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Autore: Nao Yoshikawa    24/11/2022    2 recensioni
"Sarebbe bello se esistesse un incantesimo in grado di controllare l'amore". Questo è quello che pensa Yumichika. Non un incantesimo, ma un filtro d'amore è quello che gli viene casualmente "offerto" da Kisuke Urahara. La soluzione più semplice e veloce per fare innamorare Ikkaku di lui. Ma quando il vapore di quel filtro si diffonde per tutta la Soul Society, cose TERRIBILI iniziano a succedere. Chi sarà vittima in questo strano gioco d'amore?
«Cos’è questa cosa?» domandò prendendo in mano la boccetta, pesante e in vetro. Kisuke strabuzzò gli occhi.
«Umh, quella? Ma tu pensa, erano anni che non la vedevo, pensava di averla distrutta. Quello è semplicemente un filtro molto pericoloso che ho creato ai tempi in cui ero a capo del Dipartimento di ricerca e sviluppo. Uno dei miei primissimi esperimenti a dire il vero, ma ho lasciato perdere quasi subito.»
Genere: Comico, Demenziale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri | Personaggi: Ayasegawa Yumichika, Inoue Orihime, Ishida Uryuu, Mayuri Kurotsuchi, Urahara Kisuke
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un'epidemia d'amore scoppia alla Soul Society


Quella era una buona giornata, pensò Renji mentre di prima mattina se ne andava in giro per la Soul Society.  Era ancora presto, il cielo si era appena tinto di striature rosa e azzurre. Alzarsi presto e fare una camminata prima di colazione, ideale per tenersi in forma. E poi era sempre piacevole un po’ silenzio, visto che non si vedeva ancora nessuno in giro per la Soul Society.
«Ma che strano profumo» commentò Renji mentre camminava. «Fruttato, direi.»
Si stiracchiò e poi si addentrò tra gli alberi e la foresta.
Nello stesso momento, Hanataro Yamada della quarta compagnia se ne stava chino tra i cespugli. Era sua abitudine alzarsi molto presto la mattina e raccogliere erbe medicinali e frutti per preparare decotti e tisane. E poi era l’unico momento tranquillo della giornata, visto che di solito si ritrovava sballottolato qua e là, sempre ad inciampare ovunque.
Usò delle pinze per tagliare delle radici e si drizzò quando sentì dei passi alle sue spalle.
«Chi è? I-io ho delle pinze e non ho paura di usarle!» disse ad alta voce.
Il luogotenente Abarai era comparso davanti a lui e lo stava guardando curioso.
«Yamada, ma cosa fai qui a… quest’ora?»
Nel momento in cui i loro occhi si incrociarono, il vapore che avevano inconsciamente respirato durante la notte, fece effetto e a quel punto non esistette più niente a parte loro due. Fu una sensazione anche spaventosa, la sensazione che la terra avesse iniziato a girare solo attorno alla persona che avevano davanti. Hanataro batté le palpebre, confuso. Perché era arrossito, perché il cuore gli batteva forte e gli girava la testa? Era forse un attacco di panico? No, peggio!
«Io stavo… raccogliendo…»
«Dei fiori? Sarebbe adatto ad uno che porta il tuo nome» disse Renji, cambiando ad un tratto tono. Aveva seriamente detto una cosa così smielata?
Hanataro divenne rosso come un pomodoro.
«I-io… veramente raccoglievo delle erbe medicinali. Anche tu passeggi tutto solo la mattina, luogotenente Abarai?»
Renji si inginocchiò fino a che i loro visi non furono alla stessa altezza. Non aveva mai fatto caso a quanto il settimo seggio Yamada fosse affascinante.
«Sì, ma adesso sono felice di non essere più solo e di aver incontrato proprio te.»
Renji non si rendeva conto di avere l’espressione di un rincretinito, ma almeno erano in due. Hanataro si sentì accaldato, e se di solito preferiva fuggire davanti alle situazioni imbarazzanti, quella volta non ne sentì il bisogno.
«Ne sono felice anche io» sussurrò lui, sorridendo.
 
 
C’era un’aria strana, constatò Byakuya Kuchiki quella mattina. Non sapeva con esattezza cosa fosse, però c’era di sicuro qualcosa. Soprattutto, dov’era finito il suo luogotenente? Non era da Abarai ritardare, gli avrebbe fatto una bella strigliata. Era già mattino da un pezzo, ma aveva l’impressione che i vari Shinigami non fossero del tutto presenti a sé stessi, come se fossero sotto effetto di qualche sostanza che li rendeva così, assenti.
«E-eeehi! Buongiorno, capitano Kuchiki, sei sorridente come sempre!» lo salutò Shinji Hirako, capitano della quinta compagnia. Byakuya lo sopportava malvolentieri, Hirako era troppo casinista e indolente per i suoi gusti.
«Salve. Sto cercando il mio luogotenente, sembrerebbe sparito nel nulla» disse Byakuya guardandosi attorno. «Questo non è da lui.»
«Già» Shinji si portò una mano tra i capelli, scompigliandoli appena. «Sono tutti un po’ strani stamattina. E poi lo senti questo odore dolciastro nell’aria? È così melenso, è disgustoso.»
Byakuya non sentiva proprio niente, ma comunque lo ignorò. Renji doveva essersi andato ad allenare da qualche parte, ma non si era accorto che era già tardi? Odiava i ritardatari.
 
Anche Toshiro Hitsugaya odiava i ritardatari, in particolar modo odiava il modo di fare strafottente e i ritardi continui della sua luogotenente. Rangiku Matsumoto aveva fin troppo l’abitudine di bere, addormentarsi tardi e svegliarsi altrettanto tardi. Ma a che serviva rimproverarla? A niente, Matsumoto faceva quello che voleva.
«Capitano Hitsugaya, stai bene?» gli aveva domandato Kira quella mattina. Forse poteva non sembrare, ma quei due erano molto amici, anche se Toshiro era quello che parlava di più: Izuru di solito ascoltava, era sempre stato bravo in quello.
«No, va bene per niente. La mia luogotenente starà sicuramente affrontando il post sbornia, non si pone mai un limite. Credi che mi ascolti? Assolutamente no.»
Kira ci pensò un po’ su.
«Forse posso aiutarla. Quando ero nella quarta compagnia ho imparato a usare le erbe per guarire molti mali, curare una sbornia non sarà difficile.»
Hitsugaya gli disse che sì, avrebbe accettato il suo aiuto molto volentieri, qualsiasi cosa pur di rendere Matsumoto sveglia, pimpante e presentabile. Tra l’altro, Rangiku aveva la brutta abitudine di stravaccarsi dove capitava all’intento degli appartamenti della decima compagnia. Spesso, Toshiro se la ritrovava in giro e non sapeva cosa fare, non era affatto inopportuno quel modo di fare. Difatti, quando il capitano entrò nel suo appartamento, sul divano c’era proprio Matsumoto, profondamente addormentata.
«E ti pareva» borbottò. «Matsumoto, sveglia. Il sole è alto.»
Kira si avvicinò alla donna. Chissà se un approccio più gentile e garbato non avrebbe funzionato meglio?
«Luogotenente Matsumoto, mi senti?» domandò con un sussurro. Come per magia, Rangiku aprì gli occhi. Rimase a fissarlo per qualche attimo e poi sorrise, radiosa.
«Oh, Izuru. Tu sei bellissimo.»
«C-cosa?» chiese lui.
«Cosa?» domandò Toshiro. «Bene, magnifico. È ancora completamente ubriaca. Kira, prepara quello che devi preparare e faglielo bere, non può andarsene in giro così!»
Rangiku però si mise seduta e guardò Kira negli occhi, in un modo che lo fece arrossire. Non era abituato a stare al centro dell’attenzione.
«Ma io sto benissimo, sono solo innamorata.»
Kira si immobilizzò come se gli fosse venuta una paralisi. Ma intendeva dire che era innamorata di lui? Lui, con la sua aria perennemente depressa, che preferiva passare inosservato?
Toshiro batté le palpebre, a disagio.
«Smettila di scherzare.»
«Capitano, voi non capite. Questo è amore. Vieni qui, Izuru, fatti spupazzare.»
Per la miseria, ce l’aveva proprio con lui. Kira provò a dire qualcosa, qualsiasi cosa, ma si ritrovò ben presto stretto nel suo abbraccio, contro la morbidezza del suo corpo e del suo seno.
«M-ma io…»
«Kira! Ma fa qualcosa, non darle corda!»
Izuru però non rispondeva Quello era troppo per lui da sopportare, come poteva passare dall’essere ignorato all’essere stretto dolcemente da Matsumoto senza impazzire? Perse i sensi poco dopo.
«Oh, no! Izuru è svenuto! Su, sveglia tesorino» Rangiku lo tenne stretto a sé, scuotendolo leggermente, mentre Toshiro cercava di capire cosa diamine fosse successo. Di certo la sua luogotenente non era ubriaca, sembrava più preda di un delirio. E non era l’unica, solo che questo non lo sapeva ancora.
 
 
Quando Yumichika si era svegliato, era rimasto sorpreso di non vedere Ikkaku. Questo non andava bene: cosa sarebbe successo se si fosse innamorato a prima vista di un tipo o una tipa qualunque? Questo non poteva permetterselo, perché proprio quella mattina si era svegliato tardi?
Non si era nemmeno acconciato i capelli come al solito, per lui.
E dopodiché era corso a cercarlo.
Ikkaku, dal canto suo, era semplicemente andato a fare il suo solito allenamento mattutino. Era tranquillo, per questo non capì perché Yumichika gli fosse venuto incontro ansante e nervoso.
«Ikkaku! Ma dove sei stato?» domandò giungendogli davanti.
«Sei forse mia madre? Mi stavo allenando. Non ti ho detto nulla solo perché dormivi alla grande. E russavi, anche!»
Yumichika arrossì.
«Io non russo!» esclamò, per poi osservarlo. Ikkaku gli sembrava lo stesso di sempre, non notava niente di diverso nel suo sguardo e nel suo modo di fare. Ikkaku si accorse di essere osservato e ciò lo mise a disagio.
«Perché mi guardi così?»
Yumichika gli lanciò un’altra lunga occhiata e poi lo afferrò per le spalle.
«Non ti senti diverso?»
«Eh? Ma di che parli? Qui quello diverso e strano sei tu» borbottò. «Tra l’altro, che cos’è questo odore dolciastro nell’aria? Non mi piace.»
Yumichika non capì. Ikkaku non sembrava essere sotto l’effetto di un filtro d’amore. Possibile che non avesse funzionato? Possibile che quel filtro fosse difettoso? Dopotutto non era mai stato utilizzato su nessuno.
E se nemmeno quello poteva dargli ciò che voleva, cosa mai lo avrebbe fatto?
 
«Buongiorno, nobile fratello.»
Rukia fece un cenno con il capo a Byakuya. Quest’ultimo ricambiò, per poi guardarsi attorno: del suo luogotenente nessuna traccia.
«Non è che per caso hai visto Renji? Mi sembra sparito» disse ad un tratto.
«Renji? No, non mi pare, ma effettivamente stamattina sono tutti un po’ sfuggenti. Spero non gli sia capitato qualcosa» disse Rukia, preoccupata. Di preoccuparsi però non aveva alcun motivo, perché Renji stava rientrando proprio in quel momento insieme ad Hanataro. Mano nella mano, come se niente fosse. Avevano entrambi addosso due espressioni da perfetti idioti innamorati, ma sembravano felici. Byakuya batté le palpebre diverse volte.
«Ma cosa…? Abarai… Yamada?» li chiamò. Rukia era arrossita. Non aveva idea del perché quei due fossero insieme mano nella mano, ma erano così adorabili e carini da rischiare di farle uscire il sangue dal naso. Renji si fermò: non sembrava affatto in imbarazzo.
 «Capitano Kuchiki. Vogliate scusarmi se mi sono assentato per ore. Ma non avevo messo in conto di incontrare l’amore sul mio cammino!»
Byakuya, con la sua solita espressione seria e impeccabile, guardò prima lui e poi Hanataro. Da quando quei due avevano un legame così stretto?
«Mi spiegheresti, cortesemente? Non credo di star capendo» ammise il capitano della sesta compagnia. A rispondergli fu Hanataro, il quale sembrava aver perso la sua solita aria timida e spaurita.
«Non c’è niente da spiegare, capitano Kuchiki. L’amore capita, non è una cosa razionale.»
«Ben detto, Fiorellino. Sei così intelligente» lo lodò Renji, accarezzandolo languidamente sulla testa. Rukia si portò le mani davanti la bocca per non ridere. Tra i loro atteggiamenti e l’espressione di suo fratello, non sapeva cosa fosse più divertente. Byakuya sospirò. Lo stavano forse prendendo in giro? In realtà né Abarai né Yamada avrebbero mai fatto una cosa del genere, non sembravano stare fingendo.
«Scusate, capitano. Lo sapete quanto vi sono fedele, ma adesso è il mio Fiorellino la mia priorità. Non portatemi rancore per questo» disse poi Renji in tono solenne. Quella fu la cosa che più sorprese Byakuya: se il suo luogotenente era arrivato a dire una cosa del genere, doveva esserci qualcosa di losco sotto.
«Come, prego?» domandò. Ma Renji non lo stava nemmeno ascoltando: gli era passato accanto assieme al suo Fiorellino, senza nemmeno guardarlo.
«Io non so cosa stia accadendo, ma qualsiasi cosa sia, non mi piace» affermò Byakuya perentorio. Rukia respirò profondamente, tornando seria.
«Fratello mio, scusa se te lo dico, ma non c’è niente di male se due persone dello stesso sesso si vogliono bene…no?»
«Figurati, lo so bene, non è quello a turbarmi. Mi turba che il mio luogotenente mi abbia mollato e questo non è da lui. Devo andare in fondo a questa storia e capirci qualcosa.
 
«Luogotenente Matsumoto, ti prego. Tu non vuoi farlo veramente.»
Kira si chiedeva cosa diamine fosse passato per la testa del capitano Hitsugaya quando gli aveva detto Rimani qui, io vado a chiamare il capitano Unohana, chi meglio di lei può capire che cos’ha?
Certo, e nel frattempo lui era lì a cercare di evitare che Matsumoto gli saltasse addosso. Non che la cosa gli dispiacesse, in realtà: l’aveva sempre trovata bella e avvenente, anche troppo per uno come lui che non veniva mai considerato. Adesso invece lei era lì, disposta a dargli tutte le sue attenzioni e non solo quelle.
«Avanti, chiamami per nome, Izuru. Non devi essere timido, quando due persone si vogliono bene, è normale voler fare certe cose.»
Rangiku si avvicinò, lo sguardo da predatrice, bloccando Izuru contro il muro. Lui era un gentiluomo – un gentil-shinigami, ma era difficile non cedere all’impulso di prenderla. Forse, pensandoci, non era poi così timido come credeva.
«M-ma com’è possibile che tu ami me?» balbettò. Ancora faticava a capire come e quando fosse successo.
«E cosa c’è di strano? Sei bello, intelligente… e poi mi fai eccitare con quella tua perenne espressione sconsolata.»
Rangiku si fece più vicina alle sue labbra e a Izuru per poco non venne un colpo. Volevo baciarlo. E d’altronde a lui non sarebbe dispiaciuto, ma non sarebbe stato contento considerato che la luogotenente non era in sé. Chiuse gli occhi, disperato.
Perché tutto questo sta accadendo a me? Io non so prendere l’iniziativa in queste decisioni. Perché proprio la donna più bella, spudorata e sexy di tutto il Gotei 13 doveva puntare a me?
Toshiro Hitsugaya tornò in quel momento, seguito dal capitano Unohana. Visto che aveva la certezza che Matsumoto si fosse ammalata, chi meglio di lei poteva aiutarlo? Nel vederli così vicini, però, Toshiro assottigliò lo sguardo.
«Ti stai divertendo, eh Kira?»
«N-non è come sembra, io sono sola una povera vittima delle circostanze» ci tenne a chiarire, mentre Rangiku sbuffava.
«Avete rovinato l’atmosfera.»
Unohana osservò la scena interessata.
«Vede? La visiti, faccia qualcosa!» esclamò Hitsugaya disperato. Doveva esserci un modo per mettere fine alla follia che stava accadendo.
 
Yumichika era nervoso e lui non poteva innervosirsi: ciò avrebbe intaccato la sua bellezza. Ma cosa poteva farci? Era stato inutile, del tutto! Ikkaku sembrava immune a quel filtro d’amore, era stato così sciocco a pensare di poterlo fare innamorare così. Forse era destino. Perché uno come lui doveva soffrire per amore e starsene lì a sospirare con aria malinconica? Però doveva ammettere che perfino la tristezza lo rendeva più bello…
La luogotenente dell’undicesima compagnia, la piccola Yachiru, aveva adocchiato il quinto seggio intento a raccogliere fiori. Quando però lo aveva visto stropicciarli con violenza, aveva intuito che doveva essere molto arrabbiato.
«Ooh, cosa ti hanno fatto quei fiori?» domandò, allegra come sempre. Yumichika la guardò e poi sbuffò.
«Niente… Il capitano non c’è?»
«No. Kennucchio tornerà presto. E tu invece non sei con il pelatino? Voi due state sempre insieme.»
Già, per l’appunto. Stavano sempre insieme, ma adesso Yumichika non voleva vederlo. Anzi, non voleva proprio vedere nessuno.
«Dettagli, che se ne stia da solo» disse, offeso. Yachiru lo guardò, perplessa. Si avvicinò a lui e si sedette sull’erba, pensierosa.
«Però, che avete tutti oggi? Siete strani. Voglio dire, tu sembri arrabbiato, e gli altri sembrano essere diventati tutti pazzi. Però sono buffi, sembra quasi un’epidemia d’amore. Byakkyno si è offeso perché il suo luogotenente adesso ha un fidanzato. Incredibile, ah-ah!»
Yumichika finalmente la degnò di attenzioni. Stava avendo un piccolissimo ma insistente brutto presentimento.
«… Come, scusa?»
«Dovresti essere più informato sui pettegolezzi, sai?»
«No, intendo... Hai detto che sembra ci sia un’epidemia d’amore.»
«E allora?» domandò Yachiru. «Aspetta, ma dove vai?!»
La piccola luogotenente gli andò dietro. Yumichika era passato dalla rabbia alla preoccupazione in pochi attimi. Sperò che non fosse successo quello che temeva, perché altrimenti sarebbe stato un grosso guaio. Tornò agli appartamenti dell’undicesima compagnia, dove lui e Ikkaku dormivano insieme.
«Uffa, ma perché sei scappato così? E nemmeno mi rispondi?» borbottò Yachiru.
Yumichika cercò a lungo il filtro: eppure lo avevo poggiato sul davanzale della finestra, si era assicurato che fosse chiuso! Ma ovviamente aveva peccato di poca attenzione. Si affacciò alla finestra e si rese coto che la boccetta si era rovesciata, il tappo si era svitato e del contenuto oramai non rimaneva quasi più niente.
Che disastro. Oh, che tragedia. Il Gotei 13 sarebbe andato in rovina e la colpa era solo sua!
«Oh, no. Questo non è affatto bello, questo è terribile, tremendo! E ora come faccio?» domandò, disperato, sotto lo sguardo confuso di Yachiaru. Anche se le bastò fare due più due per capire che fosse appena accaduto un guaio di dimensioni apocalittiche.
 
Oh, l’amore era una cosa meravigliosa, si ritrovò a pensare Renji. Era sempre stato dedito al capitano Kuchiki e al suo ruolo di luogotenente della sesta compagnia. Ma quante cose si era perso! Come aveva potuto non notare prima Hanataro Yamada? Certo, era goffo e un po’ imbranato, spesso si cacciava nei guai e veniva preso di mira da praticamente tutta la quarta compagnia… ma a parte questo, era a dir poco adorabile, dolce, e capace di brillanti conversazioni. Sì, essere innamorati era proprio bello.
«Il capitano Kuchiki mi ucciderà» sussurrò Hanataro. «Ma stranamente… non mi importa! Non sono mai stato così bene in vita mia con nessuno.»
Renji fece scivolare una mano dalla sua testa, al suo collo, al suo braccio. Non era conveniente lasciarsi andare a certe effusioni, erano perfino all’aperto, ma non poteva farci niente! Era stato preso dalla frenesia e dal bisogno di toccarlo, baciarlo, stringerlo a sé. E ad Hanataro non sembrava dispiacere.
«Non preoccuparti, mi farò perdonare. Intanto voglio pensare a te. Sei così carino che mi fai venire voglia di divorarti.»
Renji lo baciò sul collo e Hanataro sospirò. La sua razionalità era sotterrata sotto metri e metri di benessere, allegria e leggerezza. Stava bene, perché mettersi a pensare.
«Ne sono felice, perché… nessuno mi hai mai voluto in questo senso! Sono uno che più che altro viene preso di mira» ammise. Renji lo guardò negli occhi. Perché prendere di mira una persona tanto fantastica? Proprio non se ne capacitava.
«Io non ti prenderei mai di mira. Anzi, da adesso ti proteggerò. Ho una spada e non ho paura di usarla!» disse con ardore. Hanataro arrossì e poi sorrise.
«Gentile da parte tua, ma non è necessario. Mi basta sapere che ci sei.»
Era come se stessero insieme da tutta la vita. Renji afferrò il suo viso e lo baciò appassionatamente.
Rukia intanto era andato a cercarlo, perché voleva cercare di vederci chiaro. Non ricordava che Renji avesse mai accennato ad un interesse per gli uomini, per Hanataro in particolare. Visto come si era comportato, però, doveva esserci qualcosa di strano. Di certo non poteva immaginare di ritrovarlo intento a scambiarsi effusioni molto spinte con Hanataro, anche se forse avrebbe dovuto immaginarselo.
«Emh…R-Renji?» chiamò Rukia, guardando da un’altra parte. Hanataro si staccò dal bacio, rosso in viso. Bene, Renji era sopra di lui e probabilmente avrebbero finito col fare cose molto interessanti se non fosse arrivata Rukia. Questo non era un pensiero molto da lui, in effetti. Renj si staccò da Hanataro come se niente fosse.
«Sì?»
«Ecco, io… potrei parlarti solo per un momento?» domandò, in imbarazzo. Non sapeva come comportarsi con quei due che sembravano volersi liberare di lei per saltarsi addosso.
«Solo perché sei tu. Faccio presto, Fiorellino» Renji ammiccò in direzione del suo amato e poi prese Rukia in disparte chiedendole ebbene?
«Io… io volevo… insomma, sono un po’ stupita. Non pensavo che Hanataro ti piacesse.»
In effetti erano un’accoppiata strana, ma che allo stesso tempo funzionava bene, a giudicare da com’erano in sintonia.
«Oh, non lo sapevo nemmeno io.»
«In che senso, scusa?» domandò Rukia sorpresa. Renji le poggiò una mano su una spalla e iniziò a parlare con una certa solennità.
«Voglio dire che l’amore è così strano, ti colpisce come uno schiaffo in pieno viso da un giorno all’altro. Mi auguro che accada presto anche a te!»
Rukia non era molto convinta dalle sue parole in realtà. Sembrava tutto molto improvviso.
«Va bene, ma-»
«Adesso scusa. Ma devo tornare dal mio Fiorellino. Ciao, ciao!»
Altro che amore. Renji sembrava sotto l’effetto di un incantesimo o posseduto da uno spirito, il che la spaventò abbastanza. O forse stava solo viaggiando con la fantasia.
Decise di tornare indietro, forse ci avrebbe capito di più guardandosi attorno. In effetti non dovette passare molto prima che si rendesse conto di una cosa: alla Soul Society era scoppiata un’epidemia. Ovunque si girasse c’erano coppiette, gente che inseguiva altra gente proclamando il proprio amore, gente che litigava in preda alla gelosia. Si guardò attorno, spaesata. Alle battaglie c’era anche abituata, così come ai nemici potenti, ma questo… questo non era mai successo e non capiva come fosse possibile.
All’improvviso qualcosa batté contro la sua testa ed esclamò un Ahi!
Yumichika, davanti a lei, si strinse una spalla.
«Kuchiki, ma guarda dove vai!»
«Io? Ma sei stato tu a venirmi addosso» si lamentò. Yumichika la squadrò e poi l’afferrò per le spalle.
«Tu stai bene! Non sei uscita fuori di senno come la maggior parte degli shinigami qui!?»
«N-no, sto piuttosto bene, ma… che cosa sta accadendo? Ne sai qualcosa?»
Yumichika, lasciandola andare, sospirò.
«Penso di aver combinato qualcosa di molto grave.»

Nota dell'autrice
Beh, è andata. Non so quale parti mi sia divertita più a scrivere, forse quelle su Izuru e Rangiku. Povero Kira! Sta cercando di resistere in tutti i modi, ma non è facile. Poi sì, sono una grande fan della ship Renji/Hanataro, una ship piuttosto crack, ma che amo. Byakuya è pieno di dissenso per essere stato mollato così, intanto il suo luogotenente e il suo fidanzatino combinano COSE. Yumichika si è cacciato in un bel pasticcio, pure inutilmente visto che Ikkaku non ha subito l'effetto del filtro. È giunta l'ora di chiedere aiuto a Ichigo e i suoi amici :D
Alla prossima.
Nao
   
 
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