Iriza guardava in lacrime la costa inglese che spariva all’orizzonte. Un periodo della sua vita si chiudeva per sempre: forse non sarebbe mai più tornata in Inghilterra.
-Ma si può sapere cosa diavolo le è preso signorina?- tuonò il signor Stewart dietro di lei.
-Farsi espellere così da un istituto prestigioso come la Royal Saint Paul School! Con tutto quello che hanno speso i suoi genitori per mandarcela!-
Iriza non potè trattenersi da un pianto isterico e nervoso.
-Signor Stewart deve credermi: Candy Andrew mi ha teso una trappola!-
Il signor Stewart non rispose. Da come conosceva quella ragazza era molto più facile immaginarsi di come fosse lei a tendere trappole agli altri.
-Anche se fosse il fatto che lei ci sia cascata va a suo svantaggio signorina. Candy Andrew non è più la sua cameriera personale, è un membro della famiglia Andrew, e lei farebbe bene a portarle il rispetto che la sua posizione sociale richiede.-
Iriza si morse il labbro: il signor Stewart non aveva tutti i torti, e anche i suoi genitori l’avrebbero pensata come lui.
Il viaggio filò via abbastanza liscio, eccettuata un po’ di burrasca incontrata in mezzo all’Atlantico e il Mauretania arrivò presto in vista delle coste americane.
Quel viaggio che all’andata a Iriza era sembrato quanto di più eccitante ci fosse al mondo, al ritorno si era rivelata un’esperienza noiosa e deprimente.
Dietro quella costa Iriza vedeva soltanto un amaro rientro a casa seguito dagli inevitabili rimproveri dei suoi genitori e della zia Elroy.
Sotto al loro solito albero Terence e Candy sedevano tranquilli dopo essersi baciati per una buona metà del pomeriggio. Il sole si avviava a tramontare e i due ragazzi sarebbero presto dovuti rientrare nelle rispettive stanze.
-Ancora con i tuoi sensi di colpa?- chiese Terence, e lei annuì tristemente.
-Non posso farne a meno, capisci? Io ho mentito e Iriza è stata espulsa!-
-Tu ti sei soltanto difesa Candy! È stata Iriza a cominciare quell’assurda guerra contro di te, fin dal primo giorno che vi siete conosciute, ricordi?-
Lei annuì fra le lacrime.
-Non ti ha lasciato scelta: o te o lei, e detto fra noi, hai fatto la scelta migliore.-
-Ma adesso che ne sarà di lei?-
-Secondo te verrà ripudiata dai suoi genitori e si metterà a vivere di elemosina?-
-Beh, no…-
-E allora di cosa ti preoccupi? Dopo qualche inevitabile rimbrotto da parte dei genitori riprenderà la sua inutile vita fra ricevimenti, impegni mondani e salamelecchi fra gente come lei, in attesa che qualche povero disgraziato se la impalmi.
Quindi di cosa ti dovresti sentire colpevole? La sua vita continuerà come prima, e come sarebbe stata se avesse terminato i suoi studi alla Saint Paul School.-
-Già…- ammise Candy, che poi dentro di sé aggiunse “Va al diavolo Iriza!”
La mano di suo padre si abbatté sulla sua guancia, e Iriza quasi barcollò.
Non che non se lo aspettasse, ma la forza dello sberlone quasi la tramortì, e lei lasciò che le lacrime scorressero libere sulle sue guance, ad esprimere l’umiliazione che provava. Mai in vita sua si era sentita così.
-Si può sapere cosa diavolo ti è preso? Noi spendiamo un patrimonio per farti vivere nel lusso più sfrenato, ti mandiamo a studiare in Europa in una scuola prestigiosissima, e tu mandi tutto all’aria?-
Iriza teneva la testa bassa e gli occhi chiusi, non osando guardare in faccia i suoi genitori e la zia Elroy che la squadravano con severità.
-Papà… devi credermi… è stata una trappola di Candy…-
-Ancora con questa Candy! Ma cosa ti avrà fatto mai quella ragazza! La aggredisci senza motivo, la prendi a pugni in faccia e la colpa sarebbe sua?
Iriza, quando imparerai ad assumerti le tue responsabilità?!!!
Quando ti deciderai a crescere?!!!
E guardami in faccia quando ti parlo, hai capito?!!!-
Iriza si decise ad alzare la testa e a guardare in faccia il genitore.
-Adesso basta! Da domani se vorrai ancora continuare a vivere nel lusso dovrai guadagnartelo!-
-Ma… ma cosa stai dicendo Raymond?- intervenne balbettando Sarah Legan
-Tu faresti meglio a tacere! Ti ho lasciato mano libera sull’educazione dei nostri figli ed ecco il risultato!-
-Ma… ma io…-
-Ascoltami bene Iriza!- disse poi Raymond rivolgendosi di nuovo alla figlia.
-Domani tu verrai con me in Banca e io ti assegnerò un lavoro. E bada bene di impegnarti in quel lavoro, altrimenti puoi scordarti i lussi in cui sei abituata a vivere, sono stato chiaro?-
Lei fece cenno di sì.
-Non ho sentito bene Iriza!-
-Sì… papà… ho capito benissimo…-
La pur viziata ragazza decise di fare buon viso a cattivo gioco: in fondo era pur sempre meglio uscire da quella casa piuttosto che stare tutto il giorno a sorbirsi i rimbrotti di sua madre e della zia Elroy.