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Autore: Royal_Squirrel    29/11/2022    1 recensioni
Harry è un povero bisessuale confuso, Malfoy non vuole più essere un Mangiamorte e Ginny non accetta il suo ruolo passivo nella guerra contro Voldemort. La storia comincia durante il sesto anno di Harry, si protrae oltre la fine della guerra e segue, a tratti, la trama canonica.
Genere: Avventura, Hurt/Comfort, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Harry, Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Dopo la II guerra magica/Pace
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DISCLAIMER: personaggi, luoghi, eventi e tutto ciò che è legato alla serie di Harry Potter e al Wizarding World NON sono una mia creazione e appartengono a JK Rowling, a Warner Bros e a chi ne possiede i diritti. Questa storia è inventata da me per divertimento e non lucrerò su di essa.
 



 
«Harry, com’è potuto succedere?»
Harry non si era sentito combattuto nel raccontare tutto ai suoi migliori amici, eppure si stava pentendo di aver parlato. Ma che cosa avrebbe dire loro quando li aveva trovati? Era bastato un loro sguardo per capire che c’era qualcosa che non andava.
«Non lo so, è solo successo! Fidatevi, non me lo aspettavo neanch’io.»
«Già, com’è possibile? Queste non sono cose che succedono e basta!»
Eppure, non c’era stato un senso, un motivo. Non capiva le motivazioni di Malfoy, sapeva solo che dopo cena aveva controllato la Mappa del Malandrino per spiare – come faceva di frequente nelle ultime settimane – Draco Malfoy e aveva trovato il suo nome nel bagno, assieme a Mirtilla Malcontenta. Si era quindi diretto là, per indagare, e lo aveva trovato a piangere. Non era uno di quei pianti che faceva Dudley quando erano più piccoli per capriccio e non era neanche di quelli a cui aveva talvolta assistito alla fine delle partite di Quidditch, quando qualcuno della squadra perdente di lasciava andare alle emozioni. Era un pianto di disperazione che Harry conosceva. A volte aveva pianto così, dopo le morti di Cedric e di Sirius.
Harry era rimasto immobile, senza sapere che fare, e a quel punto Malfoy si era voltato, bacchetta in mano, e lo aveva attaccato. Mirtilla era scappata via. Harry aveva schivato l’incantesimo e aveva risposto. Sortilegio parato. Prima che Malfoy riuscisse a terminare di pronunciare le parole dell’incantesimo successivo Harry si era lanciato e lo aveva placcato. Il suo ginocchio aveva cominciato a pulsare, ma non si era fermato e, dopo qualche colluttazione con l’altro, era riuscito a prendergli la bacchetta e putargli la propria contro con l’altra mano. Era stato facile, Malfoy aveva smesso di combattere.
Harry lo stava osservando, era seduto disordinatamente per terra con la schiena contro il muro. Harry voleva chiedergli di Silente e se avesse paura di Voldemort. Voleva alzargli la manica della camicia per confermare che fosse un Mangiamorte.
Malfoy si era raddrizzato e gli si era avvicinato ancora di più, lentamente, forse per dimostrare che non aveva più intenzione di attaccarlo, e Harry non si era scansato. Aveva sentito, forse per la prima volta, il suo odore. Era stato a quel punto che era successa la cosa assurda. Malfoy lo aveva baciato. Con vigore, all’inizio, poi più lentamente e delicatamente, quando Harry aveva risposto. A ripensarci non sapeva perché lo avesse fatto, forse era stata una risposta automatica, ma nel momento in cui si era reso conto di quello che stava succedendo, avevano sentito Mirtilla in lontananza e Malfoy si era allontanato di scatto, strisciando lungo il muro.
Mirtilla Malcontenta era entrata nel bagno con Piton al seguito, che aveva provveduto a togliere cinquanta punti a Grifondoro per lo scontro magico – assumendo, come al solito, che fosse colpa di Harry – e a dargli una punizione proprio la mattinata della finale di Quidditch.
Nonostante la rabbia per l’ingiustizia di Piton, Harry era rimasto più scosso per quello che era successo prima dell’arrivo del professore.
Mentre spiegava a Ron e Hermione l’accaduto cercava di ordinare i pensieri, con poca riuscita.
Ron si era ripreso dallo choc e stava cominciando a lamentarsi sia di Malfoy che di Piton. Hermione era silenziosa, stava pensando.
«Il giorno della partita, lo ha fatto apposta! E come fa Malfoy di nuovo a non essere incolpato, è lui che ti ha aggredito, tu ti stavi difendendo! E poi ti ha aggredito ancora, ma come si permette?»
Quando Ron terminò, Hermione chiese: «Harry, come stai?»
Harry scrollò le spalle. «Non lo so. Non so che cosa dovrei pensare.»
Quella sera non riuscì ad addormentarsi per molto tempo. Ormai a notte fonda, quando tutti dormivano, scese in sala comune con la Mappa del Malandrino e l’aprì. A rigor di logica, si sarebbe dovuto sentire arrabbiato, schifato, forse addirittura violato, ma non provava nulla di tutto ciò. Si sentiva vagamente esaltato, come quando osservava Ginny fare la sua imitazione – quando sapeva che lo aveva osservato – o quando lei gli si sedeva accanto sui divanetti della sala comune.
Neanche Malfoy stava dormendo. La sua targhetta sulla mappa faceva avanti e indietro nella sala comune dei Serpeverde. Harry ebbe un moto di volontà di parlargli. Rise del suo pensiero. Non era possibile parlare con Malfoy, non per lui almeno. Eppure, non avrebbe pensato neppure che fosse stato possibile baciarlo. Che Malfoy fosse stato sotto l’effetto di una pozione o di un incanto?
La mattina seguente, entrando nella Sala Grande per fare colazione, il trio si voltò automaticamente a guardare il tavolo dei Serpeverde, ma di Malfoy non c’era neanche l’ombra. I Grifondoro erano adirati del fatto che Harry, il loro capitano, si fosse preso una punizione proprio il giorno della finale, ma Ron, Hermione e Ginny lo difendevano.
«È stato Malfoy ad attaccarlo, doveva difendersi o preferivate farlo giocare dall’infermeria?»
Harry non sapeva spiegarsi del tutto il motivo per cui a Ginny avesse raccontato solo dello scontro. Pensava che raccontarle del bacio avrebbe azzerato le pochissime possibilità che aveva con lei, ma il perché non gli era chiaro. Non voleva pensarci troppo.
A lui piaceva Ginny, e basta. Se Malfoy aveva pensato di confonderlo, era stata una mossa ancora meno astuta del tonico per Silente. E se invece lo avesse fatto per un altro motivo? No, era impossibile che a Malfoy piacesse Harry. Scacciò il pensiero.
A lezione di Pozioni il biondo lo ignorò ancora più del solito e lo stesso trattamento gli fu riservato da Lumacorno, che sembrava non sapere come comportarsi dopo avergli lasciato il ricordo incriminante della sua conversazione con il giovane Voldermort a proposito degli Horcrux, con l’unica eccezione di un commento compiaciuto sulla sua pozione. Hermione guardò Harry storto perché stava ancora utilizzando il libro del Principe Mezzosangue, ma non gli disse nulla.
 
Il sabato mattina seguente fu orribile. Piton lo costrinse a mette in ordine vecchi verbali delle punizioni e il professore aveva pensato bene di dargli proprio quelli di James e Sirius. Ogni volta che spuntavano il loro nomi – talvolta accompagnati da quelli di Remus Lupin e Peter Minus – Harry si sentiva sempre un po’ più abbattuto. Nel frattempo, osservava l’orologio e aspettava il momento in cui sarebbe potuto andare a scoprire quale squadra avesse vinto la finale.
Finalmente, Piton lo lasciò andare. Sembrava che la partita fosse finita. Prima di dirigersi nella sala Comune, però, Harry si chiese se Malfoy avesse colto di nuovo l’occasione di una partita di Quidditch per portare avanti il suo piano, qualunque esso fosse. Aprì la Mappa del Malandrino e non lo trovò da nessuna parte. Questo voleva dire che era nella Stanza delle Necessità, e questa volta senza nessuno a fare da guardia. Tenendo costantemente d’occhio la mappa, Harry si fiondò verso quel punto. Arrivato al settimo piano una targhetta con il nome Draco Malfoy comparve proprio dove Harry sapeva esserci l’entrata della stanza. Si nascose dietro l’angolo del corridoio, voleva coglierlo di sorpresa, così non sarebbe potuto scappare. Controllò ancora la mappa per assicurarsi che non ci fossero professori o Gazza in girò, poi svoltò l’angolo e disarmò Malfoy che, colto alla sprovvista, riuscì solo ad estrarre la sua bacchetta prima di vederla volare via in mano a Harry.
Rimasero entrambi immobili per un momento, poi Malfoy arretrò e si mise a correre.
«Aspetta!» gridò Harry inutilmente e si mise a seguirlo. Non sarebbe potuto andare lontano, il corridoio era senza uscita e ci sarebbe voluto troppo tempo per far ricomparire la Stanza delle Necessità.
Quando si ritrovarono faccia a faccia Malfoy gli intimò di andarsene, ma risultò inutile.
«Che cosa stai facendo là dentro? Stai cercando di uccidere Silente? Sei un Mangiamorte, ora? E perché mi hai...?»  Harry non riuscì a terminare la domanda. Malfoy lo osservava con quella che a Harry sembrava paura.
«Dimentica tutto. Mi ucciderà.» sussurrò l’altro senza guardarlo in viso. Sì, era paura.
Harry pensò per la prima volta che Malfoy poteva non aver avuto voce in capitolo sul diventare un Mangiamorte e che forse non era ciò che voleva davvero.
«Silente può aiutarti.» disse, stupendo anche se stesso nell’offrirgli aiuto.
Malfoy scosse la testa, poi osservò la sua bacchetta, di nuovo nella mano di Harry, ma lui non gliela porse. Voleva risposte.
Harry ingoiò il suo orgoglio. «Ti prego, Silente è un mago potente e può proteggerti. Non deve andare per forza così.»
Malfoy non parlò e restarono ad osservarsi per quello che a Harry parve molto tempo.
Non aveva senso perdere tempo, Malfoy non avrebbe cambiato idea. Harry stava per ridargli la bacchetta e andarsene, quando l’altro parlò.
«Va bene.»
 
 
 
 
Commenti dell’autore
Sì, sono andato dritto al punto. Spesso mi trovo in difficoltà nel momento in cui comincio una storia, quindi la mia soluzione è stata quella di scrivere e basta, anche se magari risulta un po’ affrettatto. È la prima fanfiction che pubblico e, nonostante io scriva per lo più per me stesso, spero possa piacere.

   
 
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