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Autore: desigra2005    11/11/2022    0 recensioni
Ci sono amori che nascono per magia quando gli sguardi si accarezzano e le pelli si sfiorano, che non conoscono limiti, distanze e religioni, amori incondizionati, puri. Questa è la storia di Loredana, giovane fisioterapista, che tra amori, drammi, spensieratezza e speranze colorerà la campagna romana.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Gabriele mi accompagnò in paese. Durante tutto il viaggio cercò di occupare il mio silenzio con aneddoti risalenti al nostro percorso di studi; si era accorto del mio malumore e stava cercando in tutti i modi di farmi dimenticare lo screzio con Angela. Tacevo perché non ero sicura che il mio malessere derivasse solamente dal battibecco con barbie. Guardai più volte il telefono, era quasi mezzanotte ed Andrea non si era ancora fatto sentire. Vista anche la tarda ora, Gabriele insistette per accompagnarmi alla festa allestita nel parco centrale. Quando arrivammo rimanemmo entrambi piacevolmente sorpresi dal lavoro che era stato fatto: il lungo palco era stato allestito vicino all’entrata principale in modo da lasciare a disposizione tutto il restante spazio per ballare, il dj suonava già da qualche ora ed un discreto numero di persone ballava circondate da alberi secolari e aiuole fiorite. “Mio bel cavaliere sono arrivata ora. Mi riconoscerai con indosso un vestito più contemporaneo? Per evitare che tu commetta un errore ti aspetto vicino l’entrata”. Gabriele continuava a starmi vicino. Gli mentii. “Gabry mi ha appena scritto Andrea che tra poco arriverà qui. Ti ringrazio molto per la cena e per avermi tenuto compagnia fin qui”. Pensavo che le mie parole fossero chiare ma invece mi sorrise e di salutarmi non fece nessun accenno. Ormai stavo perdendo la pazienza e quando ero sul punto di rispondergli male finalmente Andrea arrivò. Il suo viso era molto teso, dagli occhi non traspariva nessuna emozione. Si affiancò a me e mi diede un rapido bacio sulla fronte. “Come stai piccola? Il tuo polso?”. Mi prese il braccio e verificò lo stato dei segni lasciati da David. “Cosa ti è successo? Qual è la storia di queste ecchimosi?”. Il tono di Gabriele si fece subito sospettoso e l’aria vibrò di tensione. Cercai di smorzare sul nascere la faida. “Sto bene. Non preoccupatevi andranno via tra qualche giorno. E’ stato solo un incidente”. Le ultime parole le scandii in direzione di Gabriele sperando che tranquillizzassero la sua preoccupazione. Andrea si fece avanti e gli diede la mano. “Non immaginavo di rivederti così presto, spero che la tua serata sia stata piacevole”. Il dottore strinse al volo la mano, la sua presa fu ferma. “Sì devo dire che la serata è stata molto piacevole. Ti stavamo aspettando, Loredana a cena mi aveva detto che dopo ti avremmo incontrato. Visto che mi trasferirò qui credo che dovrai farci l’abitudine al vedermi”. Un sorriso compiaciuto segnò le sue labbra, in pochi minuti era riuscito a mettere a segno diversi colpi a suo favore. “Ero l’unico, a quanto pare, a non sapere della vostra cena romantica. E cosa va a fare un dottore della tua fama in un piccolo ospedale? Lo trovo alquanto strano. Sei giovane, all’apice della carriera e già ti ritiri dalle prime linee?”. Andrea mi lanciava occhiate roventi. “Loredana mi ha fatto capire che la notorietà e il successo nella vita non sono tutto. Quello che conta veramente sono gli affetti; ho deciso così di fermarmi per un po': mi dedicherò comunque all’attività di ricerca e metterò tutta la mia conoscenza a disposizione dei più bisognosi. E tu invece quando ripartirai? Loredana mi ha detto che sei un facoltoso imprenditore”. Ad interrompere la veloce escalation furono Angela con Edoardo. “Ciao ragazzi, che bello vedervi tutti insieme! Ti è piaciuta la cena romantica cara? Siete veramente carini insieme”. La guardai in malo modo, aveva ragione mia sorella, era proprio una strega. “Come ti avevo già spiegato ma te lo ripeto in modo da essere, spero, chiara una volta per tutte, era una cena tra amici. E sì, avevi ragione, mi sono resa conto che per quanto possano essere magnifici quei posti io sono una persona da ristorante con marito e figli”. Presi Andrea sottobraccio e ci allontanammo dal gruppetto. “Dì qualcosa per favore”. Andrea mi guardò per un lungo istante, le mani sprofondavano nelle tasche dei pantaloni. “Non so davvero cosa dirti. Perché non mi hai detto della cena con il tuo amico?”. Il tono della sua voce era stranamente calmo. “Me ne ero dimenticata sinceramente. Il pomeriggio è stato molto movimentato e poi mi sono messa ad ascoltare lo sfogo di Beatrice”. Andrea fece vagare il suo sguardo tra la folla. “Penso siano tutte scuse. Non credo tu abbia accettato oggi il suo invito a cena. Di minuti nell’arco di questi giorni ne hai avuti tanti a disposizione per dirmi che saresti uscita con lui. Tra l’altro sai quanto mi dia fastidio come persona, questa finta ingenuità quando il suo scopo di portarti a letto è chiaro a tutti”. Ad enfatizzare le ultime parole calciò via una pietra. “E’ vero, non ho accettato oggi, non ho dato peso alla cosa. Fin dal primo momento ti ho detto che per me lui è solamente un amico. Non volevo che ti arrabbiassi”. Andrea mi prese tra le mani il viso. “Se tu fossi per me una qualunque non sarei così deluso ora. Quello che mi fa più rabbia non è la cena, non ti avrei detto nulla e avrei mandato giù il boccone amaro, ma il fatto che tu me lo hai taciuto mi manda in ebollizione. Immagina come mi possa essere sentito quando ho visto le foto di te avvinghiata con un altro uomo!”. Volevo tranquillizzarlo, stringerlo a me, fargli capire che per me contava solo lui ma il destino ci mise di nuovo lo zampino: Angela venne verso di noi quasi correndo. “Andrea, Andrea devi fermare Edoardo. E’ venuta una ragazza a dirgli che Matteo e Giada sono appartati in un angolo. E’ andato via di testa, non l’ho mai visto così furibondo. Ti prego, fermalo”. Corremmo nella direzione che Angela ci indicò, anche Gabriele ci seguì. Dopo diversi minuti riuscimmo a trovarli, la scena che ci si presentò davanti era sconvolgente: mia sorella era senza scarpe, con una manica sfilata e il mascara completamente colato sul viso; Matteo aveva la camicia sbottonata, i capelli arruffati e le gote in fiamme. Edoardo urlava sconnessamente. “Toglile le mani di dosso lurido maiale! Non lo vedi che è completamente ubriaca? Non ti permetterò di approfittarti di lei!”. Matteo sembrava solo infastidito da tutto il baccano che Edoardo stava creando. “Qualcuno mi toglie di torno questa pulce? E’ così piccola che riesco solo a sentire la sua fastidiosa voce ma non riesco a vederla”. Edoardo si spinse verso di lui minacciosamente. “Cosa vuoi fare? Picchiarmi? E come pensi di riuscirci senza le gambe? Aspetta per essere equi mi metterò seduto a terra così forse saremo alla stessa altezza”. Giada tentò di mettersi tra i due, ma Edoardo aveva ragione: era completamente ubriaca. Cercai di raggiungerla ma Gabriele mi trattenne per il braccio. “Non metterti in mezzo, oltre ad essere pericoloso mortificherai ancora di più Edoardo. Lascia che risolva a modo suo la questione”. Vidi il volto di Edoardo farsi paonazzo poi scoppiò in una fragorosa risata. “Vedi, mio caro, sarò io a non abbassarmi al tuo livello. In tutto questo tempo non mi ero accorto che l’unico cervello che hai è collocato in mezzo alle gambe e non vale la pena che io mi sporchi le mani per una persona del tuo calibro. Giada, ascoltami bene, hai due possibilità ora: o vieni via con me o rimani con questo essere!”. Mia sorella scoppiò a piangere, mi si stringeva il cuore a vederla così. “Mi…mi..mi…dispiace Edoardo”. Incespicò su sé stessa. Mi liberai dalla stretta di Gabriele e corsi al suo fianco. In pochi secondi anche lui arrivò vicino a me. “Spiegami ma il tuo ruolo qui qual è? Non abbiamo bisogno di un cagnolino”. Andrea aveva preso di petto Gabriele, l’attenzione che prima era su Matteo ed Edoardo si spostò su loro due. “Ragazzi per favore, non ora. Giada sta male ed Edoardo ha bisogno di suo fratello”. Gabriele annuì e ci guardò. “Lascia fare a me, in fin dei conti sono un medico. Vorrei capire quanto ha bevuto tua sorella e come sono i suoi parametri”. Il tempo sembrava essersi fermato, vedevo le persone muoversi a rallentatore, le voci mi arrivavano ovattate e il cuore mi rimbombava nel petto.
   
 
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