Storie originali > Avventura
Ricorda la storia  |      
Autore: Scarlett Queen    28/11/2022    2 recensioni
C'era una volta un uomo che doveva attraversare un ponte, ma il cammino dell'uomo era bloccato da un gigante crudele e cannibale, così l'uomo fu costretto ad usare la spada...
Liberamente ispirato dall'epica di Akira Kurosawa
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
   [https://youtu.be/RzU_t-JPF28]
   Il ponte si arcuava sul fiume: le assi in legno laccate di rosso si sollevavano e si abbassavano al pari di una lieve collina segnata dalle ruote dei carri, dai piedi dei contadini, dai sandali a stivaletto dei soldati che transitavano da una sponda all’altra del fiume; le sue acque erano limpide e cristalline, le canne crescevano dagli argini soffici e i pescatori vi si recavano con le certe per prendere i pesci che avrebbero mangiato la sera tornando ai villaggi.
   In quelle stesse acque i carbonai si lavavano dalla fuliggine e dalla puzza di fuma e le donne scendevano a lavare i panni cantando a voce alta, immergendo le mani nei flutti miti d’estate e gelidi d’inverno. Ma lui i colori non li vedeva: li ricordava ma da tempo ormai il mondo era diventato bianco e nero, sia con la pioggia che con il sole. Le foglie erano grige come i rami degli alberi, i volti delle persone grigi, le armi bianche, la notte di un nero totale e nero anche il rosso del sangue.
   Stava anche lui andando verso il ponte quando una figura vi si piazzò nel mezzo, con le braccia intrecciate all’altezza dell’ampio petto, sopra una veste rammendata più volte, una nodachi al fianco sinistro e un’espressione trionfa in viso. Doveva essere alto oltre due metri, forse due metri e una buona decina di centimetri, con i capelli neri, forse, non poteva dirlo, incrostati di sporco e il volto tutto inzaccherato di fango. Si fermò all’imboccatura del ponte, guardandosi attorno: non c’era nessuno, solo loro due e il frusciare del vento fra i rami.
   «Io sono il grande macellaio, Kiyoshi Ohara, padrone di questo ponte. Se vuoi passare paga, oppure tornatene da dove sei venuto, omuncolo». Sotto il suo cappello di paglia a tesa larga, l’uomo sollevò l’unico occhio rimastogli, il sinistro, sul gigante davanti a lui, le mani nascoste dagli ampi margini del kimono nero cinto di bianco all’altezza della vita ed emise un sospiro, lasciando che il vento facesse ondeggiare gli orli della sua veste. «Sei sordo forse pezzente? – tuonò il gigante, avanzando di un passo e battendo uno dei piedi sul ponte, facendolo tremare – sparisci dalla mia vista se non vuoi che ti tagli in due con la mia spada».
   Portò mano all’elsa della nodachi, snudandola dal fodero e sollevandola minaccioso sopra la testa, snudando i denti limati per avere una dentatura simile a quella degli squali e poggiò il filo non affilato dell’arma sulla spalla destra, coperta da un massiccio spallaccio di foggia occidentale. «Allora, sei rimasto senza voce vero? Ci vorrebbero due uomini normali per brandire questa spada, ma io posso con una mano sola!». Contrasse il bicipite, mostrando un poderoso muscolo con le vene in rilievo.
   L’uomo sotto il cappello però non rispose, agitò la sinistra, poggiandola sull’elsa di una delle due katane che portava sul fianco a propria volta e sollevò il mento, fissando un punto impreciso alle sue spalle e avanzò in silenzio. Il mondo era bianco e nero, il silenzio accompagnava i suoi passi e il susurro del vento si univa al mormorare dell’acqua. «Devi essere un pazzo per ignorare il possente Kiyoshi! Fai un altro passo e sei morto bastardo!». Ma l’uomo fece un passo, e poi un atro e poi un terzo ancora. Ohara strabuzzò instupidito gli occhi e lanciò un urlo di guerra, sollevando la nodachi sopra la testa e stringendola con entrambe le mani. Con un solo colpo lo avrebbe spaccato in due e poi si, si sarebbe divertito a farlo a pezzi e mangiarlo crudo, come aveva fatto con tutti coloro che lo avevano sfidato.
   L’uomo sotto il cappello si mosse con flemma, Kiyoshi vide il sole riflesso sulla lama quando fu snudata di pochi pollici e sgranò gli occhi. L’ira omicida dello straniero lo investì con violenza, si fermò con la spada ancora sollevata e allora, la katana dell’uomo danzò rapida. L’acciaio gli squarciò il poderoso ventre dal basso verso l’alto in un lento movimento diagonale. Lo spadaccino gli passò oltre, agitando la lama per pulirla dal sangue e il tempo si fermò. Kiyoshi riuscì appena a battere le palpebre, poi l’uomo rifoderò la katana.
   Quando la guardia toccò contro il fodero con un lieve scatto di legno laccato, il sangue esplose dalla ferita, zampillò sul ponte con un suono di acqua sorgiva, torbida e lucente, sprizzando sulle assi in legno e levandosi verso l’alto mentre il gigantesco corpo ricadeva pesantemente di schiena e la testa batteva rumorosamente, rimbalzando. Lo spadaccino si voltò un attimo prima di calcarsi il cappello sul volto ed emise un leggero sbuffo fra le sottili labbra nascondendo le mani nelle maniche e riprendendo il suo cammino.
   Il mondo era bianco e nero e da qualche parte, un’anziana iniziò a cantare, un uccello batté allegramente le ali e il fiume continuò a scorrere.
   Il mondo era bianco e nero.
   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Avventura / Vai alla pagina dell'autore: Scarlett Queen