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Autore: Ayumi Yoshida    10/09/2009    11 recensioni
Improvvisamente la donna sentì le sue ginocchia cedere e si aggrappò al piano della cucina, stringendolo con quanta più forza aveva nelle mani.
“Chichi…tutto bene?” mormorò preoccupata Videl.
La donna deglutì e giunse le mani, pronta a svenire.
“Videl…tu … tu… aspetti un bambino?”

[Long fic piuttosto angst e introspettiva su un problema molto doloroso, Gohan x Videl]
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Gohan, Videl | Coppie: Gohan/Videl
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Questo capitolo è dedicato a chi lo ha pazientemente atteso,

a chi questa storia è piaciuta almeno un po’,

a chi ha compreso il dolore di questa situazione.

E per ultimo, ma non per questo meno importante, questo capitolo è dedicato a mia zia, il perché lo sa lei.

Grazie a tutti, con il cuore.

 

 

 

Capitolo quarto - Felicità

 

[Solo una notte…
E’ bastata solo una notte per cambiare le nostre vite…]

 

Videl aprì piano gli occhi, rigirandosi sul fianco. Gohan si era già alzato.

Lanciò uno sguardo fugace all’orologio, che segnava le sette e mezzo, e sbuffò. Era prestissimo, sentiva ancora sonno. Chiuse gli occhi, cercando di riaddormentarsi.

Erano passati già tre mesi dal momento cupo che aveva vissuto e, nonostante quella sensazione di vuoto che avvertiva perennemente nel ventre, tutto andava decisamente meglio.
Aveva imparato a convivere con quella dolorosa percezione, che comunque sembrava andare attenuandosi con il tempo, anche se forse questa era solo la sua immaginazione.

Gohan l’aveva coccolata, sostenuta, aiutandola a riprendere a vivere. Videl era ritornata la solita ragazza combattiva, attiva, sorridente. I suoi sorrisi ormai non svanivano più; gli occhi tristi erano solo un sofferente ricordo.

Aveva spiegato ella stessa alla famiglia Son cosa l’affliggeva.

Chichi ci era rimasta molto male all’inizio, ma mai aveva pensato di attribuire la colpa alla ragazza. Ella ancora ricordava la stretta mozzafiato in cui la donna l’aveva cinta, dimostrandole tutto il suo affetto e il suo sostegno. Il viso di Gohan era diventato radioso.

Qualche volta ancora sentiva la tristezza invaderla, e quel vuoto nel ventre sembrava estendersi a tutto il corpo, ma in quei momenti raggiungeva Gohan e si rifugiava tra le sue braccia.

Era l’unica soluzione che riusciva a confortarla, ad alleviare la sua angoscia.

Sorrise, ripensando a quante volte aveva telefonato al ragazzo, disperata, piangendo, e lui aveva lasciato tutto ciò che stava facendo e l’aveva raggiunta, soltanto per abbracciarla e infonderle coraggio.

Si rigirò di nuovo nel letto, cercando una posizione comoda che le conciliasse il sonno. Si sistemò a pancia in giù e distese le membra, ma un nodo alla gola la costrinse a mettersi seduta di scatto.

Aprì la bocca, prendendo aria. Respirava a fatica. Spaventata, si portò le mani alla gola.

La tastò in lunghezza: sentiva come un grumo in gola, qualcosa di sgradevolissimo che il suo corpo stava spingendo per eliminare. Spinse la testa fuori dal letto e vomitò.

Disgustata, si ristese sul letto, massaggiandosi il ventre. In quel momento sentiva anche una strana sensazione di nausea risalirle lungo il corpo, mista ad un piacevole calore e ad una sensazione di sorpresa.

Sconvolta, sgranò gli occhi, stringendosi lo stomaco.

“Gohan!” esclamò concitata “Gohan!”

Il sayan si precipitò fuori dal bagno, il volto preoccupato, inciampando nei pantaloni calzati a metà.

“Cosa c’è?” le domandò accorato, raggiungendola e chinandosi su di lei. “Tutto bene?”

Videl spalancò la bocca, eccitata, non riuscendo ad articolare una singola parola per via dell’emozione fortissima che sentiva velocemente crescere dentro di sé.

“Sì, cioè… no!” esclamò a fatica dopo aver boccheggiato, atona , per qualche secondo. Gohan corrugò le sopracciglia, perplesso.

 “Gohan, ho appena vomitato. E ho la nausea.” Gli disse come se fosse la cosa più bella al mondo.

Il sayan spalancò la bocca, incredulo, e la richiuse più volte, non emettendo alcun suono. Anche lui non riusciva più a parlare.

“Quindi tu…” balbettò.
“Credo di sì!”

La ragazza gli rivolse un sorriso radioso, felice e Gohan le si buttò tra le braccia, raggiante.

“E’ bellissimo!” continuava a ripetere accarezzandole la testa, sfiorandole le spalle, incontrando con lo sguardo i suoi occhi blu finalmente gioiosi. “Già non vedo l’ora! Non vedo l’ora di stringerlo, non vedo l’ora di allargare la nostra famiglia!”

Era emozionatissimo, forse anche più di lei, Videl poteva leggerglielo negli occhi. Quasi si sentì male quando, contro il suo petto, sussurrò piano: “Ma non è certo, è soltanto una ipotesi.”

Quelle parole costituivano una nuvola nera nel cielo che minaccia tempesta quando il tempo è sereno, ma Gohan continuò a sorridere. Nulla poteva scalfire la sua felicità, in quel momento.

“Io invece credo che tu aspetti davvero un bambino.” ribatté entusiasta “Sai cosa ti dico? Andiamo subito dal ginecologo, così vedrai.”

Ne era sicuro. Non aveva alcuna prova, ma ne era sicuro. Non lo sfiorava neppure la paura che, in caso di una analisi negativa, Videl sarebbe ricaduta di nuovo nella depressione. Lui ne era sicuro, sua moglie era incinta.

L’ospedale era apparso molto più accogliente dell’ultima volta, quando, mano nella mano, avevano salito le scale ridendo e a due a due per arrivare più in fretta al reparto. Il ginecologo li aveva accolti nel suo studio – più illuminato di quanto lo ricordassero -, con un espressione risoluta e dispiaciuta, che subito, però, si era trasformata  in incredula quando, sbattendo più volte le palpebre, aveva controllato le analisi.

“Lei aspetta davvero un bambino” aveva detto con un sorriso ai due, e Videl aveva lanciato un urlo.

L’adrenalina aveva preso a scorrerle a fiotti nelle vene, la felicità l’aveva inebriata impedendole di muovere ogni muscolo. Sarebbe diventata mamma.

Si era meravigliata del fatto che Gohan non l’avesse stretta subito a sé, ma ciò era accaduto non appena il dottore fu congedato e la porta richiusa alle loro spalle. Il sayan l’aveva portata in spalla lungo tutta la scalinata dell’ospedale, ridendo e riempiendola di baci, facendo sussultare gli altri pazienti dell’ospedale per la sorpresa.

Di ritorno a casa, stipati nell’abitacolo dell’automobile, il ragazzo non aveva fatto altro che ripetere quanto fosse felice, continuando a sorridere con il cuore. Anche Videl sorrideva, sorrideva come non era mai accaduto fino a quel giorno. Sarebbe diventata mamma, la soddisfazione forse più immensa per una donna.

Già non ce la faceva più aspettare che tutto accadesse. Già si immaginava con un bambino in braccio, raggiante, nell’intento di cullarlo, con accanto il suo Gohan.

Mentre si accarezzava piano il ventre, ridendo alle parole concitate del ragazzo, si sentiva stanca, stanchissima ma felice, finalmente. Felice.

Perché tutto, da quel giorno, sarebbe stato perfetto, ne era certa.       

 

[Solo una notte.
E’ bastata solo una notte per cambiare le nostre vite e per trovare la felicità.]

 

 

***

E con questo capitolo termina questa fic.

Ho cercato di dare una visione “frettolosa” al tutto, perché non credo che esistano davvero parole per descrivere la felicità di una persona che scopre che diventerà madre; spero che, per questo motivo, il capitolo non sia stato deludente.

Vi chiedo scusa per aver postato solo ora e per avervi fatto attendere così tanto, ma purtroppo ho avuto dei problemi che non mi hanno permesso di scrivere per un po’.

Spero potrete perdonarmi.

Ringrazio tutti coloro che hanno seguito questa fic, in particolare le splendide persone che hanno perso un minuto del loro tempo (o di più) per lasciare un segno del loro passaggio, vale a dire Lady Lexy, flo97, la mia carissima Katia, s_ara, Lady_Firiel, gaby90, Dea Nemesis, Neki, Vegetina ssj 94, Videl241097 e la mia carissima Mary.

Ricevere le vostre recensioni è stato un onore che non credo di meritare, per questo vi ringrazio mille volte. Grazie mille per avermi aiutata a crescere e a migliorare come scrittrice.

 

Un abbraccio affettuoso a tutti voi e un bacione, alla prossima.

Grazie.

Vostra Ayumi

 

 

 

   
 
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