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Autore: Overwatch_    30/11/2022    3 recensioni
Forse era normale. Nel giorno in cui ci si legava per sempre ad una persona, forse era giusto, quasi fisiologico, ripercorrere tutte le altre persone con cui era stata nella vita, tutte le sue storie, i suoi amori e le sue delusioni. Gettarsi indietro il passato e voltarsi verso il suo radioso e splendente futuro. Con...Michael Corner.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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«Stai davvero di merda.» la voce pacata di Blaise perforò lo spesso strato di intontimento dovuto al FireWhisky a pochi centimetri dalla sua faccia, spiaccicata contro uno dei numerosi tavolini vintage indiscutibilmente preziosi del Manor.

Draco grugnì qualcosa al suo meglio e alzò gli occhi, la testa che girava violentemente, mentre guardava l'amico estrarre due ampolline verdi dalla tasca del mantello porgergliele. Impose alle dita di muoversi per prenderle e le stappò con il pollice prima di tracannarle e lasciarle ricadere sul tavolino.

«Merlino, Draco, che cazzo hai fatto?»

«Se sei venuto per una paternale, vattene. O dammi almeno altre cinque pozioni.» il dolore pulsante alla testa si attenuò dopo qualche secondo, lasciandogli un lieve pulsare nel retro del cranio, sopportabile ma fastidioso. Batté gli occhi, infastidito dalla luce del sole che filtrava dalle tende, la vista che diventava più nitida. Si tirò su dal tavolino, cercando dignitosamente di alzarsi in piedi ma riuscendoci solo quando Blaise lo afferrò per un braccio. Facendo un secondo grugnito, che sperava lui interpretasse correttamente come un invito a seguirlo, si diresse verso le porte del soggiorno dove era rimasto arenato la sera prima e scese le scale fino al piano della cucina. Quando entrò, un paio di elfi alzarono la testa dalle padelle piene di uova strapazzate e bacon per la colazione. Le pozioni contro la sbornia gli avevano svuotato lo stomaco abbastanza dal fargli desiderare di mettere qualcosa sotto ai denti senza rigettarlo subito dopo, ma il suo obiettivo principale era un altro.

«Buongiorno, padron Draco.» Mippy, uno degli elfi più anziani del Manor, fece un accenno di inchino che rischiò di fargli cadere il cappello, incastrato tra le orecchie.

«Mippy, ti ho già detto di non chiamarmi padrone.» mormorò, portandosi la mano alla tempia. «Potresti farci due caffè lunghi?»

L'elfo annuì, ma prima che potesse Appellare la brocca dell'infuso, Blaise lo fermò.

«Per me espresso, Mippy. Se ce l'hai, ovviamente.»

«Abbiamo sempre dell'espresso per te, signor Blaise. Tu e...» l'elfo si bloccò, trattenendosi dal dire la parola "padrone" un'altra volta. «il signor Draco fate sempre la stessa colazione.» con qualche schiocco di dita, fece volare piatti e posate di fronte a loro, seguite da una grossa tazza di caffè per draco e una più piccola per Blaise.

«Smettila di approfittarti dei miei elfi.»

«E tu smettila di approfittare della tua riserva di Whisky.» Blaise si grattò un sopracciglio, palesemente a disagio. «Nell'ultima settimana sembra tu sia diventato niente più che un ubriacone di Notturn Alley. So che è per...»

Draco lo fulminò con un'occhiata. «Non continuare quella frase.» lo avvisò.

Lui guardò il caffè per qualche secondo prima di scuotere leggermente la testa. «È tra cinque ore. Non devi venire per forza.» disse poi, a voce bassa.

Draco sentì un mattone scendergli nello stomaco, da dove la sera prima era riuscito a levarlo solo affogando in diversi bicchieri di Whisky. Il pensiero di quello che avrebbe visto da lì a poche ore gli fece passare qualsiasi voglia di masticare il pezzo di bacon che si era ficcato in bocca, tanto da farglielo quasi sputare via.

«Devo, invece.» disse soltanto. Abbassò la forchetta, ancora carica di uova, e rimase a fissare il piatto mentre lo stomaco gli si contorceva di nuovo, più violentemente di prima. Forse avrebbe davvero vomitato l'anima, alla fine. E per un motivo totalmente diverso dall'alcol.

«So che vuoi dimostrare che va tutto bene, che siete amici e...»

«Noi siamo amici.»

«Voi siete più che amici, ok? Qualsiasi cosa siate, siate stati o sarete...non è amici.» Blaise si scolò il caffè tutto d'un colpo, poi tornò a guardarlo. «Draco...non ti ho mai visto ridotto così.»

Draco provò l'immensa voglia di ridere e piangere nello stesso istante. «Beh, la mia ex si sposa oggi e io sono ancora innamorato di lei. Hai qualche idea del perché stia messo così?»

Blaise corrugò le sopracciglia, guardando le sue uova come se vi si trovasse la soluzione al problema di Aritmanzia più avanzato che conoscesse. «Se solo mi lasciassi parlare con...»

«Non parlerai con nessuno.» Draco alzò immediatamente lo sguardo su di lui. «Se non vuoi che ti silenzi personalmente, non andrai da Pansy, né tantomeno da Hermione a dire niente.»

«Se solo lei sapesse...»

«Lei ha fatto la sua scelta.» lo interruppe, asciutto.

Blaise gonfiò le guance, come se volesse disperatamente dire qualcosa ma si stesse trattenendo con tutte le sue forze. Poi, sembrò optare per la cosa meno pericolosa da dire. «E una volta che sarà sposata che farai? Continuerai a lavorare con lei ogni giorno, guardando la fede che porta al dito e maledicendo l'esistenza di Corner a vita?»

«Probabile.» masticò Draco, irritato.

Blaise sbuffò. «Grande piano, cazzo.»

~~~

Contrariamente al solito, la mattina del suo matrimonio Hermione si svegliò appena la sveglia si mise a trillare. Sua madre si lamentava da sempre che avesse il sonno pesante e che, ogni mattina, perdesse almeno un quarto d'ora a tentare di tirarla su dal letto. Quando era andata ad Hogwarts, aveva quasi subito imparato a settare le sveglie magiche così che le sentisse solo lei e non mandasse nel panico ogni mattina una decina di studentesse. Ne posizionava cinque intorno al suo letto. La prima a suonare era quella più vicina, che riusciva a spegnere con uno schiocco di dita, senza la bacchetta. La seconda e la terza stavano leggermente più lontane, tanto da dover allungare il braccio fuori dal bozzolo caldo di coperte perché l'incantesimo avesse effetto. La quarta e la quinta, invece, erano strategicamente poste sopra il baule, così che dovesse gattonare fuori dalle coperte e, a quel punto, costringersi ad alzarsi e prepararsi per la giornata.

Quella notte, invece, era stata costellata di risvegli e lunghi silenzi in cui si era ritrovata a fissare la parete opposta al suo letto, in preda ad un nodo d'ansia nel petto che non riusciva a sciogliere. Aveva provato gli esercizi di respirazione, la Pozione Calmante, addirittura un po' di yoga, ma la sola visione del suo abito da sposa sul manichino bastava per rimandarla nel panico ogni volta. Si girò ostinatamente verso l'altra parte della stanza, fissando la sua libreria e cominciando, quasi come per rilassarsi, a ripassare mentalmente le copertine dei libri. Forse era leggermente maniacale, ma sapeva esattamente l'ordine in cui aveva disposto tutti i titoli.

Una voce gioviale la interruppe a metà della terza mensola. «Dov'è la mia sposa?»

Si sollevò di scatto dal letto mentre la madre entrava di corsa nella sua stanza, con un vassoio carico di tutte le prelibatezze che più le piacevano. Pancakes con la salsa al cioccolato, spremuta d'arancia e cappuccino con tanta schiuma. Si strofinò gli occhi, assonnata, mentre la madre le posava il vassoio sulle ginocchia, dandole un bacio sulla fronte.

«Come ti senti?» le chiese, sedendosi sulle lenzuola accanto a lei.

Lei sorrise mentre afferrava la forchetta, guardando il diamante di fidanzamento all'anulare sinistro. «Nervosa.» rispose, sentendo il nodo d'ansia nel petto ben fermo.

Aveva organizzato la cerimonia nei minimi dettagli, ma non riusciva a scrollarsi di dosso il pensiero che tutto, o parte di tutto, andasse clamorosamente storto.

«Non devi esserlo. Oggi è il giorno più bello della tua vita.» rispose Jean, spostandole un ciuffo di capelli dagli occhi. «Tra qualche ora starai guardando negli occhi l'uomo dei tuoi sogni, e tutto sparirà.»

Hermione sorrise di nuovo, poggiando la mano su quella della madre. «Ti sentivi così quando hai sposato papà?»

Jean arricciò leggermente il naso, sorridendo come una ragazzina. «Con tuo padre? è come se ogni giorno fosse quel giorno. Ogni volta che lo guardo, risento la stessa emozione.»

«Sembra bellissimo.»

«Vuoi dirmi che per te non è lo stesso quando guardi Michael? Non ho mai visto uomo più innamorato.» Jean si alzò per aprire le tende ed Hermione prese un morso di pancake, pensosa.

Si, Michael sembrava l'uomo più innamorato del mondo. Ma un amore simile a quello dei suoi genitori...non era certa che esistesse. O forse esisteva, ma era certa che non l'avrebbe trovato. O forse l'aveva già trovato ma...

Una morsa le strinse la gola ma la scacciò via con determinazione. Non oggi. Non l'avrebbe permesso nel giorno del suo matrimonio.

Portò il pollice all'anulare sinistro a giocare con la fascetta d'oro che sosteneva il diamante e si morse il labbro, spezzettando un pancake con la forchetta. Sentì uno strattone nel petto e le sembrò che il nodo si stringesse più forte, fino a stritolarle i polmoni.

Forse era normale. Nel giorno in cui ci si legava per sempre ad una persona, forse era giusto, quasi fisiologico, ripercorrere tutte le altre persone con cui era stata nella vita, tutte le sue storie, i suoi amori e le sue delusioni. Gettarsi indietro il passato e voltarsi verso il suo radioso e splendente futuro. Con...Michael Corner.

Sospirò ancora, portandosi di malavoglia il pancake alla bocca e masticandone un pezzettino. Prese un sorso di succo d'arancia, adocchiò il cappuccino e ne aspirò l'aroma, giocherellando con il cucchiaino nella schiuma.

Quella colazione era straordinariamente simile ad un'altra che aveva ricevuto, una volta, a letto. Se quelli della madre erano perfettamente tondi e dorati, quelli che le aveva fatto Draco erano bruciacchiati e informi. Uno aveva la vaga forma di un cane, cosa che gli aveva detto e che gli aveva fatto mettere su il broncio per qualche minuto. Era la prima volta in vita sua che cucinava senza l'aiuto degli Elfi Domestici, cosa che traspariva evidentemente dal caffè troppo lungo, l'impasto grumoso e dal fatto che avesse farina persino nei capelli, di solito sempre impeccabili Hermione si era allungata a soffiargliela via ed aveva appena avuto il tempo di far Levitare il vassoio a terra prima che Draco la trascinasse giù con sé nelle coperte, facendole dimenticare tutto ciò che non fosse lui e la sua bocca sulla sua.

Si passò una mano tra i capelli e si riappoggiò indietro contro i cuscini, sospirando. Era strano da pensare, ma quello era lo stesso letto dove lei e Draco erano stati insieme l'ultima volta. Non aveva idea di quando tutto fosse finito o del perché. Avevano iniziato a lavorare al Ministero, nello stesso ufficio, e la stessa cosa che li aveva uniti li aveva anche separati, due anni dopo, quando Hermione aveva ricevuto una promozione che la teneva impegnata tutto il giorno e, a volte, parte della notte, e il padre di Draco aveva cominciato a convocare il figlio sempre di più ad Azkaban, per un conclamato problema di salute.

Erano troppo stanchi, troppo stressati, troppo arrabbiati. Così, una sera Hermione gli aveva chiesto, nel mezzo di un litigio, quali fossero le sue intenzioni per il futuro e Draco le aveva risposto di non averne nessuna. Da allora, non si erano più parlati.

Una settimana dopo, Lucius era morto. Hermione era stata al suo fianco per tutto il funerale, gli aveva stretto una mano sulla spalla, ma lui era rimasto freddo e inerme accanto a lei. Alla fine della funzione, era semplicemente andata via.

Con gli anni, il lavorare insieme a lui era diventata una tortura sempre più sopportabile, alleviata da qualche frequentazione occasionale e poi dall'arrivo di Michael, che sembrava fosse riuscito a farle ritrovare un po' di felicità. Era spiritoso, divertente, arguto. Lavorava nell'Ufficio per l'Applicazione della Legge Magica, cosa che dava loro modo di pranzare insieme e di rendere più divertenti le pause.

Michael le aveva chiesto di trasferirsi da lui quasi subito ed Hermione aveva accettato, mantenendo comunque il primo appartamento che aveva comprato con i suoi soldi, dopo tanto duro lavoro, affittandolo a inquilini occasionali: Ginny quando tornava dai tour con le Harpies o Pansy quando i set cinematografici in cui lavorava erano in pausa.

Quando, tre anni dopo, era arrivata la proposta di matrimonio, non aveva potuto far altro che dire di sì. Come poteva non farlo? Michael era un brav'uomo, e lei era felice con lui. Gli voleva bene. Molto bene.

Si mordicchiò l'unghia dell'indice e si guardò intorno, nella sua stanza. Michael aveva insistito che mantenessero la vecchia, stupida, tradizione di non dormire insieme la notte prima del matrimonio; quindi, lei era tornata a casa sua. L'abito da sposa, di tulle e pizzo bianco, era sospeso su un manichino con le sue esatte misure, già stirato e pronto da indossare. La scrivania era piena di accessori per il trucco e i capelli, e la vestaglia l'aspettava, sul comodino alla sua sinistra. L'ultimo cassetto del comò era ancora socchiuso da quando ci aveva rovistato per trovare un pigiama, la notte prima, dopo il suo addio al nubilato. Anche dall'altra parte della stanza riusciva a scorgere la scatola di metallo bronzea a cui aveva riservato un angolo del cassetto. Era sempre stata la sua scatola dei ricordi. Dentro c'erano le foto di lei da bambina, alcune di quelle con Harry e Ron, e altre con Ginny, Fred e George e...

Ispirò profondamente, cercando di scacciare quel pensiero con la stessa velocità con cui le era tornato alla mente. Gettò le gambe giù dal letto, abbandonando la colazione e passando più velocemente possibile oltre il comò, diretta verso il bagno. Si fiondò verso la doccia mentre la madre scendeva al piano di sotto per svegliare il padre, da cui Hermione aveva preso il sonno pesante. Rabbrividì all'aria fresca di Settembre che si infilava nel bagno dallo spiraglio di finestra aperta e la chiuse con un cenno della mano mentre si levava i vestiti. Quando l'acqua fu bollente, si chiuse lo sportello della doccia alle spalle e ficcò la testa sotto l'acqua senza esitare, accogliendo con gioia il calore. Aveva sempre amato fare la doccia con l'acqua più calda possibile, il che era anche il motivo per cui lei e Michael non facevano mai la doccia insieme. Lui continuava a sostenere di non capire come potesse rimanerle la pelle attaccata alle ossa a quelle temperature e si rifiutava, categoricamente, di farsi "spennare", così Hermione poteva godersi in santa pace quel tempo da sola. Non era sempre stato così, però. Aveva tanti, troppi ricordi di docce trascorse in compagnia estremamente piacevole, ma di nuovo si rifiutò di soffermarsi troppo sulle reminescenze estremamente precise di un corpo caldo premuto contro il suo, di baci roventi sulle spalle e urla di piacere circondate dal vapore e dal profumo di ambra del suo bagnoschiuma preferito.

Deglutì alacremente e si lavò i capelli, cercando di concentrarsi sul districare i ricci mentre respingeva con decisione le lacrime che le salivano agli occhi. Si diede della stupida. Era finita. Con Draco era finita, per colpa...forse di nessuno, o forse di entrambi. Forse non era semplicemente destino. Anche se lei non credeva nel destino.

«Hermione! Tesoro, le ragazze sono qui! Devi cominciare a prepararti!» la voce della madre e il leggero bussare alla porta del bagno la riscosse dalla trance in cui era caduta.

«Va bene, mamma!» rispose. «Arrivo subito.» strizzò l'acqua in eccesso dai capelli e si sbrigò ad insaponarsi il corpo, facendo anche un veloce incantesimo di depilazione, che ormai usava abitualmente, per poi uscire ed infagottarsi nell'accappatoio. Quando uscì dal bagno, con i capelli ancora umidi e la vestaglia addosso, Calì e Padma Patil erano già ai loro posti, accanto alla toeletta. Il centro di magia estetica che avevano messo su dopo il diploma aveva ben presto dato i suoi frutti. Calì era un'esperta di tricopozioni e incantesimi, mentre Padma sperimentava prodotti cosmetici quali fondotinta a durata infinita e Ciprie-Ammazza-Brufoli. Hermione non era una grande fan dell'uso eccessivo di prodotti, ma era certa che affidandosi a loro avrebbe avuto un makeup e un'acconciatura a prova di Duello Magico per tutto il giorno. Con un sospirò, si accostò alla scrivania e si sedette. Calì fece un paio di incantesimi alla sedia, per modificarla e farle appoggiare la testa in un certo modo, così che sia lei che Padma potessero lavorare al meglio.

Michael aveva insistito che il matrimonio si celebrasse a mezzogiorno nei giardini della casa della sua famiglia, dove il sole era alto e splendente e gettava meravigliosi giochi di luce su tutti i presenti. Hermione non ne era una grande fan, ma non voleva che Michael ci rimanesse male, così aveva ceduto e si era dichiarata d'accordo. Calì e Padma iniziarono spalmandole sulle braccia e sul collo una lozione al profumo di ambra che avevano creato appositamente per lei, infondendo nella crema la stessa fragranza del suo bagnoschiuma così che rimanesse profumata per tutto il giorno. la crema era anche leggermente brillantinata, cosa che le fece storcere il naso, ma entrambe la rassicurarono sul fatto che fosse la percentuale giusta di brillantini necessaria a farla sembrare radiosa e illuminata per tutta la cerimonia. Avevano anche pensato ad amalgamare nella lozione una pozione per proteggerla dal sole. Doveva ammettere di esserne impressionata.

Mentre Calì girava dietro di lei e cominciava a pettinarle i capelli, Hermione chiuse gli occhi e inclinò la testa, lasciando che Padma cominciasse a spalmarle sul viso qualcosa che profumava di rosa. Aspirò a pieni polmoni, lasciando che l'odore dolce le arrivasse su fino al cervello e cercando di calmarsi al tocco delicato delle ragazze. Ma era impossibile. Nonostante le due le stessero facendo il più rilassante dei trattamenti, gli squittii eccitati della madre che continuava a ripassare tutte le tappe che l'avrebbero portata all'altare e ripeteva le cose da ricontrollare le ronzavano nelle orecchie interrompendo il relax. C'era qualcosa di profondamente sbagliato nel suo stato d'animo, che più passava il tempo e più le serpeggiava dentro, confondendola e sconvolgendola.

Perché una cosa che fino alla sera prima aspettava con ansia ora le sembrava, improvvisamente, così sbagliata e fuoriposto?

Aprì un occhio e sbirciò il vestito. Era un capolavoro proveniente direttamente dalla boutique di Madame Malkin, di pizzo lavorato dai folletti e raso morbido, che sapeva le avvolgesse bene la vita e poi cadesse lungo e vaporoso fino ai piedi. Quando l'aveva provato si era sentita speciale, se lo ricordava bene. Ma ora, guardandolo, sentiva di poterci soffocare dentro.

Respirò profondamente. Questo non era da lei. Quella non poteva essere l'Hermione Granger che sentiva di essere. Stese e contorse le dita come per fare un incantesimo o afferrare una bacchetta e sospirò di nuovo perfettamente.

Calì le massaggiò leggermente il cuio capelluto e la guardò di traverso. «Tutto bene, Hermione?»

Lei si sforzò di mettere su un sorriso convincente e annuì. «Ho solo paura che qualcosa possa andare storto. Sai come sono.»

Lei sorrise di nuovo. «Andrà tutto benissimo. L'unica cosa che conta siete tu e Michael. L'intera organizzazione potrebbe anche andare al diavolo, ma quello che è importante siete voi, e la vostra promessa.»

Il nodo nel suo petto tirò più forte, ed Hermione strinse gli occhi per cercare di non piangere. «Grazie, Calì.»

Si sforzò di deglutire, chiudendo gli occhi e lasciando che Padma iniziasse a spalmarle delicatamente un fondotinta fissante e a prova di maledizioni.

La cosa più importante non le sembrava affatto la promessa che stava per fare. Ma solo il fatto che non volesse più farla.

~~~

Draco si Smaterializzò nel suo appartamento prima che la madre potesse svegliarsi e capire chi fosse il responsabile del depauperamento di un'altra bottiglia di Whisky costosissimo. Non era un problema che lo sorprendesse a bere, bensì che fosse perfettamente cosciente del perché bevesse. Narcissa era stata una delle prime a rimanere molto sconvolta dal modo in cui lui ed Hermione si erano lasciati. Draco non era solito confidarsi con lei, ma aveva ceduto e le aveva raccontato della loro relazione quasi subito. Inizialmente, era sconvolto di come Hermione Granger gli fosse penetrata nelle ossa, così facilmente e naturalmente che aveva pensato di aver contratto qualche strano parassita Babbano che l'aveva reso in qualche modo più vulnerabile. Dopo mesi passati a lottare contro quell'irrazionale attrazione sia lui che lei avevano ceduto a quella che Draco ancora ricordava (e aveva sempre ricordato) come la seduta di sesso più strabiliante che avesse mai vissuto. Si era complimentato con sé stesso più volte per la performance. E da allora, era stato per mesi e mesi il periodo più bello della sua intera vita. E poi tutto era andato a puttane. In un modo così insensato e stupido che per parecchio tempo aveva pensato di riavvicinarsi a lei e cercare di chiarire. Ma aveva davvero senso? Le cose erano finite, e dato il modo in cui erano finite forse non aveva davvero senso tentare di recuperare. Mettere insieme due teste calde come loro non poteva che tradursi in un disastro di proporzioni epiche. E Draco non era interessato a rivivere quell'atroce sofferenza più di una volta.

Aveva scoperto che essere innamorati poteva far male quanto o più di una Cruciatus. E che stare a guardare la donna che si ama rifarsi una vita con un altro fosse piacevole più o meno come un Sectumsempra diritto nel petto. Di entrambe le cose aveva avuto esperienze dirette, eppure entrambe non erano comparabili. Vederla uscire con Corner e, da un giorno all'altro, parlare con Potter della sua nuova casa, delle loro cene, e infine del gigantesco e di poco gusto diamante che le brillava al dito equivaleva a squarciarsi lo stomaco con una fattura tagliuzzante. Eppure, aveva resistito. Con tanto alcol era riuscito a superare la cosa.

Guardandosi intorno in casa non esitò ad Appellare altro Whisky prima di sbirciare l'orario. Mancavano solo due ore alla cerimonia. Come collega, lui era stato invitato. Un biglietto color crema era Levitato sulla sua scrivania il mese prima. Hermione gli aveva rivolto un piccolo cenno e gli aveva detto qualcosa come "Sarebbe importante per me che tu ci fossi."

Per lui sarebbe stato importante vedere il proprio nome accanto a quello di lei su quel biglietto, ma si era trattenuto dal dirlo. Aveva mantenuto una voce piana e inespressiva mentre le confermava la sua presenza ed aveva proceduto a sbronzarsi fino a crollare sul divano di casa di Blaise quella sera.

Si diresse al bagno mentre mollava il bicchiere sul tavolino, facendo scrosciare l'acqua della doccia con uno schiocco di dita. Aveva bisogno di non pensare, almeno per qualche minuto. Si levò velocemente i vestiti e si fiondò sotto la doccia, spostando il regolatore alla temperatura più calda possibile. Il Manor era sempre stato freddo, fin da quando era bambino, così aveva preso quell'abitudine. Faceva la doccia con l'acqua bollente, sia d'inverno che d'estate, e restava a crogiolarsi nel vapore finchè non esauriva tutto il tempo a disposizione. Il che significava anche restarci ore intere. Il dormitorio di Serpeverde era sempre stato umido e freddo quanto il Manor, quindi non aveva perso quell'abitudine, negli anni. L'unica cosa migliore di una doccia bollente era una donna con lui in una doccia bollente. E aveva sperimentato anche quello. Numerose volte, ognuna più piacevole dell'altra. Ma non era quello il momento di ripensarci, non quando la stessa donna sarebbe stata, da lì a poco, a qualche metro da lui su un altare, avvolta in un abito bianco a giurare eterno amore ad un altro uomo.

Con un gemito frustrato, ficcò la testa sotto il regolatore, sperando che l'acqua lavasse via anche i suoi pensieri.

Rimase sotto l'acqua per tutto il tempo che gli fu concesso prima che le sue barriere anti Materializzazione lo avvertissero dell'entrata nell'appartamento di qualcuno. Aveva lasciato il passaggio aperto a pochissime persone, alcune molto più improbabili di altre. Dubitava fosse Theo di ritorno dalla sua missione in Thailandia, né Daphne e Astoria, che vivevano a New York da anni. Dubitava fosse anche Hermione, impegnata sicuramente a prepararsi. Rimanevano due persone. E non aveva voglia di scoprire chi fosse dei due perché era sicuro significasse guai per lui in ogni caso.

Una mano batté contro il vetro della doccia. Con un grugnito, Appellò un asciugamano che si avvolse intorno prima di uscire, fissando torvo il nuovo arrivato.

Con suo grande dispiacere, gli si sdoppiò la vista. Pansy e Blaise stavano a guardarlo, entrambi a braccia conserte, con addosso uno sguardo di acuta commiserazione.

«Che c'è?» ringhiò quasi, guardando i migliori amici che si scambiavano uno sguardo.

«Sono scappata da casa di Hermione ad un'ora dalla cerimonia solo per trovarti così?» Pansy scosse una mano contro di lui e alzò un sopracciglio. «Vuoi raccogliere un po' di amor proprio e darti una sistemata?»

«Torna da dove sei venuta.»

L'amica sibilò. «Hermione dovrebbe sapere che stai così. Dovreste parlare e...»

«Non c'è niente da dire.» Draco si chiuse brevemente la porta alle spalle, si infilò mutande e pantaloni e la riaprì agli amici, ancora imperturbabili.

«Te l'ho detto che non avrebbe funzionato.» disse Blaise a Pansy, che si grattò un sopracciglio perfettamente disegnato. Era già vestita e truccata di tutto punto.

«Draco...» gli disse, facendo un passo avanti. «Ti prego.»

«Io ti prego.» rispose lui. «Ti prego di non fare nulla, di non dire nulla, di non pensare nulla.»

«Se le cose fossero andate diversamente forse ci saresti tu al posto di Mich...»

«Ma non è andata diversamente. Non c'è alcun motivo per cui dovremmo stare qui a parlarne. Vi ringrazio per la preoccupazione ma non sono morto. Se mi dai cinque minuti, finisco di vestirmi e andiamo.» disse poi a Blaise, anche lui già pronto.

Pansy sbuffò. «Sei un idiota, Draco.» disse, prima di fare un passo indietro e Smaterializzarsi. «Un vero idiota.»

~~~

Hermione si rigirò davanti allo specchio mentre scrutava con occhio critico il risultato di quattro ore di preparazione. Tenendo fede alla parola data, la lozione all'ambra faceva splendere la sua pelle solo debolmente, rendendola quasi radiosa. Dalle maniche trasparenti del vestito spuntavano le mani curate e morbide con le unghie chiare e lunghe, che le rendevano ancora più affusolata la mano e a cui non era per niente abituata. Dal colletto, con lo scollo a barca, spuntava la pelle luminosa. Le sembrò di avere il collo più lungo e sottile che mai, ma presto realizzò che fosse solo per il taglio del vestito e l'acconciatura, alta e sinuosa, con i riccioli raccolti sulla testa. Gli orecchini di diamante di sua madre le pendevano dalle orecchie, e il lobo sinistro era ulteriormente decorato da una complessa foglia d'oro bianco che le avvolgeva la conca dell'orecchio. Il viso era truccato alla perfezione. La pelle era uniforme, non lasciava intravedere le efelidi leggere sul naso. Era quasi colpita. Sembrava lei, ma allo stesso tempo non lo era. Guardò il rossore sulle guance e il modo in cui sembrava emulare il suo reale rossore, le labbra arrossate al punto che sembrava essere appena stata baciata e la linea sfumata di matita le rendeva gli occhi più acuti e allungati. Più magnetici.

Il vestito le cadeva alla perfezione. Guardò il ricamo di pizzo steso sul suo corpetto, che le percorreva la vita e si fondeva con il tulle, allargato a campana. Sentiva il fruscio della gonna ad ogni movimento, tanto delicato quanto insopportabile. Abbassò lo sguardo sulle mani. La tradizione voleva che la sposa non indossasse anelli, neanche quello di fidanzamento. Dopo diversi mesi, per la prima volta, rivedeva l'anulare nudo, senza quel gioiello così ingombrante. Si impigliava spesso nei vestiti, nei capelli, nei documenti. Era fastidioso, ma prima di quel giorno non aveva realizzato quanto le mancasse non averlo addosso. Era come se la sua mano pesasse di meno. Come se lei pesasse di meno, e quei pesi che la tenevano ancorata a terra si fossero sollevati.

Si sforzò di respirare mentre il nodo d'ansia che non aveva fatto che crescere fino a quel momento le risaliva alla gola. Si sentì improvvisamente a corto d'aria. Cosa sarebbe successo se avesse vomitato su quel vestito? Probabilmente niente di buono. Dubitasse che la magia potesse rimuovere il vomito dal pizzo, per quanto si ci provasse. Forse Molly avrebbe avuto qualche consiglio domestico da darle...

«Hermione!» la madre fece il suo ingresso nella stanza, avvolta in un tailleur elegante color crema.

«Mamma.» si girò, ben lieta di avere una distrazione dal suo imminente attacco di panico. «Sono pronta. Papà?»

«Ma come, tesoro...non dirmi che te ne sei dimenticata.» la madre strinse le mani insieme, l'espressione dispiaciuta.

Lei le rivolse un'occhiata interrogativa.

«Il fermaglio della nonna! Oh, cara... si vede che sei nervosa. Dov'è la tua scatola...» la madre girò su sé stessa prima di squittire, guardando il cassetto del comò rimasto socchiuso. «Ma certo, la tieni lì da anni.» con qualche difficoltà dovuta al vestito elegante si chinò a prendere la scatola.

La madre la portò alla toeletta e sorrise. «Ricordo ancora quando la nonna te lo diede. Avevi cominciato a programmare il tuo matrimonio con Johnny Depp dopo averlo visto in TV, così lei ti disse che, nel rispetto della tradizione, ti avrebbe dato qualcosa di prestato e di blu insieme. Lo conservasti qui. Ti arrabbiavi così tanto se qualcuno ti chiedeva di vederlo...» rise di cuore al ricordo. «Aprila, avanti.»

Hermione deglutì. Sapeva quanti dei suoi ricordi ci fossero davvero in quella scatola, molti dei quali le facevano venire voglia di lasciarla chiusa per sempre. Si spostò dallo specchio a malincuore, e guardò le mani più che perfette tremarle mentre sollevava il coperchio della scatola. In primo piano c'erano le foto più recenti, quelle con James, Pansy, Harry, Ron. Sapeva che il fermaglio fosse più in basso, sepolto sotto tanti altri ricordi. Sollevò le foto, scoprendone tutta un'altra serie. Foto di lei e un uomo alto e biondo, bello come il peccato. Cercò di celarle agli occhi della madre e le voltò immediatamente, lasciando alla vista solo il fondo bianco. Raggiunse il fondo, guardando il decoro blu del fermaglio baluginare proprio sotto un mazzo di chiavi. Il nodo in gola diventò sempre più pesante mentre le prendeva.

Le chiavi dell'appartamento di Draco.

Gliele aveva date qualche mese prima della loro rottura. Non le aveva ufficialmente chiesto di convivere, sapeva che l'avrebbe messa a disagio. Si era solo svegliata, una mattina, e insieme al caffè c'erano quelle. Due chiavi piccole e argentate e un portachiavi a forma di teiera, che l'aveva fatta scoppiare a ridere.

Deglutì e le posò da parte, accantonando anche il cumulo di ricordi che ne derivava e prendendo il fermaglio. Si voltò per porgerlo alla madre, la cui espressione si era fatta improvvisamente indecisa.

«Stai bene?» le chiese, prendendo il gioiello.

Hermione evitò la domanda. «Riesci ad incastrarlo nei capelli o pensi sia meglio chiedere aiuto a Calì?»

Jane sospirò leggermente, allungandosi a farle una carezza sulla guancia. «Credo di potermela cavare.»

Lei forzò un sorrisetto. «Allora muoviamoci. Non abbiamo più molto tempo. Non ho intenzione di tardare.»

~~~

Draco trattenne la nausea mentre si sedeva su sedie di plastica schifosamente binche e decorate con il gelsomino – il fiore di cui forse odiava di più l'odore in assoluto. Quel giardino sembrava essere uscito da una delle stupide riviste patinate che sua madre amava sfogliare. L'altare era contornato da un arco di pietra su cui erano intrecciati fiori di ogni sfumatura di bianco e rosa. Era sicuro che, una volta scambiati i voti, sarebbe volata polvere di fata ovunque. Pensò, sollevato, di aver fatto bene a ricordarsi di prendere il fazzoletto da taschino. Non avrebbe esitato a tapparsi il naso. Blaise si sedette accanto a lui con calma, salutando un paio di colleghi.

«Potresti, per favore, evitare di uccidere chiunque con lo sguardo? Dovresti almeno far finta che sia un giorno felice anche per te.»

«Ma io sono felice.» rispose lui, atono. «Molto nel profondo.»

Blaise fece un verso sarcastico, sistemandosi la giacca. «Ci siamo quasi. Hai ancora il tempo di andare via, se vuoi.»

«Non voglio.» fece scorrere lo sguardo sulla carovana dei Weasley, tutti seduti su un lato dell'altare e salutò con un cenno Potter e Lenticchia, che sembravano tanto emozionati da poter svenire. Quando partì la musica, Draco si voltò, come tutti, verso la fine del tappeto bianco. La gola gli si chiuse del tutto e schiuse le labbra per cercare di respirare, almeno forzatamente.

L'incubo aveva inizio.

~~~

Hermione rimase in piedi dietro il velo sospeso che la celava agli altri ospiti e a Michael, che guardava trepidante verso di lei.

Avevano preso una Passaporta che li aveva lasciati direttamente sul fondo del giardino. Non si era preoccupata dei dettagli. Pansy e Ginny avevano portato con loro tutto il necessario per ritoccarle il trucco, perfettamente miniaturizzato in una borsetta. Come sue damigelle, erano avvolte in dei vestiti lunghi color crema e pettinate quasi come lei. Quando il padre si avvicinò, porgendole il braccio, lei si voltò l'ultima volta verso le amiche. Ginny le sorrise incoraggiante. Pansy, invece, le rivolse solo un debole sorriso che le fece corrugare un sopracciglio.

Fece un passo indietro verso di lei, avvicinandosi.

«Che è successo?» chiese. «Qualche problema con il catering, o...»

«No.» si affrettò a dire lei, con un'espressione colpevole sul viso. «Perdonami, non volevo farti preoccupare. È solo...» si guardò intorno, adocchiando il padre e Ginny, pochi passi più in là, che conversavano amabilmente. Abbassò ulteriormente la voce. «Sei sicura di quello che stai facendo, Hermione?»

Il sorriso le si congelò sulle labbra. «Io...cosa?»

Pansy scosse la testa. «Io vi voglio bene, Hermione. A entrambi.» disse, allusivamente. «E non...non direi niente se fossi sicura che...che tu sei sicura.»

«Io...sono...» Hermione cercò di forzare fuori la parola che stava cercando. Era sicura. Doveva dirlo. Doveva dirlo ad alta voce, e forse lo sarebbe stata davvero. «Sono...»

«Hermione, dobbiamo andare.» il padre la attirò a sé, mettendole la mano sul suo braccio. Hermione gettò un'ultima occhiata a Pansy.

Era fatta.

Non poteva tornare indietro.

Non poteva.

Sospirò profondamente, cercando di non far trasparire il fatto che fosse pronta a vomitare davanti a tutti.

Poi, scacciò via il velo che la copriva dagli ospiti con una mano. Il quartetto partì con la musica mentre tutti si alzavano e si voltavano verso di lei. Sapeva, sapeva che avrebbe dovuto guardare Michael per prima cosa. Ma non poteva. Non quando lui era lì. Mentre avanzava verso il suo futuro sposo, si trovò a fissare gli occhi grigi di Draco Malfoy fino quasi a inciampare nei suoi stessi piedi.

~~~

Draco si agitò. Era bellissima. Era assolutamente perfetta. Qualcosa nel suo cervello non riusciva ad impedirgli di guardarla, dalla testa ai piedi. Da quei capelli assurdamente in ordine, come forse non erano mai stati, al viso su cui non si vedevano più le lentiggini, come piacevano a lui. Ricordava di aver pensato, una volta, che avrebbe potuto passare un'intera giornata a baciare ogni singola lentiggine che aveva sul naso, sulle guance, o poco sopra le labbra. Le adorava, una per una. Il fatto che fossero nascoste lo turbò più di quanto non credesse. Sembrava risplendere di luce propria, con la pelle delicata che riluceva sotto il sole e spariva sotto un vestito con lo scollo a barca e le maniche trasparenti.

Avrebbe immaginato un vestito diverso per lei – l'aveva immaginato diverse volte, in realtà - e non quella specie di bomboniera in cui era avvolta. Ma era bellissima. Era sempre bellissima.

Deglutì mentre la guardava percorrere la navata insieme al padre. Vedeva in lui gli stessi lineamenti di lei, lo stesso sguardo acuto e penetrante. Fisso nel suo. Quasi sobbalzò quando si rese conto che lei lo stava guardando. Lo stava guardando. Era il giorno del suo matrimonio e stava guardando lui, tanto intensamente che gli sembro che fosse inciampata, anche solo per un attimo. Respirò più velocemente mentre Blaise passava lo sguardo scioccato da lui a lei. Era sicuro che l'avesse notato. Si gettò un'occhiata intorno. La maggior parte degli invitati sembrava allegramente ignara della cosa. Erano deliziati dal suo aspetto, dall'allestimento, dalla stretta affettuosa con il padre, da tutto meno che lei. Non era sicuro che qualcuno lì la vedesse veramente. Quando gli passò accanto ispirò, teso nel tentativo di cogliere anche solo una stilla del suo profumo. Lo conosceva bene. Ambra. Ambra come il suo bagnoschiuma, il suo profumo preferito, e come profumavano le sue lenzuola quando si aggirava in casa sua.

Quando prese posto all'altare, Corner portò una mano a stringere la sua. Draco serrò i denti. Aveva immaginato quel momento diverse volte, nell'ultima settimana, tentando di delineare una sua reazione abbastanza pacata da non far insospettire nessuno. Si sedette con una frazione di secondo di ritardo rispetto agli altri, cosa che gli fece guadagnare una gomitata da Blaise. Sentì il piccolo mago che celebrava la cerimonia dietro di loro salutare tutti e iniziare a parlare, ringraziando i presenti. Abbassò lo sguardo sulle mani.

Cosa doveva fare?

Cosa. Doveva. Fare?

Blaise si voltò leggermente verso di lui. «Draco...io non...»

«Smettila, Blaise.» sibilò di rimando.

L'amico si sistemò la giacca un'altra sola volta, lisciandola dai pelucchi. Sembrò rinunciare nel suo intento per qualche secondo prima di voltarsi di nuovo, di scatto, verso di lui.

«Sai cosa mi diceva sempre mia madre?»

«Ti prego, non...»

«Mi ero innamorato di Daphne, al settimo anno. Le sbavavo dietro come un disperato. Piuttosto imbarazzante, in realtà. Volevo dirglielo, ma mi mancava il coraggio, così me ne stavo miseramente a guardarla. Un giorno, la mmama mi prese da parte e mi disse: io e tuo padre potremo non essere stati i migliori esempi possibili ma...ascoltami bene, Blaise. Voglio che tu mi prometta una cosa: se ami qualcuno, devi dirglielo. Anche se hai paura che non sia la cosa giusta, anche se hai paura che creerà problemi, anche se hai paura che potrà rovinare completamente la tua vita, diglielo. E diglielo con forza.»*

Draco sgranò leggermente gli occhi. «Blaise...non posso farlo.»

Lui guardò di nuovo la coppia all'altare. «Se le circostanze fossero diverse ti direi di no...ma...ma devi. Con lei, qui, ora. Devi

Lui scosse leggermente la testa, portandosi la mano alla tempia. Riportò lo sguardo all'altare, dove Corner aveva preso entrambe le mani di Hermione e il mago sollevava la bacchetta su di loro, pronto a pronunciare i voti.

«Prima di continuare...se qualcuno non è d'accordo con questa unione, parli ora o taccia per sempre.» disse il mago basso, con tono affettato. Sorrideva leggermente, come se non si aspettasse che qualcuno si sarebbe davvero mai alzato a protestare.

Draco prese un grosso respiro. Poi un altro. E poi, si alzò.

Se ami qualcuno, devi dirglielo. Devi dirglielo.

«Io ti amo, Hermione.» disse, mentre l'intero giardino si voltava a guardarlo. La vide girarsi, lasciar cadere le mani e guardarlo, spalancando la bocca. Il cuore gli pulsò in gola violentemente, ma continuò.

«Ti amo. E forse ti ho sempre amata. Io...» si guardò intorno solo per un secondo. «So che è una cosa sbagliata. Ma ti amo. E non posso lasciartelo fare senza dirtelo. Avrei dovuto farlo tanto tempo fa e...» deglutì. «Se non mi vuoi, me ne andrò da qui e non mi vedrai mai più. Da questo momento...non sarò più un problema. Ma se mi ami anche tu...allora ti prego, vieni via con me. Perché non posso...non posso vivere senza di te.»

Il tempo sembrava essersi fermato. Non era sicuro di respirare, o che lei respirasse. Corner lo guardava come se fosse ammattito, e il mago che celebrava la cerimonia era rimasto immobile, la bacchetta ancora sollevata. Ma Draco non riusciva a notare niente. Niente che non fosse lei. La vide respirare pesantemente e sgranare gli occhi. Le mani le tremavano violentemente. La voglia di vomitare lo travolse. Non si sarebbe mossa. Sapeva che non l'avrebbe fatto. Avrebbe sposato Corner, e tutto sarebbe finito, e lui non avrebbe più neanche potuto guardarla senza...

Hermione si gettò giù dagli scalini, sollevandosi la gonna mentre correva verso di lui. Non si diede neanche il tempo di provare sollievo. Riuscì a malapena ad imporre al suo cervello di alzare un braccio, tenderlo verso la mano che lei stava alzando. Non appena si sfiorarono, Draco si Smaterializzò, portandola via con sé.

~~~

Quando i suoi piedi toccarono di nuovo terra, Hermione si permise di tornare a respirare. Teneva le dita strette a quelle di Draco ma non osava guardarlo, ancora troppo terrorizzata da quello che aveva fatto.

Era scappata dal suo matrimonio. Aveva abbandonato Michael all'altare. Era scappata dalla sua famiglia, dai suoi amici, da tutti, senza pensarci due volte. L'adrenalina che le scorreva nelle vene sembrò dissiparsi di botto quando si rese conto di dove fossero atterrati. L'appartamento di Draco. Quello che un tempo era stato il loro appartamento.

Lui la stava guardando, con la mano ancora stretta nella sua. «Hermione...» le disse, la voce bassa e cauta.

Lei respirò pesantemente, sgranando gli occhi. Il nodo alla gola si sciolse, ma non fece altro che diffonderle il panico per tutto il corpo.

«Oh, Merlino...» disse, lasciando la mano di lui di botto solo per portarsela alla bocca. «Oh, Merlino, che cosa ho fatto...» barcollò, lasciandosi cadere indietro su una delle poltrone di Draco, che si sporse in avanti.

«Hermione, non andare nel panico.» Draco si abbassò in ginocchio di fronte a lei, guardandola con gli occhi sgranati.

«Sono scappata.» disse lei con voce stridula, sentendo la gola stridere. «Sono scappata via da tutti.»

«Lo so.» lui la guardò con gli occhi grigi sgranati e pieni di preoccupazione. Alzò una mano e l'allungò verso di lei ma sembrò fermarsi a metà strada, come indeciso. «Ma non è...l'abbiamo fatto insieme.»

«Insieme...abbiamo...entrambi abbiamo voltato le spalle a...tutti!» Hermione si infilò le mani nei capelli, tirandosi via il velo ingombrante e tormentandosi l'acconciatura con le dita. Sentendo il fermaglio della nonna sotto i polpastrelli fu tentata di scoppiare in lacrime. «Michael...Michael non lo merita.» disse poi.

Lui le prese cautamente una mano. «Lo so.»

«La mia famiglia non lo merita.»

«Lo so.»

Lei lo guardò, esasperata. «Smettila di dirmi che lo sai!» quasi urlò. «Perché l'hai fatto?!» esclamò, tirando via la mano. «Perché mi hai portato a questa...questa...questa situazione?!»

«Non volevo farlo.» rispose lui, a bassa voce. «Io...ti giuro...ti garantisco...» deglutì, tirandosi indietro, ancora in ginocchio per trovarsi al suo stello livello. «Non avevo intenzione di farlo finchè...finchè non l'ho fatto.» la guardò seriamente. «Hermione, sono pronto a giurartelo.»

«Cosa...come abbiamo potuto...dobbiamo...dobbiamo rimediare, dobbiamo...» Hermione si portò una mano al petto, stringendo la stoffa del vestito mentre cercava di respirare, superando il panico.

«Come?» chiese lui, allargando le braccia. «Vuoi...vuoi tornare indietro?» disse poi, non riuscendo a nascondere il timore nella voce.

Hermione si bloccò a quella domanda, alzando lo sguardo verso di lui. Avrebbe potuto farlo. Poteva tornare indietro, cercare di convincere tutti che era stato solo panico, che era pronta. Era pronta a sposarsi, a iniziare quella vita, a...

La vulnerabilità negli occhi di lui la colpì come una lama affilata. Lo guardò. Era lì, davanti a lei. in ginocchio, con i capelli disordinati, la giacca sbottonata e gli occhi spalancati, pieni di qualcosa simile al timore.

Aveva paura.

Paura che lei lo lasciasse.

Di nuovo.

Lasciò andare un respiro, poi un altro. E poi, si lanciò verso di lui. sentì le ginocchia cozzare violentemente contro il pavimento ma non se ne curò mentre gli prendeva il viso tra le mani con una frenesia quasi violenta. Respirò forte contro le sue labbra mentre, dopo anni che sembravano decenni, lo baciava di nuovo. Draco accolse il suo bacio con una frenesia altrettanto disperata, infilandole le mani nei capelli e tirando ciocche su ciocche fino a fargliele ricadere di nuovo sulle spalle, selvagge e incontrollabili come le aveva sempre viste. Come le amava. Spinse la lingua contro le sue labbra e lui socchiuse le sue per andarle incontro, baciandola come un assetato in mezzo al deserto di fronte ad una fonte d'acqua.

Hermione gli gettò le braccia al collo, stringendosi a lui e facendogli perdere l'equilibrio tanto da spingerlo a sdraiarsi, ma non se ne curò. Lo baciò più forte, incurante delle lacrime che cominciarono a scenderle sulle guance e del velo che si attorcigliava su di loro.

Si staccarono solo quando furono entrambi a corto d'aria, ma non smisero di toccarsi. Lui le fece scorrere le mani sul viso più e più volte, come per assicurarsi che fosse tutta intera, che fosse lei.

«Mi dispiace.» sussurrò. «Mi dispiace tanto.»

Hermione singhiozzò più forte. «Anche io ti amo. Non te l'ho mai detto, ma ti amo. E non posso...non posso vivere senza di te.»

~~~

Draco si versò due dita di Whisky mentre faceva scorrere uno sguardo nervoso sulla porta della camera da letto. Aveva alzato tutte le barriere, precludendo l'accesso anche a Blaise e ai suoi amici, così che nessuno potesse disturbarli. Hermione era in bagno ormai da un quarto d'ora, e lui stava cominciando ad agitarsi. Se avesse cambiato idea? Se fosse scappata per tornare da Corner? Aveva la bacchetta con sé? Non ne era sicuro. Sbuffò. Che idiota. Era Hermione Granger. Non le sarebbe servita la bacchetta, se davvero avesse deciso di scappare.

Ingollò il Whisky d'un colpo mentre si toglieva la giacca, gettandola sul divano, per poi passarsi le mani tra i capelli. Sentì il panico frullargli di nuovo nello stomaco. Qualcosa non andava. Qualcosa non...

Il cigolio della porta che si apriva gli fece girare il collo così forte da temere di esserselo spezzato. Hermione era lì, nella cornice della porta, appena illuminata dalla luce del bagno. Si era infagottata nella tuta e nella maglietta che le aveva dato e aveva i capelli ancora fradici.

«Scusa se ci ho messo tanto.» disse, la voce piccola. Si morse l'unghia del pollice mentre avanzava. «Ci ho messo un po' a levare tutto il trucco di Padma. Non sapevo che i cosmetici magici fossero così resistenti.»

A piedi scalzi, lo raggiunse nel momento stesso in cui Draco si alzava. Aveva paura anche di toccarla, come se fosse un'illusione pronta a scomparire nel momento stesso in cui avrebbe cominciato a considerarla realtà.

«Come...come stai?» riuscì a dire soltanto.

Lei deglutì, aspettando qualche secondo prima di rispondere. «Non...non lo so.»

Draco sentì il fiato mancargli.

«Sono così...felice da tremare.» continuò lei. «E sono così arrabbiata con me stessa per quello che ho fatto.»

«Sono stato io a rovinare il tuo matrimonio...» cominciò lui.

«Ma io te l'ho permesso.» lei lo interruppe, posandogli una mano sul braccio. «Forse...forse volevo che tu lo facessi.»

Draco sentì il cuore rianimarsi solo per un secondo. Hermione abbassò la testa, così vicina al suo petto che gli sarebbe bastato fare un passo per avvolgerla completamente.

«Abbiamo rovinato la vita di un uomo buono, e sincero.»

«Non vado fiero di quello che ho fatto, Hermione.» lui si passò una mano tra i capelli. «Ti volevo, ti voglio, ma non... non puoi pensare che l'abbia fatto davvero di proposito.»

«So che non l'hai fatto.» lei scosse la testa, accarezzandogli di nuovo una guancia. «Ma che cosa faremo, adesso? Siamo scappati da tutti e per cosa...per rimetterci insieme? Per ricominciare a frequentarci? Come faremo a spiegare...tutto questo a tutti?»

Draco corrugò le sopracciglia. «Frequentarci?» ripeté, lentamente.

«Io... si.»

Lui quasi rise. «Pensi che io mi sia esposto davanti a centinaia di persone solo per...frequentarti?»

Hermione rimase a guardarlo, con gli occhi leggermente sgranati. «Cosa stai...»

«Hermione, io voglio sposarti.» lui la prese per entrambe le mani, tirandola a sé. «Voglio sposarti ora, voglio vivere con te. Voglio i tuoi libri in casa mia, e voglio il profumo d'ambra ovunque, finchè non ne potrò più.» la guardò sorridere e sbattere le palpebre, mentre gli occhi le si riempivano di lacrime. «Ti voglio nel mio letto ogni notte, voglio che ti svegli con me ogni mattina. Voglio che tu sia nella mia doccia, ogni giorno. Voglio sentire la tua pelle contro la mia. Adesso, stanotte, sempre.» la sentì tremare sotto di lui e alzò una mano al suo viso, accarezzandole una guancia e avvicinandosi abbastanza da sfiorarle le labbra con le sue. «Io voglio te, Hermione Granger. Voglio tutto di te.»

E, senza aspettare oltre, la baciò.

Hermione gemette mentre si stringeva al suo collo, premendosi più strettamente contro di lui e schiudendo le labbra per permettergli di baciarla profondamente. Le sondò la bocca con la lingua, ritrovando il suo sapore, riassaggiandola dopo così tanto tempo che il cuore gli fece male. Lei gli infilò le mani sotto il colletto, facendolo rabbrividire con le sue dita fredde, fremendo mentre tutti i ricordi tornavano, abbattendo le barriere dietro cui li aveva rinchiusi. Draco si piegò ad afferrarla da sotto le ginocchia mentre il respiro di entrambi accelerava sensibilmente. Hermione gemette mentre gli allacciava le gambe alla vita e si staccava da lui, ansimando.

«Ti amo. Ti amo, Draco.» gli sussurrò, prima di baciarlo di nuovo. Lui la strinse mentre la riportava nella loro camera da letto, posandola sulle lenzuola con impazienza. Hermione gli artigliò la camicia, strappando quasi un paio di bottoni mentre lottava per sentirlo contro di lei. Il sangue le accelerò nelle vene fino ad accenderla di impazienza e mancanza, fino a farle tremare le gambe e quasi fremere la pelle dal desiderio.

Si ritrovarono entrambi senza vestiti, ammucchiati in un angolo della stanza, strappati e strattonati l'uno all'altra, e Draco la fece rotolare sopra di lui, ricordandosi quanto le piacesse. Con un sibilo, la guardò portare la mano alla sua erezione e pomparla leggermente tra le dita, guardandolo con gli occhi accesi e il respiro corto. Era di nuovo lei. La sua Hermione. I capelli scompigliati, il volto arrossato, le lentiggini spiccate sulla pelle.

«Non...provocarmi, Granger.» disse, ghignando appena e tirando il fiato quando lei accelerò il ritmo.

«Siamo tornati a Granger, eh?» lei sorrise quasi ironicamente mentre si posizionava a cavalcioni su di lui, premendosi contro la sua erezione con un movimento che rischiò di farlo venire seduta stante.

«Hermione.» pregò lui, serrandole le mani sui fianchi. «Non posso...più...aspettare.»

Il sorriso sarcastico che le era comparso sul viso svanì quando vide l'evidente desiderio sul suo. La sostenne mentre alzava leggermente i fianchi, allineandoli alla sua erezione. Draco si sentì stringere dalla sua intimità, bagnata e stretta come una morsa. Serrò i denti e si impedì di chiudere gli occhi. Non voleva perdersi neanche un instante di quello che stava succedendo. Aveva sognato quel momento mille e mille volte ancora, di giorno e di notte, nel sonno o ad occhi aperti. Ed era ancora centinaia di volte migliore di come se lo ricordava. Ogni centimetro di lei sembrava essere fatto per lui. La sentì gemere e non riuscì a trattenersi dal farlo a sua volta mentre lei si muoveva su di lui, iniziando a dondolare i fianchi.

Era il paradiso. Era sublime. Era tutto quello che voleva, per il resto della vita. Hermione si chinò su di lui e Draco non perse tempo a baciarla di nuovo, infilandole le mani nei capelli, come sapeva le piacesse, assaporandole e mordendole il labbro mentre spingeva i fianchi in su per incontrare i suoi movimenti. La sentì tremare ancora e le fece scorrere le mani sulla vita, stringendola leggermente prima di ribaltare la loro posizione e premerla sul materasso. Lei gli agganciò le gambe alla vita e gli conficcò le unghie nella schiena mentre gemeva più forte e lui affondava in lei ancora più profondamente.

«Draco...» disse in un urletto stridulo. «Oh, mio...»

«Lo so.» rispose lui, ansante. Appoggiò la fronte sulla sua e si tirò indietro quasi del tutto prima di spingersi di nuovo in lei, facendola contorcere. «Merlino, ti amo.»

Lei urlò di nuovo quando fece cozzare i fianchi contro i suoi. Draco la sentì contrarsi attorno a lui. Capì quanto fosse vicina e si leccò il pollice prima di portarlo tra di loro, sul suo clitoride, iniziando ad accarezzarlo. Non era sicuro di riuscire a resistere ancora per molto, ma voleva che lei venisse per lui, prima. Voleva sentirla.

«Oh, Dio.» rantolò Hermione, stringendogli i capelli tra le dita. «Draco...sto...»

«Con me.» sussurrò lui, baciandola profondamente. «Vieni con me.»

L'orgasmo li travolse entrambi, così profondo e intenso che persero il senso della realtà per un po', immersi l'uno nell'altra, concentrati solo sul respiro e sul ritmo dei loro cuori sintonizzati.

Draco chiuse gli occhi, appoggiando la fronte contro la sua e baciandola, cercando di recuperare il fiato. Ci vollero interi minuti prima che riuscisse a staccarsi e rotolare al suo fianco, stringendola a sé. Profumava di ambra. Sorrise leggermente.

Hermione fu la prima a spezzare il silenzio. «Lo sai che mi hai chiesto di sposarti, vero?» disse poi, con la voce impastata dall'orgasmo.

Lui ghignò. «Avrei dovuto farlo molto tempo fa. E tu non mi hai ancora risposto.» aprì un occhio per guardarla, leggermente accusatore.

Lei rise gioiosamente, stringendosi contro il suo petto. «Non c'è altra risposta possibile.» disse, lasciandogli un bacio sul collo. «Si, Draco Malfoy. Si, ti sposo.» 

~~~

*Mark Sloan, Grey's Anatomy. 

~~~

Angolo autrice

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