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Autore: Rosmary    24/11/2022    8 recensioni
{La storia partecipa alla challenge “Citazioni in cerca d’autore (Oscar edition)! – II edizione speciale”}
Vigilanza costante.
È indispensabile quando si vive sfrecciando su un treno dalla destinazione incerta, uno di quelli con troppi vagoni, troppi passeggeri, troppe fermate, dove perdersi è così semplice da obbligare a vigilare su se stessi costantemente.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alastor Moody
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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I personaggi qui presenti sono proprietà di J.K. Rowling; il racconto è stato scritto senza alcuno scopo di lucro.
 

«Prendere un treno per che ne so, questa notte mi perdonerò»


Chiederai di te stesso

 
C’è stata rabbia, e ci sono state fughe, rinunce, stanchezza – il tempo è scivolato via lento e mettere in discussione ogni certezza è stato inevitabile.
Nessuno lo sa.
Non potrebbe essere altrimenti, è parte integrante del ruolo che ricopri rappresentare quel tipo di certezza impossibile da scalfire – qualsiasi cosa accada, non puoi mostrarti mentre barcolli.
È così stancante fingere.
Di non aver mai voluto gettare la spugna o vacillato dinanzi a un susseguirsi di eventi tutti uguali – non puoi urlare che gli esseri umani sono marci e marce sono le società che mettono in piedi e le battaglie che dicono di dover combattere.
Per cosa uccidi.
Un mondo migliore, più giusto – è questa la risposta, l’unica possibile, eppure.
È una notte diversa da tutte le altre, quella dove un ragazzino riceverà la vera e propria investitura di comandante di truppe ordinate e gestite da altri, di eroe di una guerra iniziata in sua assenza, di speranza cui affidare tutte le sorti, e a te sembra così ingiusto.
Osservi i sette Harry, spieghi il piano, ripeti raccomandazioni, taci preoccupazioni e avverti il respiro mozzarsi in gola, un capogiro sorprenderti, la sensazione di aver sbagliato tutto travolgerti.
Non ti perdoni mai.
Ogni volta che vacilli la sensazione di aver tradito ti sporca sino a prendere il sopravvento – si tradisce in tanti modi è l’insinuazione che martella i pensieri e ti scaraventa in una realtà che ti ha visto interrogarti su equità e metodi di Silente, diffidare dei troppi segreti, mettere in discussione qualsiasi forza alleata persuaso che il seme della corruzione possa essere in ogni terreno.
Per cosa muori.
È la domanda che saluta ognuno dei tuoi risvegli, quella senza reale risposta – perché, dannazione, un mondo migliore che non potrai vivere né vedere è abbastanza? Esistono spinte egoistiche, in te e forse in ogni essere umano, che urlano no, non lo è, e solo la tua coscienza sa quanto ti sia sentito meschino, impotente, spaventato nei momenti in cui queste urla hanno provato a farti deragliare.
Vigilanza costante.
È indispensabile quando si vive sfrecciando su un treno dalla destinazione incerta, uno di quelli con troppi vagoni, troppi passeggeri, troppe fermate, dove perdersi è così semplice da obbligare a vigilare su se stessi costantemente – in guerra, ne sei certo, non esiste nemico pericoloso quanto il proprio riflesso, tutte le fragilità, ogni egoismo.
La morte non si annuncia.
Arriva e basta, l’hai sempre saputo.
Ciò nonostante riesci a percepirla nell’aria, appiccicata alla pelle, calata sugli occhi – e dinanzi non c’è la vita vissuta, ma le colpe inflitte a te stesso, quanto hai preteso e quanto non hai voluto perdonarti.
Però.
Una parte di te corre a rassicurarti, a dirti che malgrado tutto non hai mai abbandonato il tuo treno – è tardi lo è ne sei certo ma…
Ti perdoni.
Perché sei solo un uomo e un uomo può tremare.
 
~
 
«Devo farti una domanda.»
«Veloce, Tonks.»
«Cosa spaventa uno come te?»
«La paura.»
 
 




 
Note dell’autrice: la flashfic partecipa alla mia challenge Citazioni in cerca d’autore (Oscar edition)! – II edizione speciale e la citazione che ispira il testo – «Prendere un treno per che ne so, questa notte mi perdonerò» – è tratta da Rapide di Mahmood. Ha vinto gli Oscar alla migliore veste stilistica e alla miglior caratterizzazione.
Ho scritto questa sorta di flusso di coscienza senza una meta precisa, mi è parso di prendere a mia volta un treno per che ne so, spinta dalla voglia di mettere su carta delle riflessioni e dare voce al lato frangibile di un personaggio che mi è sempre parso inscalfibile – mi sono chiesta quanto pesi essere fedeli a una certa immagine di sé e quanto sia complesso convivere con l’incapacità di perdonarsi anche il più piccolo errore.
Non posso che ringraziare chiunque abbia dedicato tempo a questa lettura.
Un abbraccio. ❤
   
 
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