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Autore: federicaMalik    19/11/2022    0 recensioni
*la storia fatta eccezione per il prologo è raccontata dal punto di vista della protagonista due anni prima.
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Il lieto fine non è garantito e l’amore non è sempre fisico.
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Dal testo:
“Come ti hanno convinta a venire a questa festa?” Mi chiese riscuotendomi dai miei pensieri.
“Tuo fratello ed Izi” sospirai alzando gli occhi al cielo “non volevano lasciarmi a casa da sola” conclusi, scrollando le spalle.
“Ed il tuo ragazzo?” Mi domandò, gettando la sigaretta a terra ormai terminata, dopo averla spenta contro il muro.
“Cosa avevi mercoledì pomeriggio?” Ignorai la sua domanda, intenta ad indagare su quanto era successo, continuando a scrutarlo
attentamente.
“Non so di cosa tu stia parlando”
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
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Capitolo 6





Entrammo in una caffettiera non molto distante dall’imponente struttura universitaria.

Non frequentavo molto quel posto, ma lo avevo sempre considerato caldo ed accogliente, inoltre, essendo vicino al campus era prevalentemente frequentato da studenti universitari, che si riunivano lì dopo le lezioni per scambiare due chiacchiere in compagnia.

Per questo non mi stupii quando entrando lo trovammo pieno di ragazzi che come noi avevano deciso di fermarsi lì per gustare qualcosa di caldo.

Tuttavia, rimasi decisamente allibita da alcune occhiatacce che mi beccai accompagnate da qualche mormorio di sottofondo, provenienti per lo più da un tavolo posto vicino all’ingresso in cui sedevano alcune ragazze della nostra età.




Inarcai spontaneamente le sopracciglia, mettendo su un’espressione tra lo stupito ed il perplesso; sentii Nick ridacchiare al mio fianco e poi farmi strada verso un tavolo in fondo alla sala.

Certo, ero indubbiamente a conoscenza del forte seguito che Nick avesse da parte di molte studentesse universitarie e personalmente, in larga parte, le riuscivo a capire.

Il ragazzo infatti, oltre ad essere particolarmente bello, aveva due occhi verdi magnetici e quell’aria sbarazzina ed alla mano che riusciva sempre a metterlo al centro dell’attenzione, anche in una stanza strapiena di persone.

Ciò che meno comprendevo, era il mormorio che averlo, semplicemente, visto entrare in un locale insieme a me aveva generato.

Pensandoci bene, in quei due anni che lo conoscevo non mi era mai capitato di vederlo in compagnia di una ragazza, o quantomeno, da solo insieme ad una ragazza.

A tal proposito, avevo creduto per molto tempo che fosse particolarmente riservato riguardo alle sue relazioni sentimentali, ma questa credenza, con il tempo, venne sostituita dalla convinzione, ampiamente condivisa dal popolo studentesco, che l’unico tipo di rapporto che intrattenesse con una ragazza fosse tra le lenzuola e quest’ultima ipotesi spiegava chiaramente il perché non lo avessi mai visto in compagnia di qualche ragazza.




“Vuoi toglierti quell’espressione dal viso?” Esordì Nick, dopo qualche secondo che c’eravamo accomodati al tavolo, interrompendo il flusso dei miei pensieri.

“Mi stanno ingiustamente trucidando con lo sguardo!” Affermai con tono allibito, gettando uno sguardo al tavolo un po’ più avanti del nostro, in cui il gruppetto di ragazze, che conoscevo solo di vista, continuava a squadrarci in malo modo.

Lo sentii ridere in risposta ed allargai le braccia con fare esasperato, assumendo un espressione che Nick dovette trovare particolarmente buffa, dato che il suo sorriso si allargò ulteriormente.

“Non mi hanno mai visto con nessuna, si saranno fatte strane idee” disse a conferma dei miei pensieri, scrollando le spalle e sminuendo la questione.

“Assurdo” mormorai tra me e me, non riuscendo a trattenere uno sbuffo.

“Tranquilla, Ass” tentò di rassicurarti “ chi ti conosce sa che sei felicemente fidanzata” e non mi sfuggii che alla parola ‘fidanzata’ sollevò leggermente gli occhi al cielo “e chi mi conosce sa che non sei decisamente il mio tipo!” concluse.

Rimasi un po’ scettica a quella affermazione, probabilmente dettata dalla volontà di rassicurarmi ma, che intesa nel suo letterale significato, un po’ mi colpí.

Certo, non avevo mai considerato Nick qualcosa di diverso dal ‘fratello del mio migliore amico’ ma quella sua affermazione aveva leggermente ferito il mio orgoglio femminile.

In ogni caso, che ci rimasi un po’ male per quelle sue parole non lo diedi assolutamente a vedere, cercando di mantenere un’espressione il più possibile neutrale, cercando di trovare una risposta a quella sua affermazione.

Ma, fortunatamente, a conclusione di quel momento imbarazzante venne in mio soccorso una cameriera, che prese gentilmente le nostre ordinazioni.

“Allora, dimmi un po’” disse Nick appena la ragazza si allontanò con il suo fedele block notes, avvicinandosi un po’ di più a me, seduta di fronte a lui, appoggiando gli avambracci sul tavolo.

“ Per quale motivo sei così avversa al divertimento?” mi chiese con un piccolo sorriso sul viso.

“Non sono avversa al divertimento” mi difesi, assumendo un espressione contrariata che lo fece ridacchiare.

“Eviti le feste, qualsiasi tipo di evento mondano, le partite della squadra e qualsiasi altra occasione per socializzare!” continuò a sostenere la sua tesi, inarcando un sopracciglio.

Sbuffai sentendomi messa alle strette, era vero, non frequentavo spesso o con piacere gli eventi organizzati dai miei coetanei, ma questo non significava che non mi piacesse divertirmi, semplicemente ne avevo un concetto totalmente diverso rispetto alla maggior parte dei ragazzi della mia età.

Non ebbi il tempo di tradurre i miei pensieri in parole, che la cameriera si avvicinò al nostro tavolo mettendoci davanti due tazze fumanti.

Rimanemmo in silenzio per un po’ e mentre io mi concentrai sulla mia bevanda, sentivo lo sguardo di Nick bruciarmi addosso e ne ebbi conferma quando, sollevando il mio, incrocia i suoi occhi.

Inarcai spontaneamente le sopracciglia e lo vidi sbuffare.

“Non penso tu sia un’asociale Ass, semplicemente non riesco a capire perché ti ostini sempre a rinchiuderti a casa o in biblioteca” precisò e io trattenni un piccolo sorriso, lo aveva detto con un tono quasi dolce, come se volesse accertarsi di non avermi ferito.

“Lo so, semplicemente non credo che strusciarmi ubriaca ad una festa sia divertente!” precisai e lo vidi scuotere la testa.

“Non devi necessariamente ubriacarti e strusciarti a qualcuno, puoi semplicemente ballare con i tuoi amici” rispose subito dopo, sollevando gli occhi al cielo, come se avesse appena detto qualcosa di tremendamente ovvio.

“Non è solo questo..” dissi quasi spontaneamente senza pensarci e quando mi resi conto di aver parlato rimasi in silenzio per qualche secondo, indecisa sul continuare o meno.

Non mi piaceva dare spiegazioni riguardo alla mia vita o relativamente a ciò che mi veniva imposto dalla mia famiglia, ma lo sguardo curioso e rassicurante di Nick mi esortò a continuare.

“Per poter restare in questa università devo mantenere una media alta, altrimenti mio padre mi spedirebbe senza troppi problemi in un’università privata e fuori dal mondo, in modo che io non abbia nessuna distrazione” sospirai, confessando qualcosa che non dicevo a chiunque.

“Allo stesso tempo, adoro leggere e non voglio rinunciare a farlo.

Quindi, anche se volessi, non ho il tempo per prendere parte a tutti gli eventi che organizzano” conclusi, senza dilungarmi troppo.

Lo vidi schiudere leggermente le labbra, mentre mi scrutava serio, come se in un certo senso stava cercando di capire il mio punto di vista.




“Sai che fine ha fatto stamattina quell’idiota di mio fratello?” mi chiese, cambiando discorso ed io lo ringraziai mentalmente per questo, probabilmente aveva intuito quanto dovesse costarmi confessare che in fondo la mia vita non fosse tutta rose e fiori, come la maggior parte delle persone credeva.

“Lo cercavo a mensa, perché, tanto per cambiare, ha dimenticato le chiavi di casa, ma non c’era” precisò subito dopo.

“Non ne ho idea” dissi sincera scrollando le spalle.

“È tipico di Edward sparire nel nulla per poi riappare magicamente” affermai con un piccolo sorriso sulle labbra, sentii Nick ridacchiare mentre annuiva, sentendo la tensione che si era creata da quando avevamo messo piede in quella caffettiera alleggerirsi definitivamente.










Continuavo ad osservare quel vestito, rigirandolo tra le mani.

Nulla di speciale, nulla di eccessivo, ma la sola idea di doverlo indossare mi faceva venire la nausea.

Lo avevo acquistato il pomeriggio precedente in uno dei svariati negozi presenti al centro commerciale del quartiere, luogo in cui mi avevano trascinato, non poi così gentilmente, le mie amiche dopo aver passato in rassegna il mio armadio ed essere giunte alla conclusione che non avessi davvero nulla di adatto.

Sbuffai, lanciando il vestito sul letto, fosse stato per me sarei potuta benissimo andare in jeans e maglietta a quella dannata festa, o meglio, avrei potuto non andarci affatto.

Presi il cellulare dalla tasca del pantalone guardando l’ora, Erano già le diciannove e trenta ed io non avevo ancora iniziato a prepararmi.

Sapevo che Scarlett sarebbe arrivata tra meno di un ora, accompagnata dai suoi amatissimi trucchi, in modo da  dare il tocco finale al nostro outfit per quella serata.

Pertanto, consapevole che non sarei mai riuscita a persuaderle dal trascinarmi a quella festa, decisi che fosse giunto il momento di smetterla di piagnucolare e di iniziare a darmi una sistemata.




Indossavo dei collant non poi eccessivamente fini di un bianco lucido e perlato, un tubino nero in cotone, semplice, ma a mio avviso forse un po’ troppo scollato e decisamente troppo corto; ma la cosa che probabilmente mi metteva di più in imbarazzo erano gli stivali neri ed opachi che mi arrivavano sin sotto le ginocchia, con un grosso tacco squadrato.

Non so esattamente per quale motivo, ma li avevo sempre trovati estremamente eccessivi ed avevo provato a convincere Izi in tutti i modi possibili a farmi optare per un altro paio di calzature, ma con palese insuccesso.

Sbuffai, mi sentivo terribilmente impacciata ed a disagio.

Non che mi vestissi sempre in maniera troppo accollata certo, ma semplicemente quel tipo di abbigliamento non era da me, mi faceva sentire scoperta, vulnerabile ed incredibilmente volgare.

Non ebbi neppure il tempo di pensare di potermi cambiare che la porta della mia stanza si spalancò con violenza tale che mi fece sobbalzare.

“Oh mio Dio Asia, sei pazzesca!” Urlò Isabel, mentre mi scrutava emozionata.

In risposta, sollevai gli occhi al cielo e storsi le labbra in una smorfia di disapprovazione.

“Posso almeno togliere questi?” Chiesi implorante, indicando con le mani gli stivali.

“Assolutamente no, bambolina!” Mi riprese Scarlett facendo il suo ingresso nella stanza.

Non l’avevo neppure sentita arrivare.







Et Voilà” esclamò la rossa prendendomi il viso tra le mani e scrutandomi attentamente.

Aveva impiegato un tempo infinito a destreggiarsi tra i trucchi, zittendomi in malo modo ogni qual volta la imploravo di non esagerare.

“Hai giusto il tempo di specchiarti e prendere la giacca, i ragazzi sono già sotto che ci aspettano!” Disse la mia coinquilina raggiungendoci nella mia stanza e, dopo aver osservato il mio make up, fece un occhiolino furbo a Scarlett, che ricambiò con un sorriso orgoglioso.

Odiavo quando le mie amiche complottavano al fine di trascinarmi nelle loro folli serate, ma mentre, in assoluto silenzio, aspettavo che Scar finisse di imbrattarmi il viso, giunsi alla conclusione che continuare a lamentarmi non avrebbe reso la serata migliore, pertanto, avevo deciso, quantomeno, di provare a divertirmi, almeno un po’, almeno per una volta.




Mi alzai dalla sedia, avvicinandomi allo specchio a parete della mia stanza, con molta titubanza.

Sorrisi impercettibilmente quando mi resi conto che effettivamente Scar aveva mantenuto la sua promessa di non esagerare con il trucco; infatti, aveva optato per colori leggeri come bianco, rosa cipria e qualche sfumatura di nero; 

Solo qualche piccola goccia, sotto l’occhio destro dipinta di bianco.

Mi portai i lunghi capelli in avanti, dando un ultimo sguardo veloce all’outfit, evitando di soffermarmi sugli stivali che proprio non riuscivo a farmi piacere e neppure, sull’orlo del vestito, a mio avviso davvero troppo corto.

Dopo di che, presi la giacca e insieme alle altre due, raggiunsi Edo e gli altri.




Appena misi il piede fuori dalla porta di casa un brivido di freddo fece vacillare tutte le mie convinzioni e fui davvero tentata dal tornarmene al caldo nel mio appartamento.

“Certo che avete fatto un miracolo!” Sentii mormorare al mio migliore amico? osservandomi dallo specchietto retrovisore mentre salivo il macchina ed in risposta gli lanciai un’occhiataccia.




La villa in cui si teneva la festa era davvero enorme e letteralmente piena di gente, fin troppa per i miei gusti.

Mi persi ad osservare le svariate decorazioni presenti in giro, vi erano degli innocui pipistrelli in cartoncino attaccati al muro, ma anche dei spaventosi scheletri.

Inoltre, le luci ad effetto rendevano il luogo molto più mistico.

Nonostante mi fossi solo poco prima imposta di provare per una volta a divertirmi, l’essere circondata da streghe in minigonna e svariati Joker già ubriachi mi fece presto cambiare idea.

Infatti, eravamo arrivati  da meno di un ora e  già non vedevo l’ora di andar via.

Io avevo davvero tentato di adattarmi per una volta a quel tipo di serate, ma non riuscivo a lasciarmi andare.

Stare in mezzo a troppe persone, mi faceva mancare l’aria.

Non sapevo ballare, tantomeno riuscivo a farlo conciata in quel modo ed i piedi, con quei tacchi, mi facevano malissimo.

Per questo, dopo aver accompagnato i miei amici a prendere da bere e dopo aver ballato con loro per qualche minuto, sgattaiolai via dalla pista da ballo raggiungendo un divanetto vuoto, decisa a passare li il resto della serata.




Tuttavia, dopo un po’, una primaria esigenza di andare in bagno mi costrinse ad alzarmi.

Iniziai a guardarmi intorno, cercando di comprendere dove potessero trovarsi i servizi in quell’enorme casa.

Provai anche a chiedere a qualcuno, ma non ricevetti nessuna risposta utile.

Se non qualche risatina, carezza o scrollata di spalle.

Pertanto, decisi di trovare il bagno da sola ed iniziai a vagare fin quando non mi scontrai con qualcuno.

“Certo che non riesci mai a guardare dove metti i piedi, Ass” 

Sbuffai esasperata, “tu sai per caso dove si trova il bagno?” Gli chiesi, senza neppure provare a nascondere la mia aria decisamente scocciata.

Lo sentii ridere mentre scuoteva la testa, “vuoi chiuderti lì dentro per l’intera serata?” mi domandò divertito.

“Non sarebbe male!” risposi sincera, alzando gli occhi al cielo.

Rise nuovamente e subito dopo mi afferrò un polso iniziando a camminare.

Si fermò alla fine del lungo corridoio, difronte ad una porta bianca chiusa e ci si parò davanti.

“Facciamo così, adesso vai in bagno e poi ci divertiamo, che ne dici?” Mi chiese con lo stesso tono con cui si cerca di convincere un bambino a fare un pisolino.

“Come faccio a divertirmi con questa tortura ai piedi?” Chiedi esasperata, indicando gli stivali.

“Perché ti sei conciata così?” Mi chiese dopo avermi scrutato attentamente.

“Figurati se è stata una mia idea!” risposi ovvia, alzando gli occhi al cielo.

Lo sentii ridere e mormore un “non avevo dubbi” prima che si spostasse dalla porta per farmi entrare.

“Ass”

Stavo per aprire la porta, quando mi sentii richiamare e mi voltai sollevando un sopracciglio.

“Stai molto meglio quando sei te stessa, non ti servono dei tacchi o una scollatura per attirare l’attenzione!” mi disse, facendomi un occhiolino ed io sentii le guance andarmi a fuoco, per questo mi voltai imbarazzata, chiudendomi svelta in bagno.







“Non ho nessuna intenzione di bere quella cosa!” ripetei per l’ennesima volta, guardando scettica il bicchiere con il liquido rossastro che avevo di fronte.

“È solo un drink ed è leggerissimo!” Sbottó  Nick, esasperato.

Era da più di un quarto d’ora che tentava di farmi bere quel coso.

“Perlomeno, assaggialo, prometto che se non ti piace lo berrò io!” tentò di negoziare.

“Non mi piace, lo so già!” risposi convinta, incrociando le braccia al petto.

Lo vidi sorridere, probabilmente poiché con quel gesto avevo assunto un’aria infantile.

“Non puoi saperlo se non lo provi” continuò ad insistere.




Fu forse per esasperazione, per stanchezza o, semplicemente, per sete che dopo altri quindici minuti buoni di battibecchi e non poche occhiatacce da parte del barman, mi decisi ad assaggiare quel drink.

Rimasi piacevolmente stupita, ero certa che tutti gli alcolici avessero un gusto amaro e disgustoso, per questo non avevo mai avuto neppure l’intenzione di assaggiarli.

Che senso aveva bere qualcosa di orribile solo per perdere il controllo di se stessi?

Tuttavia, il cocktail che mi aveva ordinato Nick aveva un gusto dolce e leggero.

Mi voltai verso il riccio che mi osservava con un sorriso furbo e vittorioso, in fondo aveva ragione lui.

“Non è male dai!” Gli concessi e lui scoppiò a ridere di gusto.




Dopo aver finito il drink raggiungemmo gli altri in pista, mi sentivo più leggera, allegra e gli stivali non mi facevano più così tanto male ai piedi.

Ballai per un tempo indefinito, divertendomi di gusto, forse per la prima volta in vita mia, ad una festa.

Mi ero concentrata solo sui miei amici ed ero riuscita a dimenticarmi totalmente di tutti gli altri presenti.

Mi allontanai dalla pista solo dopo un bel po’, sentivo davvero caldo, avevo la fronte totalmente sudata e la gola incredibilmente secca.

Legai i capelli in una coda disordinata e mi avvicinai al bancone dei drink intenta a voler chiedere un’altro cocktail come quello che mi aveva ordinato poco prima Nick.

Tuttavia, non ricordando il nome cercai di descriverglielo al barman che, dopo avermi guardato stranito, si mise all’opera.




Presa dall’euforia e dalla sete, presi il bicchiere in mano, bevendone una buona parte.

Dopo neppure un secondo sentii la gola andarmi letteralmente a fuoco ed una sensazione di calore pervadermi le guance.




“Che diavolo stai bevendo, Ass?” 

Sentii qualcuno parlarmi alle spalle, ma il suono di quella voce ed anche della musica mi arrivava alle orecchie ovattato, come se fosse distante.

Strabuzzai gli occhi, portandomi una mano alle tempie ed improvvisamente le luci divennero troppo fastidiose e la stanza sembrava non volersi fermare.

Ebbi l’impressione di star perdendo l’equilibrio, fin quando non mi appoggiai a qualcosa.. o qualcuno.










Una luce lieve si insinuava tra le persiane della finestra, distraendomi dal mio riposo.

Mi passai una mano sul viso e cercai di aprire gli occhi, ma una fitta lancinante alla testa mi costrinse a richiuderli rapidamente.

Feci un respiro profondo, mentre restavo inerme sul letto e cercai di far mente locale, tentando di ricostruire gli avvenimenti della notte appena trascorsa.




Mi ricordavo dei miei amici, di Nick, del suo complimento e di quel drink.

Mi ricordavo di aver ballato, di essermi sentita leggera, di aver bevuto ancora.

Sbuffai, cercando di aprire gli occhi, probabilmente mi ero ubriacata.

Mi abituai lentamente alla leggera luce nella stanza e dopo essermi massaggiata le tempi con una mano, con l’obiettivo di alleviare almeno un po’ le fitte causate dall’emicrania, mi feci forza sulle braccia per tentare di tirarmi su.

Mi sentivo la testa e le gambe pesanti e già odiavo quella nuova sensazione.

Ma cosa mi era saltato in mente?

Sbuffai ed allungai il braccio alla ricerca del cellulare sul mio comodino, intenta a vedere che ora fosse, ma mi ritrovai  a muovere la mano nel vuoto.

Assottigliai gli occhi, cercando di abituarmi più velocemente alla luce ed iniziai a guardarmi intorno.

Sgranai gli occhi sconvolta quando mi resi conto che quella non era la mia stanza.
  
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