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Autore: Gatto1967    01/12/2022    2 recensioni
Iriza Legan è la “villaine” per antonomasia della saga candyana, la vera “anti-Candy” in tutto e per tutto.
Da quando fa la sua comparsa nella storia, le sue cattiverie nei confronti della bionda protagonista si sprecano.
Particolarmente odiosa è poi la sua “diabolica trappola” che rischia di far espellere la nostra eroina dalla prestigiosa Royal Saint Paul School.
E… se la “diabolica trappola” non fosse andata a buon fine?
E se anzi le si fosse ritorta contro?
Addirittura fino al punto di provocare la “sua” espulsione?
Cosa sarebbe successo in quel caso?
È quello che andremo a scoprire leggendo questa storia dedicata proprio a lei: a Iriza Legan.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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-Posso chiederti una cosa Robert?-

-Certo Iriza, dimmi pure.-

Dopo più di un mese che i due ragazzi si conoscevano e lavoravano insieme, avevano deciso di uscire insieme a cena. Robert l’aveva portata in un rinomato ristorante di Chicago, buono sì ma adatto alle sue tasche. Finita la cena lui la stava riaccompagnando a casa a piedi.

-Tu sei italiano?-

-Per via del cognome dici? In realtà l’italiano è il mio vecchio. Arrivò in America negli anni ’70 del secolo scorso dalla Campania, una regione italiana.-

-Sì certo, la regione di Napoli e del Vesuvio, ho fatto in tempo a studiarla prima di farmi cacciare via dalla Royal Saint Paul School…- disse lei ridendoci sopra -Immagino che avrà avuto una vita dura in qualche fabbrica dell’Est.-

-Sbagli sai? Lui si arruolò nell’esercito e fu assegnato al famoso 7° cavalleria, quello del generale Custer.-

-Cosa? Tuo padre morì al Little Bighorn?-

-Oh no, tutt’altro! Custer gli affidò un importante messaggio da consegnare agli ufficiali distaccati da un’altra parte del campo di battaglia, e quell’ordine gli salvò la vita. Lui fu l’ultimo uomo bianco a vedere vivi Custer e i suoi uomini.-

-Caspita! Ed è… ancora vivo?-

-Sì certo, vive a New York. Piuttosto dimmi di te Iriza.-

-Di me? Di un’inutile signorina dell’alta società americana?-

Lui sorrise.

-Quelle parole le ho dette in un momento di rabbia, lo sai. Ma in realtà non le penso affatto. In questo mese che ci conosciamo ho avuto modo di apprezzarti. Sei una ragazza in gamba che può raggiungere qualsiasi obiettivo nella vita.-

-Ti ringrazio.- disse lei con voce tremante per l’emozione. -Ma io lo ero veramente una inutile signorina dell’alta società. Mio padre tu lo conosci per il suo lato migliore, quello lavorativo, ma con me e mio fratello è stato molto assente.

In casa non c’era mai e quando c’era si rinchiudeva sempre nel suo studio perché “aveva da fare”.

È stata mia madre a occuparsi della nostra educazione, e temo che ci abbia lasciato un po’ troppa mano libera.

Poi un giorno in casa nostra è arrivata…-

Si fermò come consapevole di aver detto troppo.

-È arrivata chi?- 

-Niente,- disse lei con evidente imbarazzo.

 

Patty uscì dalla stanza di Candy lasciando la sua amica sola e sconsolata. Ormai in tutta la Royal Saint Paul School erano rimasti solo lei e Stear ad esserle amici.

Le altre ragazze, le suore, persino la comprensiva Suor Margaret, la squadravano con sospetto e diffidenza. Tutti la ritenevano colpevole di chissà quali macchinazioni ai danni di Iriza Legan e di Annie Brighton, e tutti la evitavano.

Una volta Neal Legan le aveva teso un agguato nei pressi della seconda collina di Pony insieme ad alcuni suoi degni compari, e insieme l’avevano spintonata in cerchio fino a farle quasi perdere i sensi.

Ormai Candy aveva deciso: non poteva più restare lì, anche lei se ne sarebbe andata in cerca del suo destino in America.

Si mise allo scrittoio e cominciò a scrivere due lettere: una breve per comunicare la sua decisione allo staff della scuola e ai suoi amici (i pochi che aveva ancora), e una più lunga indirizzata allo zio William in cui spiegava le ragioni del suo gesto, ammetteva la parte avuta nell’espulsione di Iriza e chiedeva scusa per il suo comportamento discutibile.

Si mise a preparare il suo bagaglio e radunò il pochissimo denaro che aveva con sé. Poi avrebbe recuperato il suo fedele Klin e avrebbe abbandonato per sempre la Royal Saint Paul School.

La lettera allo zio William l’avrebbe spedita strada facendo da un ufficio postale di Londra: non si fidava delle suore.

 

Iriza guardava il panorama notturno di Chicago dalla finestra della sua stanza, e provò un senso di malinconia.

Dopo essersi spogliata e aver indossato una veste da notte, prima di andarsene a letto, si era concessa un drink. 

Lei non era solita bere, tranne poche occasioni, per lo più mondane, la ragazza era quasi completamente astemia, ma quella sera decise che ne aveva bisogno. Anche il solo accennare a Candy l’aveva turbata.

Per la prima volta da quando l’aveva conosciuta tanti anni addietro, si trovò a pensare che in fondo anche lei aveva le sue ragioni.

Le aveva giocato un brutto tiro sì, ma in fondo si era soltanto difesa. Se non avesse agito così forse sarebbe stata lei ad essere espulsa, e per lei poteva essere davvero la fine.

Da un mese a quella parte si sentiva un’altra persona, e soltanto pensare a Candy le stava facendo riemergere il suo lato peggiore.

Si accigliò come avrebbe fatto la vecchia Iriza e ruppe il bicchiere sul pavimento.

-Va al diavolo Candy! Tu non condizionerai più la mia vita!-

 

   
 
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