Anime & Manga > Jujutsu Kaisen
Segui la storia  |       
Autore: AMYpond88    14/11/2022    1 recensioni
Raccolta di missing moments Satosugu (o Sugusato?), senza ordine cronologico.
Un po' di fluff, tanto angst
Genere: Angst, Fluff, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Geto Suguru, Gojo Satoru
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Yaga poggia la mano sulla maniglia. Si concede un minuto, prima di entrare in aula.
Non è una sua abitudine, quella di prendere tempo, non è solito tergiversare.
È deciso, conciso, tagliato con l'accetta. Si potrebbe dire che il suo carattere rispecchia la sua fisicità.
Il suo modo di rapportarsi con il mondo non è diverso dal profilo deciso della sua mascella, né dal taglio rigorosamente militare dei suoi capelli.
Però quella mattina rappresenta un'eccezione: è il primo giorno dell'anno scolastico, un momento che ogni volta lo emoziona, fin da quando era lui stesso uno studente.
Inoltre, anche se gli costa ammetterlo, e probabilmente non lo farà mai al di fuori delle pareti sicure della sua scatola cranica, avere a che fare con questi ragazzi, con questo secondo anno è stimolante.
Da tempo non avevano uno studente portato per la tecnica inversa di guarigione come Ieiri Shoko.
E per quel che riguarda Gojo Satoru e Geto Suguru, che dire... quei due sono una dannata spina nel fianco, ma è pronto a scommettere che guadagneranno il grado speciale prima di uscire dall'Istituto di Arti Occulte.
Guidarli lungo la strada lo fa sentire come stesse stesse facendo qualcosa di importante.
Un impercettibile sorriso, più un rapido cenno del labbro, gli anima il viso, mentre con decisione abbassa la maniglia.

Un insolito silenzio lo accoglie in aula.
È piacevole e confortante, ma sospetto, estremamente sospetto e Yaga ha avuto tutto l'anno precedente per conoscere abbastanza bene i suoi allievi, da sapere con certezza che tutta quella tranquillità non è un buon segno.
Appoggia libri e carte sulla cattedra, accomoda il guscio maledetto che sta terminando, inspira ed espira.
Solo quando è certo di essere abbastanza calmo, alza gli occhi verso gli studenti in aula.
Sbatte le palpebre. Una, due, tre volte.
Ora ha una serie pressoché infinita di perché? in testa.
Il primo, lampante, è perchè Geto abbia le trecce.
Il secondo, ancora più pressante, è perché indossi una gonna.
Un attimo dopo nota la ragazza, vestita con pezzi di divise sicuramente non sue, considerato il numero di risvolti che ha dovuto fare alle maniche della giacca.
Vorrebbe dire qualcosa, ma la voce gli muore in gola.
Non è finita lì, non può essere finita lì, perché per completare il terzetto manca un elemento.
Il peggiore.
Perché se Shoko è vestita da uomo e Geto ha addosso quella che sembra aver tutta l'aria di essere una fottuta divisa da studentessa delle medie, non ha idea di cosa possa essere passato nella testa di Gojo.
L'unico che può aver convinto i compagni che presentarsi così il primo giorno di lezione fosse una buona idea.
"Ohayō!"

La voce squillante gli fa drizzare i capelli cortissimi del collo.
Ed ecco il moccioso...
Cerca il coraggio di voltarsi.
Una voce nella sua testa, quella che praticamente ogni giorno gli chiede se è proprio sicuro che sia stata una buona idea darsi all'insegnamento, gli sta praticamente urlando contro che nei prossimi minuti rimpiangerà di non essere in prima linea, impegnato a cercare di esorcizzare un livello speciale.
Tutti i pensieri positivi che l'animavano fino ad un momento prima, sono sepolti dalla voce canzonatoria del ragazzo.
Inspira ed espira. Inspira ed espira.
Alza gli occhi verso lo studente. Spera davvero che Satoru si sia limitato a vestirsi da donna, sa che potrebbe fare di peggio, molto di peggio.
Inspira ed espira. Inspira ed espira, si ripete, ma non basta.
Quello che vede gli fa pulsare la vena sulla tempia.
Perchè fermo sulla porta della classe, con l'espressione di chi è estremamente soddisfatto di sè, Gojo gli fa l'occhiolino.
Yaga si rende conto di aver iniziato a gridare, solo quando il guscio maledetto posato inerme sulla scrivania fino all'istante precedente, ha ormai raggiunto il collo dello studente.

*

"Che bel modo di cominciare il secondo anno... farci ammazzare da Yaga".
La voce di Shoko richiama Suguru dall'intorpidimento in cui è caduto. Succede sempre quando qualcuno tocca i suoi capelli.
In piedi alle sue spalle, Ieiri assottiglia le palpebre verso il riflesso nello specchio, intenta a sistemargli un ciuffo corvino dietro all'orecchio e determinata a vincere la battaglia con i suoi capelli.
La ragazza si gratta la testa con il pettine mentre osserva la sua opera, ignorando come la suddetta ciocca ribelle torni a cadergli sulla fronte.
Nonostante le parole, e la disobbedienza ostinata dei suoi capelli, sembra soddisfatta.
"Perchè cosa tenta di fare di solito?"
Urla Gojo dal bagno. Prima di chiudersi nell'altra stanza, aveva chiarito che non era perché si vergognasse a cambiarsi di fronte a loro, ovviamente, ma per sorprenderli con il risultato finale.
"A dirla tutta, mandare dei sedicenni in missione contro delle maledizioni non equivale a cercare di ucciderli?"
Suguru prende le parti dell'amico, guadagnandosi una tirata di capelli.
Sbuffa in risposta, non piace nemmeno a lui dare ragione al compagno. Anzi, si potrebbe dire che cercare di frenare l'ego di Gojo sia il suo passatempo preferito.
Effettivamente però, cosa può ben fare il professore di più pericoloso che mandarli contro maledizioni, spesso anche di livello più alto del loro... almeno sulla carta.
Alla fine sono studenti che stanno per iniziare il secondo anno.

Quasi brontola, girando tra le dita una delle tracce in cui Shoko ha diviso i suoi capelli, sperando che l'amica non noti la sua espressione, probabilmente simile a quelle che ha dopo aver ingoiato una maledizione particolarmente disgustosa.
Le rivolge uno sguardo stanco attraverso lo specchio.
"Dimmi perché lo stiamo facendo?"
"Perché secondo il tuo amico sarà divertente farci trovare da Yaga conciati così e tu non sei in grado di dargli contro..."
Cantilena la ragazza, con il solito tono annoiato che fa a pugni con il suo mezzo sorriso.
Suguru fa per risponderle, a ribattere però, urlando come se fossero non nella stanza a fianco, ma in un'altra maledetta scuola, è ancora Satoru.
"E perché tu hai detto che da quando vieni meno in missione ti annoi..."
Geto ridacchia, guardando nel riflesso l'amica roteare gli occhi platealmente.
Effettivamente è esattamente quello che è successo.
Era stato davanti all'ennesima sigaretta accesa e giustificata dalla compagna con un "mi annoio", che la sera prima Gojo aveva fatto la faccia.
Quella faccia.
La sua faccia da 'ho avuto un'idea e sto per renderlo un fottuto problema per tutti, soprattutto per Suguru'.
La trovata era semplice, quasi banale: presentarsi il giorno dopo a lezione scambiandosi i ruoli.
Ieiri si sarebbe vestita da maschio e loro... beh, loro avrebbero saccheggiato il suo guardaroba.
Quindi appena svegli, si erano trovati nella stanza della compagna, portandosi dietro i capi più piccoli del loro armadio.

È così che si è ritrovato a confrontarsi allo specchio con il suo riflesso, a fissare il suo sguardo dubbioso con uno altrettanto titubante, ripetendosi che quella non può essere una buona idea.
Si alza e guarda il risultato finale. In complesso, poteva andare peggio.
Le scarpe sono le sue, ovviamente i suoi piedi non si sarebbero adattati a nessun paio di calzature dell'amica.
La sua vita però si è rivelata abbastanza stretta da entrare, trattando un po' il fiato, nella gonna e nella camicia della divisa delle medie di Shoko, apparentemente di qualche taglia più grande di quella che usa ora.
A quanto pare passare in un anno da non saper nemmeno mettere un cerotto a guarire loro quando 'si fanno aprire il culo' da qualche maledizione, seguendo una dieta composta per l'ottanta per cento da caffè e sigarette, deve aver influito sul peso forma della ragazza.
A completare il tutto, una maglia con collo alla marinara, che oltre a stare un po' tirata sulle spalle, arriva a malapena a coprire il suo ombelico.
Sospira. Per la differenza d'altezza con la compagna non può farci molto.
Cerca di correre ai ripari tirando più in alto la gonna, sbuffando quando si rende conto che è comunque una battaglia persa.
"E tu invece? Non ho sentito grandi lamentele da parte tua", puntualizza irritato, mentre Shoko aggiusta il fiocco che chiude i lembi del colletto della vecchia divisa.
"Beh, io così sto una favola... " lo liquida lei, nascondendo i capelli a caschetto sotto un cappellino da baseball, che ad occhio non appartiene né a lui né a Gojo.
"Ma quello di chi è?"
"L'ho rubato ad un primo anno... Haibara", taglia corto.
La ragazza si cala la visiera del berretto sugli occhi, mentre risvolta le maniche della giacca di Satoru.

"Ehi ti sta bene la mia giacca!"
Gojo compare nel quadro della porta, sorriso a trentadue denti e le mani all'altezza del viso a mimare il gesto pace.
"Ohayō~! "
Shoko rotea gli occhi, per poi squadrarlo da capo ai piedi.
"E questa sarebbe la tua entrata ad effetto?"
Anche se non è l'ingresso del secolo, Suguru per qualche motivo non riesce a ridere di lui, nè a non guardarlo...
Perché mentre lui si sente ridicolo, e sicuramente lo è vestito come la versione troppo cresciuta di una guerriera Sailor, Satoru è... carino.
Estremamente, assurdamente carino.
Si ritrova a chiedersi come possa esserlo anche conciato così.
L' idiota indossa l'unico maglione oversize dell'armadio di Shoko, quello che lui ha cercato per dieci minuti buoni, prima di ripiegare sulla vecchia divisa.
In compenso ha scelto una gonna a pieghe corta, decisamente più corta da quella messa da Suguru.
Perché diamine ne ha preso una tanto striminzita?
Ma Gojo si è evidentemente divertito anche con gli accessori. Un cerchietto rosso spicca sui capelli bianchi e... si è truccato?
"Ma ti sei messo il trucco?"
Chiede, osservando quello che sembra proprio eyeliner.
Cerca di spostare i suoi pensieri su qualcosa di pratico, per smettere di fissare quella semplice riga nera, così sottile, ma comunque capace di rendere ancora più intensi gli occhi di Satoru e lui più inquieto.
"Non metti gli occhiali? Guarda che poi avrai mal di... "
"Mi hai rubato anche le calze? Se trovo anche solo una smagliatura ti uccido".
La sua voce è coperta da quella decisamente scocciata di Shoko, ma non è sulla minaccia che fa ridacchiare Gojo che si sofferma Suguru.
La sua mente viaggia sull'altra parte della frase.
Le calze. Calze.
C.a.l.z.e.
Non avrebbe mai pensato che tanto spazio del suo cervello potesse di colpo focalizzarsi su un solo punto.
Satoru effettivamente indossa anche delle parigine?, ricorda che Shoko le ha chiamate così una volta, blu che arrivano a coprirgli le ginocchia.
Deglutisce, rimanendo fisso su quel tessuto che pare tremendamente delicato, arrampicato su quelle gambe così lunghe.
Ma da quando lo sono diventate? E che diamine sta succedendo alla sua salivazione?
"Respira" gli mima Shoko, lanciandogli un'occhiata che trasuda pietà, prima di tornare ad imprecare contro Satoru.
"Ehi! Non mi avrai fregato anche il reggiseno?"

*

Suguru controlla l'orologio appeso alla parete, mentre già a dorso nudo e soprattutto libero dalle trecce, cerca di vincere la sua battaglia per uscire dalla gonna di Shoko.
Grazie al cielo, dopo aver deciso di metterli in punizione per il prossimo mese, Yaga li ha mandati a cambiarsi.
Più semplice a dirsi che a farsi. La cerniera della gonna è sul retro e lui, nel tentativo di aprirla, si sente un cane che si insegue la coda.
Chi può aver pensato che una cosa del genere potesse essere comoda?
Non può non avere un moto di compassione per il genere femminile.
Come diamine si fa a vestirsi con cose tanto scomode?
Quando è quasi sul punto di chiamare Shoko, perché lo liberi da quella trappola infernale, ce la fa.
La gonna non fa in tempo a cadere a terra, che lui tira un sospiro di sollievo entrando nei suoi pantaloni.
Afferra la t-shirt che solitamente indossa sotto la giacca della divisa e se la infila dalla testa, godendosi il semplice odore di pulito, così diverso dal profumo di ammorbidente dei vestiti della compagna.
"Ma ti sei già cambiato?"
Il nervoso gli fa inarcare il sopracciglio. Ecco l'idiota.
Una parte di lui, quella matura, quella che gli ricorda che lui non è stato cresciuto come un principe dannatamente viziato in uno dei grandi clan, gli bisbiglia che nessuno, tanto meno lo stesso Gojo, lo ha obbligato a star dietro alle sue trovare.
La zittisce, rispondendo all'amico con il tono più irritato che riesce a tirare fuori.
"Sì, non è che mi sentissi molto a mio agio", lo liquida brusco.

Satoru non pare turbato, ignora il suo morso e rimane sulla porta, appoggiato allo stupite a braccia e gambe conserte, l'espressione del gatto che ha preso il topo ben stampata in viso.
Si è levato il cerchietto dai capelli e il trucco dagli occhi, ma per il resto ha ancora addosso i vestiti di Shoko.
"Io sì, dai sono uno schianto".
"Sembri stupido e poi Yaga ci aspetta in aula".
"Non è vero, ti piaccio così!"
Suguru non toglie gli occhi dal suo armadio. Non che le sue felpe e divise siano così entusiasmanti da fissare, ma aiutano nello scopo: ignorare Satoru.
E questo sì, che infastidisce il compagno.
"Suguru~"
Si volta verso di lui, incrociando le braccia al petto.
"Cosa vuoi?"
"Ammettilo!"
"Cosa? Che sei il solito ragazzino viziato?"
"Che tenero, non riesci ad ammettere che sono carino?"
"O che per colpa della tua trovata siamo in punizione per un mese?".
"Stai evitando la domanda!"
"Non sto evitando nulla, idiota!"
È a tanto così dall'aggiungere la voce 'uso improprio di maledizioni' alla punizione con cui hanno inaugurato il nuovo semestre, può già sentire l'energia vorticare nella sua mano.
Gojo però lo precede e prima che se ne renda conto se lo trova addosso, sul letto, intento a infilargli le mani sotto la maglietta.
Lo ha preso tanto di sorpresa da lasciargli giusto il tempo di chiedersi una sola cosa: come ha fatto Gojo a scoprire che soffre il solletico?
La litigata si trasforma in gioco.
A cavalcioni su di lui, Satoru lo blocca, sfrutta tutto il suo peso per tenerlo fermo mentre gli pianta implacabile le dita nel costato.
È pesante, per quanto sia longilineo e si ostini a volersi definire "carino", e spietato nella sua tortura.
Quando pensa di non farcela più, Suguru nota un'apertura, ghigna quando riesce a prendergli un polso e ribaltare le posizioni.
E si vendica. Punta all'incavo tra il collo e la spalla, poi al fianco e all'addome, guardando le lacrime annidarsi agli angoli degli occhi di Saturu, mentre si contorce ridendo sotto di lui.
A quanto pare non è il solo a soffrire il solletico.

Ride Suguru, chiedendosi per quanto il compagno lo lascerà fare. Perché in un piccolo angolino della sua mente sa che alla fine dipende tutto da quanto vorrà far andare avanti il gioco.
Lui non può che muoversi nello spazio che l'amico gli concede.
Gojo potrebbe portare a casa, se non una vittoria, una facile fuga, basterebbe attivare il suo Infinito, ma per qualche motivo non lo fa.
Ma proprio quando comincia a pensare che sia per una sorta di lealtà sportiva, il ragazzo sotto di lui gioca sporco.
Con la mano lasciata inconsciamente libera da Geto, traccia un segno veloce sulle lenzuola sotto di loro.
"No! Non vale!" quasi grida Suguru, nell'istante in cui Gojo batte la mano sull'eco del segno, conquistando la posizione di vantaggio.
Avrebbe potuto teletrasportarsi dall'altra parte della stanza, ma no.
Quella è una battaglia che Satoru non vuole perdere.
È piantato di nuovo a cavalcioni sopra di lui, gli tiene i polsi fermi ai lati della testa.
È spettinato, rosso in viso e ha il fiatone.
Il petto si alza e si abbassa sotto il maglioncino di Shoko, i muscoli delle gambe contratti nelle calze blu, con l'unico scopo di tenerlo bloccato, di non dargli scampo.
"Dimmi che sono carino", scandisce, serio, piantando gli occhi, i suoi sei occhi, in quelli di Suguru.

No, non è carino. È saccente, infantile, arrogante e viziato.
Ed egoista a pretendere con tanta semplicità che lui gli metta il cuore in mano così.
Perché prima di tutto è il suo migliore amico, quello che lo mette costantemente nei casini e che parla a sproposito, preferibilmente davanti ai superiori.
Soprattutto è il ragazzo per cui non ha ancora assolutamente chiaro che cosa provi.
La creatura più sbalorditiva che esista.
E ad è sulle sue ginocchia.
"Sì, sei contento adesso?"
Sputa fuori, poi fa la cosa più assurda. Quella che gli ronza in testa da quella mattina, da quando l'ha visto sorridere come uno stupido, fottutamente più adorabile di chiunque superi il metro e ottanta e indossi una gonna a pieghe.
Satoru
Libera i polsi dalla presa di Gojo, ormai allentata, e si mette seduto.
Stiamo
Fa un respiro.
Ancora
Gli prende il viso tra le mani.
Giocando?
E lo bacia.
È già successo, non è una novità, ma non così.
Qualcosa lo rende incredibilmente reale.
Forse il fiato caldo del ragazzo quando apre le labbra o la pressione della sua guancia contro il palmo mentre si lascia andare al tocco della sua mano;
Forse il piccolo gemito che Suguru è quasi certo di aver sentito;
Oppure è la paura che si teletrasporti via o si circondi del suo Infinito che svanisce, lasciando il posto all'adrenalina.
"E meno male che ti sembravo stupido", sente ridacchiare Satoru contro la sua bocca, "e stai attento, poi lo spieghi tu a Shoko".
Suguru lancia un'occhiata veloce in basso, arrossendo fino alla punta delle orecchie. Sperava proprio che Gojo non avesse notato le sue mani andate a finire sul bordo delle calze.

*

Ovviamente Yaga li ha mandati a cambiarsi dopo sette secondi esatti dall'entrata di Satoru.
Bene, pensa Shoko, dando una piegata veloce ai pantaloni che ha preso in prestito da Suguru, almeno avrà il tempo per una sigaretta.
Probabilmente l'unica della giornata, visto che grazie alla bravata in cui li ha trascinati Gojo, passeranno il pomeriggio in punizione. Anzi, il resto del mese.
Quello stronzo ha anche ridotto il suo armadio ad una massa indistinta e caotica, come se non fosse sufficiente arraffare il suo maglione preferito e la gonna che le sta meglio in assoluto. Oltre alle sue calze.
Sfila la sua divisa da sotto alla pila disordinata, annotandosi mentalmente di ricordarsi tutto ciò la prima volta che il compagno avrà bisogno di lei, che prima o poi la sua comodissima tecnica farà cilecca, mentre esce nei corridoi con la sigaretta a penzoloni tra le labbra e i vestiti da rendere ai ragazzi stretti tra le mani.
Apre la porta della camera di Suguru, pentendosi immediatamente della scelta di passare da lui per primo.
Rimane ferma un istante, consapevole di come l'espressione annoiata e scocciata sul suo viso non sia cambiata di una virgola. Non che la scena davanti a lei sia così inaspettata.
Richiude la porta.
No, non può trattenersi. Non ce la fa.
Riapre la porta di una decina di centimetri, decisa a non vedere nulla di quello che sta accadendo dentro, ma determinata a farsi sentire.
"Geto, fai quello che vuoi con Satoru, ma se strappi le mie calze giuro che ti uccido".




Ed eccomi con un fottio di caratteri di adolescenti che fanno gli idioti, facendo sclerare amici e professori.
L'idea di questa fic, o almeno per i vestiti che il trio indossa, nasce da una fan art che ho trovato in giro, (https://pin.it/JqNCxZ7) spero che il link si veda, perché è adorabile e spero che il pezzo che ne ho tirato fuori sia passabile.
Ovviamente, buona parte dell'ispirazione viene anche dalla scenetta post credit del furto della gonna di Nobara.
Specifico che in lingua originale Gojo entra in scena urlando "Konbanwa", che però sarebbe il saluto che i giapponesi utilizzano dopo le 18.00, da qui la necessità di ripiegare su un più mattiniero "Ohayō".
Tutte queste postille perché, citando il Trono del Muori, non si freeboota.
Per i lettori di Tatoos and coffee, a giorni arriva il quinto capitolo.
Un abbraccio, grazie se siete arrivati fino a qui.
Amy
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Jujutsu Kaisen / Vai alla pagina dell'autore: AMYpond88