebbe fare un bel plot twist e farla finire tragicamente. Molto tragicamente.” Attimo di silenzio. Valutazione dell’idea. E poi il responso. “Nahhhhh! Unicorni rosa e diabete per tutti.”

Et voilà.