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Autore: Musical    13/11/2022    0 recensioni
La ragazza della brace deve scappare prima che io arrivi. Il mio gruppo sanguigno non contiene né una A né una B. Chi sono?
Risolvi questo indovinello, Edward, e troverai qualcosa di molto importante.
Per il terzo giorno della Riddlebird week 2021
Genere: Avventura, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Edward Nygma, Oswald Cobblepot
Note: AU, Soulmate!AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Edward ed Oswald si studiarono, uno in preda ad una crisi e l’altro completamente a suo agio. D’altronde, Oswald sapeva d’avere quell’effetto sulle persone, anche su quelli che dichiaravano d’essere geni del crimine. Il Signor Nygma, a suo parere, non faceva alcuna eccezione.
Ridendo dell’uomo che aveva di fronte, con gli occhi spalancati e la mano che teneva saldamente la porta, come fosse un’ancora, Oswald fece finta di ricordarsi della presenza di Zsasz; aprì la bocca mormorando un “Oh” da manuale, per poi voltarsi un secondo per indicare il suo braccio destro.

“Non fare caso a lui. Possiamo entrare, vero?”

Edward boccheggiò un paio di volte, riposizionando meglio gli occhiali con la mano tremolante; intuì dal tono che quella del Signor Cobblepot non era una domanda, bensì un’imposizione e lui, che non aveva la benché minima idea di cosa fosse successo in quelle ore in cui l’altro Edward aveva preso il controllo, ma aveva un brutto presentimento, fece un passo indietro ed abbassò la testa, maledicendo quell’ombra che lo perseguitava e che continuava a metterlo nei guai.
Dopo un’occhiata alla sua sinistra, Edward domandò mentalmente che cosa fosse accaduto durante la propria assenza, ma l’Enigmista, appoggiato al tavolo, si limitò a sorridere malignamente, incrociando le braccia ed indicando con la testa il loro inaspettato ospite, come ad invitarlo ad ascoltare quello che aveva da dire.

Oswald diede un’occhiata intorno, era una stanza che faceva da cucina, salotto e camera da letto. Per quanto potesse trovare l’idea discutibile, l’assenza di oggetti personali gli suggerì un importante indizio che avrebbe facilitato la ricerca di parte del suo carico.

“Bel posto,” disse, fingendo ammirazione, “davvero accogliente”.

Edward aprì la bocca per rispondere, trovare una soluzione, qualunque cosa pur di non far alterare ulteriormente il Re di Gotham, tuttavia la risata dell’Enigmista gli perforò la mente, facendogli dimenticare quelle poche parole che stava per pronunciare.

Approfittando del silenzio che il Signor Nygma non era desideroso rompere, Oswald prese parola, trovandosi completamente a proprio agio in quella situazione, cosa che non si poteva di certo dire del proprietario.

“Ora che abbiamo fatto le dovute presentazioni, come due gentiluomini, possiamo passare agli affari.”

Edward sembrò riprendere coscienza di sé e di ciò che gli stava attorno. “Affari?”

Oswald proruppe in una finta risata, dondolando la testa per qualche secondo, prima d’appoggiarsi più del dovuto sul suo bastone. “Ma certo. Prego, Signor Nygma—” allungò una mano per indicare una sedia lì vicino, “prenda posto”.

Le dita di Edward si sfregarono nervosamente, tuttavia l’uomo non poteva sottrarsi ad una simile richiesta del Pinguino, nonostante si trovassero nel suo appartamento. Si sedette su una sedia che Zsasz aveva preso per portarla in mezzo alla stanza. Edward si guardò intorno, alla ricerca di una possibile scappatoia ma, ovunque volgesse lo sguardo, l’ombra dell’Enigmista appariva sorridente, come a volergli indicare che non esisteva alcuna via di fuga.

Oswald si sentì ancor più potente e in pieno controllo della situazione. Cominciò a domandarsi come abbia fatto un uomo del genere, come il Signor Nygma, a mettere i bastoni tra le ruote a Batman.

“Beh, è davvero una bella storia.” cominciò a dire, avanzando lentamente verso la sedia e poi prendere a camminare intorno ad Edward, sempre molto pacatamente, studiando ogni sua piccola azione. “Questa mattina dovevo concludere un affare. Un affare molto importante e, per questo, assolutamente segreto. In particolar modo per il Commissario Gordon e Batman, non vorrei certo trascorrere altri dieci anni a Blackgate. Ma qui inizia la parte interessante. Stamattina ricevo una chiamata, in cui mi viene detto che c’è stato un problema. Qualcuno è arrivato prima di me e, guarda caso, mi fanno vedere che nel luogo d’incontro ci sono dei cadaveri con la testa schiacciata da un container. Davvero un lavoro originale.”

Edward tenne la testa bassa per tutto il tempo, non era abituato ad agire senza un preciso piano; l’ombra alla sua sinistra cominciò a ridere sempre più forte, quasi a non dare la possibilità ad Edward di ascoltare quello che Pinguino gli stava dicendo. Cominciò a capire cos’era successo durante quelle ore in cui non era cosciente, poteva indovinare senza ombra di dubbio chi fosse il vero responsabile di tutto quello che stava subendo, e la cosa non gli piacque.

“Sfortunatamente—” Oswald continuò a parlare, ignaro della discussione interiore che Edward stava avendo con la sua metà, “una parte di quello che dovevo ricevere stamane è andata perduta. E la cosa, per quanto fastidiosa, mi potrebbe lasciar anche indifferente, se l’altra parte, la maggior parte, non fosse stata sequestrata dalla G.C.P.D.”

La G.C.P.D. non ha notato la mancanza di alcune scatole? Uh, che peccato, il nostro amato Jimbo sta perdendo colpi. Dobbiamo avvertire Lee.

Edward lanciò un’occhiata piena di rimprovero alla sua sinistra, intimando l’ombra a fare silenzio e non interferire; se non fosse stato per il suo brillante piano, non si sarebbe trovato in una situazione del genere.

Oswald iniziò a spazientirsi di quel silenzio prolungato, gli venne il dubbio che il Signor Nygma non parlasse per dimostrare di poterlo mettere in ginocchio, come avevano provato a fare gli altri, nessuno escluso. Sembrava un gioco a cui tutti volevano partecipare, disfarsi di Pinguino una volta per tutte, ma quello che nessuno riusciva a capire era che lui rappresentava Gotham: in ogni vicolo della città scorreva il suo sangue, i fumi acidi prodotti dalle industrie erano il suo respiro, le sparatorie segnavano la sua sentenza di morte. Se queste persone volevano disfarsi di lui, dovevano distruggere Gotham, e Oswald non si sarebbe tirato indietro nel proteggere la sua città una seconda volta.

In un impeto di rabbia, e di voler dimostrare che lui non sarebbe mai caduto nella trappola di un esaltato come l’Enigmista, Oswald estrasse dal bastone il pugnale e lo posizionò alla gola di Edward, pronto a recidergliela all’istante, desideroso di vedere il terrore negli occhi di quell’uomo. Giurò sull’anima della sua amata madre, ormai scomparsa, che si sarebbe sbarazzato dell’Enigmista se non avesse parlato all’istante.

“Dove sono le altre?!”

Edward, nel sentire la lama fredda contro la giugulare, avvertì un brivido lungo la schiena. Gli venne spontaneo inclinare leggermente la testa per mettere più in mostra il collo, mentre alzava lo sguardo per sfidare Pinguino. In qualche modo, in qualche maniera, non si sentì soggiogato dal comportamento di Pinguino, bensì si beò della sensazione d’essere finalmente preso in considerazione, dopo anni trascorsi ad essere trattato come un povero pazzo fissato con gli indovinelli.

Questo sì che è interessante.

Edward non immaginava che quell’ombra potesse rimanere stupefatta, sorpresa, da qualcosa… O forse era il suo pensiero, che l’Enigmista aveva esternato solo perché frutto del suo subconscio?
Sentì una risatina rimbombare dentro la sua mente, seguita dalla voce costantemente eccitata di quella figura che sorrideva con denti affilati.

Permettimi d’intervenire. Da qui in poi, posso condurre io il gioco.

“Vuoi stare zitto!” Edward pose fine al suo silenzio con quel sussurro minaccioso, non rendendosi conto di pronunciare quelle parole mentre stava guardando Oswald negli occhi.

Oswald respirò profondamente, allargando le narici ed impugnando meglio il pugnale, premendo l’arma contro la gola di quell’idiota.

“Parole inusuali per uno che sta per morire.”

Edward stirò le labbra in un sorriso, sentendo un fastidioso dolore alla giugulare, eppure fu come se si sentisse vivo per la prima volta, la risata dell’altro Edward divenne la sua, lo sguardo calcolatore rimase tale. Si sentiva libero; si sentiva completo.

“Mi ucciderebbe sul serio, Mr Penguin?”

Oswald, suo malgrado, si ritrovò anche lui a stirare le labbra in un sorriso, prendendo seriamente in considerazione se far fuori quel bastardo oppure continuare a divertirsi ancora un po’. Ormai sapeva riconoscere chi era rimasto senza alcun asso nella manica, eppure nessuno aveva mai sorriso, piuttosto si disperava, facendo appello alla sua clemenza.
Quale uomo sano di mente avrebbe continuato a giocare dopo esser stato messo all’angolo?

“Dipende da quello che saprò. Forse, se mi dicessi dove sono le mie scorte, potrei prendere in considerazione l’idea di lasciarti in vita.”
Socchiuse gli occhi col sorriso sulle labbra, non avrebbe mai mantenuto una simile promessa. Attese qualche secondo, lanciando un’occhiata a Zsasz per fargli capire di tenersi pronto con la pistola.

Ad Edward sfuggì una piccola risata, conscio di non sapere nulla riguardo quelle scatole, pur essendo ufficialmente il responsabile.
“Se vengo moltiplicato per qualsiasi altro numero, la risposta sarà sempre la stessa. Che numero sono?”

Oswald alzò un sopracciglio, quell’uomo aveva appena ricevuto una sentenza di morte e l’unica cosa a cui pensava erano degli stupidi indovinelli?
“Come, prego?”
Un tic nervoso iniziò a fargli tremare l’occhio, cominciava seriamente a perdere la pazienza.

Edward sbuffò divertito e sorrise, pronto a riguadagnare terreno. Aveva sopravvalutato il suo avversario. Evidentemente, il famoso Oswald Cobblepot non era un vero genio del crimine.
“Ti arrendi?”

Tutto si svolse in pochi istanti: Oswald, accecato dall’ira, tolse il pugnale dalla gola di Edward e lo colpì con forza al viso, facendolo cadere a terra. Come osava prendersi gioco di lui? Prese la pistola, pronto a piantargli una pallottola in testa. Al diavolo le scorte che quell’idiota aveva nascosto, si sarebbe procurato altro materiale.

Edward, a terra, s’aggiustò gli occhiali, trovando in un momento il suo fedele bastone. Lo prese, lo puntò verso Pinguino e premette un pulsante, facendo uscire dall’estremità inferiore una miscela a base gas OC, con aggiunta di acido formico e acido acetico… Una piccola precauzione per quando le cose potevano andare male.

Le urla di Oswald si propagarono per tutto l’appartamento, mentre portava le mani al viso per sfregarsi insistentemente gli occhi.

Edward approfittò del momento per scappare, sentendo a distanza l’ordine di Cobblepot.
“Prendilo Victor! Uccidilo!”
Perfetto, si disse mentre scendeva le scale stringendo i denti, adesso doveva fare i conti anche con l’ira di Pinguino, oltre che la G.C.P.D. e Batman, visto quello che la sua controparte aveva combinato.
Non riusciva, però, a smettere di sorridere. L’adrenalina e l’euforia lo stavano divorando, e lui non voleva smettere di provare quella sensazione. Qualcuno glielo fece notare.

Ammettilo, Eddie, avevi bisogno di uno stimolo.

Per zittire quel pensiero, Edward si distrasse e cadde a terra, venendo raggiunto da Zsasz. L’assassino professionista caricò la pistola e la puntò alla schiena di Edward, il quale si voltò velocemente per cercare un punto d’incontro con Zsasz. Chiunque sapeva che quell’uomo non aveva mai mancato un bersaglio… A meno che non aveva qualcosa di meglio.

“Fermo! Aspetta… Aspetta…” alzò le mani in segno di resa, reggendo sempre il bastone.

“Arma molto particolare,” Zsasz fece un cenno al bastone, continuando a tenere la mira, “ma poco pratica”.

Edward sorrise, a discapito di tutto. “Solo per chi non ha un cervello finissimo come il mio.”

Victor fece spallucce, ignorando quello che poteva essere considerato un insulto alla sua intelligenza, quando qualcosa attirò la sua attenzione ed abbassò leggermente la pistola.

“Il tuo timer ha finito il suo countdown.”

Edward voltò la sua attenzione al polso sinistro, dove c’era in bella mostra il suo timer; tornò poi a guardare, con rimprovero, Victor: perché lo stava facendo notare? Non aveva mai sentito storie di persone sfuggite dall'ira di Pinguino, solo perché sul loro polso era segnato il doppio zero.

“E con questo?”

Zsasz lo guardò serafico, sparando poi un colpo troppo vicino ad Edward; però, con grande stupore di quest’ultimo, Zsasz ripose tranquillamente la pistola.

“Consideralo un regalo di benvenuto”, gli disse, poi fece l’occhiolino e girò i tacchi, lasciando Edward lì, in mezzo alla strada, con il cuore che pompava celermente sangue, il fiato corto e la guancia strisciata dal proiettile.


Avere più di un nascondiglio era sempre un’ottima soluzione, si disse Edward mentre metteva la sicurezza alla porta. Accese la radio, l’unico oggetto che poteva tenerlo aggiornato sul mondo al di fuori di quella stanza. Gli era stata utile, in passato.

Tornare, dopo undici anni, in biblioteca risultava strano… Era qui che aveva deciso di farsi rispettare, prendere qualsiasi cosa voleva senza preoccuparsi di Gordon… Se Gotham aveva deciso di farlo rimanere lì, contro la sua volontà, allora tanto valeva non guardare più in faccia nessuno e fare quello che più desiderava. E lui desiderava essere preso sul serio, essere considerato il migliore in tutto. Amava quella sensazione di trovarsi in bilico tra l’essere catturato e l’essere libero, gli stimolava il cervello a trovare nuove soluzioni, nuovi stratagemmi. Peccato che, ricordò, l’ultima volta che s’era rifugiato in biblioteca non era andata nel modo in cui aveva previsto.

Quel giorno, di ben undici anni prima, Edward non era stato in grado di mettere a punto il suo piano di fuga. Aveva indirizzato Jimbo e gli altri trogloditi della G.C.P.D. al suo nascondiglio, ma la notizia esclusiva dell’arresto del noto Re di Gotham, ex-sindaco, Oswald Cobblepot, l’aveva scombussolato, rendendolo un facile bersaglio per la polizia.

Magari è proprio per questo che ho agito, mh? Non si meritava una lezione? In fondo, ce lo doveva.

Edward s’appoggiò alla finestra, osservando il paesaggio uggioso della città.
“Ancora non capisco perché tendermi una trappola, dicendo che dovevo andare lì per trovare la mia anima gemella. Se avessi voluto farla pagare a Pinguino per quello che ha fatto ad entrambi, avrei acconsentito senza problemi”.

L’Enigmista, seduto su una poltrona, alzò esasperato gli occhi al cielo, appellandosi alla sua, già poca, pazienza.
Quale sarebbe stato il divertimento?

Edward stava per rispondere, quando la radio smise di trasmettere una canzone per far parlare una speaker.

Interrompiamo la programmazione radiotelevisiva per riportare una notizia. Questa mattina, due corpi sono stati trovati morti al molo di Gotham. Purtroppo, la loro testa, schiacciata da un container, rende irriconoscibile il riconoscimento. Il Commissario Gordon ritiene che entrambi facessero parte di una gang. Faremo ascoltare l’intervista che ci ha rilasciato.

Edward corse verso la radio ed alzò il volume, ascoltando attentamente le parole di Jimbo.

Abbiamo prove certe che il responsabile voleva attirare l’attenzione del capo della gang. È stato lasciato un enigma, su cui i nostri agenti stanno attualmente lavorando.

Edward sorrise, orgoglioso del proprio operato.


Non sappiamo ancora con chi l’Enigmista abbia un conto in sospeso, ma quel che è certo è che questo qualcuno è abituato a ricevere merce contraffatta via fiume. Sotto richiesta della G.C.P.D., il Sindaco sta firmando la liberatoria per avere agenti specializzati nell’individuare merce contraffatta. Così da non avere più problemi.

Un bicchiere colmo di vino venne scagliato contro la parete, rompendosi in mille pezzi, mentre il vino colava.

Oswald fissò con rabbia la macchia rossa, immaginando che il vino fosse il sangue del responsabile.

Aveva ancora gli occhi gonfi e lacrimanti, mentre la pelle intorno bruciava e prudeva ancora.

Quel maledetto! Per colpa sua, Oswald aveva saltato l’affare! I capi delle gang, che ancora non avevano abbassato il capo ad Oswald, avevano preso piede, e lui doveva patteggiare per avere pieno controllo di Gotham. Le armi erano ciò di cui necessitavano quelle gang, e Oswald aveva delle ottime conoscenze…
Se non fosse stato per quel maledetto…!

Oswald prese un profondo respiro, spense la televisione e prese a guardare le fiamme danzare dentro il camino. Cominciò a pensare alle suppliche che l’Enigmista avrebbe tirato fuori per risparmiarlo, eppure…
Nel momento in cui l’aveva minacciato, quell’uomo aveva preso potere, aveva assunto un’aria pericolosa, ed Oswald avrebbe speso volentieri tutta la giornata a giocare per avere la meglio sull’altro.

Sorrise maligno, accarezzandosi il mento… Nonostante fosse furioso con Zsasz per non averlo ucciso, Oswald colse l’occasione al volo per giocare un po’.

“AGATHA!”

Il rumore di tacchi s’avvicinò ad Oswald, fino a fermarsi, in attesa di ordini.

“Lancia un ordine a tutti. A chiunque mi porti la testa dell’Enigmista darò dieci mila dollari e un buon avvocato, nel caso il caro e vecchio buon Jim, insieme a Batman, vogliano giocare a fare i poliziotti.”

Agatha fece un piccolo inchino ed andò via, lasciando Oswald in completa solitudine. Nel vedere i riflessi infuocati sul manico del suo bastone, Oswald iniziò a piangere. Senza alcun motivo, solo tanta rabbia. Com’era sempre accaduto nella sua vita, quando riceveva una buona notizia, questa sfumava via velocemente per lasciare posto a problemi ed imprevisti, pronti a dimostrargli che lui era solo, che non poteva mai essere felice.

Gli occhi cominciarono a prudergli, ma Oswald era più concentrato ad osservare il suo timer.

L’uomo s’accarezzò il polso col pollice, domandando alla sua anima gemella di pazientare ancora un po’, ché appena avrebbe messo fine alla vita dell’Enigmista avrebbe pensato a cercarlo.

Posò le labbra sul timer, in un tenero e reverenziale bacio, sperando che la sua anima gemella, ovunque fosse, avrebbe ricevuto il messaggio.


Edward prese a sfregare il polso su cui era segnato il suo timer, provando un senso di sicurezza.

Ormai sapeva che non era solo, e la cosa lo confortò. Sapeva quando aveva incontrato la sua anima gemella, tutt’era capire chi fosse. A meno che…

Ti prego —” l’Enigmista si portò le mani in volto, sembrava disperato e sull’orlo di una crisi isterica. “Dimmi che non stai pensando a quello che stai pensando.

Ma certo! Come aveva fatto ad essere così cieco?! Tutto tornava! Anche se, beh… Era strano che fosse un uomo la sua anima gemella. Magari significava semplicemente avere qualcuno con cui confidarsi, considerare come un amico, no? Non doveva fare le stesse cose che avrebbe dovuto fare con una donna, no?

Chi è che ha gli occhi, ma non riesce a vedere?

Edward si sfiorò la guancia segnata dal proiettile… Che strano ed inusuale modo per conoscersi.

… Credo che dovrò intervenire un’altra volta.

   
 
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