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Autore: Ino chan    16/11/2022    1 recensioni
La bramboracka, è una minestra a base di patate, funghi, panna e un tuorlo d'uovo. Buona, nutriente, peccato che lui non sia propriamente capace di cucinare. Prova a nascondere le mani con le maniche del maglione, ma Michele, dopo il primo boccone, neanche avesse sentito il sapore del sangue assieme alla pasta, gli scopre la mano destra coperta di cerotti.
«Potevi dirmelo, avrei cucinato io.» Mormora girandogli il polso per poterlo guardare dalla parte del palmo, e arricciando il naso alla scottatura tutto sotto il dito indice fino al pollice e il medio «Tu guarda, ti sei ammazzato per un piatto di minestra.»
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Emil Nekola, Michele Crispino
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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«Sei stato tu?»
«No.»
«Michele Paride Crispino, rispondimi!»
«Forse.»
Bibiana Parma, medaglia olimpica nel pattinaggio di figura e vincitrice della Finale del Grand Prix per quattro volte di fila -che perfino la leggenda russa Victor Nikiforov ha citato fra gli idoli dell’ infanzia - è una donna minuscola. Piccola di statura, esile come un elfo, non arriva neanche alla spalla di suo figlio, ma quando Michele la vede piegarsi per togliersi una scarpa, non ci pensa due volte a darsi alla fuga. Sara chiude gli occhi ancora prima di sentire il fratello lamentarsi e stramazzare a terra: lo aveva detto lei che la mamma non l’avrebbe presa bene.
Non è una novità che Michele attacchi briga con gli altri atleti, ma è sempre stato abbastanza intelligente da non passare mai dalle parole ai fatti, perfino Jean-Jacques Leroy non è mai stato capace di farlo scattare a quel modo, e se c’è una cosa che JJ sa fare è far saltare la mosca al naso.
«Mi dispiace moltissimo coach Zahradník, le assicuro che mio figlio è un bravissimo ragazzo.» Michele sembra un asino alla corda, la mamma lo ha afferrato per un orecchio mentre si alzava da terra, tramortito dalla scarpata in testa e lo ha costretto a rimanere a testa bassa di fronte a Emil, il suo allenatore e i suoi genitori.
Bohdan Zahradník annuisce nervosamente mentre sposta lo sguardo da madre e figlio al suo pupillo; è un ometto tendente all’isterico, caratterizzato da una sudorazione abbondante e di rinomato buon carattere. « Emil non vuole che denunci il fatto alla federazione sportiva e i signori Nekola sono d’accordo.» Mormora intanto che si asciuga la fronte rubizza «Però tutti concordiamo che i ragazzi devono trovare un modo per andare d’accordo, un simile comportamento non lede solo Michele, ma anche Emil.»
Sara sospira. In effetti, da che ha iniziato a girare la notizia della rissa fra Emil e Michele, i fan di entrambi si sono scatenati tra chi accusa Michele di essere una mela marcia e chi invece Emil d'istigarlo per farlo reagire male e così, creargli cattiva fama attorno.
«Perchè non andiamo in vacanza tutti assieme?» Michele si acciglia, alza leggermente la testa per quanto la presa all’orecchio glielo conceda «Sarebbe un idea davvero carina. I ragazzi potrebbero fare amicizia lontano dalle piste, che ne dite?» I genitori di Emil balbettano la loro proposta in un italiano stentato – e adorabile – e Sara sente la voglia di scoppiare a ridere così forte da sentire le labbra tremare. Emil guarda i due sorpreso, prima di alzare le spalle, anche per lui sembra andare bene.
«Sarebbe fantastico, vero Michele?» Michele grugnisce che secondo lui si sono drogati tutti pesante, ma viene zittito dall’ennesimo strattone all’orecchio «Non ho capito, amore.»


«Io non voglio venire.»
Sara alza gli occhi dai due pantaloncini che ha fra le mani – e che sta soppesando da buoni dieci minuti, indecisa su quale mettere in valigia – verso Michele, seduto di fronte al televisore spento. Ha le gambe incrociate, i gomiti sulle ginocchia e le mani chiuse a coppa dietro la nuca. Se non fosse totalmente dalla parte del torto, le farebbe tenerezza «Non credo che tu abbia scelta, fratello. I Nekola sono stati chiari o trovi un modo per andare d’accordo con Emil o ti denunceranno alla federazione per condotta antisportiva.»

«È un ricatto bello e buono.» Borbotta Michele mentre continua a massaggiare i muscoli tesi del collo «Sembrano carini e coccolosi, ma in realtà sono delle vipere.»
« In realtà dovresti baciargli il culo, Mickey. Se al posto dei Nekola ci fosse stato coach Feltsman a quest’ora potevi salutare tutti i tuoi titoli.» Niente da fare, Michele è troppo preso dal suo dramma personale per concordare con lei o anche solo, zittirsi per un attimo. Rimesta ancora nel malumore, brontolando fra sé e sé, prima di sussultare al trillo del campanello. Sono arrivati, ormai non può più sperare di trovare una scappatoia.


Dopo tre giorni, Emil ha ancora il viso gonfio, e l’occhio chiuso da un grosso livido bluastro. Fatica perfino a sorridere quando, una volta entrato in casa, scorge Sara e Michele in corridoio. Si avvicina trascinando il trolley mentre gli adulti, poco più in là, sembrano essere più che contenti di rivedersi. « Ai miei serviva proprio una vacanza.»
Michele si acciglia mentre dichiara che anche a lui servirebbe una vacanza, peccato che le settimane che lo attendono saranno tutto tranne che risposanti. Gira su i tacchi, dopo aver salutato gli ospiti, tranne Emil, tornando in camera, lasciando tutti i presenti più o meno confusi.
«Non si è ancora calmato, vedo.»
Sara scrolla il capo «Affatto.»
E non le ha ancora voluto dire perché ha picchiato Emil a quel modo, un attimo prima era tranquillo e quello dopo gli stava mollando quel sinistro che, se ci pensa, prova ancora dolore per simpatia. Gira un ciuffo di capelli attorno alle dita intanto che guarda il ragazzo accanto a lei «Sicuro che non hai niente da dirmi, Emil?»
«Sicurissimo.»

 

***


La verità è che Emil non ha nulla da dire perché semplicemente non ha capito nemmeno lui che diavolo è successo.
Stava parlando con una delle pattinatrici della squadra svedese quando Michele ha deciso di pestarlo. Per gelosia? Per un attimo lo ha sperato. La ragazza gli stava chiedendo un appuntamento - in maniera piuttosto insistente, se deve essere sincero - ma se ha una certezza nella vita è che Michele non ricambia i suoi sentimenti e sperare in una sua reazione di pancia a vederlo con un’altra persona è stupido oltre che lesivo.
Entra nella camera che gli viene indicata e si blocca alla vista del ragazzo sdraiato sul letto con un braccio dietro la schiena e il telecomando in mano: con molti meno vestiti sarebbe l’inizio di uno dei suoi sogni erotici preferiti Si guarda attorno, accigliato mentre Michele si volta a guardarlo con un sopracciglio inarcato...Devono dormire assieme?
«Non puoi dormire con Sara, no? » Michele sembra leggergli nel pensiero e lui ridacchia imbarazzato mentre annuisce. Ha ragione, anche se deve essere sincero, preferirebbe dividere il cuscino con il bassotto di casa che le coperte con lui. Si siede e spinge il trolley sotto al letto, solo un paio di giorni, poi partiranno per la montagna e lì avrà una camera tutta sua...Almeno spera.
«Ti dà fastidio se guardo qualcosa su Netflix?»
Emil scrolla la testa e, una volta scostato il lenzuolo, si stende. Deve per forza di cosa dare le spalle a Michele per via dei lividi sul viso, e girato su un fianco può far finta di non essere davvero lì, a spartire il letto con lui. Dopo aver fatto una bella doccia e cenato, era certo che sarebbe stato meglio, ma una volta tornato in camera, il suo cervello ha iniziato ad aggredirlo di nuovo con l’idea di essere accanto al ragazzo di cui è innamorato da anni, in pigiama e che non se lo sta immaginando come durante una delle sue sessioni notturne.
Smettila, stupido. Non vorrai fartelo venire duro in una situazione del genere. Si dice mentre guarda il film scelto da Michele avviarsi sullo schermo, dopo il logo del sito streaming.

«Vuoi un po’ di ghiaccio?»
La voce del ragazzo è così bassa che per un attimo, Emil teme di averla sognata. Si gira a guardarlo da sopra una spalla, e lo trova sempre voltato verso il televisore, eppure lo vede teso rispetto a pochi attimi prima. La mano posata sulla pancia è stretta attorno alla maglia del pigiama, così come la linea della mascella, è più dura, quasi stesse spingendo la lingua contro i denti per tic nervoso.
«No...Grazie.» Mormora a sua volta, tornando sdraiato, stringendo alle coperte al petto.

 

Il mattino dopo Emil è uno straccio, ma anche Michele non è da meno. Al tavolo della cucina, i due sono in silenzio, scuri in volto, mentre il resto dei presenti parlottano fra loro eccitati per il viaggio imminente.
«Non hai dormito?» Il sussurro di Sara gli fa storcere il naso. Non ha dormito e quando è riuscito, per una manciata di minuti probabilmente, si è svegliato perché Michele, forse abituato a dormire con la sola sorella, gli si era avvicinato alla schiena in cerca di calore. Si è quasi buttato dal letto, maledizione. Lo bisbiglia all’amica che, dopo un attimo di silenzio, ridacchia. In effetti, in venti anni e passa, Michele ha giusto dormito con lei, oltre che con i loro genitori da bambino, a sentire una presenza nel letto, deve aver pensato a lei, e si è avvicinato perché è freddoloso.
«Lo hai svegliato a giudicare dall’espressione.» Ridacchia la ragazza appoggiandosi alla sua spalla con il capo.
«Credo...» Al buio, ha sentito solo spostare le coperte, come se si fosse tirato indietro di scatto, un gesto un po’ troppo veloce per una persona addormentata, ora che Sara glielo fa notare. Sfrega le labbra una contro l’altra mentre Michele di fronte a lui, non solo li ha sentiti parlottare fra di loro, ma con quell’espressione imbarazzata ha appena confermato tutto.


«Quindi lui è Emil.»
«Già.»
«Carino...»
«Guarda che capisce l’italiano.» Gli occhi azzurri di Rebecca si illuminano mentre lascia il fianco di Michele e gli si avvicina. È una ragazza minuta, molto carina, con una nuvola di riccioli castani a contornarle il viso a forma di cuore «Davvero?»
Emil fa un cenno con la mano, un po’ lo capisce. Poco. Ha imparato per capire cosa dicesse Michele nelle interviste, le lingue di ceppo latino, come l’italiano e il ceco, sono molto più simili di quanto uno pensa, non è stato difficilissimo.
«Io sono Rebecca.» Emil annuisce mentre allunga la mano verso quella della ragazza «La ragazza di Michele.»
Cosa? Ha uno spasmo. Non se ne rende conto subito, ma solo quando la mano sinistra di Sara vola sul suo braccio e stringe con forza l’incavo del suo braccio . L’espressione della ragazza si fa più attenta , lo sguardo risale dalla mano di Sara a Emil, che non riesce più a sorriderle «Cosa c’è tesoro, non ti senti bene?»
«Emicrania.» Sussurra.
Poco più in là, Michele sposta leggermente la testa, guardando nella sua direzione, distogliendo per un attimo lo sguardo dal cellulare.
«Immagino con quel brutto livido- Mormora Rebecca - La vuoi una bella limonata a cosce aperte?»

Non è solo bellissima, ma è anche dolce e materna. «Una cosa?» Le chiede cercando di riprendere un minimo di capacità relazionali, mentre la ragazza ridacchia.
« Una limonata a cosce aperte. Vieni, te la offro io.»
Michele gli fa segno di seguirlo, alzandosi dalla panchina e infilando le mani in tasca. Emil lo segue dopo un momento d'incertezza, girando attorno alle due ragazze, rimaste accanto alle biciclette che hanno usato per arrivare in piazza.
«Che cos’è?» Chiede guardando la signora all’interno di un grazioso camioncino azzurro mentre spreme due limoni con quella che gli sembra una piccola pressa.
«Niente di che limonata, acqua gassata e bicarbonato.»
Emil storce la bocca, ma la signora ha un sorriso meraviglioso mentre aspetta che beva e Michele lo sta osservando e così, decide di agguantare il bicchiere e portarselo alle labbra. Peccato che si ritrovi con tutto il viso bagnato, così come lo scollo della felpa e il davanti dei pantaloni.
«Ma sarai stronzo Mickey, dovevi dirgli come berla, no?» Lo rimprovera Sara da lontano mentre Michele sbuffa la prima risata di cuore che gli sente fare da anni.
«Pensavo che lo capissi dal nome che ti dovevi mettere a gambe larghe per berla.» Ride mentre sfila dalla tasca un fazzoletto di stoffa e inizia a strofinargli il volto come si farebbe con un bambino. Emil dimentica nel giro di pochi secondi l’imbarazzo - in effetti, visto che frizzava già sul bancone, avrebbe dovuto rendersi conto da solo- per godersi quell'insperato momento di gentilezza da parte di Michele.
«Ti fa molto male?»
Emil si ritrova a sussultare quando Michele gli prende semplicemente il viso fra le mani per guardarlo da vicino. È tentato di baciarlo, anche a costo di farsi pestare dopo, di urlare per via dell’imbarazzo. Perché non può essere così bello, maledizione. Non è giusto che esista un essere umano del genere, senza la minima traccia di un difetto fisico. Stringe i pugni sotto le maniche del giubbotto, mentre cerca di prendere fiato in maniera normale e non a scatti come un maratoneta all’ultimo sprint.
«No non tanto.» Butta fuori in un soffio.
«Non mentire, non sei capace.» Michele lo lascia andare, dopo avergli lasciato il suo fazzoletto e mentre lo guarda raggiungere Rebecca e farle segno di seguirlo alla bici, ha il folle istinto di corrergli dietro, di pregarlo per un altro briciolo di attenzioni.


«Stanno assieme da tanto?» Chiede a Sara quando lo raggiunge.
«Mh...» La ragazza si morde l’unghia del pollice mentre lo guarda «Non dovrei dirtelo, lo so.»
«Di che parli?» Le chiede, ma la ragazza non sembra voler aprire bocca.
«Andiamo, torniamo a casa.»

Michele non rientra per cena ed Emil è certo che, prima che sia fatto un nuovo giorno, si sarà messo a scegliere quale trave del soffitto usare per impiccarsi. Non credeva di avere un immaginazione tanto fervida, sopratutto sul sesso etero, ma quando Sara è andata a dormire e gli adulti sono usciti, non ha fatto altro che immaginare Michele contorcersi fra le coperte con Rebecca.
È in salotto, Sara gli ha dato il permesso di usare la sua play station – anche se sospetta che in realtà sia di Michele, visto i giochi che ha trovato salvati- Memo il bassotto sta dormendo nella sua cesta mentre Tybon, il gatto, sta cercando di capire quale parte delle sue cosce è più comoda visto che non fa che girarsi e rigirarsi alla ricerca di una posizione.
«Ma davvero sono così stronzo da aspettarlo alzato? Che schi…» Si zittisce di colpo a sentir girare la chiave nella toppa, Michele pare sorpreso di vederlo alzato, ma dopo un attimo, sposta l’attenzione allo schermo del televisore «Bastardo!»
Ecco lo sapevo… Non solo Sara gli ha detto che poteva giocare, anzi di farle il favore di finire per lei il livello, ma a quanto pare era davvero un gioco di Michele. È pronto a scusarsi, ma Michele lo sorprende togliendosi la giacca di corsa e sedendosi accanto a lui.
«Resetta il livello, fai fare a me, tu indicami dove devo andare.» Gli prende il joystick dalle mani e quando Emil lo fissa ammutolito, ha pure il coraggio di guardarlo perplesso.
Ma non lo odiava? E ora vuole giocare assieme a lui come se fossero amici.
«Sei sicuro di non essere tu quello con una lesione cranica?» Gli chiede.
Michele si acciglia «Non hai una lesione cranica, non ti ho neanche rotto il naso.»
«Sì, ma sei troppo gentile con me e...» Non è abituato. Non è abituato, ma vorrebbe tanto poterlo fare, maledizione!
«Se vuoi che ti tratto di merda, basta dirlo.» Emil si ritrova quasi il joystick in faccia quando Michele si alza e gli passa accanto. Che stupido, magari Michele stava davvero provando a fare amicizia con lui, come gli hanno chiesto di fare e lui ha rovinato tutto.

Quando entra in camera, lo trova a letto, girato in modo di dargli la schiena e con le braccia incrociate: la classica posa da donna incazzata, gli viene da pensare. Si siede sul suo lato del materasso, e dopo un attimo, prova a toccargli la spalla «Scusa. Dai, vieni di là, ti insegno.»
Michele scrolla la testa «Non ti scusare, non è colpa tua se ti sembro malato solo perché mi sto comportando normalmente… È solo l’indice di quanto ti ho trattato male in questi anni.»
Emil sente il cuore stringersi, Michele gli sembra sinceramente dispiaciuto, e anche se è vero che lo ha trattato malissimo da che si sono conosciuti, è anche vero che ora ha capito il motivo «Ascolta, ho capito perché cerchi di tenermi lontano, non immaginavo che avessi una ragazza.» Le spalle di Michele fremono, ma Emil continua a parlare «Non avrei dovuto… Non avrei dovuto dirti che mi piaci, è stato irrispettoso, ma davvero se avessi saputo o anche solo immaginato di Rebecca, non...»
«Re-Rebecca non c’entra niente in questa storia.»
Emil annuisce mogio, ha ragione; Rebecca non ha alcuna colpa, solo la fortuna di poter stare con lui «Non intendevo nulla di offensivo. Sono sicuro che sia una ragazza fantastica, cioè, per piacerti, deve esserlo per forza...»
Michele fa schioccare la lingua contro il palato: «Io non riesco a capire da dove ti viene questa tua alta considerazione nei miei riguardi. Ti ho letteralmente spaccato la faccia.» Emil ride di gusto e Michele si gira, mettendosi di pancia, per poterlo guardare senza dover sforzare il collo. In effetti potrebbe sembrare strano, ma prima che facesse la stupidata di dichiararsi, è stato davvero gentile e buono con lui. Gli ha mostrato il suo vero carattere, e non la scorza da uomo tutto d’un pezzo dietro cui, chissà perché, ama trincerarsi.
«Non sono dolce e buono, Emil… Per niente.» Lo sente bisbigliare.
«E invece sì.» Emil si sdraia accanto a lui, piegando il braccio sotto la testa a mo’ di cuscino «È solo che, non so perché, ti piace atteggiarti allo Stanley della situazione.»
«A cosa?» Si fissano per un secondo, prima che Michele scoppi a ridere di gusto ed Emil si senta arrossire. Sottoscrive il pensiero, è ingiusto che sia così carino . « Un tram chiamato desiderio, presente? » Fa ridendo a sua volta «Staresti bene con la maglietta lacerata mentre urli ‘Stella’ strapppandoti i capelli. » Lo indica con un dito da capo a piedi e Michele inarca un sopracciglio mentre gli fa notare che Marlon Brando non si strappa i capelli in quella scena.
«Sì invece.» Emil si tira su e Michele dopo un attimo lo segue.
«Ma ti dico di no… Che vuoi con sta mano tesa?» Guarda la mano che Emil gli sta tendendo e ci batte sopra la propria.
«Se ho ragione io, paghi pegno.»


In effetti Marlon Brando non si strappa i capelli, si limita a portarsi le mani al volto mentre grida «Ci avrei scommesso soldi.» Mormora accigliato mentre manda indietro la barra di progressione del video per poterlo rivedere «Sarà un caso di effetto Mandela? Secondo me se lo chiedi a mille persone, almeno cinquecento se lo ricordano mentre si tira i capelli.»
«Scomodi pure le teorie del complotto pur di non pagare pegno?» Sono seduti al centro del letto, di fronte al computer portatile di Emil aperto. Il ragazzo serra la mascella punto sul vivo mentre Michele sposta le gambe sotto le coperte per tira su un ginocchio verso il petto e appoggiarci sopra il braccio.
«Ero convinto.» Borbotta offeso.
«Sarà, ma ho vinto io.»

 

«...Merda, sei serio!»
Michele annuisce, un ghigno perfido ad arricciargli un angolo della bocca «Perchè? Pensavi che scherzassi?»
Emil studia lo skateboard ai suoi piedi, una tavola nera con una decalcomania di Iron Man, davvero figa se può dirlo e poi il ragazzo, dall’altro lato: no, ma ci sperava. Sfrega le labbra una contro l’altra mentre sente l’imbarazzo incendiargli il viso e le orecchie: tu guarda se la prima volta che si abbassa i pantaloni davanti a un ragazzo è per scommessa e non per combinarci qualcosa! « È dicembre, mi verrà un colpo.»
«Non dire sciocchezze. Sei abituato al freddo di Praga, questo non è niente!»
Niente da fare, Michele è convinto del pegno che desidera ricevere per aver vinto la loro scommessa ed Emil non può che piegarsi. Alza il giubbotto e, dopo un attimo, slaccia la cintura e, con uno strattone tira giù pantaloni e mutande. Ha ben pensato di girarsi, per evitare di mostrare nulla di compromettente per sbaglio, ma a quanto pare ha un sedere degno di nota.
«Però, Sara ha ragione, hai davvero un bel culo. »
CHE HA DETTO? «Mickey!» Esclama scandalizzato, tirando giù il giaccone con uno strattone «Stupido!»Ok che vuole fare amicizia, ma giocare così con lui, è cattiveria sapendo quali sono i suoi sentimenti nei suoi riguardi. Decide però di non farglielo notare, nonostante sia certo di essere arrossito fino alla radice dei capelli...Non vuole di nuovo rovinare il momento.
«Non ti faccio pena? » Piagnucola allora, continuando a tirare la conversazione sulla burla «Crudele, anzi crudelissimo.»
«Non dicevi che sono dolce e buono?»

«Rimangio tutto, sei una persona terribile, come quelli che spezzano la pasta prima di metterla in pentola.» Michele porta una mano al petto con una smorfia, ed Emil ride nel vederlo arricciare il naso e strizzare gli occhi in una smorfia di pura sofferenza.
«Vuoi un bacino sulla bua?» .
«Mi hai ferito nell’animo, mostro. Non c’è bacino che tenga.»


Senza pantaloni e senza mutande Emil sale sullo skateboard di Michele. È una situazione surreale su così tanti livelli che non ha la minima idea da che parte iniziare se mai dovrà raccontarlo a qualcuno. Non è mai salito su uno skateboard, è senza pantaloni di fronte a Michele e… Lo ha già detto che è senza pantaloni davanti al ragazzo di cui è innamorato da cinque anni?
Un attimo d'incertezza ancora e si dà spinta per muoversi usando la punta del piede. Sono le tre di notte e per fortuna non c’è nessuno in giro. La strada è stretta, le case sembrano quasi toccarsi dai due lati del marciapiede, piegandosi in avanti per un bizzarro effetto ottico. Michele lo guarda girare a fatica e tornare indietro verso di lui, appoggiato all’auto dei genitori con un gomito «Però! Non ti facevo così ben dotato, ragazzino!»
«Cosa?» Emil porta di scatto le mani a tirare giù il giubbotto sulle cosce; era convinto che fosse abbastanza lungo da coprirlo, e un attimo dopo non è più in piedi su uno skate, ma in sella a un cavallo imbizzarrito. Allarga le braccia, per cercare di recuperare un minimo di equilibrio, e quando si accorge di avere un appiglio a cui ancorarsi – forse un palo della luce – si fa in avanti per aggrapparsi.
«...» Decisamente non è un palo della luce.
È aggrappato a Michele, con tutta la sua forza, il volto schiacciato contro il suo per una guancia e, cosa da non dimenticare, è senza pantaloni. Se esiste la morte per imbarazzo e non ci sta rimettendo la pelle, è sulla buona strada per l’immortalità. «Grazie.» Rischiava di farsi davvero male senza il suo aiuto.
«Certo che per essere un pattinatore di alto livello sei davvero goffo.»
Emil vorrebbe ribattere in qualsiasi modo che non sia un urletto, affatto virile, dovuta alla vicinanza - e al fatto che non ha su le mutande- ma ogni desiderio di preservare un minimo di dignità va a quel paese non appena si scosta appena per guardare Michele. Ora o mai più, più che spaccarti di nuovo la faccia non può fare!, nel giro di una manciata di secondi, la mente del ragazzo è un condominio sovraffollato dove si urla dalle finestre e si tira gli oggetti in strada. È per questo, per un attimo di confusione totale, fatto di personalità che si accapigliano una con l’altra, se si spinge in avanti.
Non è così che si aspettava il suo primo bacio. Senza mutande, in mezzo alla strada, in una sorta di slancio masochista. Non appena posa le labbra su quelle di Michele, è certo che, come minimo, superato il momento di shock, lo spingerà via. È pronto, sa di aver rovinato tutto, e stavolta in maniera permanente, ma non accade nulla del genere. Dopo il primo momento di sorpresa, Michele non lo scosta, anzi. Stringe la presa su di lui, andando incontro al suo bacio, facendolo tremare fin nei polsi e non per il freddo.
Michele lo bacia con una foga tale da fargli male. Lo morde, gli succhia la lingua con talmente tanta forza da farlo lamentare debolmente, sembra incazzato, anzi no, frustrato. Come se sapesse perfettamente che quella è la più grande stronzata della vita di entrambi. Si scosta solo quando la mancanza d’aria fa piegare le gambe di Emil e lui è costretto a sorreggerlo, solo quel gesto sembra fargli accendere di nuovo la lampadina della ragione. Lo guarda strabiliato, guarda verso l’alto, come se temesse di essere stato visto da qualcuno in casa, prima di allontanarsi a piccoli passi dopo averlo aiutato a rimettersi in piedi. « … Rivestiti e torna a casa.» Mormora senza guardarlo.
Quando Emil rientra in camera, qualche minuto dopo, Michele non c’è, e non c’è la mattina dopo a colazione. Quando anche a cena, il posto di Michele rimane vuoto gli è chiarissima la situazione: lo sta evitando. Bene, anzi benissimo, a questo gioco possono giocare in due.

Il piano è semplice...La realizzazione un po’ meno.

La palestra dove Sara e Michele hanno mosso i loro primi passi nel mondo della ginnastica artistica è piccola, e piena di gente. Emil si guarda attorno sorpreso, è come se tutte le famiglie del quartiere, visti i risultati raggiunti dai due fratelli, avesse portato in massa figli e nipoti a iscriversi ai corsi. «Veniamo spesso qua, ad aiutare gli insegnanti.» Gli spiega Sara mentre raccoglie i capelli in una treccia «Non si direbbe, ma Mickey ci sa fare con i bambini.» Accenna al fratello, poco più in là, ed Emil non riesce a trattenere un mormorio intenerito a trovarlo mentre aiuta una bambina a sciogliere il nastro che, durante l’esercizio, le si è avvolto attorno a una gamba.
« È qui che avete iniziato?» Avrebbe dovuto aspettarselo, visto che è l’unica palestra della zona. Nonostante l’umore sotto le scarpe, sorride mentre, nella bacheca a vetro che, entrando, ha giusto degnato di un occhiata per non colpirla col gomito passando, scorge una foto di Sara e Michele . Si avvicina per poter guardare meglio: quasi tutte le medaglie d’oro esposte sono a nome dei gemelli, tranne una « Rebecca Vitale.»
Rebecca... Un brivido gli corre lungo la schiena mentre osserva la medaglia di fronte a lui. È qui che Rebecca e Michele si sono conosciuti? Sente un nodo chiudergli la gola, mentre, neanche a farlo a posta, la voce della ragazza sovrasta il chiacchiericcio dei bambini presenti.
«Merda.» Sussurra. Non credeva possibile provare tanto senso di colpa verso qualcuno, e rimanere con tutti i capelli in testa. Quando la ragazza gli sorride poi, sventolando una mano sopra la testa per salutarlo, sente la gola chiudersi e la paura di stare per vomitare salire.
Per fortuna ci pensa Michele a distrarlo. Oltre Sara e Rebecca, lo vede salire sulla trave, forse per dare una dimostrazione agli atleti più grandi. La spiegazione dell’esercizio è un po’ troppo per il suo italiano, si gratta la testa pensoso mentre Sara avvia una diretta social, e Rebecca si posiziona al suo fianco
«Vorrei parlarti.»
Emil deglutisce a vuoto. Cazzo….
«So che è successo fra di voi ieri sera.»
«Cosa?» Non sembra furiosa, nemmeno un po’. Anzi, quando incrocia il suo sguardo, ha la netta sensazione che stia cercando di non commuoversi.
«Ho bisogno di...Ehi che fate?»
A differenza di Rebecca, Emil non reagisce ai bambini che, giocando fra di loro, colpiscono la trave su cui si trova Michele, ma al debole lamento del ragazzo che, a metà ruota, si ritrova a venire sbilanciato. Scatta in avanti senza pensare e un attimo dopo, sta sostenendo tutto il suo peso mentre Michele lo abbraccia al collo.
«...»
Il boato che segue il salvataggio parte da Sara, che alza le braccia con un urletto entusiasta, e viene seguito da Rebecca, che batte le mani con un piccolo «Ooooh.» Ammirato. Emil vorrebbe sprofondare e non è il solo, a giudicare dall’imprecazione che sente sussurrare a Michele mentre si allontana. Ridacchia, grattandosi la guancia, questo sarebbe il momento perfetto per una battuta sagace, qualcosa in grado di spezzare l’imbarazzo, ma tutto quello che riesce a fare è ridere e sperare che il rossore che sente salire lungo il collo e le guance venga scambiato per ilarità.

 

***


Forse lo ha già detto, ma una volta ha fatto un sogno del genere. In realtà era lui quello accudito e Michele era vestito da infermiere sexy, ma siamo lì. «Siete delle persone orribili.» Mormora, facendo involontariamente eco a Michele che, nonostante la febbre, cerca di mettersi a sedere, scostando le coperte. Non si aspettava una mobilitazione di massa per un po’ di raffreddore, ma nemmeno che mollassero Michele a lui, se deve essere sincero «Non dovrebbe essere per noi la vacanza?»
«In realtà voi dovete solo fare amicizia.» Ridacchia la madre di Michele e Sara.
E quale modo migliore per farlo cercando di mantenere vivo l’altra persona?, Emil sospira mentre guarda i suoi genitori annuire in coro alle parole di Bibiana, ha rinunciato immediatamente a cercare aiuto in Sara, visto che è stata lei a suggerire di andare pure in vacanza e mollarli lì, da soli, per non perdere i biglietti per Aosta.
Decide di mettere il muso, nonostante il bacino sulla fronte che, nonostante i diciannove anni suonati, sua madre e suo padre si ostinano a schioccargli, e provando a scostarsi dall’abbraccio di Sara, quando questa prova a cingergli le spalle «Traditrice.»
«L’ultima volta che siete rimasti soli, vi siete baciati, dovresti ringraziarmi.»
Come scusa?, Emil si acciglia mentre Sara sbuffa una risata: davvero pensava che Michele non le avesse detto nulla? Morde il labbro inferiore davanti a quell’espressione di palese presa in giro, mentre sbuffa, girando la testa «Lo ha detto anche alla sua ragazza, quindi no.»
Sara fa una smorfia divertita, arricciando gli angoli delle labbra in un sorrisetto felino, prima di voltarsi verso la porta lasciata aperta dagli altri «Prenditi cura di Mickey, mi raccomando!»

La bramboracka, è una minestra a base di patate, funghi, panna e un tuorlo d'uovo. Buona, nutriente, peccato che lui non sia propriamente capace di cucinare. Prova a nascondere le mani con le maniche del maglione, ma Michele, dopo il primo boccone, neanche avesse sentito il sapore del sangue assieme alla pasta, gli scopre la mano destra coperta di cerotti.
«Potevi dirmelo, avrei cucinato io.» Mormora girandogli il polso per poterlo guardare dalla parte del palmo, e arricciando il naso alla scottatura tutto sotto il dito indice fino al pollice e il medio «Tu guarda, ti sei ammazzato per un piatto di minestra.»
Si tira su, mantenendo la presa sulla mano di Emil, e tirandolo leggermente, gli fa attraversare la casa, fino alla cucina «Olio di noci.» Spiega quando va ad aprire una bottiglia di olio con i denti e sputa di lato il tappo in sughero «È indicato per le bruciature.»
Ne fa cadere qualche goccia sulla bolla piena di liquido chiaro, e inizia a massaggiarla delicatamente con entrambi i pollici, nonostante il volto arrossato e gli occhi lucidi, ha un’espressione così adorabilmente concentrata che Emil si ritrova a trattenere il respiro.
«Mi dispiace.» Mormora.
«Per cosa?» Michele alza per un attimo gli occhi verso di lui e il ragazzo ha quasi l’istinto di scusarsi per essere nato, non solo per il fattaccio del bacio e non di essere un incapace ai fornelli «Allora?»
«Per ...Averti baciato.» Sussurra abbassando lo sguardo.
Michele smette di muovere le dita sulla sua ferita, ma non di stringergli la mano fra le sue «Non so cosa mi sia preso, Mickey, mi dispiace.»
«Forse volevi baciarmi?» Sembra fin troppo tranquillo e se lo conosce come crede, questo non è un bene. Però è vero, voleva baciarlo, per questo lo ha fatto. Annuisce quindi e lo sente tirare leggermente il fiato, come dopo una fitta dolorosa. Vorrebbe chiedergli se ha male da qualche parte, ma Michele lo spiazza con un semplice «A me no.»
«A te no, cosa?» Gli chiede stranito.
«Non mi dispiace che mi hai baciato.» Michele si chiude nelle spalle con una smorfia intanto che va a pescare dalla cassetta del pronto soccorso un quadrato di garza sterile che sfila dal pacchetto con un colpo di forbici.
«Mi prendi per il culo?» Una parte di Emil sa che non dovrebbe avere una reazione violenta, non con uno che si è rivelato essere manesco e forte abbastanza da incrinargli il setto nasale con un solo destro, eppure non riesce a trattenersi dall’alzare la voce. Che cazzo vuol dire? Prima scopre che ha una ragazza, poi lo bacia e ora... «Che cazzo siete, scambisti tu e Rebecca? Volete fare una cosa a tre? Mi dispiace, a me piace solo il cazzo!» Sbotta sfilando di colpo la mano da quelle di Michele, un attimo prima che abbia finito di applicare la medicazione e trovandosi a strizzare gli occhi per il dolore.
«Che dire, un poeta.» Borbotta Michele guardandolo dal basso, visto che, a differenza sua, non si è alzata ed è ancora appoggiato, col gomito, alla penisola della cucina «Comunque no, nessuno scambio di coppia o voglia di fare cose a tre.»
«Allora che diavolo...» Si zittisce per via del dito di Michele sulle labbra.
«Rebecca e io siamo solo amici, si presenta come mia ragazza perché l’ho indicata alla mia agenzia come tale.» Emil torna a sedere di schianto di fronte a lui «Qualche anno fa ha iniziato a girare la voce sulla mia omosessualità e la mia agenzia è corsa ai ripari, fornendomi una fidanzata di comodo. Rebecca è una cara ragazza, ci conosciamo da molto, quando mi hanno chiesto di scegliere un nome su cui costruire una storia, ho scelto lei perchè sapevo che mi avrebbe aiutato volentieri.» A dispetto di molte altre che fanno questo per lavoro e poi, quando sono stanche, fanno scoppiare la bomba in faccia al fidanzato fantoccio di turno, lasciandolo nei guai fino alla punta dei capelli. «Per questo...» Lascia cadere la mano con cui stava invitando Emil al silenzio per strizzare la radice del naso fra due dita «... Cazzo è semplice.»
«No, non lo è. Parla chiaro, sono stupido.» In realtà Emil sta iniziando a capire, ma vuole sentirglielo dire, maledizione se lo merita. Michele prende un bel respiro, prima di rivelargli «È per questo che ti ho sempre tenuto lontano, non mi può piacere un ragazzo, finirei nella merda fra sponsor e...»
Emil lo ha praticamente assalito. Lo sa, ne è consapevole e cazzo non gli importa. Non gli ha fatto finire la frase, che gli ha preso la testa fra le mani e tirato verso di sè con una tale forza da far male a entrambi. Sente Michele lamentarsi debolmente per via della quasi zuccata che si sono dati a vicenda, per i denti, ma dal modo in cui gli si appende prima ai polsi e poi cerca di tirarlo verso di sè, infilando le braccia sotto le sue, non gli sembra intenzionato a scostarlo per mandarlo a quel paese. Non subito almeno.
«Emil...Emil no.» Mormora mentre cerca di scostare il viso dal suo, il volto lustro per la mancanza d’aria e la febbre e gli occhi lucidi. Gira la testa verso destra e poi verso sinistra per cercare di parlare «Per favore. Non...»
Emil però non vuole sentire ragioni. Dopo aver passato anni a struggersi per quello che credeva un amore impossibile, non gli importa sapere che tipo d'interesse ha Michele nei suoi riguardi, se è semplicemente attratto da lui o forse prova qualche tipo di sentimento, ora ha solo voglia di recuperare tutto il tempo perso. Gli gira la testa con forza, si impone, non è da lui, ma non gli frega nulla risultare aggressivo o addirittura famelico, è arrabbiato, una parte di lui è furiosa per essere stato tenuto lontano per anni solo per la paura di avere a che fare con un branco di burocrati fin troppo amanti del politicamente corretto.
«Se non la smetti, ti scopo qui.» Ringhia mentre ne cerca lo sguardo.
Non se l’aspettava. Sono talmente pressati uno contro l’altro che non può essersi sbagliato, il brivido che ha appena passato il corpo di Michele ha una sola chiave di lettura. Arriccia un angolo delle labbra in un sorriso «Preferirei un posto un po’ più comodo e carino, come prima volta, ma se ci tieni, posso metterti culo all’aria qui e ora.»

«Cazzo Emil...» Lo sente mugolare labbra contro labbra mentre cerca di strattonargli la maglia fuori dai pantaloni «Spero che tu non sia solo aria fritta o ti butto fuori di casa.»


Non sa se sia solo un pallone gonfiato, ma a giudicare da come Michele sembra apprezzare l’averlo sulle ginocchia per lui, non sta andando troppo male. È la prima volta che si trova in intimità con un ragazzo, non si è mai spinto oltre a qualche sguardo o a qualche sorriso, per via di quell’assurdo senso di fedeltà al suo amore per Michele, ma a quanto pare, la fantasia e la pratica, diciamo visiva, beh, hanno dato i loro frutti.
Lecca e bacia, si gode appieno il possesso del ragazzo arricciato su di lui, lo ascolta gemere mentre con i fianchi sgroppa e freme, come se non riuscisse a trattenere le scariche di eccitazione che lo attraversano e gli hanno riempito gli occhi di lacrime. Lo vede strofinarle via, imbarazzato, nonostante la situazione sia andata oltre il comune senso di pudicizia. E Dio, riderebbe, se questo, è certo, non gli farebbe guadagnare un calcio in faccia.
Lo tira più a sé, se sta per soffocare per via della mancanza d’aria, non riesce a capirlo, quel senso di vuoto allo stomaco e quelle piccole lucine agli angoli degli occhi, potrebbero essere sia un principio di collasso o lo svilupparsi dell’orgasmo che sente tirare tra le gambe. Scende a stringersi con una mano sopra la stoffa dei pantaloni e nel momento in cui Michele, cerca di tirarsi indietro per non venirgli in bocca, si lascia andare a sua volta.
Non proprio assieme, ma abbastanza sincronizzati da far sorgere un ghignetto sul volto del ceco, mentre Michele praticamente gli cade di schianto fra le braccia e lui ha ancora l’istinto sia di ridere che di tossire.
«Hai ingoiato?» Gli chiede Michele pulendogli la barba con una mano «Sei stupido?»
«Affatto, solo innamorato.» Michele alza entrambe le sopracciglia, come preso di sorpresa ed Emil, per un attimo, ha l’impressione di aver osato troppo come al solito. E invece, dopo un attimo, eccolo un sorriso. Una piccola smorfia divertita. Non è una risposta positiva alla sua dichiarazione d’amore, non totalmente almeno, ma per Emil è lo stesso il giorno migliore della sua vita.
 

«Eri geloso?»
«Già.»
«Per questo mi hai picchiato?»
«Non dirlo come se fossi stupido.»
«Non è che lo dico io.»

SCENA BONUS

 

«No.No.No.E no.»
Emil sbuffa una risata divertita mentre, poco più in là, Chris Giacometti mugugna che non vuole assolutamente dividere il suo manager – e fresco fidanzato – con Crispino «È stato il mio rivale diretto a ogni medaglia europea negli ultimi cinque anni e tu ti metti a fargli da manager?»
Etienne pinza la radice del naso fra due dita «Non ti preoccupare, non mi chiederà di azzopparti per poter vincere lui.» Mormora battendogli una mano sulla spalla «Quindi perché non la smetti di fare i capricci?»
«Azzopparti no, ma potrei consigliargli una serata a base di caviale, ostriche e champagne prima di una gara.» Mormora Michele facendosi serio per un attimo «O regalargli una scatola di sex –toys...» Si zittisce mentre Chris, da che stava abbracciando Etienne al collo, ora ha passato a strizzare lui come se fosse un peluche «Perché diavolo mi stai abbracciando?»
«È in quel momento della vita in cui ha vinto abbastanza e del buon sesso vale più di una medaglia?» Chiede Emil ridendo mentre Michele scrolla la testa, dichiarando che non riesce ancora a credere di essere arrivato secondo all’ultimo europeo, contro un simile idiota.

 

 

NOTE E DISCLAMERS:

• Il secondo nome di Michele è un mio headcanon
• Michele e Sara come figli d’arte è un mio headcanon
• Il nome dell’allenatore di Emil è un mio headcanon
Limonata a cosce aperte è una bevanda tipica di Napoli. Alla tipica limonata viene aggiunta acqua gassata, e un pizzico di bicarbonato per farla frizzare. Da qui il nome, a cosce aperte, perché per berla si deve piegare le ginocchia e allargare le gambe per non sporcarsi.
Stanley Kowalski personaggio del film ‘Un tram che si chiama Desiderio
• La scena a cui fanno riferimento Emil e Michele: https://www.youtube.com/watch?v=EUOxBoyjE60&ab_channel=AntoniusBlock
Effetto Mandela è una sorta di falso ricordo condiviso, spesso, da folti gruppi di persone. A esempio, alcuni ricordano la famosissima “Specchio, servo delle mie brame” come “ Specchio, specchio delle mie brame, chi è la più bella del reame” (Ndr io sono fra questi)
• La punizione di Emil per aver perso la scommessa è tratta dal film dei Simpson del luglio 2007

 

 

   
 
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