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Autore: Dreamer47    23/11/2022    1 recensioni
È il 2005.
Sam e Dean sono ancora all'oscuro dei piani di Azazel.
Le loro giornate sono intrise di mostri e di streghe, vogliono ancora trovare John ed uccidere l'assassino di Mary, quando una ragazza incontrata per caso entrerà a far parte della loro vita.
Hunters' legacies non è solamente la storia dei fratelli Winchester, ma anche quella di Abby Harrison, una giovane ragazza dal cuore spezzato e dal destino turbolento il cui unico scopo è la vendetta.
Insieme, riusciranno ad ottenere ciò che vogliono più di ogni altra cosa.
Genere: Erotico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: AU, Soulmate!AU, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Più stagioni
Capitoli:
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HUNTER'S LEGACIES 
Capitolo 23.
(I PARTE)
 
 
 
Spense il motere della sua auto azzurra metallizzata scintillante proprio di fronte alla casa abbandonata e malmessa che avesse occupato nei pressi di Sioux Falls, e si fermò per un attimo a respirare dopo quelle ultime settimane frenetiche che l'avessero quasi fatta uscire fuori di senno. 
Abby ed i Winchester avevano avuto a che fare con delle cacce molto particolari: erano stati in manicomio, Sam si era ritrovato nel corpo di un ragazzino sprovveduto alle prese con la stregoneria per evadere dalla sua vita ed Abby era quasi morta dalla paura quando Anna, l'angelo che Pamela avesse aiutato con l'ipnosi, era tornata indietro nel passato per uccidere John e Mary prima che potessero far nascere Sam e Dean, eliminando così l'apocalisse per assenza di tramiti di Micheal e Lucifer.
Sorrise amaramente sfiorando il volante e scese, chiudendosi dietro lo sportello, estraendo dal portabagagli i pacchi colmi di spesa che avesse comprato qualche ora prima al supermercato più vicino: si era assicurata di non scordare niente e che fosse tutto perfetto per lui
"Sono tornata!" esclamò entrando all'interno della casa e chiudendo col piede la porta d'ingresso poiché le mani fossero impegnate con le buste. 
Abby non ricevette risposta e pensò che l'uomo stesse riposando nella stanza al piano di sopra, così si diresse in cucina ed iniziò a sistemare gli ingredienti sul piccolo cucinino che non ne voleva sapere di funzionare, e che Abby avesse sapientemente preso a calci per far sì che la fiamma si accendesse. 
Iniziò a preparare quel pasticcio di carne per cui l'uomo al piano di sopra avesse sempre perso la testa e si ritrovò a sorridere pienamente felice, dopo davvero tanto, tanto tempo. 
La settimana precedente Abby ed i Winchester avevano seguito un caso non molto distante da quella città, un caso in cui le persone dessero pieno sfogo alle proprie inclinazioni nella loro totalità, fino a renderle mortali: una coppia si era letteralmente mangiata l'un l'altra mentre facevano sesso, c'era chi si fosse ingozzato di cibo o di alcol dopo anni di privazione. L'intera città era affamata e ben presto i tre cacciatori si erano ritrovati a chiamare Castiel, che subito pensò ad un Cupido impazzito. 
Subito dopo essere stati tutti e tre stretti in un forte abbraccio da parte dell'angelo dell'amore completamente nudo, iniziarono ad interrogarlo per capire per quale ragione la gente si stesse uccidendo, ma il Cupido si era subito giustificato con un leggero Sto eseguendo semplicemente i miei incarichi
"Gli ordini di chi? gli aveva chiesto Sam sul retro del locale dove Castiel avesse imposto all'angelo di rivelarsi. 
"Del cielo. Da lì vengono ordinate le unioni tra le coppie che più ci interessano: come i vostri genitori" aveva risposto Cupido sorridendo in maniera quasi snervante, diffondendo fibre di amore nell'aria che diedero la nausea a tutti i presenti. 
Dean increspò il viso in un'esrpessione quasi disgustata, sentendosi quasi arrabbiato per le parole dell'angelo. "Hai fatto conoscere i nostri genitori?". 
"Beh, gli ordini erano chiari: tu e Sam dovevate nascere. Così abbiamo creato la coppia perfetta: John e Mary, il braccio e la mente. Esattamente come abbiamo fatto con te e Abby". 
La ragazza e Dean si erano scambiati una rapida occhiata accigliata, sollevando contemporaneamente un sopracciglio e voltandosi a guardarlo con aria furiosa, ma fu Abby ad afferrarlo per il collo e guardarlo in cagnesco. "Ripeti". 
Cupido tossí appena per la forte stretta della donna e nonostante poco gradisse i suoi modi di manifestare la gratitudine per la sua informazione, annuì e rispose. "Si, tu e Dean. Voi due siete stati scelti dall'alto, state insieme per un unico motivo: mettere insieme i vostri geni pazzeschi per procreare dei figli potenti con un grande destino". 
Dean ed Abby tornarono a scambiarsi una rapida occhiata titubante ed iniziarono a chiedersi se le parole dell'angelo corrispondessero al vero, e subito cercarono risposte in Castiel che annuì velatamente e spostò le mani di Abby dal collo del fratello angelo per farlo tornare a respirare. 
Nonostante subito dopo Dean ed Abby fossero molto scossi per quella notizia, perché non si sentivano più sicuri della relazione che li legasse iniziando a pensare che il sentimento che li unisse fosse stato creato dagli angeli, continuarono la loro caccia insieme a Sam scoprendo il terzo cavaliere dell'Apocalisse: Carestia. Alimentava la fame in senso lato delle sue vittime fino a portarle al suicidio o alla morte, per poi nutrirsi delle loro anime sedotte dal peccato. 
Persino Abby venne istigata da Carestia: dopo aver riscontrato i primi sintomi del processo, la ragazza era uscita dalla stanza di Sam con una scusa e si era recata in quella che condivideva con Dean, recandosi in bagno ed iniziando a bagnarsi il viso ed il collo con l'acqua ghiacciata. 
Ricordava di aver sentito la porta chiudersi e subito era scattata in allerta, asciugandosi la pelle ed uscendo dal bagno con l'aria di chi non riuscisse più a controllarsi. 
Vide Dean fare qualche passo avanti per raggiungerla, sorridendole teneramente e sentendo il cuore battergli forte nel petto, ma notò il modo in cui Abby avesse indietreggiato, respirando affannosamente e guardandolo con aria titubante. "Ragazzina, lo so che sei sconvolta da ciò che ci ha detto Cupido, insomma lo sono anche io! Ma io non credo a tutte quelle stronzate: il fatto che io ti ami, non è stato deciso da un angelo col pannolone che svolazza su nel cielo". 
Abby scosse la testa e si tenne forte allo stipite alla porta, chiedendosi perché Dean dimostrasse di conoscerla così bene in determinate circostanze, ma in altre non ci azzeccasse proprio. "Non è questo Dean, c'è qualcosa che non va dentro di me". 
"Oh lo so, anche io mi sento così arrabbiato che ucciderei ogni angelo per averci fatto questo, ma..". 
Dean non ebbe il tempo di finire la frase che Abby gli fu addosso malamente facendolo cadere sul letto e fiondandosi sulle sue labbra con desiderio, bramando che ogni centimetro della loro pelle fosse nuda per poterlo sentire più vicino e desiderando di sentirlo subito dentro di sé. 
Dean rispose al bacio e sorrise, ricambiando la stretta e sentendola muovere sopra di sé, mentre insinuava le sue mani sotto la sua maglietta e stringesse la pelle del suo petto con forza; il ragazzo sorrise perché conosceva bene quella voglia a tratti animalesca che li prendeva ogni notte un po' per cercare di recuperare il tempo perduto, un po' perché erano sempre stati così espansivi. Ma capí che qualcosa non andasse quando Abby affondò i denti nel suo collo con un po' troppa foga, facendogli male, e nella mente di Dean finalmente scattò un campanello, facendogli capire che ci fosse davvero qualcosa che non andasse in Abby. 
La fece scendere di colpo da sopra di lui ed Abby cadde rovinosamente a terra, dandogli il tempo di rimettersi in piedi e di toccarsi il collo con dolore, trovando del sangue colare dalla ferita che la ragazza gli avesse fatto sul collo; subito Abby si alzò e lo guardò con aria sconvolta, sentendo il sangue gocciolarle dal labbro. 
"Piccola, ne sono lusingato ma cerca di darti una calmata, ok?".
"Non posso, Dean! Ti ho detto che c'è qualcosa che non va in me, sto impazzendo dalla voglia di trascinarti a letto. Devi legarmi". 
Dean si lasciò scappare una risata divertita, nonostante fosse una situazione piuttosto seria, e inclinò la testa quando vide il suo sguardo confuso. "Se ti lego poi dovrò essere io a controllarmi". 
Abby chiuse gli occhi strizzandoli e si morse la lingua per concentrarsi sul dolore, ma il suo pensiero fisso continuava ad essere il corpo del ragazzo davanti a sé. "Esci di qua e chiama Sam".
"Non porterò mio fratello qui dentro quando tu hai voglia di scopare fino a morire!" aveva esclamato Dean aggrottando le sopracciglia e scuotendo la testa, ma vide Abby cadere in ginocchio e tenersi la testa fra le mani. Fece un balzo avanti per aiutarla, ma Abby lo spinse via con forza, perché la paura di fargli del male superava di gran lunga il desiderio amplificato che Carestia le stesse procurando. 
"Anael! Ti prego, aiutami!". 
Dean rimase ad osservarla in attesa che l'angelo in gonnella apparisse, ma vide solamente Abby cadere rovinosamente a terra priva di conoscenza, mentre la sua espressione si rilassava. 
Il risvegliò non fu certo dei migliori, dato che si trovò ammanettata al bordo del letto della sua stanza, e perfettamente in tempo per osservare Castiel ingozzarsi di humburger e spostare con una mano un grosso armadio dietro la porta del bagno, sigillando Sam all'interno. 
Si era scusata con Dean per cio che gli avesse fatto, ma il ragazzo le fece l'occhiolino e si avvicinò al suo orecchio, dicendole che una volta trovato Carestia si sarebbero divertiti parecchio e non l'avrebbe slegata, e come reazione istintiva Abby cercò di liberarsi dalle manette per avvicinarsi a lui di più. "Sei un idiota a dirmi queste cose proprio adesso. Va via e sta attento". 
Non passò molto tempo prima che Abby lo vedesse di nuovo, dato che in assenza di Dean e di Castiel due demoni entrarono per attaccare Sam ed Abby dovette assistere al momento in cui il ragazzo si iniziò a nutrire del loro sangue, per poi scappare senza neanche voltarsi a liberarla. 
Abby chiamò nuovamente Anael per aiutarla, ma tutto ciò che ottenne fu solamente un click che venne dalle sue manette, segno che si fossero aperte, e la ragazza intuí che l'angelo non potesse manifestarsi per non subire l'influenza di Carestia. Corse velocemente fino ad arrivare al luogo in cui il Cavaliere si trovasse, giusto in tempo per vedere Sam uccidere tutti i demoni e prendere l'anello di Carestia. 
Dean raccolse ciò che restasse di suo fratello insieme ad Abby, che aveva assistito a tutta la scena dalla vetrata del fast food in cui la gente si fosse precedentemente uccisa, e lo caricarono in macchina guidando di corsa fino a casa di Bobby: fece entrare Sam nella panic room che ancora avesse voglia di bere sangue demoniaco, data la sua recente disintossicazione, ed Abby provò ad alleviare un po' il dolore di Dean, che però le avesse confessato di non riuscire più a sopportare tutto quel peso sulle sue spalle. 
Passarono qualche altro giorno lì, fin quando Sam non si rimise del tutto, ma una chiamata da un numero sconosciuto arrivò sul cellulare di Abby, che rispose immediatamente pensando che fosse un cacciatore qualunque che avesse bisogno di aiuto. 
La ragazza sgranò gli occhi quando riconobbe quella voce che pensava che non avrebbe mai più sentito e lasciò un biglietto sul comodino di Dean, che ancora dormisse nella stanza al piano di sopra di Bobby, dove gli disse che sarebbe andata via per qualche tempo e di non cercarla perché tanto non l'avrebbe trovata. 
 
"Amore mio, a che stai pensando? Ti ho chiamato diverse volte per accertarmi che fossi tu. Non mi hai sentito?".
Abby sbatté le palpebre e tornò al presente, voltandosi di scatto verso la soglia e vide l'uomo davanti a sé guardarla con un grande sorriso sul volto: la ragazza sorrise di felicità, pensando che quella fosse la cosa più bella che le sarebbe mai potuta capitare.
Vide il suo papà guardarla con aria interrogativa, aspettando una sua risposta mentre se ne stava sulla soglia, per poi spostare lo sguardo su ciò che bollisse in pentola con un grande sorriso; si avvicinò ad Abby ridacchiando e le mise una mano sulla spalla. 
Abby osservò i suoi occhi nocciola così espressivi e felici ed i suoi capelli portati all'indietro che formassero dei piccoli boccoli sulla nuca, la barba rossastra che non avrebbe tardato a graffiarle le guance, il naso dritto, l'espressione felice mentre si portava alle labbra una sigaretta e si tastava le tasche della giacca blu scuro, trovandole vuote. 
Poi la guardò con aria quasi scocciata e sollevò un sopracciglio, finendo poi per sorriderle. "Mi hai di nuovo fregato l'accendino, Abby?". 
La ragazza lo guardò in silenzio ed il cuore iniziò a battere più forte nel suo petto davanti a quella scena così familiare; non riuscì a controllare le lacrime che presero a sgorgare sulle sue guance, spingendosi verso di lui ed affondando il viso sul suo petto mentre sentiva le braccia avvolgersi attorno al suo corpo e scaldarla in un abbraccio pieno di amore: Abby sapeva che chiunque avesse assistito a quella scena dall'esterno, avrebbe considerato il suo comportamento un po' infantile e fuori luogo. 
Piangere per una domanda del genere, non era da Abby. 
Ma nessuno poteva aver idea di quante volte si fosse replicata quella scena negli anni passati a cacciare insieme o di quanto le fossero mancati gli appellativi scherzosi di suo padre, che ogni volta si arrabbiasse quando Abby gli rubasse gli accendini o prendesse in prestito le sue cose per poi seminarle ovunque e non rimetterle mai a posto. 
Abby lo strinse forte a sé e sfogò il dolore che non l'avesse mai abbandonata: di fatto, perdere suo padre era stato il dolore più grande che avesse mai provato in tutta la sua vita e probabilmente non sarebbe mai stato superato da una sofferenza più grande. 
Suo padre era la sua roccia, il suo punto di riferimento, il sole che illuminava la sua vita e dava senso alle sue giornate. 
Non era un rapporto normale il loro, ed Abby se n'era resa conto solamente dopo la morte di suo padre. 
Quando aveva avuto un problema, nessuno si prodigava ad aiutarla ed a risolverlo come facesse sempre lui. 
Nessuno era davvero riuscito ad eliminare l'alone di dolore che ricoprisse il suo cuore. 
Almeno fino a quel momento, in cui il suo papà le era stato miracolosamente restitutivo. 
Abby continuò a piangere sul suo petto, mentre Jack le carezzava i capelli con amore e le sussurrava di calmarsi perché lui era di nuovo lì con lei; ma quelle erano lacrime di felicità, perché Abby sapeva di essere privilegiata a poter passare di nuovo del tempo con suo padre. Poterlo vedere, potergli parlare, poterlo toccare, vederlo sorridere, sentire di nuovo le sue innumerevoli storie ed i suoi insegnamenti, i suoi avvertimenti.  
Sollevò lo sguardo lacrimoso verso di lui e sentí le sue mani callose e ruvide da lavoratore sfiorarle il viso ed asciugarle le lacrime con un gesto così amorevole che le scaldò il cuore. "Sono così felice di averti di nuovo qui con me, papino mio". 
 
 
Fermò la sua auto proprio davanti una casa mal ridotta e fatiscente, e si chiese perché Abby si fosse rifugiata proprio lì: aveva monitorato i suoi spostamenti col GPS ed un po' si sentí in difetto per averla spiata in quel modo, ma non gli aveva dato molta scelta dato che Abby avesse iniziato ad ignorare le sue telefonate ed i suoi messaggi. 
Varcando la soglia di quella casa, non avrebbe mai pensato di trovarsi davanti una scena simile: un odore molto familiare di cibo che avesse sentito svariate volte si fece largo fino ad arrivare alle sue narici, facendogli aggrottare le sopracciglia e stringere più forte la sua pistola. 
Camminò silenziosamente fino alla cucina, dove vide un uomo di spalle intento a cucinare qualcosa che gli ricordò il pasticcio di carne di Abby mentre canticchiava e fumava la sua sigaretta. 
Dean sperò con tutto il suo cuore di sbagliarsi, perché con Sam aveva già visto tornare la maggior parte dei morti di Sioux Falls tra cui anche la moglie di Bobby ed aveva lasciato il fratello proprio a sorvegliare quest'ultimo, nel caso in cui la signora Singer avesse smesso di cucinare torte e avesse provato l'irrefrenabile voglia di mangiare il cervello e la faccia di Bobby. 
Ma quando vide l'uomo voltarsi e guardarlo con aria accigliata, Dean scosse lentamente la testa e capí immediatamente il motivo per cui Abby fosse sparita senza neanche salutare o fornire una spiegazione.
Aveva visto troppe foto in casa di Abby o nella sua auto per poter confondere quel viso con quello di qualcunaltro della sua famiglia. 
Jack sollevò le mani in alto e sospirò rumorosamente, scuotendo la testa. "Perché sei entrato qui dentro, ragazzo? Vuoi soldi?".
Dean non disse nulla e si limitò a muoversi silenziosamente avvicinandosi di qualche passo e guardandolo con aria furiosa. "Sei tu, vero? Sei il padre di Abby". 
Jack accennò un sorriso e guardò il ragazzo con aria concentrata, perché Dean non era il solo a sapere chi si trovasse davanti; abbassò le mani e si voltò, prendendo due piatti dalla credenza e tagliando due grosse fette di torta che avesse realizzato quella mattina insieme a sua figlia. 
Porse un piatto sul lato del tavolo più vicino al ragazzo, che non accennava ad abbassare la pistola e continuava a tenerlo sotto tiro, e Jack si sedette in maniera composta ed elegante, prendendo una forchettata e portandosela alla bocca, chiudendo gli occhi e gustando quel morso con un sorriso. Quando tornò a guardarlo, Dean aveva un'espressione incredula e quasi scioccata, così si sedette all'altro capo del tavolo per stargli il più lontano possibile e posò la pistola carica e senza sicura sul tavolo, non riuscendo però a resiste alla fetta di crostata che avesse sul piatto. "Tu dovresti essere morto, ne sei consapevole giusto?". 
Jack accennò un sorriso ed annuì, allontanando il piatto vuoto sotto gli occhi ancora più increduli del ragazzo, che osservò il modo in cui avesse spazzolato via la sua porzione in maniera così veloce, sorridendo perché non credeva che esistesse qualcuno più veloce di lui nel mangiare. 
Jack annuí ed incrociò le braccia al petto mentre lo osservava, assumendo un'aria perfettamente autoritaria e minacciosa, ed in quel momento Dean ricobbe le espressione tipica di Abby quando minacciasse qualcuno e la posa da duro di Dan. "Si, ma nel nostro mestiere la morte è relativa, giusto Dean?". 
"Come sai chi sono?". 
Jack rise di nuovo e lo scrutò con aria più attenta ed aria curiosa, sorridendogli. "Mia figlia mi ha parlato tanto di te e di tuo fratello Sam. So che tu sei il suo ragazzo, che sei stato all'inferno e che tu e tuo fratello avete dato il via all'Apocalisse".
Dean ingoiò l'ultimo boccone di torta e quasi non vi si strozzò nel sentire quelle parole; diede un colpo di tosse e si colpí velocemente con un pugno la cassa toracica, sentendo il boccone scendere del tutto e lo guardò con aria seria. "Si signore. Ma Abby le avrà detto che non era nostra intenzione e..". 
"Non c'è bisogno che ti scusi, ragazzo. Io non starò qui ancora a lungo, ma è dei miei tre figli che mi preoccupo" disse Jack sospirando e scuotendo la testa, rilassando appena la postura ed appoggiando le braccia al tavolo. 
Dean lo osservò bene per un istante: Jack era possente, aveva delle grosse braccia muscolose e due spalle molto larghe, il viso appena barbuto ma marcato da delle rughe d'espressione che raccontavano degli anni di caccia e della preoccupazione che avesse provato per molto tempo. Sembrava davvero molto saggio e conscio della sua situazione, e Dean pensò che in un'altra circostanza gli sarebbe piaciuto passare del tempo insieme a lui, dato che dai racconti di Abby aveva scorto delle somiglianze nel loro carattere. "Allora ne è consapevole, sa che è tornato dalla morte". 
"Si, so tutto ragazzo, sono pur sempre un cacciatore! O almeno lo ero. E mia figlia è testarda e sta cercando un modo per renderlo permanente, ma so che fallirà perché io non voglio scombinare l'equilibrio.." sussurrò Jack sospirando e sorridendo amaramente, ma poi lo guardò con aria seria. "Abby.. Lei mi ha raccontato di essere stata rapita da Azazel e che tu lo hai ucciso con la Colt". 
Dean sentí la sua voce spezzata dal dolore per il destino crudele della figlia e sospirò, annuendo brevemente. Poi lesse nei suoi occhi nocciola una grande preoccupazione e un grande dispiacere, lo vide stringere i pugni probabilmente per la consapevolezza che lui non sarebbe stato lì a proteggerla d'ora in poi. "E mi ha anche detto di Lucifer e di Micheal che dovranno impossessarsi di te e tuo fratello". 
"È esatto, signor Harrison.." sussurrò Dean annuendo serio e sospirando. "Ma io e mio fratello Sam non diremo mai di sì a quegli stronzi, non permetteremo che il pianeta venga distrutto". 
Jack sorrise amaramente e scosse la testa, guardandolo con aria divertita. "Perdonami ragazzo, ma non è di te o di tuo fratello che mi preoccupo: ho paura che mia figlia possa essere coinvolta, non può permetterselo. È assolutamente imperativo che Abby non incontri Lucifer o Michael, per ovvi motivi". 
Dean aggrottò le sopracciglia nel sentirgli pronunciare quelle parole con aria così tanto perentoria e severa, mentre stringeva i pugni sul tavolo. "Si riferisce a Syria? Guardi che sua figlia sa già tutto su di lei e su ciò che è successo". 
Ma Jack scosse la testa e fece una smorfia con la bocca, sospirando lentamente e guardandolo negli occhi con l'aria di chi ne sapesse di più. "No, non sa tutto". 
Dean aggrottò le sopracciglia e rilassò la schiena contro la spalliera della sedia, guardandolo con aria quasi arrabbiata che non vuotasse il sacco. "Beh, allora glielo dica! Sta cercando di tradurre da settimane un rituale che lei ha criptato, ma non riesce a capire neanche una parola!". 
"Abby non avrebbe dovuto sapere nulla di quel rituale, quel libro dovrebbe sparire. Mia figlia dovrebbe trovarsi il più lontano possibile da Lucifer, è in pericolo quando gli sta accanto!" esclamò Jack allargando le braccia ed alzando il tono di voce, alzandosi rumorosamente dalla sedia e guardandolo con l'aria più seria che avesse mai visto, incutendo un certo grado di paura. "Gli angeli potrebbero usarla come arma contro di lui, per questo ho chiesto ad Anael di non perderla mai di vista!". 
Dean aggrottò le sopracciglia e lo vide appoggiare i palmi delle mani contro il top della cucina, scuotere la testa e pentendosi amaramente di avere aperto bocca , ma Jack sapeva che presto o tardi sarebbe tornato dentro la sua bara e che da morto non avrebbe potuto aiutare sua figlia: aveva bisogno di un ulteriore alleato a parte Anael, e pensò che probabilmente ce l'avesse davanti. "Abby mi ha parlato davvero bene di te, ma le sue parole sono offuscate dai sentimenti. Ho capito quanto ti ami attraverso i suoi racconti, Dean. Ma posso davvero fidarmi di te?".
Jack osservò il ragazzo annuire lentamente dopo averlo osservato per bene una manciata di secondi, e tornò a sedersi iniziando a parlare, rivelandogli tutto ciò che avesse scoperto sin dal principio e durante gli anni in cui cercava anche Azazel, e più parlava e gli dava informazioni più notava nello sguardo di Dean la paura di perdere Abby e la paura che potesse non rivederla mai più. 
Udí ogni parola ed iniziò a fare una serie di domande per capire meglio e per addentrarsi nei minimi dettagli, chiudendo per sempre quelle informazioni nella sua testa da cui non sarebbero mai e poi mai uscite. 
Dopo un po' vide Jack alzarsi e aprire il primo cassetto del bancone della cucina, estraendo una lettera bianca che riportasse il nome di Abby scritto sopra con un impeccabile calligrafia, e la porse al ragazzo con un sorriso sincero. 
"Spiegale tutto e dalle questa solamente nel momento in cui sia proprio inevitabile, sono stato chiaro? Ho la tua parola da uomo, Dean?". 
Il ragazzo si sentí ancora troppo scombussolato dalle notizie tremende che Jack gli avesse appena dato e scosse la testa pensando che fosse troppo persino per lui, guardandolo con aria a metà fra lo shock e l'incredulità, chiedendosi come Jack avesse fatto a sopportare quel fardello da solo per tutti quegli anni. 
Si alzò ed afferrò la mano dell'uomo davanti a sé, che lo guardò con un pizzico di riconoscenza per essersi preso cura della sua bambina e sapendo che avrebbe continuato a farlo. "Ha la mia parola, signor Harrison". 
"Bene. Bene". Jack gli sorrise debolmente e lasciò la sua mano dopo averla stretta in una presa ferrea come fosse solito fare; si scostò dal ragazzo e si diresse verso la finestra, scostando la tenda per osservare come il cielo si stesse facendo sempre più strano.
Sapeva a cosa sarebbe andato incontro e che non ci fosse speranza per lui di rimanere a fianco degli amori più grandi che avesse: i suoi figli Dan, Abby e Silver. 
Sentí gli occhi divenire lucidi e scosse appena la testa, mentre si mordeva la lingua per le forti emozioni che stesse provando. "Quando non ci sarò più, Abby avrà bisogno di tutto l'amore possibile. Non posso impedire che il suo cuore si spezzi ancora una volta, ma questa volta me ne andrò a cuore più leggero: ha trovato la sua casa. Ha trovato te". 
 
  
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