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Autore: cabin13    23/11/2022    2 recensioni
[SakuAtsu][post-canon]
I suoi occhi sin sono abituati sin dalle superiori a filtrare i giochi di luce fastidiosi, quei bagliori strani che potrebbero confondere la sua visione e giocare brutti scherzi al suo istinto facendolo muovere per niente. E non gli frega niente pure dei piccoli giochi di luce che ogni tanto la regia tecnica polacca si diverte a fare per intrattenere la gente sugli spalti {...}
Però, agli estremi del suo campo visivo, un riflesso che attira la sua attenzione ogni tanto appare.
Genere: Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Atsumu Miya, Kiyoomi Sakusa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Luce riflessa

La sensazione è la stessa identica a centinaia di altre volte, eppure riesce allo stesso tempo a essere diversa su tutta la linea.

Sono professionisti, delle trasferte in palazzetti che non sono il loro ne hanno perso il conto, e ormai si sono grosso modo abituati a incontrare elementi estranei: il pubblico, l’ambiente, le luci differenti. Sono aspetti che vengono registrati, analizzati e subito posposti in secondo piano; la mente concentrata sulla partita imminente.

Però il palazzetto di solito è quello di una squadra ospitante che milita nel loro stesso girone, un team di V-League come il loro. Non si tratta certo di una bolgia oltreoceano.

Perché sì, è una dannatissima bolgia infernale quella, con i tifosi a maggioranza polacca che gridano, agitano gli striscioni e le sciarpe, e fanno rumore per incitare una delle parti nonostante nessuna delle due contendenti, ancora in fase di riscaldamento, sia la loro nazionale.

Pochi di loro sono abituati a questa differenza sostanziale con il pubblico giapponese. Principalmente Kageyama, Hinata e Ushijima, con quest’ultimo che è quasi di casa, visto che in Polonia ci gioca pure durante la stagione regolare. In effetti, l’opposto aveva provato a spiegare (più o meno, vista la sua abituale capacità espressiva) che la pallavolo, in questo Paese, è praticamente quasi uno sport nazionale.1

È un bel passo in avanti dalle Olimpiadi senza pubblico dell’anno prima.

Cioè, a Kiyoomi sarebbero andati bene dei Campionati Mondiali tali e quali alle Olimpiadi a porte chiuse, sia chiaro – in un primo momento è stato difficile scendere a patti con l’idea che migliaia di persone, molte più di quelle che poteva ospitare il loro stadio a Osaka, si fossero radunate a stretto contatto nonostante i rimasugli di una pandemia mondiale e si trovassero nello stesso luogo dove stava per mettere piede anche lui. Ci sono voluti tanti profondi respiri e la voce di Atsumu che gli ricordava che il pubblico fosse distante parecchi metri dal campo di gioco per farlo rilassare di nuovo.

Ma non può negare a sé stesso che si senta comunque affascinato.

Gli standard che si è autoimposto e le ore trascorse a limare i propri difetti di tecnica hanno finalmente dato i loro frutti; da dove è arrivato adesso può permettersi di puntare ancora più in alto. Tipo al brillio di una medaglia d’oro.

La strada è ancora lunga – ma è umano anche lui e una piccola parte di sé, quella emotiva che di solito se ne sta quasi sempre zitta, ogni tanto tenta comunque di soverchiare la razionalità e pensa che sarebbe bello sentirne il peso al collo, osservare il riverbero dei bagliori dei fari che rischiarano a giorno il palazzetto sul metallo.

Le superfici dure e lucide dello stadio riflettono come specchi i fasci di luce dalle lampade appese sopra la sua testa, ed è quasi ubriacante.

I suoi occhi sin sono abituati sin dalle superiori a filtrare i giochi di luce fastidiosi, quei bagliori strani che potrebbero confondere la sua visione e giocare brutti scherzi al suo istinto facendolo muovere per niente. E non gli frega niente pure dei piccoli giochi di luce che ogni tanto la regia tecnica polacca si diverte a fare per intrattenere la gente sugli spalti – come se la musica commerciale sparata a un volume sovrumano non fosse già abbastanza per infiammare quella bolgia esagitata.

Però, agli estremi del suo campo visivo, un riflesso che attira la sua attenzione ogni tanto appare.

È sfuggevole, minuscolo, dura ogni volta nemmeno un battito di ciglia, e ha lo stesso colore della medaglia che la sua stupida parte emotiva gli ha fatto immaginare al collo per un istante. Ha lo stesso colore anche della cosa che davvero porta al collo, nascosta sotto la maglia.

(Maglia che tra l’altro – all’insaputa di qualcuno perché è una dannata sorpresa – dovrebbe pure cambiare; mannaggia a sé stesso che non ha fatto in tempo per quel torneo. Ma quella è un’altra questione.)

Se voltasse la testa e seguisse quel bagliore fino alla sua fonte, si ritroverebbe a fissare chi sta facendo riscaldamento sottorete vicino al posto “due”. Potrebbe vedere come si sta sciogliendo i polsi e i polpastrelli, accarezzando la palla con un tocco leggero che la rispedisce precisa sulla testa del proprio compagno; potrebbe ammirare il movimento delle gambe che si flettono leggermente e ammortizzano il buon passaggio di Suna con un morbido palleggio di controllo; potrebbe scorgere il sorrisetto strafottente che ha stampato in viso di default. Oppure potrebbe accorgersi che tiene al collo una catenina d’oro, una di quelle da uomo semplici e senza troppi fronzoli, e che tra le maglie di quella collana ogni tanto appare la sagoma di un anello dorato.

Potrebbe, Sakusa, ma non ne ha bisogno.

L'anello che Atsumu tiene al collo, ben protetto sotto la maglia, lo schiacciatore lo vede ogni santissimo giorno. E non solo agli allenamenti o alle partite della squadra.

Se lo deve sorbire pure a casa, durante il suo sacrosanto tempo libero tra le mura private. Ma in fondo non può nemmeno fingere di essere troppo contrariato, visto che ha scelto di farlo – ha messo lui quell’anello al dito di Miya, scegliendo di sopportare il palleggiatore più irritante (e aggiungerebbe anche ottuso, però per sua fortuna Kageyama sotto questo aspetto batte il più grande su tutta la linea) della Generazione di Mostri ventiquattro ore su ventiquattro per sette giorni a settimana.

Kiyoomi avverte il familiare freddo metallico della propria fede nuziale contro la pelle nuda. È ormai routine appurata quella di sfilarsela dall’anulare sinistro e passarla alla catenina prima di uscire dallo spogliatoio, un’usanza che ha iniziato senza neppure accorgersene.

Perché sì, sarà pure un cinico e uno stronzo che di distribuire commenti sarcastici e pungenti con bersaglio principale Miya ne ha fatto la sua professione – o forse ce l’ha solo impresso nel DNA – ma non per questo l’amore per suo marito non vale nulla. Indossare quella catenina è un gesto intimo, personale e discreto, che gli fa mantenere vicino il piccolo simbolo dorato con cui ha promesso la sua eternità all’altro: solo perché è nascosto sotto la divisa (solo perché non è bravo a esprimersi), non vuol dire che non ci sia nulla. Ogni tanto traspare, fa capolino dal tessuto, e forse sarà solo l’influsso della sua dannata parte emotiva ma sembra attirare ogni fascio di luce circostante come se fosse un catalizzatore.

Quando Atsumu se n’è accorto, si è quasi messo a piangere dalla commozione. In realtà ha prima provato a sdrammatizzare con uno delle sue tipiche battute provocatorie, ma non è risultato molto convincente con gli occhi lucidi e le guance arrossate. Sakusa ha provato a prenderlo in giro per quello, ma pure lui non ha saputo reggere la sua facciata per niente, tradito da un sorriso genuino stampato in viso e la postura che invitava Atsumu ad avvicinarsi, stringerlo e baciarlo.

Poi le catenine in campo sono diventate due.

Kiyoomi si sente ancora avvampare come uno stupido adolescente se pensa al calore che prova quando realizza che suo marito – diamine, già solo il concetto di “suo marito” gli suona quasi incredibile – si è inorgoglito per quella sua manifestazione d’amore e non ha voluto essere da meno.

Alla fine anche lui rimane pur sempre un competitivo di prima categoria – non hanno forse iniziato ad avvicinarsi becchettandosi per vedere chi segnava più ace in partita?

(Lo fanno ancora, e Meian-san non ne può più di starli a sentire.)

Proprio seguendo la loro vena competitiva, adesso si trovano entrambi lì, fianco a fianco in quel palazzetto di Katowice pullulante di tifosi per il primo match del loro Mondiale, pronti a compiere un passo in più verso la vetta finale. Hanno l’opportunità di concretizzare quello che hanno solo potuto immaginare; stanno puntando al tetto del mondo e non sono lì per tornare a casa tanto presto.

Kiyoomi non ascolta spesso la sua parte emotiva, però sa che le sue inutili fantasie coincidono con quello che brama la sua razionalità. Un peso in più al collo e i fari del palazzetto che risplendono sui dischi dorati sui petti suo, di Atsumu e di tutti i loro compagni di squadra.

La strada è ancora lunga, sono solo alla fase a gironi. Ma gli anelli che lui e Atsumu portano al collo sono già di per sé una vittoria.










1 I Campionati del Mondo maschili del 2022 si sono giocati per davvero in parte in Polonia (l'altro girone era in Slovenia) e li ha vinti l'Italia. I tifosi polacchi sono molto appassionati di pallavolo; in molte telecronache dell'ultima fase, si sente Lucchetta e Colantoni ripeterlo spesso







Hola gente
Doveva essere una roba flash, nata da una stupida associazione di idee a caso riguardo le luci del palazzetto e il fatto che molti giocatori maschi hanno al collo delle catenine quando giocano. Poi la storia ha fatto quello che voleva e siamo arrivati a mille e passa parole di introspezione forse un po' troppo melensa
Sono un po' divisa nel mio giudizio su questa fic, più che altro perché sono uscita dalle mie corde e spero di non aver fatto cagate. Di solito la mia introspezione si accompagna a una vena di angst grande quanto una casa e almeno una volta sono contenta di essere riuscita a rimanere leggera, ma Sakusa è un personaggio che mi attira, ma che non ho mai trattato e che è anche parecchio complesso. Tutto questo per dire che spero di non averlo banalizzato/reso OOC... per questo le opinioni e i commenti costruttivi sono sempre ben accetti
Mi sono immaginata che più o meno tutti (esclusi Ushijima e Kageyama) quelli che si vedono in nazionale per le Olimpiadi del 2021 fossero alla prima esperienza con la nazionale, solo che in quelle Olimpiadi rappresentano il Giappone in Giappone, e pure a porte chiuse; quindi mi immagino che siano tutti un po' spiazzati dalla differenza del pubblico europeo con quello giapponese
Il riferimento alla maglia da cambiare è colpa di tutte le fanart che mi vedo su Instagram e le storie qui e su AO3... amo troppo l'headcanon che Sakusa possa prendere il cognome di Atsumu e renderlo ufficiale sulla propria divisa, quindi non ho potuto fare a meno di inserire questa piccola hint
Ringrazio chi recensirà e anche chi leggerà e basta
Alla prossima gente
Adios

   
 
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