Questo
capitolo è dedicato a chi lo
ha pazientemente atteso,
a chi questa
storia è piaciuta
almeno un po’,
a chi ha
compreso il dolore di
questa situazione.
E per ultimo,
ma non per questo
meno importante, questo capitolo è dedicato a mia zia, il
perché lo sa lei.
Grazie a
tutti, con il cuore.
Capitolo
quarto - Felicità
E’ bastata solo una notte per cambiare le nostre vite…]
Videl
aprì piano gli occhi, rigirandosi sul fianco.
Gohan si era già alzato.
Lanciò
uno sguardo fugace all’orologio, che segnava
le sette e mezzo, e sbuffò. Era prestissimo, sentiva ancora
sonno. Chiuse gli
occhi, cercando di riaddormentarsi.
Erano passati
già tre mesi dal momento cupo che
aveva vissuto e, nonostante quella sensazione di vuoto che avvertiva
perennemente nel ventre, tutto andava decisamente meglio.
Aveva imparato a convivere con quella dolorosa percezione, che comunque
sembrava andare attenuandosi con il tempo, anche se forse questa era
solo la
sua immaginazione.
Gohan
l’aveva coccolata, sostenuta, aiutandola a
riprendere a vivere. Videl era ritornata la solita ragazza combattiva,
attiva,
sorridente. I suoi sorrisi ormai non svanivano più; gli
occhi tristi erano solo
un sofferente ricordo.
Aveva spiegato
ella stessa alla famiglia Son cosa
l’affliggeva.
Chichi ci era
rimasta molto male all’inizio, ma mai
aveva pensato di attribuire la colpa alla ragazza. Ella ancora
ricordava la
stretta mozzafiato in cui la donna l’aveva cinta,
dimostrandole tutto il suo
affetto e il suo sostegno. Il viso di Gohan era diventato radioso.
Qualche volta
ancora sentiva la tristezza invaderla,
e quel vuoto nel ventre sembrava estendersi a tutto il corpo, ma in
quei
momenti raggiungeva Gohan e si rifugiava tra le sue braccia.
Era
l’unica soluzione che riusciva a confortarla, ad
alleviare la sua angoscia.
Sorrise,
ripensando a quante volte aveva telefonato
al ragazzo, disperata, piangendo, e lui aveva lasciato tutto
ciò che stava facendo
e l’aveva raggiunta, soltanto per abbracciarla e infonderle
coraggio.
Si
rigirò di nuovo nel letto, cercando una posizione
comoda che le conciliasse il sonno. Si sistemò a pancia in
giù e distese le
membra, ma un nodo alla gola la costrinse a mettersi seduta di scatto.
Aprì
la bocca, prendendo aria. Respirava a fatica.
Spaventata, si portò le mani alla gola.
La
tastò in lunghezza: sentiva come un grumo in
gola, qualcosa di sgradevolissimo che il suo corpo stava spingendo per
eliminare. Spinse la testa fuori dal letto e vomitò.
Disgustata, si
ristese sul letto, massaggiandosi il
ventre. In quel momento sentiva anche una strana sensazione di nausea
risalirle
lungo il corpo, mista ad un piacevole calore e ad una sensazione di
sorpresa.
Sconvolta,
sgranò gli occhi, stringendosi lo
stomaco.
“Gohan!”
esclamò concitata “Gohan!”
Il sayan si
precipitò fuori dal bagno, il volto
preoccupato, inciampando nei pantaloni calzati a metà.
“Cosa
c’è?” le domandò accorato,
raggiungendola e
chinandosi su di lei. “Tutto bene?”
Videl
spalancò la bocca, eccitata, non riuscendo ad
articolare una singola parola per via dell’emozione
fortissima che sentiva
velocemente crescere dentro di sé.
“Sì,
cioè… no!” esclamò a fatica
dopo aver
boccheggiato, atona , per qualche secondo. Gohan corrugò le
sopracciglia,
perplesso.
“Gohan, ho
appena vomitato. E ho la nausea.” Gli disse come se fosse la
cosa più bella al
mondo.
Il sayan
spalancò la bocca, incredulo, e la richiuse
più volte, non emettendo alcun suono. Anche lui non riusciva
più a parlare.
“Quindi
tu…” balbettò.
“Credo di sì!”
La ragazza gli
rivolse un sorriso radioso, felice e
Gohan le si buttò tra le braccia, raggiante.
“E’
bellissimo!” continuava a ripetere
accarezzandole la testa, sfiorandole le spalle, incontrando con lo
sguardo i
suoi occhi blu finalmente gioiosi. “Già non vedo
l’ora! Non vedo l’ora di
stringerlo, non vedo l’ora di allargare la nostra
famiglia!”
Era
emozionatissimo, forse anche più di lei, Videl
poteva leggerglielo negli occhi. Quasi si sentì male quando,
contro il suo
petto, sussurrò piano: “Ma non è certo,
è soltanto una ipotesi.”
Quelle parole
costituivano una nuvola nera nel cielo
che minaccia tempesta quando il tempo è sereno, ma Gohan
continuò a sorridere.
Nulla poteva scalfire la sua felicità, in quel momento.
“Io
invece credo che tu aspetti davvero un bambino.”
ribatté entusiasta “Sai cosa ti dico? Andiamo
subito dal ginecologo, così
vedrai.”
Ne era sicuro.
Non aveva alcuna prova, ma ne era
sicuro. Non lo sfiorava neppure la paura che, in caso di una analisi
negativa,
Videl sarebbe ricaduta di nuovo nella depressione. Lui ne era sicuro,
sua
moglie era incinta.
L’ospedale
era apparso molto più accogliente
dell’ultima volta, quando, mano nella mano, avevano salito le
scale ridendo e a
due a due per arrivare più in fretta al reparto. Il
ginecologo li aveva accolti
nel suo studio – più illuminato di quanto lo
ricordassero -, con un espressione
risoluta e dispiaciuta, che subito, però, si era trasformata in incredula quando,
sbattendo più volte le
palpebre, aveva controllato le analisi.
“Lei
aspetta davvero un bambino” aveva detto con un
sorriso ai due, e Videl aveva lanciato un urlo.
L’adrenalina
aveva preso a scorrerle a fiotti nelle
vene, la felicità l’aveva inebriata impedendole di
muovere ogni muscolo. Sarebbe diventata mamma.
Si era
meravigliata del fatto che Gohan non l’avesse
stretta subito a sé, ma ciò era accaduto non
appena il dottore fu congedato e
la porta richiusa alle loro spalle. Il sayan l’aveva portata
in spalla lungo
tutta la scalinata dell’ospedale, ridendo e riempiendola di
baci, facendo
sussultare gli altri pazienti dell’ospedale per la sorpresa.
Di ritorno a
casa, stipati nell’abitacolo
dell’automobile, il ragazzo non aveva fatto altro che
ripetere quanto fosse
felice, continuando a sorridere con il cuore. Anche Videl sorrideva,
sorrideva
come non era mai accaduto fino a quel giorno. Sarebbe diventata mamma,
la
soddisfazione forse più immensa per una donna.
Già
non ce la faceva più aspettare che tutto
accadesse. Già si immaginava con un bambino in braccio,
raggiante, nell’intento
di cullarlo, con accanto il suo Gohan.
Mentre si
accarezzava piano il ventre, ridendo alle
parole concitate del ragazzo, si sentiva stanca, stanchissima ma
felice,
finalmente. Felice.
Perché
tutto, da quel
giorno, sarebbe stato perfetto, ne era certa.
E’ bastata solo una notte per cambiare le nostre vite e per trovare la felicità.]
***
E con questo
capitolo termina questa
fic.
Ho cercato di
dare una visione
“frettolosa” al tutto, perché non credo
che esistano davvero parole per
descrivere la felicità di una persona che scopre che
diventerà madre; spero
che, per questo motivo, il capitolo non sia stato deludente.
Vi chiedo
scusa per aver postato solo
ora e per avervi fatto attendere così tanto, ma purtroppo ho
avuto dei problemi
che non mi hanno permesso di scrivere per un po’.
Spero potrete
perdonarmi.
Ringrazio
tutti coloro che hanno seguito
questa fic, in particolare le splendide persone che hanno perso un
minuto del
loro tempo (o di più) per lasciare un segno del loro
passaggio, vale a dire Lady Lexy, flo97, la mia carissima Katia,
s_ara, Lady_Firiel,
gaby90, Dea
Nemesis, Neki, Vegetina ssj 94, Videl241097
e la mia carissima Mary.
Ricevere le
vostre recensioni è stato un
onore che non credo di meritare, per questo vi ringrazio mille volte.
Grazie
mille per avermi aiutata a crescere e a migliorare come scrittrice.
Un abbraccio
affettuoso a tutti voi e un
bacione, alla prossima.
Grazie.
Vostra
Ayumi