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Autore: Farkas    30/11/2022    2 recensioni
Per salvare la vita di sua zia Peter non ha altra scelta che fare un patto col diavolo. Non deve vendere l'anima, ma il suo matrimonio con MJ che verrà cancellato dalla storia, in modo che Mefisto possa cibarsi dell'infelicità che i due proveranno per l'amore perduto. Peter accetta e ottiene anche che tutto il mondo esclusa MJ scordi la sua identità, mentre lui e la rossa dimenticheranno di aver stipulato il patto. Ma Mefisto, vuole di più. E per ottenerlo fa leva su quello che è forse il sentimento più potente in grado di provare qualunque creatura senziente: l'amore.
Il demone dunque fa un'offerta ulteriore a Mary Jane: se entro un anno riuscirà a riconquistare Peter lui renderà loro il matrimonio, in caso contrario prenderà l'anima della rossa. Ma un uomo d'affari prudente sa che conviene diversificare gli investimenti e quindi Mefisto fa la stessa proposta anche a Felicia, permettendole di ricordare la vera identità di Peter ed eliminando tutti gli impedimenti a una sua storia con lui, garantendole una chance di successo.
Spinte dall'amore entrambe accettano. Chi vincerà questa diabolica scommessa?
Genere: Azione, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Curt Connors, Felicia Hardy, J. Jonah Jameson, Mary Jane Watson, Peter Parker
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo
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Un nuovo giorno

Peter-kiss-of-life

Capitolo 13: Il protocollo di Spider-Man



 
“Sa sempre di sigaro rancido e caffè. Farò meglio a portargli delle mentine la prossima volta… se ci sarà una prossima volta” si disse angosciato Peter mentre pompava aria nei polmoni di Jonah.
-Si sposti, lasci fare a noi! - urlò un infermiere, entrando di corsa nella stanza. Peter uscì e rimase in corridoio a fissare la porta della stanza 62 per almeno mezz’ora. Quando ne vide uscire un uomo di colore in camice scattò verso di lui come una molla.
-Mi dica dottore è grave? - chiese angosciato il nipote di Ben.
-Lei è un parente? -.
-No-.
-Allora non posso dirle nien…
-Senta, lavoro per quell’uomo da quando avevo quindici anni- lo stoppò il castano. - Certi giorni lo avrei ammazzato volentieri, ma oggi non è uno di quei giorni. Devo sapere se per colpa mia rischia di…-.
-Per il momento non c’è pericolo di vita, ma il secondo infarto lo ha molto indebolito. Ci vorrà molto tempo prima che si rimetta… e potrebbe non farlo mai del tutto-.
Peter gemette, sentendo il familiare sapore del senso di colpa.
-Posso vederlo? -.
-No. Mi spiace, ma il signor Jameson dev’essere spostato in terapia intensiva e potrà ricevere visite solo dei parenti. Senza eccezioni.
Peter ringraziò e se ne andò. Sarebbe tornato di nascosto quella notte.
 
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-Mettetelo in prima pagina: Crowne offre cinquantamila dollari a chiunque sveli la vera identità di Minaccia. Tutto pur di dimostrare di non essere in combutta con quel pazzo-.
-E sarebbe questa la notizia da mettere in prima pagina? - chiese stupefatta Betty.
-E che altro? Non è successo nulla di rilevante, ultimamente, ringraziamo che Crowne vuole recuperare contro Hollister. Forse, potremmo scrivere qualcosa contro di lui…-.
-Tutti dicono che Bill Hollister è candido come un lenzuolo lavato con la candeggina- commentò asciutto Ben Urich.
-E allora? Basterà inventarsi qualcosa- rispose annoiato Bennett.
“Roba da matti. Jonah poteva travisare i fatti quanto voleva, ma non si sarebbe mai neppure sognato di inventarsi le notizie” fu il pensiero di Robbie. “Posso solo sperare che si riprenda presto… ma se così non fosse dovrò prendere in considerazione l’idea di… lasciare il Bugle”.
Gli faceva male anche solo pensarlo, ma per come si stava trasformando il giornale sotto la gestione di Bennett… dava molta più importanza ai pettegolezzi che alle notizie.
 
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Peter si era trascinato verso il Coffee Bean con il morale sotto i tacchi. Aveva pensato di fare una capatina da Felicia, ma una sorta di pudore l’aveva trattenuto. Non poteva continuare ad assillarla coi suoi problemi. Non era giusto.
Che ne sarebbe stato di Jonah? Quella domanda continuava a tormentarlo. Ammesso e non concesso che tornasse quello di prima, che cosa avrebbe fatto della sua vita?
Jonah era legato al Bugle, quanto alla moglie e al figlio. Aveva dedicato la vita a quel giornale. Peter non riusciva a immaginarselo in pantofole con un nipotino tra le braccia: J. Jonah Jameson avrebbe continuato a scrivere articoli fino alla morte, ma immaginarlo a lavorare in posto diverso dal Bugle era come immaginare Cap a capo dell’Hydra.
Oltre ad aver rischiato di ucciderlo per ben due volte, gli aveva anche rovinato la vita parlando a sproposito? Quel quesito lo logorava.
Sarebbe potuto sembrare assurdo, considerato che J. Jonah Jameson era l’uomo che aveva finanziato la creazione dello Scorpione e degli Ammazzaragni, ma pur sapendolo Peter non riusciva a dimenticare che era stato anche l’uomo che aveva dato lavoro a un quindicenne senza un soldo e senza referenze che aveva appena perso chi per lui era stato un padre, e che gli aveva pagato l’avvocato quando era stato accusato di omicidio plurimo*… in fondo in fondo, tra meriti e demeriti Jonah si manteneva abbastanza in pari. Poteva essere un tirchiaccio testardo e irascibile, ma lui comunque gli voleva bene.
Tuttavia il secondo infarto lo aveva causato Peter Parker, quindi poteva parlarne anche con altri.
Certo, una volta Felicia non avrebbe apprezzato stare a sentire le angosce di Peter Parker, invece adesso…
No, non poteva precipitarsi da lei ogni volta che gli serviva confidarsi. Va bene l’amicizia, ma quello poteva essere pericoloso e non perché la sua ex nel giro di un paio di settimane per volerlo aiutare aveva rischiato di farsi sbranare viva da una torma di topi inferocita e aveva promesso di aiutarlo a sorvegliare un possibile supercriminale (cose del genere le capitavano comunque), ma perché quello stare bene stando insieme a lei avrebbe potuto farlo rituffare in quella storia e lui non era certo di volerlo… e soprattutto non si sentiva pronto a rimettersi in gioco.
-Accidenti che faccia. Che è successo?!- fece una voce fin troppo familiare, quando Peter varcò la porta del locale. Non la voce di Harry.
-Nulla di che MJ. Ho solo rischiato di ammazzare Jonah- brontolò il fotografo.
-Che?!- fece stupita la rossa.
 
 
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-Non potevi sapere che non lo aveva avvertito nessuno – cercò di rincuorarlo la rossa una volta che Peter ebbe terminato il racconto.
-Mary Jane ha ragione. È stata solo un’orribile casualità. Prima o poi sarebbe comunque venuto a saperlo- aggiunse Harry.
-Però, guarda caso, a farglielo sapere sono stato io. Se fosse morto sarebbe stata colpa mia-.
I due rossi si guardarono in faccia cercando disperatamente qualcosa da dire. Peter finì il caffè che aveva ordinato e si diresse verso la porta.
-Dove vai? - chiese Harry.
-A cercare qualcosa da fotografare. Almeno mi terrò occupato-.
“Come no. Se non ha deciso di andare in ricognizione, io non ho mai folleggiato in discoteca” si disse amara Mary Jane. “Ha un bisogno disperato di fare qualcosa di buono, per alleviare il senso di colpa”.
Peter era una persona meravigliosa, ma assurdamente le sue buone qualità erano proprio ciò che aveva portato al fallimento della loro storia. Sarebbe mai riuscita trovare un uomo almeno paragonabile al giovane Parker sul piano delle qualità morali?
 
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Nell’ufficio elettorale di Bill Hollister regnava un cauto ottimismo.
-I sondaggi vanno benissimo! Bill è saldamente in testa! – esultò Carlie dopo aver consultato dei dati.
-Il merito è anche tuo tesoro: sei stata instancabile durante la campagna- si complimentò il procuratore distrettuale.
Carlie sorrise lieta del complimento. Assistendo a quella scena, Lily tornò con la mente ai suoi dodici anni.
-Ma non ti vergoni?! Non vai oltre la C in nessuna materia! – tuonò Bill Hollister rivolto alla figlia dodicenne, stringendo in pugno i dati dei risultati da lei ottenuti durante il primo quadrimestre.
-Il programma è difficile, Lily non è la sola ad avere voti simili, anzi- disse Carlie nel tentativo di difendere la “sorella”.
-Carlie se davvero vuoi aiutare Lily, aiutala a studiare, magari così avrà tutte A come te! -.
-Suvvia caro, non ti sembra di esagerare? - mugolò la signora Hollister.
-No, visto che questa pagella è un diploma di svogliatezza a pieni voti! Non pretendo che tu sia la migliore della scuola Lily, ma non ti voglio tra i peggiori-.
-Scusa, papà. Mi impegnerò di più-.
-Le parole non contano nulla se non sono seguite dai fatti- rispose amaro l’uomo. - Ora devo fare una telefonata-.
-Coraggio… lo sai che non potrei mai raggiungere la A+ che meriti tu per lo stile- commentò Carlie quando il padre adottivo non fu più a portata d’orecchio.
-Grazie Carlie- borbottò la bionda.
Un paio d’ore dopo, Bill aveva raggiunto le figlie mentre guardavano la tv e aveva chiesto con discrezione a Carlie di allontanarsi, per poi sedersi accanto a Lily.
-Mi spiace di aver alzato la voce, ma te lo sei meritato. Perché non provi a essere più come Carlie? Suo padre non può più prendersi cura di lei e quindi l’abbiamo accolta noi e l’hai mai vista trascurare lo studio? -.
-Lo so, ma io non sono lei-.
-Io non voglio che tu diventi Carlie. Ma trovarsi un posto nel mondo è difficile anche se ti chiami Hollister e non voglio che ti riduca ad essere la moglie trofeo di qualche ricco idiota, come quelli che faccio finta mi siano simpatici alle raccolte fondi. Tu vuoi diventare una che sa solo giocare a burraco con le amiche e organizzare i brunch del venerdì? -.
-No…-.
-E allora studia. Così un giorno potrai fare cose importanti, come me-.
Tornando al presente la ragazza di Harry si unì alle congratulazioni alla sorella adottiva.
Frank uno degli amici di Bill gettò uno sguardo alle ragazze. Sapeva benissimo che dopo la morte della moglie il padre di Carlie era diventato un alcolizzato e che Bill, suo vecchio amico aveva preso la ragazza in affido. La tragedia almeno aveva dato a Bill una figlia degna di lui: Lily era una brava ragazza, ma era anche la classica donna capace di riflettere solo davanti a uno specchio. Una bella fortuna che fosse riuscita a convincere il suo ragazzo miliardario a investire nella campagna del padre, ma perfino lui sembrava tenere all’elezione di Bill più di Lily.
“Sua figlia non riesce mai a fare nulla per Bill. Non che non voglia, proprio non ne è capace” pensò l’uomo scuotendo il capo.
 
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-Cosa?! Hollister mi supera del 25% nei sondaggi?!- urlò Crowne.
-Sì, purtroppo è così, ma c’è ancora tempo per rimontare- lo rassicurò uno dei suoi collaboratori.
“Già soprattutto se avrò gli aiuti giusti” si disse l’uomo.
 
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In un laboratorio nascosto decine di individui con indosso tute che ricordavano un po’ quelle degli apicoltori, si dedicavano a complessi calcoli matematici, del tutto ignari del piccolo robot che strisciava sul muro, inviando dati sui macchinari presenti in quell’ambiente a colui che lo aveva spedito lì.
“A.I.M. Avanzate Idee Meccaniche. Un cartello criminale composto da scienziati che cercano di dominare il mondo. Devo ammettere che hanno svolto dei lavori competenti, ma nulla paragonati ai miei. Tuttavia, potrò trovare qui i dati e parte dei materiali che mi occorrono” pensò il creatore del robot controllando le informazioni ricevute.
“Perfetto. Adesso è il momento di sollecitare il suo intervento” si disse il misterioso spione, schiacciando un pulsante. Immediatamente il piccolo robot s’infiltrò nei circuiti di uno più grande su cui stavano lavorando i membri dell’A.I.M.
-È una fortuna aver recuperato questo drone di Ultron- commentò uno di essi. - Con le giuste modifiche potremmo usarlo per entrare nella sua mente e assumerne il controllo-.
-Tentativo di ingresso non autorizzato. Sistema protetto. Sistema protetto- gracchiava il drone.
-Sei ben protetto, ma cederai- rise un altro scienziato, quando di colpo gli occhi del drone s’illuminarono di rosso.
-SISTEMA COMPROMESSO! SISTEMA COMPROMESSO! SISTEMA…SUPERIORE! – urlò il drone. Quattro tentacoli metallici gli spuntarono dalla schiena, per conficcarsi nel cuore di altrettanti scienziati, per poi sciogliere con dei laser le manette che lo incatenavano.
-Attiva protocollo L! - strillò una donna.
-Non funziona! Tutti i sistemi di sicurezza sono stati disattivati! - rispose un suo collega.
Il drone decollò a tutta velocità sfondando il soffitto. Le nuove direttive erano imperative, la priorità massima. Non c’era tempo da perdere.
 
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“Non credevo mi sarebbe mancato così tanto” si disse MJ mentre si dirigeva verso gli studi televisivi. “Forse ho sbagliato a lasciarlo…”.
In quel preciso istante qualcosa le passò a volo radente sulla testa, a una velocità tale da mandarla gambe all’aria. Qualcosa che urlava: - Protocollo primario: uccidere Spider-Man! -.
-Forse no- sospirò la rossa.
 
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-Dov’è il nostro stimato editore? - brontolò Robbie.
-È andato a pranzo- rispose Glory.
-Speriamo si trattenga il più possibile- fece irato l’uomo. - Ti dirò il solo pensare che questo posto è suo, mi fa sentire come se non fosse il Daily Bugle-.
-DOV’E SPIDER-MAN?!- tuonò una voce metallica. Un attimo dopo un raggio laser, tranciò di nettò la scrivania di Bennett, preannunciando l’ingresso del drone a cui erano spariti i tentacoli.
-Mi rimangio tutto. Ora c’è la perfetta atmosfera del Bugle- commentò Robbie. -Presto scattate foto, filmate! Abbiamo finalmente una vera notizia! -.
-Ma… ma come fa a restare così tranquillo? – balbettò uno dei giornalisti.
-I supercriminali che vengono a cercare l’Uomo Ragno qui non sono certo una novità- rispose Ben Urich. -Io lo chiamo il protocollo di Spider-Man-.
-E… cosa prevede il protocollo? - chiese tremante una segretaria.
-In genere l’Arrampicamuri arriva entro pochi minuti, e se non è così noi ce la battiamo- chiarì Betty Brant.
-Tanto quello comincerà a distruggere l’edificio per farlo accorrere e non se ne accorgerà- rincarò Ben. - E poi uno di quei nuovi super gruppi sarà già sulla strada-.
È necessario precisare che lo zoccolo duro del Bugle non stava affrontando l’emergenza con l’indifferenza che avrebbero mostrato degli psicopatici: semplicemente erano troppo abituati a situazioni del genere per farsi prendere dal panico e quindi si sforzavano di fare buon viso a cattivo gioco.
 
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“Speriamo che Bennett compri le foto in cui stendo quel fesso di Kangaroo… non avevo proprio voglia di spiare la gente famosa oggi” si disse amaro Peter prima di notare la colonna di fumo e capire da dove provenisse.
Un attimo dopo Spider-Man volteggiava per l’ennesima volta nel cielo di New York.
 
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-SPIDER-MAN VIENI FUORI IN MODO CHE POSSA UCCIDERTI E RISPETTARE IL PROTOCOLLO! - ululava il robot, sparando laser contro le pareti del Bugle. Mentre lui e il resto dello staff fuggivano, Robbie si ritrovò a pensare che perlomeno non avrebbe visto Bennett per il tempo necessario a riparare i danni.
-Spiacente, io devo rispettare il protocollo “Il bellissimo e spiritosissimo supereroe, accartoccia questa lattina e si allontana vittorioso verso il tramonto” - annunciò Spidey scaraventandosi addosso al drone. In breve i due presero a scambiarsi colpi e gli artigli del droide, aprirono tre lunghi squarci sanguinanti sul torace dell’avversario. Esattamente il motivo per cui era stato mandato lì. Quando il sangue dell’Arrampicamuri colò su pavimento, il robot seguendo gli ordini ricevuti si allontanò. Molto lontano un uomo che tramite il piccolo robot aveva seguito lo scontro tra Spidey, schiacciò alcuni pulsanti su una tastiera e un attimo dopo il robottino provocò alcuni danni interni al suo ospite, per poi strisciare fuori da una fessura.
-Beccati questo! - ruggì Peter mentre afferrava una scrivania con la ragnatela e la scaraventava sul drone.
“Di certo questo lo rallenterà. Potrò avvicinarmi e cercare di colpirlo fino a distruggerlo senza dargli tempo di reagire”.
Non era un piano particolarmente complesso, ma avrebbe potuto funzionare, tuttavia un attimo dopo il drone esplose e l’onda d’urto scaraventò via l’eroe.
 
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-Ti avevo detto di fare attenzione! Guarda qua, hai rotto il fanalino- imprecò Vin lagnandosi del pessimo parcheggio fatto dal collega.
-Poco importa-.
-Importa poco la trattenuta che ci faranno dallo stipendio? -.
-Non ci tratterranno proprio niente. Non sai che Spider-Man ha appena combattuto un androide? –.
-E questo che centra? -.
-È successo proprio qui vicino. Basterà dire che la macchina è rimasta distrutta nel combattimento, chi vuoi venga a smentirci? Io lo chiamo il protocollo di Spider-Man- rispose tranquillo O’ Neil.
 
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Quello pareva un drone di Ultron… ma perché Ultron dovrebbe mandare uno dei suoi droni a uccidermi? Non è uno dei miei nemici” si disse Peter mentre rincasava. Certo, poteva darsi che il suo recente avversario fosse stato solo costruito a imitazione di uno degli scherani di Ultron, ma da chi?
Un’altra preoccupazione era che negli ultimi giorni, la gang di Mister Negativo si era fatta sempre più audace, così come Minaccia che aveva fatto saltare un comizio di Hollister e Felicia gli aveva comunicato di non aver scoperto ancora nulla. Il trillò del telefono lo distolse da quei pensieri cupi.
 
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Mary Jane si era tormentata per un po’, chiedendosi se dovesse andare a trovare Peter o meno, prima di ricordarsi che non aveva il suo nuovo indirizzo. Abbattuto com’era a causa di Jonah, magari gli avrebbe fatto bene sfogarsi… ma la rossa non era certa che fosse il caso, visto ciò che era successo al suo ritorno in città.
Però le dispiaceva non fare più parte della vita di Peter, anche se così si evitava tutti i drammi supereroistici e le ore di angoscia (cose che tra sé e sé aveva sempre chiamato il protocollo di Spider-Man).
Prese il telefonino e compose un messaggio.
 
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“Non è più come prima, e non so se tornerà mai a esserlo… ma se hai bisogno di parlare… posso esserci”.
La lettura di quel messaggio rincuorò un po’ il nipote di Ben, ma si rese conto di avere dubbi su MJ come su Felicia. Non sapeva se fidarsi ancora di lei… o se la loro relazione non sarebbe mai stata altro che un circolo vizioso.
 
 

ANGOLO DELL’AUTORE

 
Il povero Peter comincia a sentire il peso delle sue disgrazie, e nel frattempo gliene piovono addosso altre. Uno scoglio a cui aggrapparsi gli farebbe comodo, ma entrambi quelli disponibili sono abbastanza scivolosi… chissà che i suoi guai non lo spingano in una direzione particolare.
Ringrazio qui fenris che ha recensito lo scorso capitolo e Justice Gundam che è passato da poco sul capitolo 8, nonché tutti quelli che seguono/preferiscono questa storia. A presto!
  
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