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Autore: Dreamer47    20/11/2022    1 recensioni
È il 2005.
Sam e Dean sono ancora all'oscuro dei piani di Azazel.
Le loro giornate sono intrise di mostri e di streghe, vogliono ancora trovare John ed uccidere l'assassino di Mary, quando una ragazza incontrata per caso entrerà a far parte della loro vita.
Hunters' legacies non è solamente la storia dei fratelli Winchester, ma anche quella di Abby Harrison, una giovane ragazza dal cuore spezzato e dal destino turbolento il cui unico scopo è la vendetta.
Insieme, riusciranno ad ottenere ciò che vogliono più di ogni altra cosa.
Genere: Erotico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: AU, Soulmate!AU, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Più stagioni
Capitoli:
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HUNTER'S LEGACIES 
Capitolo 22. 
 
 
 
"Siamo realisti: non posso camminare, né sparare a quei figli di puttana che sono lì fuori; le mie budella sono tenute insieme da delle vecchie pezze sporche. Costruire una barella per portarmi via da questo posto non servirà a tenermi in vita. Ma posso uccidere quei cani rabbiosi dall'interno: abbiamo il propano, il sale ed i chiodi. Tutto quello che ci serve per fare una bomba". 
Abby ascoltò la sua amica ferita e distesa a terra sul pavimento del ferramenta nel quale si fossero rifugiati dopo essere scappati dai cerberi di Meg e scambiò un'occhiata con Ellen con aria confusa: era sul punto di chiedere come avrebbe potuto azionare le bombe senza morire, quando realizzò immediatamente quale fosse l'idea geniale che Jo avesse appena avuto. 
La guardò in faccia con aria furiosa, mentre ancora le stringesse la mano e fosse seduta sui talloni accanto a lei, ed avrebbe da lì a poco iniziato ad alzare la voce per esporle l'unico grande problema del suo favoloso piano, ovvero la sua morte, quando Jo le sorrise debolmente, muovendo il viso pallido nella sua direzione. 
"Sto morendo Abby, lascia che la mia morte abbia un senso. Ti prego".
Le parole giunsero alle sue orecchie in maniera ovattata e non si rese neanche conto del tempo che trascorresse e di come Sam e Dean avessero terminato di preparare tutte le bombe necessarie per far saltare in aria quel posto, ma rimase a guardare Jo negli occhi: i suoi occhi marroni così tristi che urlavano che non voleva che andasse a finire così, che non voleva morire così presto e che avrebbe dovuto avere tutta la vita davanti. 
Il viso pallido e schizzato dal suo stesso sangue nel momento in cui il cerbero avesse affondato i suoi artigli dentro di lei, ed Abby sapeva che non avrebbe mai scordato le sue urla di dolore. 
Erano sempre state molto unite come due vere sorelle e nonostante avessero sempre alternato dei momenti di odio a dei momenti d'amore, Jo ed Abby si sarebbero sempre volute un bene dell'anima. 
Per quanto si sforzasse, Abby sapeva in cuor suo che non avrebbe potuto fare niente per salvare la sua amica, che probabilmente solamente una sala operatoria l'avrebbe potuta salvare. 
L'aveva vista perdere troppo sangue e vedeva il modo in cui stesse diventando sempre più debole, fino al momento in cui si sarebbe spenta. 
Si chinò con gli occhi pieni di lacrime per darle un amorevole bacio sulla fronte e le strinse la mano forte, sentendo la sua stretta affievolirsi sempre più e ciò le faceva troppo male. 
Abby e Jo avevano sempre fatto tutto insieme fin dall'infanzia e per un periodo riuscirono anche ad andare a scuola insieme; Abby annuí e si sedette accanto a lei con le guance rigate dalle lacrime, perché c'era un'ultima cosa che avrebbero potuto fare insieme. 
"Che stai facendo, Abby?" chiese Jo con voce flebile iniziando a tossire e respirando lentamente, attirando l'attenzione dei due cacciatori che stavano finendo di posizionare le bombe artigianali in giro per il negozio. 
"Non puoi farlo da sola. Resterò qui con te Jo, come sempre".
Abby la guardò sorridendo sinceramente mentre il bene che provasse per lei fosse così forte da farle compiere un gesto simile, e cercò di tranquillizzarla con lo sguardo. 
"No, no, no. Devi andare con loro, subito!". 
Ma Abby scosse la testa e sentí altre lacrime scendere sul suo viso, distogliendo lo sguardo e guardando dritto davanti a sé: badò bene a non incrociare lo sguardo senza parole di Sam e quello pesante di Dean, che rimase immobilizzato a guardare quella scena, sentendo gli occhi velarsi di lacrime. "No, no, no, ti prego no". 
Jo sollevò lo sguardo prima verso sua madre, che si sforzò di sorridere mentre il cuore le si spezzava per il dolore, e poi guardò Dean negli occhi supplicandolo con lo sguardo di intervenire. "Portala via, per favore". 
La voce di Jo fece spaventare molto Abby, che capì che non ci fosse più tempo e Jo stesse per andarsene da un momento all'altro, ma la ragazza scosse la testa e le strinse forte la mano. "Andatevene. Tutti. Resto io con Jo". 
Jo si sforzò di tirarsi un po' più dritta e la guardò negli occhi con un sorriso tenero, stringendole più forte la mano e sorridendole con aria serena e in pace. "Sei la mia migliore amica, mia sorella. Guardami Abby: io ti voglio così tanto bene e so che questo ti farà molto male e mi dispiace, ma devi andare. La tua vita non finirà qui, oggi e per colpa mia: andate a fare il culo al diavolo". 
Abby continuò a guardarla con la convinzione che non l'avrebbe mai lasciata andare, quando non ebbe neanche il tempo di capire cosa o chi l'avesse afferrata passandole un braccio attorno ai fianchi, tirandola su dalla vita ed afferrandola con forza. Si dimenò e divenne difficile per Dean e per Sam trattenerla, perché Abby iniziò ad aggrapparsi a qualsiasi cosa che le permettesse di opporre resistenza alla forza delle quattro braccia su di sé, ma i due ragazzi riuscirono a trascinarla fuori dal ferramenta con forza, sentendola piangere e urlare di lasciarla andare. 
Continuarono a trascinarla anche per la strada deserta della città del Missouri, affaticandosi talmente tanto che caddero tutti e tre rovinosamente a terra, quando una forte esplosione gli fermò il respiro mentre guardavano quella grande nuvola rossa distruggere i vetri del negozio e trasformarsi piano piano in un incendio scuro.
Non c'era più niente da fare: Jo era morta ed Ellen aveva deciso di rimanere con sua figlia. 
Abby sentí il cuore spezzarsi ancora di più di quanto pensasse e afferrò la maglia del maggiore che la stesse stringendo più forte a sé, per proteggerla con le braccia da ciò che l'esplosione avrebbe potuto scagliarle contro, ed iniziò a piangere senza controllo mentre il suo stomaco si rivoltava dentro di lei. "Calmati ragazzina. Respira, devi calmarti: non è ancora finita". 
 
 
 
 
"Dimmi ancora di no". 
Il sorriso beffardo, il tono pieno di sarcasmo, la risata malvagia. 
Abby riuscì a percepire solamente questo, mentre le mani del tramite di Lucifer la tenevano immobilizzata dal viso, bloccando la sua schiena contro il proprio petto.
La sua presa era davvero forte, tanto che pensava che la sua mandibola si sarebbe sbriciolata da un momento all'altro, mentre con aria spavalda Lucifer guardava Sam negli occhi situato a pochi passi da lui in quella collina, mentre tutti gli abitanti della città erano radunati lì attorno posseduti dai demoni. 
Bobby era riuscito telefonicamente a fornire loro il luogo preciso in cui si trovasse Lucifer ed anche il perché: la città traboccava di mietitori proprio perché stava per risorgere Morte, il secondo cavaliere dell'Apocalisse, e tutti gli abitanti della città posseduti sarebbero stati utilizzati come tributo. 
Non appena i tre cacciatori superstiti erano arrivati a Lucifer, Dean era riuscito a sparargli un colpo in testa con la Colt, ma ciò si era rivelato essere un buco nell'acqua perché l'arcangelo si era rialzato sorridendo fieramente, del tutto incolume dal proiettile che fosse ancora nella sua testa. 
Lucifer aveva scaraventato Dean contro un albero come se fosse fatto di gommapiuma e poi si concentrò su Sam, intimandogli di dirgli si o avrebbe ucciso Abby sotto i suoi occhi. 
La ragazza scambiò una lunga occhiata con Sam mentre ancora Lucifer la tenesse ferma e stretta a sé, cercando di tranquillizzarlo e di continuare a dirgli di no, ma iniziò a percepire della titubanza nello sguardo preoccupato del ragazzo. "Sta tranquillo Sam: lui non può uccidermi". 
Lucifer rise di gusto e si sporse avanti appena per guardarla in faccia, ma poi la girò con forza facendola gemere di dolore, e l'avvicinò al suo viso per guardarla meglio. "E perché non dovrei farlo?". 
Abby osservò i suoi occhi cambiare di colore e scintillare di rosso, ed ebbe una sorta di dejavu, rivedendo le stesse immagini passargli davanti agli occhi che avesse visto quando Pamela l'avesse ipnotizzata. 
I suoi occhi rossi erano tremendamente furiosi e le avrebbero dovuto incutere paura, ma qualcosa dentro di lei le diceva che non sarebbe accaduto nulla di grave. 
Che Lucifer non le avrebbe fatto del male. 
Così Abby deglutí a vuoto e continuò a guardarlo negli occhi, dando ascolto a quella parte di sé che credeva sopita da secoli. "Perché mi ami ancora, perché ti sei ribellato per me. Per Syria".
Continuò a non provare paura neanche quando l'Arcangelo strinse di più la presa sul suo collo e se la portò ancora più vicina per osservarla meglio, ma Abby mantenne la calma e guardò la sua espressione diventare sempre più arrabbiata. 
"Più di mille anni chiuso dentro ad una gabbia, possono modificare il tuo punto di vista sull'amore. E poi tu non sei Syria: il tuo sguardo non è innocente come il suo". 
Abby deglutí a fatica ma non espresse neanche un gemito di dolore, nonostante la sua prese le facesse molto male, e lentamente risalí il suo corpo con le dita fino a giungere alle sue mani, stringendogli i polsi con forza, mentre decideva che bluffare fosse l'unico modo per uscire da quella situazione. "Se tu mi uccidi, perderai anche la tua possibilità di parlare con Syria per sempre". 
Lucifer rimase a fissarla per qualche istante con aria arrabbiata, ma i suoi occhi smisero di scintillare di rosso e parve calmarsi, per quanto fosse possibile per lui.
La guardò a lungo e rimase in silenzio mentre scrutava nei suoi occhi alla ricerca di qualcosa di familiare che derivasse da Syria. 
Poi Lucifer rise di gusto, rise così tanto che dovette piegarsi in due su se stesso e lasciò la presa sulla ragazza, facendola cadere rovinosamente a terra: Abby lo guardò ad occhi sgranati e le sembrò che fosse completamente pazzo e fuori di testa. 
Lucifer continuò a ridere sguaiatamente ed Abby guardò Sam con aria confusa, non sapendo davvero cosa fare o come comportarsi davanti a quella reazione così strana e imprevedibile; si allontanò velocemente per raggiungere il minore dei Winchester mentre osservava Dean iniziare a riprendere conoscenza. 
Ma Lucifer non fece più caso a loro, e tornò a scavare la fossa nel terreno dalla quale sarebbe uscito Morte. 
La ragazza sentí una mano poggiarsi sulla spalla destra e immediatamente si voltò pronta ad attaccare pensando che si trattasse di un demone, ma Anael si palesò al suo fianco e le sorrise teneramente e le intimò di fare silenzio. Lo sguardo di Abby corse verso Sam, che nel frattempo avesse raggiunto Dean sotto l'albero, e si tranquillizzò quando alle sue spalle vide Castiel. 
"Non temete ragazzi: potete andare. Il grande giorno in cui mi insiederò dentro Sam non è questo, ma sarà a Detroit" disse Lucifer dando loro le spalle senza minimamente curarsi di loro, divenendo serio e continuando a scavare quella grande fossa. "Ma ci rivedremo e la prossima volta, io e Syria ci faremo un luuungo giro da soli". 
Anael e Castiel si scambiarono uno sguardo eloquente e in men che non si dica salvarono i tre cacciatori e li portarono via da quel luogo per metterli al sicuro. 
 
 
 
Il silenzio rieccheggiava nel salotto di Bobby, mentre i cacciatori erano ancora scossi per le perdite che avessero subito quel giorno e per il fatto che il diavolo non fosse morto secondo il loro piano. 
Era stato tutto un grosso fiasco: non avevano ucciso Lucifer e Jo ed Ellen erano morte. 
Bevverro un'intera bottiglia di Scotch, che divisa in quattro non riuscì neanche ad alleviare le loro sofferenze; Sam sospirò e guardò Bobby con lo sguardo basso e aria distrutta, mentre Abby teneva le braccia serrate attorno alle gambe ed il mento appoggiato alle ginocchia, lo sguardo si perdeva nel vuoto e Dean di tanto in tanto le passava una mano sua schiena per darle conforto. 
Castiel stava seduto sul divano, visibilmente in imbarazzo accanto ad Anael tanto che rimase teso ed impalato a fissarla e quando Dean se ne accorse, si fece scappare un risolino, pensando a quando Castiel gli avesse detto di non aver mai avuto occasione di fare sesso fra le nuvole. Non doveva mai averci provato neanche con una delle sue sorelle, probabilmente. 
Così guerriero in battaglia, ma così coniglio accanto ad una donna pensò il maggiore sorridendo e sospirando rumorosamente, cercando di sdrammatizzare quella situazione così spiacevole e devastante. 
Anael se ne stava seduta a sfogliare le pagine del libro di pelle nera di Abby ed aggrottò le sopracciglia osservando quella calligrafia che lei non conoscesse e che non capisse, e presto spezzò il silenzio attirando l'attenzione di tutti i cacciatori. "Non ho la più pallida idea di ciò che ci sia scritto qui". 
I quattro cacciatori si voltarono verso di lei ed Abby si asciugò preventivamente due lacrime che stessero per fare capolinea dagli occhi mentre pensava alla sua migliora amica ed a sua madre, e si sollevò le maniche di quell'enorme felpa che Dean le avesse prestato e che le arrivasse fin sotto al sedere. "Ma hai detto di averlo dettato tu a mio padre".
"Io ho solamente dato a Jack un foglio con su scritto un incantesimo che avevo ottenuto in modo non proprio onesto da uno sciamano del Timbuktu; pensavo che Jack lo avesse riportato qui su questo libro, ma sembra che lui abbia criptato tutto per far sì che nessuno potesse leggerlo a parte lui stesso" disse Anael scuotendo la testa e accavallò le gambe nude e coperte dal suo vestito leggero fino al metà coscia, mentre teneva sulle cosce il pesante libro che continuò a sfogliare con aria sorpresa. 
L'angelo sollevò lo sguardo innocente e serio fino ad incrociare quello serio e sgranato di Castiel che, se fosse stato possibile, avrebbe voluto iniziare a far parte del divano o sparire velocemente senza mai più fare ritorno, e gli sorrise con aria intenerita. "Tu hai idea di che modo abbia utilizzato Jack per criptare questo testo, fratello?". 
Castiel sgranò gli occhi e si limitò a scuotere la testa, guardandola come se fosse un mostro spaventoso, per poi cercare aiuto nello sguardo di Dean, che soffocò una grossa risata divertita portandosi una mano alla bocca, ma finendo inevitabilmente per farsi sentire. 
Anael voltò immediatamente lo sguardo serio e severo verso il maggiore, assottigliando appena gli occhi. "Lo trovi divertente, Dean?". 
Il ragazzo sgranò gli occhi e divenne immediatamente più serio, scuotendo la testa ed iniziando a pensare che Anael si comportasse più da umana che da angelo. Così sollevò un sopracciglio e scambiò uno sguardo con Castiel, che ancora cercava il suo per farsi aiutare. "No. Stavo solo pensando che tu e Castiel potreste tentare di scoprirne di più, insieme. Da qualche altra parte. Da soli".
Anael tornò a guardarlo con le labbra leggermente dischiuse e poi guardò Castiel seduto accanto a lei, che aveva tutta l'aria di essere terrorizzato, e sorrise brevemente; guardò Abby, trovandola con un piccolo sorriso sul viso e si alzò per andarle incontro. 
Le mise una mano sulla spalla e la guardò dritto negli occhi, stringendo la presa su di le con dolcezza. "Pensi che io possa andare con Castiel, Abby? Riesco a percepire la devastazione ed il dolore indicibile dentro di te per la perdita della tua amica senza che tu abbia bisogno di dire una parola. Se vado con Castiel, non voglio che tu ti senta sola senza di me". 
Abby rimase a guardare nei suoi occhi con aria confusa e accigliata per aver rivelato i sentimenti che non fosse pronta ad esternare pubblicamente e serrò la mandibola; aggrottò le sopracciglia e la guardò con aria seria ed interrogativa, mentre un sorriso imbarazzato nasceva sul suo viso. "Perché dovrei sentirmi sola senza ti te, Anael?".
"Perché sono sempre stata con te.." sussurrò l'angelo come se quella fosse la cosa più normale del mondo, sorridendo e stringendo la presa sulla sua spalla. "Anche se non mi hai sempre percepita, io non ti ho mai lasciata uscire dalla mia vista negli ultimi cinque anni. Sei sempre stata sotto la mia protezione anche quando non sapevi della mia esistenza. Tuo padre era un vero amico per me e gli avevo promesso che ti sarei stata vicina". 
Abby rimase senza fiato e la guardò sconvolta, allargò la bocca senza riuscire a dire una parola: in un'altra circostanza sarebbe stata contenta di una notizia del genere, ma adesso si sentiva tremendamente violata nella sua privacy. Scosse la testa e si scrollò la sua mano di dosso, annuendo. "Non mi sentirò da sola, puoi andare".
"Come desideri". 
Anael sorrise sorniona e si congedò salutando i presenti con i suoi modi gentili e pacati, e con la grazia di una fata si diresse verso Castiel, che ancora rimaneva paralizzato sul divano a guardarla con occhi sgranati. "Possiamo andare, fratello". 
Anael scomparve con un forte battito di ali dopo avergli sorriso e Castiel si sollevò dal divano con titubanza, cercando aiuto nello sguardo dei cacciatori. 
Sam sorrise divertito e gli fece l'occhiolino, sollevando il suo bicchiere nella sua direzione come augurio. "Fagli vedere chi sei, tigre!". 
Ed in un battito di ali scomparve anche Castiel, lasciando i quattro cacciatori a rimuginare in silenzio sul fallimento di quel giorno. 
  
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