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Autore: Dreamer47    27/11/2022    1 recensioni
È il 2005.
Sam e Dean sono ancora all'oscuro dei piani di Azazel.
Le loro giornate sono intrise di mostri e di streghe, vogliono ancora trovare John ed uccidere l'assassino di Mary, quando una ragazza incontrata per caso entrerà a far parte della loro vita.
Hunters' legacies non è solamente la storia dei fratelli Winchester, ma anche quella di Abby Harrison, una giovane ragazza dal cuore spezzato e dal destino turbolento il cui unico scopo è la vendetta.
Insieme, riusciranno ad ottenere ciò che vogliono più di ogni altra cosa.
Genere: Erotico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: AU, Soulmate!AU, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Più stagioni
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HUNTER'S LEGACIES
Capitolo 23.
(II PARTE)


 
Quando quella sera Abby tornò alla casa abbandonata dopo aver ignorato alcune telefonate dei due Winchester che le chiedessero aiuto per un caso proprio a Sioux Falls sapeva che fosse solo questione di tempo prima che la scoprissero, ma non immaginava così presto. 
Spense il motore di corsa e scese velocemente dall'auto quando vide l'Impala posteggiata davanti la casa; corse dentro con la paura che avessero fatto qualcosa che non gli avrebbe mai perdonato. 
Spalancò la porta spintonandola con forza e si recò in cucina, osservando davanti a sé suo padre seduto a capotavola e Dean seduto dalla parte opposta, con la pistola poggiata sul tavolo molto vicina alla sua mano. 
"Papà!".
Corse nella sua direzione e Jack si alzò, mentre Abby si tuffò fra le sue braccia sospirando di sollievo contenta che Dean non gli avesse fatto del male; sciolse l'abbraccio e si mise davanti al padre come per fargli da scudo e guardò Dean negli occhi, che nel frattempo si fosse alzato e avesse fatto un passo nella sua direzione. "Che ci fai tu qui?". 
L'espressione di Dean si indurí e probabilmente avrebbe detto qualcosa di cattivo per quanto fosse arrabbiato, ma Jack rise di gusto e passò un braccio sulle spalle della figlia, allontanandola di poco per sedare la situazione. "Il tuo ragazzo moriva dalla voglia di conoscermi! Non hai idea di quante domande mi ha fatto su di te e mi dispiace piccola, ma gli ho raccontato tutte le cose imbarazzanti su di te di quando eri solo una bambina!".
Abby guardò suo padre ridere di gusto e capí che quello fosse soltanto un suo modo per farla calmare e sedare la sua impulsività; si scrollò di dosso la presa del padre e fece un passo avanti, mettendosi quasi a faccia a faccia col ragazzo mentre lo guardava in cagnesco. "Ti avevo detto di non seguirmi!". 
Dean assottigliò gli occhi e ricambiò l'occhiataccia con rabbia, puntandole un dito contro. "Sei sparita da una settimana: mi sono preoccupato, pensavo che ti fosse successo qualcosa di brutto!". 
Abby roteò gli occhi con disperazione e sospirò rumorosamente, mettendo le mani sui fianchi con aria scocciata e infastidita. "No, volevi solamente controllarmi!".
Jack ridacchiò e serrò le braccia al petto, osservando il modo in cui i due ragazzi si stessero guardando in cagnesco l'un l'altra e scosse la testa divertito. "E che c'è di male in questo? Era preoccupato".
Abby distolse lo sguardo da quello di Dean e cercò di trattenere un sorriso, così si voltò verso suo padre con aria arrabbiata e molto scocciata. "Tu sei mio padre: devi stare dalla mia parte". 
"No, no piccola mia.." sussurrò Jack avanzando e continuando a ridere di gusto, giungendo al loro fianco e mettendo una mano sulla spalla di entrambi. "Non c'è bisogno che ti arrabbi con questo giovanotto, è venuto qui soltanto per vedere se stessi bene e perché era preoccupato per te. Dovresti ringraziarlo per essere così premuroso: non è scontato che un cacciatore conservi questo lato umano che gli consenta di amare". 
Abby dischiuse le labbra senza parole e sgranò gli occhi, guardando suo padre con aria sconvolta e sollevando un sopracciglio, serrando anche lei le braccia al petto per poi volgere lo sguardo su quello divertito di Dean, che sorrise compiaciuto di aver trovato un alleato. "Hai sentito tuo padre: devi apprezzarmi di più, ragazzina". 
La ragazza sentí il cuore battere più forte nel petto mentre li guardava scambiarsi degli sguardi complici e scosse la testa, abbassando lo sguardo sentendo gli occhi pizzicare mentre in un attimo si accorse che stava davvero vivendo tutto ciò che aveva sempre desidersto: i due uomini più importanti della sua vita, insieme, che avevano trovato una perfetta complicità e un modo di prenderla in giro che le scaldò il cuore. 
Abby sospirò e tornò a guardarli entrambi con aria un po' meno arrabbiata, ma sempre scocciata. "Stai seguendo un caso con Bobby, giusto? Che hai trovato fin'ora?". 
Dean scosse la testa e divenne più serio, sfoderando la sua aria da cacciatore mentre sentiva lo sguardo scrutatore di Jack su di lui che aveva iniziato a studiarlo. "Solamente che un gruppo di persone sono uscite dalle loro tombe e sono tornate a vivere la loro vita con le loro famiglie".
Abby scosse la testa e si morse il labbro sospirando rumorosamente, ma si rifiutò categoricamente di allontanarsi da quella casa e da suo padre. "Mi dispiace Dean: vorrei davvero aiutarti, ma questa volta non posso venire".
Jack li osservò di nuovo e vide negli occhi di sua figlia una sorta di autentico dispiacere che si affrettò a nascondere dietro lo sguardo sicuro di sé e anche un po' arrogante che adorasse indossare come armatura, e vide anche lo sguardo di Dean che sembrava accettare la sua posizione senza poter far nulla per farle cambiare idea. L'uomo sospirò e scosse la testa strofinando le mani una contro l'altra, guardando nuovamente la figlia che, avendo capito il suo piano, spostò lo sguardo arrabbiato su di lui. 
"No, no, no papà. Non te lo permetterò!". 
Ma Jack rise di gusto e la guardò divertito da matti, scuotendo la testa. "Amore mio, ricordati sono io quello con più autorità". 
Abby chiuse gli occhi e scosse la testa, portandosi le mani alle tempie e massaggiandosele per la frustrazione, mentre sentiva i passi del padre allontanarsi fino a raggiungere la porta d'ingresso, sentendolo ridere felice. 
Dean aggrottò le sopracciglia e la guardò con aria seria, non riuscendo a capire cosa stesse succedendo e dove corresse Jack così di corsa; Abby osservò la sua espressione sorpresa e confusa guardandolo in cagnesco, perché se Dean non fosse mai venuto a cercarla suo padre non avrebbe avuto la scusa per evadere. "Sta venendo con te, idiota. Vuole andare a caccia". 


Dean spinse l'acceleratore a tavoletta nel buio della notte e sbuffò sonoramente, perché faticava davvero tanto a stare dietro alla Hyundai azzurra di Abby guidata dal padre che aveva espresso il desiderio di guidare dopo tutto quel tempo; ma quando lo vide iniziare ad uccidere tutti i resuscitati a mani nude uno dopo l'altro senza neanche esitare, perché aveva esaurito le cartucce per il suo fucile, Dean si ritrovò a spalancare la bocca e sussurrare un grosso Wow
Non avrebbe mai detto che un uomo della sua età riuscisse a combattere con quell'agilità, mentre un sorriso gli si dipinse sul volto. Nonostante Jack continuasse a combattere, apparantemente concentrato, non aveva mai smesso di togliere gli occhi di dosso alla figlia, che accanto a lui continuò a sparare al fianco di Dean, di Sam e di Bobby. 
Quando ogni singolo non-morto fu steso a terra nel salotto di Bobby, i cacciatori si scambiarono un'occhiata soddisfatta del proprio operato, perché erano riusciti a scampare l'ennesimo disastro che gli si fosse scagliato contro, ma neanche questa volta fu priva di perdite: i ragazzi videro Jack fare molti passi indietro e intimare alla figlia di non avvicinarsi, mentre brandiva la sua arma in maniera agitata. "Adesso chiuderò questa storia. I morti devono restare morti, altrimenti sarà il caos". 
Abby ascoltò le sue parole e sgranò gli occhi, iniziando ad intuire qualche sarebbe stata la prossima mossa di suo padre; sentí la paura impossessarsi di lei, mentre il cuore le batteva forte nel petto e avrebbe tanto voluto fare uno slancio e correre nella direzione di Jack. 
Disarmare suo padre e digli che avrebbe trovato una soluzione, che si fosse già messa in contatto con degli stregoni e sciamani.
Dirgli che non poteva perderlo ancora una volta. 
"Papà, no! Aspetta, ti prego!".
Le braccia forti di Dean le passarono attorno alla vita, tenendola stretta a sé mentre la sentiva dimenarsi come un cavallo imbizzarrito. 
Gli occhi di Jack si imperlarono di uno strato lucido che presto si affrettò a spazzare via sbattendo gli occhi. Guardò sua figlia e le sorrise, annuendo con un grosso sorriso. "Sono orgoglioso di te, piccola. Sei diventata una donna meravigliosa, so che saprai scegliere saggiamente anche senza di me". 
"Ti prego, papà. Non farlo!". 
Non importava quanto provasse ad opporsi ed a liberarsi dalla presa di Dean, lui la trascinò fuori dalla stanza con forza sotto gli occhi confusi dei presenti, che avesse capito cosa stesse per accadere. 
Quando sua figlia fu abbastanza lontana, Jack sospirò rumorosamente e si puntò la canna del fucile sotto il mento, respirando affannosamente mentre cercava di lottare contro il forte impulso di fiondarsi sui due cacciatori per sbranarli vivi: in fondo era un cacciatore anche lui e sapeva riconoscere quando la sua ora fosse giunta. 
Chiuse gli occhi ed annuì mentre le urla di sua figlia arrivarono dritte alle sue orecchie, facendogli stringere il cuore ancora di più: non voleva lasciarla, non l'aveva mai voluto. 
Non l'aveva lasciata neanche quando fosse morto la prima volta ed avesse mandato al diavolo il mietitore per starle vicino, cercare di confortare il suo dolore: aveva visto Abby piangere fino alla disperazione e poi alzarsi e combattere ogni demone e creatura che le sbarrasse la strada. 
Ma Anael, il suo angelo, era riuscita a farlo ragionare ed a farlo entrare in Paradiso, dove stava vivendo una vita sensazionale fra i suoi ricordi più belli, e nessuno di questi riguardava la caccia. Solo i suoi figli e la sua amata moglie. 
"Dite ai miei figli che li amo, li amo tanto!". 
Un sorriso sereno e perfettamente in  pace si dipinse sul suo viso quando  uno sparo squarciò l'aria, insieme ad un forte tonfo contro il pavimento, quando il corpo di Jack cadde a terra senza vita. 
Abby si mosse più energicamente fra le braccia di Dean fino a quando riuscì a liberarsi, tornando nuovamente nel salotto dove inerme sentí il suo cuore spezzarsi ancora una volta.
Rimase immobile sulla soglia della porta, mentre le lacrime le rigavano le guance e scuoteva leggermente la testa osservando il corpo di suo padre. "No per favore, non di nuovo". 
Si lasciò scivolare contro lo stipite della porto fino ad accasciarsi sul pavimento, tenendo gli occhi fissi su Jack: aveva appena ritrovato suo padre e lo aveva già perso. 
Aveva ancora bisogno di lui nella sua vita, né avrebbe avuto sempre. 
Come avrebbe potuto continuare a vivere, adesso? 
Sentí una mano posarsi sulla sua spalla e vide Bobby accanto a sé, avvicinatosi con la carrozzina, che la guardò con lo stesso sguardo addolorato che avesse messo su lei. Anche lui aveva perso sua moglie, aveva dovuto ucciderla una seconda volta, e solamente Bobby avrebbe potuto capire quel forte dolore. 
"Andrà tutto bene, ragazza. Te lo prometto". 


Entrò dentro il locale fin troppo chiassoso che conoscesse bene, ascoltando della buona musica proveniente dal jukebox mentre il piacevole odore di cheeseburger è patatine fritte giungeva al suo naso.
Abby sorrise allegramente come non facesse da tempo, avvicinandosi al bancone e facendo l'occhiolino alla barista. "Ciao amica mia". 
Jo si voltò nella sua direzione e smise di asciugare il bicchiere che tenesse fra le mani; il suo viso si illuminò con un grosso sorriso e lasciò andare il canovaccio sul bancone, sporgendosi quel tanto che bastasse per abbracciare la sua amica in una stretta vigorosa e forte. 
Abby la strinse a sé e si continuò a godere l'abbraccio della sua migliore amica, quando qualcosa dentro di lei si mosse rivoltandole lo stomaco. Le immagini di qualche giorno prima tornarono nella sua mente: rivide Jo pallida e sofferente che si teneva le budella con delle pezze sporche trovate all'interno del ferramenta in cui si fossero rifugiati, rivide Ellen rimanere con la figlia, sacrificandosi insieme a lei, e poi vide Jack puntarsi il fucile alla testa e fare fuoco. 
Sussultò e si scansò dall'amica, sgranando gli occhi e scuotendo la testa: non capiva cosa stesse accadendo, non capiva come facesse a vedere ed a toccare nuovamente Jo, mentre la tremenda convinzione che fosse morta anche lei le fece salire il cuore in gola. 
Solamente un fantasma avrebbe potuto toccare un altro fantasma. 
Soltanto un fantasma avrebbe potuto trovarne un altro. 
Guardò come le mani di Jo fossero strette attorno alle sue e sollevò lo sguardo per incrociare i suoi marroni, tremando appena. 
Abby iniziò a pensare che davvero di essere mort-. 
"Non sei morta, Abby. Lo so che te lo stai chiedendo". Jo rise divertita e scosse la testa, sfiorando il viso della sua amica e scostandole una ciocca di capelli mogano che le ricadesse sulla fronte, guardandola con un'enorme tenerezza nello sguardo. "Non è stata colpa tua, amica mia".
Abby abbassò gli occhi quando li sentí iniziare a pungere e le lacrime scivolare sul suo viso, scosse la testa e provò a liberarsi dalla sua presa, ma Jo non glielo permise e le sollevò il viso con dolcezza. "Mi manchi, Jo. E mi dispiace così tanto, avrei dovuto proteggerti e invece ti ho lasciato lì a morir-". 
"Non porti tutto il peso del mondo sulle spalle, Abby. Non è stata colpa tua, né dei Winchester". Jo le sfiorò il viso per asciugarle le lacrime e sorrise, annuendo con convinzione. "E neanche ciò che è successo a tuo padre è colpa vostra. Vuole che tu sappia che vi vedrete ancora: verrà da te così come sto facendo io adesso, quando sarà pronto. È appena tornato: deve abituarsi di nuovo, trovare il modo di riprendersi". 
Abby aggrottò le sopracciglia udendo quelle parole, sforzandosi di mandare giù il nodo che le si fosse formato alla gola. Scosse la testa e strinse forte le mani della sua amica, mentre la guardava confusa. "Riprendersi da cosa?". 
Jo le sorrise più dolcemente e con quella cascata di capelli biondi e quel sorriso rassicurante, ad Abby sembrò di guardare un angelo. "Jack ti ha persa stanotte, Abby. Ha perso la possibilità di vivere, prima che potesse farti del male. Adesso tuo padre deve guarire, curare le ferite della sua anima e presto starà bene di nuovo". 
Abby scosse la testa e distolse lo sguardo, mentre ascoltava le parole della sua amica fra le lacrime. 
Indubbiamente, ci sarebbe voluto davvero tanto tempo prima che Abby tornasse a stare bene davvero. 
Il suo cuore era troppo ferito: aveva perso delle persone che amava e niente sarebbe stato più come prima. 
Non più. 
Jo le si avvicinò di più e si guardò attorno con aria furtiva, per poi incrociare il suo sguardo ed assumere un'aria più seria. "Ho un messaggio da qualcuno che è arrivato qui da poco, che non può venire da te. Lei dice di dirti che vivi la tua vita non riflettendo a sufficienza. Tu puoi fare tutto quello che vuoi, che tu sia Syria, Layla, Abby o chiunque altro: sono tutte dentro di te e sono tutte la stessa persona. La tua anima è antica: hai conosciuto il dolore più atroce, l'odio più viscerale, la rabbia e la paura. Ma hai conosciuto anche l'amore più sconfinato, sai com'è fatto. Hai già fatto innamorare il diavolo una volta, puoi farlo ancora". 
Abby sgranò gli occhi e ascoltò le sue parole con attenzione, e presto si tirò indietro dalla sua presa come se fosse stata toccata da tizzoni ardenti e la sua pelle fosse rimasta ustionata. "Chi ti ha dato questo messaggio?". 
Jo sorrise in maniera rassicurante ed annuì, sfiorandole una mano e stringendola fra le sue. "Non so cosa significhi, ma Pamela dice che quando avrai l'opportunità, dovrai coglierla e rispedire Lucifer in gabbia o le conseguenze per te e per la tua famiglia saranno carissime. Non lasciare che gli angeli ti diano ordini, tu sai come fare. Dentro di te. Tu sei la chiave". 
"Jo, io..". La voce di Abby si spezzò ed il suo cuore batté più velocemente. Strinse di più la mano della sua amica, quando notò la luce all'interno del locale farsi più intensa. La luce avvolgeva completamente Jo, la quale non aveva smesso neanche per un momento di sorriderle, mentre Abby iniziò a capire che il loro tempo fosse ormai giunto al termine. 
Le strinse più forte le mani e scosse la testa, mentre i suoi occhi si riempivano di uno strato trasparente e la paura di lasciarla si faceva strada nuovamente dentro di lei. "Come faccio a dirti addio?". 
Parlò con voce incrinata dal dolore, il suo cuore batteva forte e con tutta se stessa si aggrappò alla sua amica, allungandosi verso di lei per stringerla in un abbraccio stretto. 
Jo sorrise beatamente e ricambiò la stretta, per poi scioglierla e guardarla un'ultima volta negli occhi mentre la luce dietro di sé diventava sempre più intensa. "Non dire addio, amica mia. Ti prometto che ci vedremo ancora". 
Sussultò nel suo letto, sedendosi istintivamente e portando con sé le coperte in cui fosse avvolta; la sua fronte era madida di sudore mentre si guardava attorno nella stanza buia, notando Dean dormire al suo fianco con un'espressione tutt'altro che pacifica sul viso. 
Abby ci mise qualche secondo per mettere davvero a fuoco le immagini che avesse visto fino a qualche istante prima di svegliarsi: dell'ambiente luminoso e chiassoso della Road House, non rimaneva nulla in quella stanza buia e fredda. 
Si passò una mano sul viso con il respiro accelerato e scosse la testa, sospirando mentre ripensavo al messaggio di Pamela che Jo le avesse riferito. 
Mentre rifletteva sul significato che quelle parole potessero avere, il suo sguardo guizzò fuori dalla finestra, e qualcosa di molto insolito attirò la sua attenzione: Abby scese dal letto con delicatezza per non svegliare Dean e si diresse ai vetri per osservare l'esterno. 
La neve fioccava copiosa e si infrangeva inesorabilmente al suolo, dove già degli alti centimetri avessero ricoperto l'asfalto da un pezzo. 
Aggrottò le sopracciglia osservando la scena e scosse la testa: era maggio. Ed era raro che in quel periodo nevicasse in South Dakota. 
"Cosa stavi sognando?". 
Abby sussultò quando udí quella voce e si voltò di scatto nella stanza buia, osservando Anael comparire alle sue spalle ed avvicinarsi nella sua direzione con aria apparentemente tranquilla; indossava il solito vestito rosa cipria e teneva le braccia dietro la schiena.
Non era una novità per loro incontrarsi in sogno: Anael le aveva spiegato che fosse il posto più sicuro, dove probabilmente nessuno avrebbe potuto ascoltare o interferire. 
Abby sospirò e scosse la testa, incrociando le braccia sotto al seno e lanciando un'occhiata a Dean, che si rigirò appena nel sonno. 
Guardò l'angelo dagli occhi azzurri e fece spallucce quando Anael continuò ad osservarla ed a studiarla come se fosse un'aliena da scoprire. "Anael, perché sei nella mia testa?". 
Fece un altro passo nella sua direzione ed accennò un sorriso delicato, imitando la ragazza e facendo spallucce. "Perché ti ho sentita agitarti ed ero preoccupata per te. Cosa sognavi che ti ha resa così?". 
In un'altra circostanza, Abby le avrebbe detto di andare al diavolo e di uscire dalla sua testa. Che non apprezzasse queste intrusioni senza permesso. 
Ma quella notte Abby si sentiva spezzata, con il cuore dolorante. Così debole da non riuscire a reagire. 
Abby abbassò gli occhi e scosse la testa, voltandosi per tornare ad osservare fuori dalla finestra, seguendo il modo scoordinato con cui i fiocchi di neve continuassero a scivolare giù dal cielo senza riuscire a decidere da soli del proprio destino. 
Ed Abby si sentí proprio nello stesso modo. 
Sentí le lacrime scivolarle lungo il viso e presto tirò su con il naso, mordendosi le labbra con i denti per la rabbia. 
Abby percepí la mano di Anael sfiorarle la spalla sinistra e la ragazza annuí in silenzio. Non conosceva l'angelo da molto tempo, eppure sapere di potersi sfogare e parlare. 
In più si trovavano in un sogno, quindi nessuno sarebbe venuto a conoscenza di quella conversazione. Abby prese un bel respiro ed annuì. "Odio questa vita, Anael. La odio. Vorrei non dover più cacciare, non dover perdere continuamente tutte le persone che amo. Invece perdo tutti, uno dopo l'altro: Jo ed Ellen, mio padre. Non posso più sopportare tutte queste perdite". 
Anael ascoltò le sue parole rimanendo in silenzio, rafforzando la sua presa sulla sua spalla mentre sentiva il corpo di Abby scosso da singhiozzi e percepiva tutta la sua sofferenza. 
Avrebbe tanto voluto usare i suoi poteri per guarirla, ma la sua era una ferita dell'anima e non del corpo. 
Anael non era in grado di curare quel tipo di ferita. 
Abby tirò su col naso un'altra volta mentre altre copiose lacrime le scivolavano sul viso. "E poi questa storia di Lucifer, Micheal e Syria. Come posso permettere che Sam e Dean si sacrifichino? Deve esserci un altro modo per impedirlo, c'è sempre. Io non posso permettere che succeda qualcosa anche a loro: sono la mia famiglia".
Senza dire nulla fece qualche altro passo fino a raggiungere il fianco di Abby, che istintivamente si voltò dalla parte opposta per non mostrarle il suo viso rigato dalle lacrime e marchiato dalla sofferenza. 
Ma Anael non aveva bisogno di guardare il suo volto per capire come sentisse. Era un angelo ed in quanto tale riusciva a sentire ciò che sentisse Abby. 
Prese una mano della giovane cacciatrice fra le sue e la avvolse in una stretta amorevole, fino a quando Abby si sentí al sicuro e si voltò ad incrociare i suoi occhi. 
La sua espressione pacifica le trasmise una grande tranquillità; il suo sorriso angelico la calmò e la fece smettere di versare delle lacrime. 
Con il capo, Abby si appoggiò alla sua spalla e tornò a guardare la neve fioccare e accennò un sorriso triste mentre pensava al suo papà che avesse perso un'altra volta. 
"È mia moglie: quante altre volte devo ucciderla". Abby aveva sentito Bobby dire questa frase mentre il corpo di sua moglie e di Jack bruciavano sul retro della proprietà Singer. 
Ed in quel momento, quando osservava le fiamme bruciare ed alzarsi alte nel cielo e divorare i corpi di quelle due persone che erano state tanto amate e tanto piante, Abby pensò la stessa cosa. 
Quante altre volte avrebbe dovuto vedere le persone che amava morire? 
Anael l'avvolse in un abbraccio e la tenne stretta ed Abby chiuse gli occhi, sentendosi improvvisamente più serena grazie all'aiuto angelico di Anael. "Andrà tutto bene, Abby: veglierò su di voi. Te lo prometto". 
  
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