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Autore: My Pride    18/11/2022    1 recensioni
~ Raccolta Curtain Fic di one-shot incentrate sulla coppia Damian/Jon + Bat&Super family ♥
» 79. With all my life
Le note di Jingle Bells risuonavano a ripetizione negli altoparlanti del centro commerciale e diffondevano quell’aria natalizia che si respirava in ogni punto della città di Gotham, dai piccoli magazzini, negozi di alimentari e ristoranti ai vicoli che circondavano ogni quartiere.
[ Tu appartieni a quelle cose che meravigliano la vita – un sorriso in un campo di grano, un passaggio segreto, un fiore che ha il respiro di mille tramonti ~ Fabrizio Caramagna ]
Genere: Fluff, Hurt/Comfort, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Bat Family, Damian Wayne, Jonathan Samuel Kent
Note: Missing Moments, Raccolta, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Gimme my medicine Titolo: Gimme my medicine
Autore: My Pride
Fandom: Super Sons
Tipologia: One-shot [ 
1241 parole fiumidiparole ]
Personaggi: Damian Wayne, Jonathan Samuel Kent
Rating: 
Giallo
Genere: Generale, Fluff Sentimentale
Avvertimenti: What if?, Slash, Hurt/Comfort
First Aid Kit Challenge: Antidolorifico. Jon non è mai stato umano e non conosce il dolore
200 summer prompts: "Ho solo bisogno di riposare" || "Fa male, ma vivrò" || Personaggio X si è ferito

 

SUPER SONS © 2016Peter J. Tomasi/DC. All Rights Reserved
.

    Jon sapeva che non avrebbe dovuto lamentarsi e che in realtà non era così grave come sembrava ma, quando Colin aveva controllato la gamba e confermato che si era probabilmente rotto davvero la tibia, era stato lui stesso a portarlo in ospedale per far sì che se ne occupassero i medici.

    Sulle prime Jon aveva pensato che sarebbe stata una cosa veloce, che magari gli avrebbero messo in fretta un gesso o un tutore e che se ne sarebbe tornato a casa in un battito di ciglia, ma non aveva minimamente immaginato che una cosa del genere avrebbe richiesto una moltitudine di accertamenti; alla sua faccia stranita quando uno dei medici gli aveva chiesto come si fosse infortunato, quali sintomi avesse e avesse poi accennato ad una radiografia, Colin aveva sghignazzato e ed era stato lui stesso a chiamare Damian per avvisarlo, anche se a Jon non era sfuggita la sua espressione divertita. Per tutto il tempo non aveva fatto altro che guardarlo tra una risata tra i denti e l’altra, e tutto perché era la prima volta che si ferita e si ritrovava in situazioni del genere.

    Il peggio era arrivato quando Damian li aveva raggiunti in ospedale e gli aveva fatto una di quelle ramanzine degne di Lois Lane, borbottando che era uno sconsiderato, che avrebbe dovuto aspettare Colin e che non avrebbe dovuto fare di testa sua, e quando Jon aveva ironizzato che aveva voluto provare l’ebrezza del volo, Damian gli aveva rifilato uno scappellotto dietro la nuca nello stesso istante in cui uno il medico era venuto a comunicare loro che avrebbero dovuto intervenire chirurgicamente poiché la sua era una frattura prossimale della tibia, o almeno così l’avevano chiamata.

    Ore dopo se n’erano tornati tutti e tre a casa, Jon aveva sfoggiato un gesso nuovo di zecca – Colin l’aveva un po’ preso in giro per questo – e Damian aveva recuperato per lui le sue vecchie stampelle, ricordandogli di non fare inutilmente sforzi e di non pesare troppo sulla gamba infortunata, sicuramente più esperto di lui riguardo gessi e ammaccature; Colin aveva fatto loro compagnia ancora per qualche tempo e aveva aiutato Damian al posto di Jon, per quanto quest’ultimo avesse provato a partecipare e avesse immediatamente sollevato le mani in segno di resa quando si era beccato due occhiate infuocate.

    Erano ormai passati tre giorni dall’incidente e la gamba non smetteva di fargli male, ma Jon sapeva, e ribadiva, che non avrebbe dovuto lamentarsi. Era solo una frattura, qualunque essere umano normale – era quella la parola chiave, normale – incappava in situazioni simili almeno una volta nella vita, e Jon si sentiva come se lagnarsi del dolore non fosse giusto... soprattutto nei confronti di Damian e di quello che aveva passato e superato da appena pochi mesi. Cos'era una piccola frattura, dopotutto? La sua gamba era ancora lì, doveva solo guarire e lui doveva solo imparare a convivere con quel dolore.

    Per quanto internamente possedesse ancora organi in parte kryptoniani, tutta la sua invulnerabilità era sparita e non poteva più essere chiamato uomo d'acciaio da un pezzo, ma nn avrebbe mai pensato che il corpo umano potesse essere davvero così fragile. Nel corso degli anni l'aveva visto in tutti coloro con cui aveva combattuto fianco a fianco, persino in Damian stesso, ma provarlo sulla sua stessa pelle era un altro paio di maniche. Ancor più quando, tentando di alzarsi, fece leva sulla stampella e mise male la gamba, lamentandosi a mezza bocca. Oh, Rao. Era davvero normale che facesse così male?

    «Non dovresti stare fermo?»

    La voce di Damian lo distrasse dai suoi pensieri e cercò di ricomporre il suo viso in fretta e furia prima di voltarsi verso di lui, cercando di sollevare le labbra in un sorriso tranquillo. «Ehi, D. Sgranchivo un po' le gambe».

    «Cosa che ti è stata categoricamente vietata di fare», replicò Damian e, punto sul vivo, Jon storse il naso, tornando ad accasciarsi sul divano solo perché fu Damian stesso a spingerlo e ad ignorare la sua replica. «Guarda che non devi fingere di star bene», sentenziò, lasciando Jon di stucco.

    Gli ci vollero attimi interminabili prima di riuscire a rispondere, forse perché sentiva che ogni parola avrebbe potuto risultare l'opposto di ciò che avrebbe voluto ammettere, data la delicata situazione in cui erano. «Non è niente, ho solo bisogno di riposare un po’», optò quindi per quelle poche parole e tentò persino di sorridere rassicurante, ma la cosa non parve comunque darla a bere a Damian, data l'espressione che si dipinse improvvisamente sul suo volto.

    «Smorfia in viso, bocca serrata, denti e stretti, naso arricciato e sopracciglia contratte. L’espressione di chi sta contenendo il dolore». Incrociò le braccia al petto, indurendo la mascella. «Quindi non essere idiota, Jonathan. Se ti fa male, puoi dirlo».

    Jon aprì la bocca per ribattere ancora una volta che, no, stava alla grande e non aveva bisogno di dire una cosa del genere, ma il viso di Damian era così imperturbabile, in piedi davanti a lui, che alla fine cedette e sospirò. «Fa male, ma vivrò», ammise infine.

    «Non era poi così difficile, come vedi». Damian parve compiaciuto e rilassò persino le spalle, abbassando le braccia lungo i fianchi. «Ti prendo un antidolorifico».

    «D, davvero, non--»

    «Un'altra parola e non ti lamenterai solo della gamba rotta, super idiota».

    «Era una minaccia?»

    «Ovvio che no, stavo flirtando con te», affermò Damian nel sollevare entrambe le sopracciglia con fare scettico, dandogli un colpetto sulla fronte e, ignorando la lamentela, gli tirò persino il naso prima di dargli le spalle e avviarsi. «Ora sta' zitto e resta lì buono per cinque minuti».

    Jon lo vide sparire oltre l'arco del soggiorno, aggrottando la fronte e abbassando lo sguardo sulla propria gamba ingessata. Durante gli anni, aveva visto un mucchio di volte Damian in quelle stesse condizioni e non si era mai lamentato una singola volta - il battito accelerato che Jon a quel tempo poteva sentire aveva sempre parlato per lui -, quindi aveva pensato che anche lui avrebbe potuto resistere per tutta la situazione che si erano portati alle spalle. Beh, a quanto sembrava si sbagliava. Corpo nuovo, sensazioni nuove. Forse avrebbe dovuto davvero rendersi conto una volta per tutte che ogni cosa sarebbe stata una riscoperta anche per lui.

    «Perso di nuovo nei tuoi pensieri, J? Datti una svegliata, ti ho portato la tua medicina».

    Accennando un sorriso, Jon gettò uno sguardo a Damian e gli sorrise. Vederlo così tranquillo, in piedi su gamba e protesi e con quell'aria finalmente serena dopo così tanto tempo, era tutto ciò che avrebbe potuto desiderare. E ridacchiò al pensiero, muovendo avanti e indietro un dito per invitare Damian ad avvicinarsi. «Perché non vieni a darmela, dottor Wayne?» lo provocò nel fargli un occhiolino, e se sulle prima Damian sbatté le palpebre, alla fine sbuffò ilare.

    «Sono un veterinario».

    «Allora io sono un cucciolo di labrador bisognoso di cure».

    Stavolta Damian rise di gusto, quasi piegandosi in due per quella pessima battuta, ma si avvicinò a passo felpato e, facendo attenzione, si sedette a cavalcioni sulle sue cosce per squadrarlo da quella posizione. «Di' Ahn, J» sussurrò nel portarsi l'antidolorifico alla bocca prima di chinarsi verso le sue labbra come ad aspirare ad un bacio, e Jon non se lo fece ripetere due volte.

    Forse prendere le medicine in quel modo non sarebbe stato poi così male.






_Note inconcludenti dell'autrice
Ecco qua un'altra storia per l#200summerprompt indetta dal gruppo Non solo Sherlock - gruppo eventi multifandom e per la #FirstAidKitChallenge indetta dal gruppo facebook Hurt/comfort Italia
Ogni tanto faccio capitare delle cose anche a Jonno, visto? Ovviamente Jonno in questo momento si è solo rotto una gamba, ma è comunque meglio di niente visto tutto quello che fccio succedere solitamente a Damian o a Tommy. Però, ecco, ho lasciato tutto abbastanza sul fluff perché non avevo intenzione di fare cose drammatiche... e ovviamente Jonno approftta immediatamente della situazione in un modo o nell'altro
Il Dottor Wayne è assolutamente al suo servizio!
Commenti e critiche, ovviamente, son sempre accetti
A presto! ♥



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